Ken il Guerriero - Hokuto No Ken.it

3° Serie di Hokuto No Ken Fan Fiction

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HokutoFan
TOPIC_ICON12  view post Posted on 3/4/2014, 23:14     +1   -1




Salve a tutti ragazzi!
Con questo topic volevo postare una fan fiction su un ipotetica 3° serie di Hokuto No Ken basata sulle nostre avventure con lo splendido GDR della Nexus.
Per ora sono pronti solo i primi capitoli ma aggiungerò gli altri il prima possibile. Spero che vi piaccia.
Buona lettura a tutti :laugh.gif:

Capitolo 1 – Risveglio


L’oscurità della caverna era mitigata solo da un sottile raggio di luce proveniente da una piccola crepa sul soffitto.
La nuda roccia di granito, scolpita grossolanamente da mani umane, emanava un gelo tombale e conferiva alla stanza, grande approssimativamente dieci metri, l’aspetto di un sepolcro.
Un letto di granito grande all’incirca due metri si trovava al centro della stanza e, sopra di esso, vi era un corpo immobile ed immerso nell’oscurità.
Improvvisamente un tremito scosse quella massa oscura spaventando una coppia di topi che aveva eletto quella stanza come propria dimora.
Il corpo immobile cominciò a muovere prima un dito, poi le braccia ed infine tutto il resto.
Un giovane uomo di circa venticinque anni si alzò faticosamente in piedi è barcollò come un marinaio ubriaco davanti al letto di granito della stanza.
La testa gli doleva leggermente e sentiva i suoi muscoli freddi ed intorpiditi ma c’era di nuovo vita in lui e, dopo una frazione di secondo, nella caverna rimbombò un respiro profondo.
Il ragazzo restava immobile in piedi davanti al letto di granito ed aveva un ultima immagine nella sua mente, che probabilmente rappresentava l’ultima cosa che aveva visto prima del suo risveglio.
I suoi ricordi sembravano confusi, come in un sogno lontano e inafferrabile, ma vide chiaramente un uomo sulla cinquantina d’anni, con un fisico poderoso ed un aspetto severo, che lo colpiva con grande perizia poco sopra il plesso solare.
Dopo questo ricordava soltanto il buio ed una voce lontana ed irreale..
Il suo corpo cominciava a recuperare le sue forze ed anche la sua mente all'improvviso si schiarì.
Erano passati poco più di dieci minuti da quando si era risvegliato ma ricordava chiaramente perché si trovava in quel luogo.
Ora poteva di nuovo avvertire la forza della sua aura e i suoi pensieri si fissarono inevitabilmente sul suo vecchio maestro.


“Koryu perché l’hai fatto?”
“Perché hai usato il colpo dell’animazione sospesa dell’orsa maggiore per attivare il mio Tsubo Jindai lasciandomi in questo posto per chissà quanto tempo?”

“Le tue ultime parole, prima che i sensi mi abbandonassero, furono:

Ti affido i segreti del pugno e le mie speranze per un futuro migliore.
Qualsiasi cosa ti riservi il futuro ricorda bene queste parole e non sprecare inutilmente la tua vita!
I tempi che verranno avranno bisogno di uomini come te!”.

“Probabilmente mi hai salvato la vita lasciandomi qui ma io avrei combattuto insieme agli altri guerrieri del tuo dojo fino all’ultimo uomo se solo il Re di Hokuto avesse provato ad attaccarti”.
“A cosa serve essere ancora vivo se tu se morto insieme agli altri e se il mondo è ormai caduto sotto la morsa dell’uomo più crudele di quest’epoca senza legge?”.


L’eco della sua voce lo sorprese risvegliandolo completamente dal torpore provocato dal colpo.
Voleva cercare il suo vecchio maestro e delle risposte ma ora la cosa più importante da fare era abbandonare quella caverna.
Percorse rapidamente i pochi metri che lo separavano dall’entrata e notò che la porta, seppur provvista di aperture per permettere all’aria di passare all’interno, era chiusa dall’esterno e fatta anch’essa di solida roccia.
Il ragazzo fece un respiro profondo, poi lascio scorrere la forza della sua aura nel pugno e, emanando un potente bagliore azzurro, portò un colpo del maglio penetrante dell’orsa maggiore diretto al centro della porta.
Pochi secondi dopo la lastra di marmo che gli ostruiva il passaggio si frantumò in mille pezzi ed un attimo dopo il ragazzo si trovo solo ai piedi di una radura di roccia in mezzo ai monti.
La luna piena era alta nel cielo notturno e la luce tenue delle stelle gli permetteva di vedere discretamente anche nell’oscurità.
Non sapeva dove si trovava ma ricordava un villaggio, sul versante opposto della montagna, che aveva attraversato insieme al suo maestro prima di finire rinchiuso nella sua prigione di roccia.
La fame gli mordeva le viscere e, lasciata la radura, il ragazzo si avviò lungo un pendio che declinava dolcemente sul fianco destro della montagna per alcune miglia in direzione del villaggio.
“Non ho altra scelta che raggiungere il villaggio e cercare del cibo” pensò il ragazzo mentre percorreva il sentiero lungo il pendio, per nulla intimorito di cadere nel vuoto, fino alle porte del villaggio.


Capitolo 2 – La donna dei miracoli


Il villaggio di casupole basse si ergeva silenzioso lungo il costone della montagna.
Era piuttosto grande ma, degli edifici di un tempo, erano rimaste solo un accozzaglia di vecchie case in muratura di mattoni rossi particolarmente mal ridotte e decisamente poco invitanti.
Il luogo non era disabitato ma aveva visto sicuramente tempi migliori e non vi era anima viva per le strade.
Non vi erano luoghi di particolare interesse né campi coltivati ma solo un grande pozzo per l’approvvigionamento dell’acqua nel centro cittadino.
Probabilmente gli abitanti scambiavano i minerali, ricavati dalle cave sulle montagne, con i generi di prima necessità di cui avevano bisogno nella capitale del nuovo impero celeste di Luise.
Kuzon il carnefice e la sua cricca di quattro sgherri guardarono con occhio sconsolato quello squallido paesaggio.

“Ehi capo, sei sicuro che le informazioni che ci hanno dato siano esatte?”.
“Secondo me ci hanno fregato”.
“Non posso credere che queste quattro baracche siano il villaggio della donna dei miracoli!”
.
“Smettetela di lamentarvi razza di smidollati senza palle!”.
“Dell’informatore sono sicuro perché ho in ostaggio sua figlia ed ha tutto l’interesse a non mentire!”
“Piuttosto diamoci una mossa, troviamo questa tipa e vediamo se riusciamo a venderla nella città costiera di Samovar!”
“Il mercante paga bene per qualsiasi persona dotata di poteri particolari su cui riesce a mettere le mani per il suo traffico di schiavi con i pirati del mare di morte!"
"Perciò muovetevi o sarà peggio per voi!”.
“Questo posto fa schifo e voglio restarci il meno possibile!”
.
“Ok capo ma come si chiama questa tipa che dobbiamo cercare?”.
“Idiota te l’ho detto almeno dieci volte che il suo nome è Shunrei”.
“Ora facciamo irruzione in quella casa davanti e divertiamoci a fare qualche domanda alla gente del posto!”
.
Alcuni minuti dopo la porta di legno di una delle case alla periferia del villaggio venne sfondata a colpi di mazza ed i suoi occupanti torturati per gioco mentre rivelavano dove si trovava la casa della donna dei miracoli.
“Va bene ragazzi, ci siamo divertiti abbastanza con questi qua ora torniamo a lavoro” disse Kuzon mentre lasciava il corpo della donna che aveva appena finito di torturare.
Il ragazzo senza nome aveva percorso la stessa strada di Kuzon e della sua banda appena un giorno prima.
Si era accasciato vicino al pozzo dell’acqua perdendo i sensi per la fame e, al suo risveglio, si era ritrovato in una stanza con un letto di legno, un piccolo armadio e una sedia.
Le pareti della stanza erano del caratteristico mattonato rosso che aveva già visto all’esterno delle case all’entrata del villaggio ma, in questo caso, sembravano messe meglio delle altre.
Improvvisamente la porta della stanza si aprì, destando il ragazzo dai suoi pensieri, ed entrò una giovane donna di circa vent’anni con lunghi capelli neri, una veste da viaggio bianca e un vassoio con del pane e della frutta.
La donna si sedette accanto al letto e posò il vassoio con il cibo accanto al letto prima di guardarlo negli occhi.
Aveva dei grandi occhi verdi e una pelle candida come il latte e, quando il suo sguardo si posò su di lui, il ragazzo si sentì improvvisamente bene, come se la sola presenza di quella donna potesse rinvigorirlo, e pensò che non aveva mai visto qualcosa di più bello in vita sua.
La giovane donna ruppe il silenzio e gli rivolse la parola liberandolo dall'incantesimo di cui era diventato involontariamente vittima.

“Starai bene adesso ma te la sei vista davvero brutta!”.
“Non giungono molti stranieri qui nel nostro villaggio per via delle montagne e questo il più delle volte è un bene”.
“Una volta un forte guerriero di nome Shoki, che era amico di mio padre, aveva una stella come simbolo ed emanava una strana luce rossa dal corpo, difendeva la gente di questo villaggio da qualsiasi attacco ma ormai quell’uomo è morto da molto tempo e la gente di questo villaggio è stata lasciata sola e vulnerabile”.
Per questo motivo molte persone se ne sono andate come mio padre o sono morte come mia madre anche se, fortunatamente, non siamo stati più seriamente in pericolo da molto tempo”.
“Il mio nome è Shunrei e questa è la mia casa.”
“Qual’è il tuo nome se posso chiedertelo?
”.
“Mi chiamo Ryuza e vorrei ringraziarti per avermi aiutato.. Non so se ce l’avrei fatta senza di te”.
“Figurati!”.
“Puoi restare qui finché non ti sarai rimesso e se c’è qualcosa che posso fare per aiutarti non hai che da chiedere!”.
.
"Grazie Shunrei” disse Ryuza ma, improvvisamente, percepì che qualcuno si era avvicinato all'esterno della casa.
Un attimo dopo la porta dell’ingresso emise un suono sordo come se fosse stata percossa da qualcuno o qualcosa.
“Rimani in questa stanza” disse Ryuza balzando in piedi.
“Non credo che questi siano i tuoi vicini” aggiunse dirigendosi davanti alla porta della casa.
In quello stesso istante la porta di legno si infranse in mille pezzi e Kuzon il carnefice fece il suo ingresso nella casa insieme ai suoi quattro sgherri.
L’energumeno, che era alto circa due metri ed aveva la carnagione scura e una possente muscolatura, fisso perplesso Ryuza per un attimo poi, vedendo Shunrei all’interno dell’altra stanza, disse con voce sprezzante al ragazzo.

“Non mi aspettavo di trovare un uomo qui dentro ma poco importa. A noi interessa solo quella donna”.

“Capo!”.
“Guardalo bene.. È un tipo alto, di corporatura robusta e di bell’aspetto. Il mercante ce l’ho pagherà bene! Io dico di dargli qualche legnata e vendere anche lui insieme alla donna!”.
“Già, effettivamente potremo farci dei soldi se vendiamo anche lui. Hai sentito bene moccioso?”.
“Si, si ho sentito benissimo! Peccato che voi non avete le facce di quelli che ci venderanno al mercato degli schiavi!” disse Ryuza con fare tranquillo.
“Che c’è ragazzino, hai forse voglia di crepare?”.
“E lasciarti da solo con questa donna? No guarda io ho un altra idea.. Adesso tu e gli altri quattro fessi che ti sei portato dietro girate i tacchi e lasciate subito questo posto con le vostre gambe altrimenti sarà il prossimo gruppo di mercanti in viaggio per la capitale che vi riporterà indietro”.
“A voi la scelta!”.
“Mi hai stancato Idiota! Avevo deciso di risparmiarti e venderti insieme alla donna ma adesso ti ammazzerò e poi mi farò una grassa risata sul tuo cadavere!” rispose con rabbia Kuzon mentre si lanciava all’attacco insieme agli altri quattro sgherri ma la battaglia non durò che una manciata di secondi.
Ryuza si mosse per primo con una rapidità che sorprese i cinque avversari e sferrò prima un calcio penetrante dell’orsa maggiore ai quattro sgherri, che si accasciarono a terra senza più muoversi, poi paró e disarmó a mani nude Kuzon con una parata disarmante dell’orsa maggiore ed infine lo tempestò con una raffica di pugni velocissimi e pesanti grazie al colpo dei cento pugni dell’orsa maggiore.
Prima di perdere i sensi Kuzon riescí solo a dire: “Tu… Bastardo come hai fatto!?”.
"Sarà meglio legarli" disse Ryuza senza scomporsi mentre Shunrei lo guardava meravigliata.
Ora che lo vedeva meglio Shunrei notò che era alto circa un metro e novanta, aveva la carnagione chiara, i capelli castano-scuri, gli occhi azzurri e un fisico muscoloso che gli ricordava quello di suo padre.
“Ho solo una domanda” disse Ryuza mentre legava insieme a lei Kuzon ed i suoi sgherri.
“Perché volevano venderti come schiava?”.
“Senza offesa sorella ma se io fossi un bastardo come loro non farei tutta questa strada per venire a rapire una giovane donna quando ne potrei rapire un altra più facilmente in una città lontana dalle montagne"
.
“La verità è che io sono una persona decisamente famosa in questo e nei villaggi vicini”.
“La gente mi chiama la donna dei miracoli perché ho la capacità di guarire le ferite e le malattie delle persone e degli animali”.
“Quindi secondo me questi delinquenti hanno pensato bene che potessi valere abbastanza per fare tutta quella strada”
.
“Sei un dottore?” disse Ryuza con tono ironico ma la sua espressione cambiò immediatamente appena la giovane donna gli tocco il polso.
Non sapeva descrivere quella sensazione ma si era improvvisamente sentito bene come se non avesse neanche combattuto contro Kuzon e la sua banda.
Non sapeva come ma Shunrei aveva rimosso dal suo corpo la lieve stanchezza dovuta al combattimento ed ora si sentiva fresco e riposato.
“Mi credi ora?” disse Shunrei dolcemente.
“Anch’io so fare una cosa simile, premendo lo Tsubo Meitsu con il colpo del rinvigorimento del pugno dell’orsa maggiore, ma tu non hai premuto quello Tsubo né usato alcuna tecnica che io conosca..” pensò Ryuza.
“Si, credo che tu sia una persona speciale Shunrei anche se non capisco come..”
disse infine.
“Bene, allora forse potrai aiutarmi. Tu sei forte ma non hai ucciso queste persone anche se potevi. Perché non lo hai fatto?”.
“Perchè avrei dovuto ucciderli quando bastava semplicemente sconfiggerli?".
"In quest'epoca terribile la gente sparge il sangue troppo facilmente e non credo che questo sia giusto!”.
“Non mi aspetto di essere compreso o risparmiato dai miei avversari ma, qualunque cosa succeda, io ho ben chiaro il concetto della sacralità della vita e non verrò mai meno al rispetto di questo principio se potrò farlo!”
.
“Allora era come pensavo” disse Shunrei sorridendo.
“Sento che tu sei una brava persona e vorrei che tu diventassi la mia guardia del corpo Ryuza”.
“Vorresti fare questo per me?” aggiunse guardandolo negli occhi.
In quell’istante Ryuza si sentì come guidato da una forza misteriosa che stava plasmando lentamente il suo destino.
“Accetto di proteggerti come meglio potrò” rispose dolcemente guardandola negli occhi.
“Pertanto come prima cosa ti suggerisco di abbandonare questo luogo e tenere un profilo più riservato d’ora in poi”.
“Credo che questo tizio non sia il solo che sappia della donna dei miracoli e voglia guadagnarci su”.
“Potremo far credere alla gente che te ne sei andata in qualche luogo oltre il deserto e far calmare le acque per un po’ poi si vedrà”

“Non pensavo di dovermi nascondere o scappare ma d’accordo..” disse Shunrei sorridendo..
“Benissimo allora!”.
“Quando sarai pronta potremo partire!”
le rispose Ryuza mentre ricambiava il suo sorriso.



Capitolo 3 – I nomadi del deserto

Il calore spietato del sole del deserto sembrava aver fatto egregiamente il suo lavoro.
Non vi erano tracce di vita per miglia e miglia, solo dune di sabbia giallastra e qualche roccia in lontananza vicino ai monti del pugno, ad eccezione di due figure avvolte in mantelli di tela marroni che si avvicinavano lentamente verso i resti di quella che doveva essere un autostrada prima dell’olocausto nucleare.
Arrivati sul ciglio della carreggiata i due nomadi cominciarono a seguire la strada in direzione dei monti.
Procedevano lentamente, forse troppo provati dalla sete e dalla stanchezza per accelerare il passo oppure con l’intenzione di conservare le forze per il viaggio.
Ci volle circa una mezza giornata di cammino prima che fosse possibile intravedere un villaggio sorto in un oasi poco più avanti.

“Finalmente potremo scambiare questi oggetti con un po’ di cibo ed acqua zio Ken” disse il più giovane dei due.
L’altro non parlò ma fece un cenno di assenso con il capo.
Quella zona del continente non era mai stata propriamente tranquilla ed era tutt’ora infestata da bande di predoni nomadi, sebbene in numero inferiore rispetto ad alcuni anni prima.
Arrivati alle porte del villaggio i due uomini si guardarono attorno.
C’erano parecchie persone impegnate a commerciare e nell’aria vi era un gran vociare ed una commistione di suoni ed odori degni di un bazaar del vecchio mondo.
I due nomadi si avvicinarono al bancone di uno dei commercianti e Ken disse:
“Abbiamo queste spade, una doppietta ed alcune munizioni che vorremo scambiare con cibo ed acqua”.
“Certamente signore!” disse Drugo il commerciante.
“Posso darvi cibo ed acqua per dieci giorni in cambio di tutto!”.
Ken annui con un sorriso accennato e disse:
“D’accordo, consegna pure il cibo a questo ragazzo e grazie”.
“Ryu, adesso devo lasciarti solo qualche ora”.
“Il decano di questo villaggio mi conosce bene e devo parlare con lui della lettera che ci è stata consegnata per suo conto da quel mercante di Kitty Town alcuni giorni fa”.
“Sarò di ritorno il prima possibile e ci rincontreremo davanti al pozzo del villaggio".
“Il villaggio sembra tranquillo ma se qualcuno dovesse aggredire questa gente sentiti pure libero di intervenire”.
“Fammi solo un favore.. Se proprio sarai costretto a combattere cerca di trattenere la tua forza e lascia il villaggio esattamente come lo hai trovato ora..”.
“Quello che è successo in quell’oasi vicino Samovar è stato decisamente eccessivo e poteva costare la vita a delle persone innocenti”
.
“Mi dispiace zio Ken” disse Ryu abbassando lo sguardo ma vide che non vi era disappunto nello sguardo del successore della sacra scuola di Hokuto.
“Ho ancora molto da imparare ma ti ringrazio per essere tornato a prendermi e per avermi onorato decidendo di fare di me il tuo successore”.
Ken sorrise al ragazzo e disse:
“La tua forza e il tuo coraggio mi ricordano tuo padre Raoul e sono sicuro che quando sarà il momento sarai un grande guerriero come lui e un degno successore dell’Hokuto Shinken”.
“Grazie zio Ken” disse Ryu e lo saluto mentre questi si allontanava.
Ken raggiunse la casa del decano dopo pochi minuti e bussò alla porta.
Una voce familiare rispose e, quando la porta si aprì, Ken vide di nuovo il volto di Burt, l’uomo che era come un fratello per lui.
I due si salutarono abbracciandosi per un istante e Ken, entrando nella casa, ebbe modo di salutare anche Lynn e il figlio di lei e Burt.
Si trattava di un vivace ragazzino di circa dodici anni di nome Ain.
I suoi genitori gli avevano dato quel nome per onorare la memoria del loro vecchio amico morto per liberare l’imperatore del cielo dal giogo di Jako.
“Ho letto la tua lettera Burt” disse Ken lentamente mentre si sedeva con il suo vecchio amico.
“Allora sai già perché volevo parlarti” disse Burt con tono serio.
“Si tratta di tua figlia Shunrei…”.
“Te ne eri accorto anche tu che lei ha gli stessi poteri di sua madre quando dieci anni fa la lasciasti nel villaggio dove è morta Yuria e ti unisti all’esercito rivoluzionario di Hokuto”.
“Adesso la chiamano la donna dei miracoli e sta diventando rapidamente famosa anche nei villaggi lontano dal suo”.
“Non credo sia ancora in pericolo ma i suoi poteri stanno attirando l’interesse di fin troppe persone e io, sebbene Rihaku mi abbia trasmesso le sue conoscenze e mi abbia nominato Goshasei del mare prima di morire, non sono in grado di difenderla come dovrei né sono riuscito ad addestrare altri Goshasei che potrebbero farlo”
.
“Ho capito Burt”.
“Tornerò immediatamente al villaggio di mia figlia e mi assicureró che sia al sicuro”.
“Grazie per avermi avvisato”.
Ken si congedó dai suoi vecchi amici con un peso nel cuore.
Non aveva mai voluto abbandonare la figlia ma era suo dovere continuare a combattere per i più deboli e gli oppressi per onorare le promesse fatte a Rey, Shu e Toki.
Dal suo ritorno dall’isola dei demoni era passato alcune volte a vedere se stava bene e gli aveva scritto molte lettere ma sapeva bene che non era come farle da padre.
Ryu intanto stava osservando le merci fra le bancarelle del mercato quando percepì un pericolo imminente.
Si girò di scatto appena in tempo per evitare un energumeno alto almeno due metri e mezzo che stava correndo nella sua direzione ed aveva due grosse sciabole infilate in due foderi di cuoio dietro alle spalle.
“Togliti di mezzo moccioso!”.
“Tu non mi sembri un mercante né uno venuto a commerciare onestamente con questa gente”.
“Inoltre non mi piace il tuo modo di parlare!”.
“Chi diavolo sei moscerino?”.
“Stai cercando guai per caso?”.
“Normalmente i lattanti come te non li considero minimamente ma se hai proprio voglia di crepare posso accontentarti subito!” ringhiò il gigante mentre sfoderava le sue sciabole e si metteva davanti a Ryu.
“Dimmi solo una cosa amico..” disse Ryu, scrocchiandosi lentamente le dita dei pugni come aveva visto fare mille volte al suo maestro..
“Hai davvero cosi voglia di morire?”.
Il gigante non rispose ma emise un urlo e caricò Ryu con un potente fendente, utilizzando la tecnica della spada tranciante della scuola Kazan del Monte Hua, che Ryu schivò facilmente contrattaccando con un pugno dell’orsa maggiore che raggiunse ed attivò lo Tsubo Meiken dell’energumeno.
Nonostante fosse stato colpito il gigante non si scompose e cominciò a ridacchiare.
“I tuoi pugni sono come il solletico ragazzino!”.
“Cosa pensi di avermi fatto? Io sono un gigante!”.
“Sei anche un idiota ed ora lascerai immediatamente questo villaggio!” rispose Ryu tranquillamente.
“Cosa!? Tu devi essere scemo!” disse il gigante ma il suo corpo, sotto l’effetto dello Tsubo premuto da Ryu, cominciò a muoversi indipendentemente dalla sua volontà costringendolo a raggiungere il deserto fuori dal villaggio.
“Ho imparato la lezione zio Ken” pensò Ryu mentre si recava verso il pozzo al centro del villaggio.
“Stavolta ho evitato di rischiare di coinvolgere degli innocenti ed ho anche graziato quell’imbecille!”.
“Sarai orgoglioso di me!”.
Ken arrivò al pozzo pochi minuti dopo e, dopo averlo salutato disse:
“Dobbiamo partire immediatamente per i monti del pugno”.
“Che cosa succede?” disse Ryu guardandolo preoccupato.
Non aveva mai visto il suo maestro così scuro in volto e pensava che sicuramente era successo o stava per succedere qualcosa di grave.
“Si tratta di tua cugina Shunrei” rispose Ken guardandolo seriamente.
“Credo che mia figlia possa essere in grave pericolo e non abbiamo tempo da perdere”.


Capitolo 4 – La tigre assassina

Soren si svegliò di soprassalto nella notte ansimando per il sudore.
Aveva avuto di nuovo lo stesso incubo di tutte le altre notti e sentì una crescente rabbia che gli mordeva le viscere.
“Maledetto Falco!”esclamò a voce bassa mentre si ricoricava nel suo giaciglio di fortuna cercando di riaddormentarsi.
Nella memoria aveva ancora impressa l’orribile fine fatta da suo padre Kaigar, il precedente maestro della disciplina della tigre assassina di Nanto, quando il generale della luce d’oro giunse con l’esercito dell’imperatore del cielo nel suo villaggio.
Suo padre si era rifiutato di sottomettersi ed aveva proposto al biondo guerriero di risolvere la questione fra di loro combattendo in un duello davanti a tutto il resto della popolazione del villaggio.
Tuttavia, malgrado l’incredibile forza ed abilità mostrata, Kaigar venné ucciso dal suo avversario ed il villaggio dichiarato come nuova conquista dell’imperatore del cielo.
Soren aveva solo quindici anni all’epoca dei fatti e, sebbene suo padre lo avesse addestrato per farne il suo successore, era troppo debole per poter fare qualcosa.
Così fu costretto a chinare il capo e sottomettersi finché non riuscì a scappare dal villaggio eludendo le guardie di sorveglianza del cancello principale.
Dopo la sua fuga aveva passato i restanti dieci anni della sua vita viaggiando in lungo e in largo, per affinare la sua tecnica e diventare più forte, con un unico scopo:
Vendicarsi di Falco e dare pace all’anima di suo padre.
La vendetta era un chiodo fisso ed ora si sentiva abbastanza forte da poterla attuare.
Era infatti diventato decisamente più forte di suo padre ed era anche pronto a dimostrarlo mandando all’inferno il generale della luce d’oro e tutto il suo dannato seguito con lui.
La sua preda era vicina e Soren pregustava già il dolce sapore della vendetta.
Passò i cancelli della capitale nel primo pomeriggio di un giorno d’inverno dell’ anno trenta Dopo Olocausto e subito si confuse tra la folla di viandanti e cittadini cercando di ottenere utili informazioni.
Uno dei segreti della sua tecnica gli consentiva infatti di occultare la sua aura e diventare praticamente invisibile alle persone comuni e ai soldati di Gento della capitale.
Anche se quella tecnica non serviva contro un guerriero del calibro di Falco sarebbe stata più che sufficiente per raggiungere il suo palazzo o le sue stanze senza essere avvistato dalle guardie e questo era quanto gli serviva in quel momento.
Aveva dedicato così tanto tempo della sua vita alla vendetta che si sentì improvvisamente come svuotato quando molti cittadini e qualcuna delle guardie gli dissero che il generale della luce d’oro era morto ormai da anni e che tutto ciò che restava di lui era una tomba nel cimitero della capitale.
Si era dolorosamente reso conto che non avrebbe più potuto vendicare suo padre in alcun modo ma decise di non fidarsi completamente di quanto appreso cercando di verificare quelle voci.
Trovò la tomba del suo nemico alcune ore dopo ed apprese anche che non vi era sepolto nessuno all’interno poiché egli era morto al di la del mare di morte.
Ormai non aveva alcun senso restare nella capitale e, cosa alquanto più grave, Soren sentiva che la sua stessa vita in quel momento non aveva alcun senso.
Per cosa sarebbe vissuto ora se l’unica cosa che lo aveva spinto ad andare avanti era stata la vendetta?
Con questi pensieri Soren si allontanò dalla capitale rimettendosi in viaggio da solo verso il deserto.
Non aveva più alcuno scopo né una meta precisa ma forse il suo prossimo viaggio avrebbe dato un nuovo senso alla sua vita.
In quel momento Soren non poteva sapere che a Belan City, a due giorni di viaggio dalla capitale e dal deserto che porta verso i monti del pugno, la sua vita sarebbe cambiata per sempre.


Capitolo 5 – Uniti dal destino

Ryuza e Shunrei giunsero a Belan City alle prime luci dell’alba di un giorno d’inverno.
Ai loro occhi il villaggio sembrava un paradiso di verde e fiori come non ne vedevano da molto tempo.
C’erano ampie distese di campi coltivati con ogni genere di ortaggi e cereali e un abbondanza d’acqua straordinaria.
Il decano del villaggio, un uomo sulla cinquantina d’anni che si chiamava Hiroshi, li accolse con benevolenza e fece fare loro il giro del villaggio.
“Fortunatamente questo villaggio è abbastanza vicino alla capitale per godere della protezione del nuovo esercito imperiale e quindi non abbiamo bisogno di milizia ma, se avete intenzione di lavorare nei campi o se avete delle conoscenze scientifiche o tecnologiche da condividere con gli abitanti del villaggio, saremo ben felici di accogliervi tra noi””.
“Che ne pensi Shun?”.
“È un posto bellissimo e credo che sia perfetto per il momento!”.
“Sono un medico ed anche la mia guardia del corpo si intende un po’ di medicina”.
“Benissimo allora!”.
“Benvenuti a Belan City!”disse Hiroshi mentre si allontanava seguito da due soldati di Gento della guardia cittadina.
Appena il decano li ebbe lasciati soli Ryuza disse a Shunrei:
“Menomale che dovevamo essere discreti!”.
“A questo punto potevamo anche dirgli direttamente che sei la donna dei miracoli e che magari potresti anche resuscitare sua nipote morta anni fa non credi?”
.
“Si da il caso che io sia davvero un medico!”.
“Non preoccuparti, so quello che faccio!” rispose Shunrei tranquillamente.
“Lo spero ma cerca almeno di non usare i tuoi poteri o tra qualche giorno avremo alle calcagna i peggiori cacciatori di taglie della zona!”.
“E allora tu che ci stai a fare?” gli rispose lei ridendo.
Ryuza sospirò e le rispose mentre sorrideva ironicamente:
“Faccio finta di non aver sentito e poi guarda che, anche se ho accettato di farti da guardia del corpo, questo non implica che io debba fare anche gli straordinari!”.
Viaggiavano insieme da quasi due settimane ormai ed erano entrati in confidenza fra di loro.
Ryuza le aveva chiesto una sera come mai guariva i bisognosi senza chiedere nulla in cambio e lei gli disse che una volta suo padre gli aveva parlato di suo fratello, un uomo straordinario di nome Toki, che era un guaritore come lei e che era anche la persona che più ammirava al mondo.
Per lei aiutare gli altri era un inclinazione naturale ma era stata la sua volontà di seguire le orme di Toki che le aveva permesso di diventare una guaritrice e di guadagnarsi l’appellativo di “donna dei miracoli”.
Ryuza l’aveva ascoltata attentamente e si sentiva sempre più attratto da lei man mano che il tempo passava.
“Non credo che un uomo possa desiderare per sé una donna migliore di te” pensava un giorno guardandola mentre si occupava dei malati nella baracca che il decano le aveva affidato per creare un nuovo ospedale a Belan City.
Poco tempo dopo uno straniero dall’aspetto fiero e misterioso arrivò al villaggio.
Aveva un fisico asciutto ma potente e portava i capelli biondi tagliati all’altezza del collo.
Era più o meno alto come Ryuza ma meno muscoloso ed i suoi occhi erano di un marrone chiaro ma spento.
Ryuza capì subito che non si trattava di un uomo qualunque e si mise ad osservarne i movimenti per capire se era alla loro ricerca e se potesse essere pericoloso.
Tuttavia si convinse poco tempo dopo che quell’uomo non li stava affatto cercando e che non sembrava avere uno scopo apparente.
Aveva detto di essere bravo a riparare i motori delle moto e degli autocarri e, per il momento, si era ritagliato un posto nell’officina del villaggio.
Tuttavia Ryuza non si fidava di lui..
Aveva percepito chiaramente la sua aura quando lo aveva visto la prima volta e sapeva che lui aveva fatto altrettanto.
Sebbene non sembrasse un suo avversario preferiva tenere comunque gli occhi aperti.
Un giorno l’uomo gli si presentò davanti dicendogli:
“Mi chiamo Soren e il decano mi ha detto di rivolgermi a te o alla tua compagna nel caso mi fossi ferito durante il mio lavoro”.
Ryuza non rispose ma osservò la ferita e poi disse:
“Non sembra nulla di grave ma possiamo passare da Shunrei per farti medicare se vuoi”.
"Allora non servirà disturbare la tua compagna a lavoro non credi?”.
“Quindi che cosa vuoi da me?”.
“Per il momento voglio fare solo due chiacchiere ma mettiamola così… Diciamo che sono interessato alla tua amica… È la tua donna per caso??”.
“No..”.
“Ottimo! Quindi è libera?”.
“Se ti interessa cosí tanto perché non lo vai a chiedere direttamente a lei se é libera o se é la donna di qualcuno invece di chiederlo a me!”
Mi sembri abbastanza grande per farcela da solo!".
“Per quanto mi riguarda ti basti sapere che sono la sua guardia del corpo e, pertanto, ti consiglio caldamente di farti una bella doccia fredda e di evitare di farti strane idee su di lei se ci tieni ai tuoi attributi!“ concluse Ryuza con tono minaccioso mentre guardava il suo interlocutore.
“Ehi, perché ti scaldi così tanto amico!".
“Non avevo capito che piaceva anche a te!”.
“Sai, dal primo momento che l’ho vista ho capito che quella è una donna per cui vale la pena di combattere se ci fosse una possibilità di averla per sé”.
“Per cui accetteró il tuo consiglio e andró a parlarle ma, se non ti senti già sconfitto in partenza, puoi sempre provarci anche tu e vediamo chi riesce a conquistarla!” rispose Soren sorridendo con un ghigno che sapeva di una sfida appena lanciata.
Ryuza sorrise a sua volta e, raccogliendo la sfida, tese la mano verso il suo nuovo avversario dicendo:
“Mi sta bene amico ma non farti illusioni…”
“Non hai nessuna speranza perché sono io il più bello!”
concluse con un sorriso ironico ma alcuni secondi dopo la sirena dell’allarme del villaggio li fece sobbalzare entrambi interrompendo il loro discorso.
“Continueremo la nostra discussione un'altra volta amico!” disse Soren mentre entrambi si muovevano rapidamente verso l’entrata principale del villaggio.
Al loro arrivo davanti alle porte del villaggio, alcuni minuti dopo l'inizio dell'attacco, si ritrovarono davanti ad uno spettacolo raccapricciante.
Un gruppo di uomini dai lineamenti orientali avevano appena ucciso un gruppo di popolani subito davanti all’ingresso e adesso si stavano gettando contro il resto della popolazione.
“Lasciate vive solo le donne e uccidete tutti gli altri!" disse un tizio al centro del gruppo che sembrava essere il loro capo.
“Ryuza, ci penso io qui tu va subito a proteggere Shunrei e fai in modo che la mia donna non venga ferita!”.
“Sto già andando Soren e per inciso… Shun non è la tua donna!” rispose Ryuza mentre correva verso la baracca ospedale di Shunrei.
Soren diede le spalle al suo nuovo amico e cominciò ad avanzare lentamente verso i suoi avversari.
Quelli lo attaccarono da più lati differenti con un pugno furioso del re guardiano Rakan che Soren schivò agilmente passando al contrattacco:
“Colpo del morso assassino della tigre che assale le prede!” urlò mentre colpiva tutti i suoi avversari con un rapidissimo movimento delle mani atteggiate come se fossero gli artigli di una tigre.
Un secondo dopo le teste degli otto attaccanti vennero tranciate via dal corpo con precisione millimetrica e caddero a terra rotolando.
Soren lasciò scorrere all’esterno la sua aura, che emanò una brillante luce gialla, e si rivolse in tono minaccioso verso l’ultimo avversario rimasto dicendogli:
“Alza i tacchi e vattene da questo villaggio se ci tieni alla tua schifosa vita!”.
Quello, per nulla intimorito, rispose sogghignando:
“E così questa è la tecnica della tigre assassina di Nanto!”.
“Pensavo fosse scomparsa ma non preoccuparti, rimedierò subito alla mancanza!”.
“Io sono Ahriman, maestro della scuola del Re Guardiano Rakan!"
"Dì pure il mio nome quando raggiungerai l’inferno!”
aggiunse mentre espandeva la sua aura, che emanò un forte alone di energia nera e crepitante.
“Colpo del vento omicida del Re Guardiano Rakan!”urlò mentre una potentissima raffica di vento investì in pieno Soren, che fece appena in tempo a difendersi grazie alla tecnica della superiorità difensiva della Divina Scuola di Nanto, infliggendogli quattro tagli all’altezza delle cosce e dei bicipiti.
Soren non aveva mai percepito una quantità tale di energia negativa racchiusa in un solo uomo e si convinse che doveva abbatterlo assolutamente se voleva sopravvivere e rivedere la sua donna!
Così espanse al massimo la sua aura e attaccò Ahriman con il suo colpo più potente ed usando tutta la forza che aveva in corpo.
“Artigliate assassine della tigre di Nanto!” urlò mentre colpiva l’avversario con sei micidiali attacchi, portati con le mani aperte come se fossero le artigliate di una tigre, che Ahriman riuscì a parare solo in parte utilizzando una parata assoluta del Re Guardiano Rakan.
“Maledetto… Come hai fatto a colpirmi con tutta quella forza?” disse Ahriman guardando meravigliato il suo avversario ma ormai il suo destino era segnato.
Un attimo dopo il suo braccio destro e la sua testa vennero tranciati via dal corpo con precisione millimetrica e caddero a terra.
Ansimando per lo sforzo Soren ritirò lentamente la sua aura e si appoggio al muro d’ingresso del portone principale.
“Chi diavolo era quel tizio?”.
“Non ho mai percepito una simile quantità di energia negativa in vita mia!”.
“Attento Ryuza.. Non farti ammazzare..” pensò Soren mentre cercava di riprendere le forze.

Intanto Ryuza era arrivato davanti alla baracca ospedale di Shunrei appena in tempo per evitare che venisse attaccata da un tizio alto e muscoloso con lunghi capelli neri e uno sguardo sadico della peggior specie.
Appena vide Ryuza Shunrei emise un sospiro di sollievo e disse:
“Stai attento! Non ho mai percepito tanta malvagità in un essere umano prima d’ora!”.
“Non preoccuparti Shun, non ti farà del male” le rispose Ryuza frapponendosi tra lei e il suo avversario.
“Vattene e non ti sarà fatto alcun male!” aggiunse rivolto verso il tizio dai lunghi capelli neri.
“Andarmene io?”.
“Tu sei pazzo!”.
“Adesso ti ammazzerò e poi porterò via quella donna insieme alle altre!”.
Ryuza si guardò intorno e vide i cadaveri di tre uomini e due donne vicino a Shunrei.
Lei incontrò il suo sguardo e gli disse che erano i pazienti dell’ospedale che avevano tentato di proteggerla da quel tizio ed erano stati fatti a pezzi da una tecnica sconosciuta che sembrava una raffica di vento.
“Maledetto! Perché hai ucciso questa gente!?”.
“Perché erano deboli ed inetti e non mi servivano a niente!”.
“Chi diavolo sei bastardo!?”.
“Il mio nome é Belial e sono un maestro del pugno del Re Guardiano Rakan!”
“Nella mia scuola non c'è posto per i deboli o gli inetti”.
“Essi devono morire perché così decidono i forti ed i forti hanno il diritto di fare ciò che vogliono!”
.
“Sono le tue ultime parole?” gli rispose Ryuza lasciando completamente esplodere la sua aura combattiva, che emanò una forte luce azzurra e una serie di piccole scariche elettriche tutte intorno.
Poi girandosi per un istante verso Shunrei le disse tristemente:
“Mi dispiace ma questa volta non potrò rispettare i miei principi.."
"Quest’uomo è troppo corrotto e malvagio per essere risparmiato!”
.
Belial rideva divertito.
“Credi davvero di potermi sconfiggere smidollato?”.
“Ora ti farò vedere cos’è l’inferno!”.
“No amico, sarai tu a conoscere l’inferno!” disse Ryuza di rimando partendo subito all’attacco con i cento pugni dell’orsa maggiore.
Il suo attacco però venne abilmente parato da Belial che passò al contrattacco:
“Pugno supremo del Re Guardiano Rakan!” urlò mentre nello stesso istante colpiva Ryuza con un potentissimo colpo a mano aperta che lo fece arretrare di almeno tre metri e gli causò un vistoso ematoma su braccio destro.
“Fatti sotto smidollato!” gridava Belial eccitato dalla battaglia.
“Ti farò a pezzi!”.
“Sai amico, sono stanco di sentirti sbraitare!”.
“E il momento di porre fine a questo combattimento!” disse Ryuza senza scomporsi.
“Davvero!? Vediamo cosa sai fare allora!” rispose Belial ridendo di gusto.
“Colpo del tornado omicida del Re Guardiano Rakan!” urlò mentre una potente raffica di vento investiva in pieno Ryuza e lo faceva arretrare di qualche altro metro.
“Bene tra poco sarai morto amico!".
"E adesso occupiamoci di te signorina!” disse Belial rivolgendosi a Shunrei e voltando le spalle al suo avversario come se lo scontro si fosse già concluso.
“Ehi dove stai andando amico!” gli rispose una voce alle sue spalle.
Belial si voltò di scatto e vide che il suo colpo non aveva avuto alcun effetto e che Ryuza era circondato da un potente vortice di vento generato dalla sua aura.
“La tua tecnica ti permette di usare la tua aura per manipolare l’aria e creare delle raffiche di vento letali” disse Ryuza tranquillamente.
“Ma la santa scuola dell’Orsa Maggiore possiede tecniche che mi permettono di usare la mia aura per assorbire i colpi dell’avversario ed è molto difficile penetrare le mie difese.."
"Anche per un arte potente come la tua!”
.
Belial tentò un ulteriore attacco portando una frusta di vento assassina del Re Guardiano Rakan che Ryuza schivò con grande abilità mentre passava al contrattacco:
“Eliminazione delle Sette Stelle!” urlò mentre colpiva con violenza il petto dell’avversario penetrando a fondo nella carne.
Belial urlò per il dolore e la rabbia e, un secondo dopo, Ryuza estrasse le mani dirigendosi verso Shunrei.
“Non potevo lasciarlo in vita.. Quest’uomo non ha alcun rispetto per la vita degli altri e continuerebbe ad uccidere per il puro gusto di farlo se glielo permettessi” pensò mentre si avvicinava alla sua amica.
“Che stai facendo idiota!” ringhiò Belial rivolto al suo avversario ma, un secondo dopo, il suo torace si gonfiò orribilmente ed esplose uccidendolo.
Alcune ore dopo l’attacco il villaggio era tornato alla normalità ma un ombra oscura si era impossessata del volto di Soren, Ryuza e Shunrei.
Chi erano quei guerrieri?
E perché avevano attaccato il villaggio?


Capitolo 6 – Vendetta

Asmodan osservò pieno di rabbia i cadaveri mutilati di due dei suoi tre figli.
Gli abitanti di Belan City li avevano lasciati insieme agli altri cadaveri degli aggressori lontano dal villaggio per darli in pasto agli avvoltoi.
Era sopravvissuto alla guerra nucleare e alle battaglie tra Hokuto e Nanto aspettando il momento migliore per poter finalmente dar sfogo alla sua sete di potere e non poteva tollerare un simile affronto!
Adria sapeva che sarebbe stato saggio restare nascosta in quel momento.
Non era infatti raro per Asmodan uccidere o ferire gravemente anche i suoi sottoposti se si trovava in preda ad un attacco di rabbia.
“Chi é il pazzo che ha osato fare questo!?” pensò pieno di rabbia mentre osservava i cadaveri di Ahriman e Belial.
“Adria!”.
“Voglio che tu vada a chiamare mio figlio Mephisto immediatamente!”.
“Deve vedere come sono stati ridotti i suoi fratelli e partire subito per cercare chi li ha uccisi e vendicarli!” disse ruggendo in direzione del colonnato dove era nascosta la donna.
Adria non se lo fece dire due volte e corse al dojo del palazzo dove Mephisto stava allenando le nuove reclute.
Due di esse giacevano morte con il torace squarciato mentre Mephisto stava colpendo con i pugni la terza che cercava invano di difendersi.
“E tu saresti un aspirante?”.
“Se non sei disposto ad uccidere tua sorella non sarai mai degno di far parte di questo dojo!”.
“Da te non può scaturire la vera forza se non sei disposto ad un sacrificio di sangue!”.
“E adesso crepa!” urlò mentre portava un pugno supremo del Re Guardiano Rakan che uccise il poveretto sul colpo.
Adria si inginocchiò tremante fuori dal dojo e lo chiamò con voce strozzata dal terrore.
“Che cosa ci fai qui donna?”.
“Tuo padre Asmodan desidera urgentemente vederti per una questione della massima importanza!” disse lei terrorizzata mentre abbassava lo sguardo per evitare di incontrare gli occhi feroci di quell’uomo.
Mephisto era il più grande e il più forte dei tre figli di Asmodan e, seppur meno robusto rispetto ad Ahriman e Belial, possedeva un aura superiore a quella dei suoi fratelli ed un fisico asciutto e potente come quello di una pantera.
Aveva lunghi capelli rossi e una corta barbetta che finiva con un pizzetto.
Come Asmodan, Ahriman e Belial anche lui era sopravvissuto all’olocausto che consumò il mondo alla fine del XX secolo e, a causa del padre e delle violenze e privazioni subite, era diventato un sociopatico e un sadico della peggior specie.
L’unica persona di cui aveva timore e rispetto era suo padre Asmodan mentre provava una forte repulsione per il genere femminile e per Adria in particolare.
Lasciò il dojo, senza degnare nemmeno di uno sguardo la donna, e si diresse immediatamente da suo padre.
Quando fu al suo cospetto questi gli mostrò i cadaveri dei suoi fratelli e gli disse ringhiando:
“Chiunque abbia fatto questo ha osato opporsi a noi e deve essere eliminato!”.
“Parti subito e uccidi l’assassino dei tuoi fratelli!”.
“Voglio la sua testa!”
.
“Come desiderate padre..” disse Mephisto e lasciò subito la sala.
La sua caccia era appena all’inizio..


Capitolo 7 – Il fulmine di Gento

Luise lesse attentamente il rapporto ufficiale sui disordini che si erano verificati a Belan City due settimane prima.
“Chiunque ci sia dietro tutto questo deve sapere bene che la nostra capacità di difendere i confini e i cittadini dell’impero si è indebolita drasticamente dopo la morte di Falco” pensava preoccupata mentre mandava un messaggero a chiamare Niobe, Il Fulmine di Gento.
Il messaggero la trovò intenta ad allenare un giovane ragazzino dai capelli viola di circa dieci anni.
Niobe era una donna di circa trent’anni con la pelle mulatta e corti capelli neri tagliati all’altezza delle spalle.
Aveva un fisico robusto e prosperoso che veniva contenuto a stento dal suo abbigliamento e dall’armatura.
Quando vide il messaggero disse rivolgendosi al ragazzo:
“Per oggi basta così Connor!”.
“Puoi andare a casa”
.
“Continueremo gli allenamenti domani”.
“Come volete maestro Niobe”disse Connor e corse a casa da sua madre Myu.
La donna osservò il ragazzino mentre lasciava il dojo e sorrise dolcemente.
“Che cosa comanda l’imperatore?” disse infine rivolta al messaggero.
“Sua maestà vi ordina di recarvi immediatamente a Belan City per raccogliere ulteriori informazioni riguardo l’incidente di due settimane fa”.
“E chi la proteggerà se la capitale venisse attaccata in mia assenza?”.
“Non dovete preoccuparvi di questo..”.
“Sua maestà si è raccomandata di dirvi che ci saranno due sue vecchie amiche, che sono state appena elette Nanto Rokuseiken, a proteggere lei e la capitale mentre voi sarete lontana..”.
“Potete partire tranquillamente”
.
Niobe sorrise pensando all’identità delle due nuove protettrici dell’imperatore e disse al messaggero:
“Riferite pure all’imperatore che partirò immediatamente allora!”.
“Sarà fatto generale!” rispose il messaggero mentre si accingeva ad uscire dal dojo per tornare al palazzo dell’imperatore.
La mattina del giorno seguente Niobe partì con una scorta di dieci soldati di Gento e, dopo due giorni di viaggio, giunse infine alle porte di Belan City.
“Vorrei parlare con il decano Hiroshi”.
“Ditegli pure che un emissario dell’imperatore del cielo desidera parlargli” disse ad una delle due guardie all’ingresso con tono autoritario..
“Si signora!” rispose la guardia ed invitò Niobe a seguirlo fino alla casa del decano.
Hiroshi si aspettava una visita di un emissario dell’imperatore e, accolta Niobe nella sua dimora, chiese alla guardia di andare a chiamare anche Ryuza, Shunrei e Soren.
“Sono stati Ryuza e Soren a difendere il villaggio dall’attacco..”.
“Forse potrà ottenere preziose informazioni per l’imperatore chiedendo direttamente a loro” spiegò Hiroshi mentre aspettavano il loro arrivo.
Ryuza, Shunrei e Soren raggiunsero la capanna del decano alcuni minuti dopo e vennero immediatamente presentati all’emissario dell’imperatore.
Lei li squadrò attentamente e poi disse:
“Mi è stato riferito che siete stati voi a difendere il villaggio durante i disordini di sedici giorni fa”.
“È esatto” rispose Soren sostenendo lo sguardo della donna.
“Quando siete entrati ho percepito chiaramente la vostra aura e adesso capisco come il villaggio sia sopravvissuto..".
“Ma chi siete e da dove venite non hanno la minima importanza per la mia indagine”
.
“Parlatemi dell’attacco piuttosto”.
“Ogni particolare che ricordate potrebbe essere della massima importanza per difendere questa gente in futuro!”.
“Tutto quello che sappiamo è che due di loro possedevano un aura maligna di una discreta potenza e che si sono presentati come maestri della scuola del Re Guardiano Rakan…”
“Non sappiamo perché hanno attaccato il villaggio ne se stavano cercando qualcuno o qualcosa in particolare”.
“Volevano uccidere tutti gli abitanti del villaggio escluse le donne ma per il resto non sappiamo altro”
disse Ryuza ricambiando lo sguardo serio della donna.
In quel momento la conversazione venne interrotta dall’ingresso di una guardia nella casa del decano.
“Perdonatemi signori ma è appena giunto alle porte del villaggio un uomo gravemente ferito che dice di essere l’unico superstite di un piccolo villaggio poco a sud da qui”.
“Ha detto di avere un messaggio per l’assassino di Ahriman e Belial” riferì la guardia con voce preoccupata.
“Portatemi immediatamente da quell’uomo!” disse Niobe mentre Ryuza, Shunrei, Soren e il decano Hiroshi la seguivano poco distanti.
Il gruppo giunse alle porte del villaggio dove una guardia stava cercando di medicare il poveretto.
Niobe si avvicinò al sopravvissuto e disse:
“Dimmi chi è stato ad attaccare il tuo villaggio e quando è successo!”.
“Non so quale sia il suo nome mia signora ma le posso assicurare che era il diavolo in persona!”.
“Quel mostro è giunto due giorni fa è ha cominciato ad ammazzare la gente del villaggio senza alcun motivo!”.
“Io sono stato risparmiato solamente per venire a dirvi che se l’assassino di Ahriman e Belial non si recherà alla rocca abbandonata nel villaggio di Passo Oscuro, sopra ai monti del pugno, egli distruggerà altri villaggi e sterminerà ogni abitante degli stessi!”
.
“Razza di bastardo!” sbottò Soren pieno di sdegno.
“Non possiamo lasciarglielo fare ma non possiamo neanche abbandonare Shunrei senza protezione!” aggiunse Ryuza trattenendo a stento la rabbia.
“Parlerò con Mamiya e le chiederò di mettersi in contatto con mio padre”.
“Non preoccupatevi per me. Mio padre mi proteggerà!”.
“Voi dovete trovare questa persona e fermarla prima che uccida altri innocenti!”
disse Shunrei mentre guardava Ryuza e Soren negli occhi.
“Hai ragione ma preferirei saperti protetta da qualcuno”.
“Non potrei sopportare la tua morte!” rispose Soren guardando Shunrei negli occhi con tono preoccupato.
“Ti ringrazio ma non è di me che ti devi preoccupare adesso!”.
“E anche tu Ryuza, non preoccuparti per me io sarò al sicuro quando arriverà mio padre!”.
“Vai con Soren e fermate quel mostro!”.
“Come vuoi Shun..” disse Ryuza non troppo convinto.
“Vieni amico, abbiamo un assassino da stanare” aggiunse rivolto verso Soren.
“Qualsiasi cosa vogliate fare questa faccenda è della massima importanza per l’imperatore!”.
“Pertanto verrò con voi a cercare questo assassino e a porre fine a tutto questo!” disse Niobe osservandoli severamente.
“Come vuoi sorella!”.
“Forse potrai aiutarci a risolvere la faccenda senza lasciarci la pelle!” disse Soren sorridendo.
“Bene!"
"Allora partiremo immediatamente per i monti del pugno!”
.
“Non abbiamo tempo da perdere!”.


Capitolo 8 – Rimpianti

Kenshiro e Ryu avevano cercato Shunrei inutilmente per tutto il villaggio dove un tempo viveva Shoki.
Avevano chiesto quando se ne fosse andata e gli abitanti dissero che era partita con un ragazzo, che aveva circa l’età di Ryu, almeno quattro settimane prima.
Kenshiro era decisamente preoccupato e si stava chiedendo come poteva essere stato cosi superficiale da lasciare sua figlia senza protezione per così tanto tempo.
Sapeva che aveva agito in quel modo perché nessuno era a conoscenza dell’esistenza di sua figlia e pensava che non avrebbe corso alcun pericolo in quello sperduto villaggio di montagna..
Ma ora si stava pentendo amaramente di non aver considerato le attenzioni che i poteri di Shunrei potevano causarle!
“Non preoccuparti zio Ken”.
“La troveremo prima che possa succederle qualcosa!”.
“Lo spero Ryu..”.
“Da quello che ci hanno detto i paesani sembra che Shun si sia diretta verso il deserto in direzione sud-est”.
“Quindi il primo villaggio degno di questo nome che poteva incontrare lungo il cammino non può essere che Belan City”.
“Potrebbe aver cambiato direzione ma quel tratto di deserto è troppo pericoloso senza un’attrezzatura adeguata e un mezzo di trasporto”.
“No, la cosa più logica che può aver fatto è recarsi a Belan City insieme al suo amico!”
pensò Ryu mentre si incamminava con il suo maestro fuori dalle porte del villaggio.
A Belan City nel frattempo Shunrei aveva cercato di contattare inutilmente Mamiya per avere notizie di suo padre.
L’aveva vista alcune volte dopo il ritorno di Kenshiro dall’isola dei demoni ma non l’aveva incontrata da quando era arrivata con Ryuza e stava incominciando a pensare che fosse andata via per un po’ di tempo insieme alla sua amica Airi.
Chiedendo informazioni al decano Hiroshi Shunrei scoprì che la donna si era trasferita nella capitale dell’impero del cielo insieme alla sua amica circa un mese prima del suo arrivo e che da allora non era più tornata indietro.
Adesso avrebbe voluto non essere stata cosi precipitosa nel lasciar partire Ryuza e Soren insieme alla guerriera dell’imperatore.
Non vi erano prove che qualcuno la stesse cercando ma se il villaggio fosse stato attaccato di nuovo per lei sarebbero stati guai seri.
Kenshiro e Ryu intanto si trovavano a circa due giorni di cammino da Belan City mentre attraversavano i resti bruciati di un piccolo villaggio a sud.
Vi erano cadaveri dappertutto e gli edifici erano stati dati alle fiamme.
“Zio Ken vieni a vedere questi corpi!” disse Ryu per attirare l’attenzione del maestro.
“Questo non è un taglio provocato da un arma” rispose Kenshiro osservando il cadavere.
“Non possiamo fare più niente per la gente di questo piccolo villaggio ma dobbiamo sbrigarci a raggiungere Belan City”.
“Ho un terribile presentimento riguardo la sorte di mia figlia!”
.
Nel frattempo l’uomo scampato alla distruzione del villaggio era stato curato da Shunrei ed era stato accolto a Belan City.
Shunrei era nervosa e preoccupata per Ryuza in particolare.
Non pensava di poter sentire così forte la sua mancanza ma, da quando lo aveva trovato e curato nel suo villaggio, si era sentita subito in sintonia ed attratta da lui.
Ryuza e Soren erano partiti solo da due giorni ma lei già sperava di vederli ritornare dal deserto per comparire davanti alle porte del villaggio.
Kenshiro e Ryu arrivarono finalmente alle porte di Belan City il terzo giorno dalla partenza dei suoi amici.
Il successore della scuola di Hokuto aveva subito chiesto se nel villaggio era arrivata recentemente una giovane donna che corrispondeva alla descrizione di Shunrei e gli abitanti gli avevano indicato la sua baracca ospedale.
Kenshiro attraversò la porta della baracca ospedale con trepidazione ma sollevato.
Sua figlia era viva è lui l’aveva trovata prima che fosse troppo tardi…
“Sei cresciuta tanto figlia mia..” disse Kenshiro mentre si avvicinava per abbracciarla.
Lei ricambiò l’abbraccio del padre ma si ritrasse poco dopo.
Gli voleva molto bene ma una parte di lei non l’aveva mai veramente perdonato per averla abbandonata dieci anni prima.
Spesso si era sentita sola e, pur sapendosi al sicuro in quello sperduto villaggio di montagna, aveva desiderato molte volte che suo padre tornasse a prenderla per portarla con sé.
“So che non posso cambiare le cose e che forse è troppo tardi per farlo ma voglio dirti che sono felice di vederti e che sono venuto fin qui per proteggerti” aggiunse Kenshiro guardandola tristemente.
“Lo so papà è ti ringrazio ma per me è difficile..”
“Ti voglio bene ma sono cresciuta senza di te e senza la mamma…”
.
“Non posso recuperare il tempo che avrei dovuto passare con te ma sei diventata una splendida donna come tua madre e, anche se non so se mi crederai, sono fiero di te e di quello che stai facendo per questo villaggio”.
Shunrei guardò negli occhi suo padre e scorse tutto il rimpianto che provava per averla lasciata sola.
“Lo so perché te ne sei andato papà”.
“Mi sapevi al sicuro mentre tante altre persone avevano bisogno di te e dovevi fare una scelta tra onorare le promesse fatte ai tuoi amici o ripudiarle per passare la vita con tua figlia..”.
“Non portandomi mai con te ti sei assicurato che io non corressi rischi inutili anche se so che stare lontano da me ti ha fatto soffrire allo stesso modo in cui ha fatto soffrire me!”.
“Ti ringrazio per essere venuto a proteggermi ma non devi più preoccuparti per me!".
"Ho degli amici adesso e spero che tornino presto perché non vedo l’ora di presentarteli!”
.
“Saranno loro a proteggermi e non dovrai più sentirti in colpa per avermi lasciato sola!”.
“Fai pure quello che senti come dovere e salva quante più persone puoi papà!”.
“Io ti vorrò sempre bene e sarò sempre con te!”
concluse mentre scoppiava in lacrime e veniva prontamente abbracciata da suo padre.
“Come vuoi figlia mia..”.
“Allora ti proteggerò finché i tuoi amici non saranno tornati e poi sarai tu a decidere il tuo destino”.
“Sei già una donna ormai e se tua madre Yuria potesse vederti in questo momento sono sicuro che sarebbe davvero orgogliosa di te!”
le rispose orgogliosamente Kenshiro mentre la guardava dolcemente negli occhi.
“Grazie papà” disse Shunrei mentre stringeva forte il petto di suo padre.


Capitolo 9 – I demoni di Passo Oscuro

Ryuza, Soren e Niobe giunsero nel villaggio di Passo Oscuro alle prime luci dell’alba dopo tre giorni di viaggio nel deserto.
Non vi erano segni di vita tra le casupole diroccate sebbene il villaggio non sembrasse affatto abbandonato.
Non si sentivano tranquilli e percepivano delle presenze ostili nei paraggi che si stavano rapidamente avvicinando.
Si erano detti più volte che poteva essere una trappola e Ryuza aveva persino stimolato il suo Tsubo Shensei per amplificare le sue percezioni.
“Non mi piace l’atmosfera di questo villaggio” disse Niobe rabbrividendo.
“Per quanto ne sappiamo quel bastardo potrebbe anche non essere affatto qui e aver colto l’occasione per attaccare Belan City approfittando della nostra assenza” aggiunse Ryuza mentre pensava preoccupato a Shunrei.
“Beh, se è davvero qui sarà ansioso di vendicare i suoi compagni quindi non credo che ci farà attendere molto!” disse Soren guardandosi attorno con attenzione.
Erano entrati nel villaggio da poco più di dieci minuti quando una figura minuta coperta da un mantello di tela marrone comparì dinnanzi a loro.
La figura si tolse lentamente il cappuccio di tela e rivelò di essere una giovane donna.
“Mi chiamo Adria e sono stata mandata dal mio signore per farvi da guida e portarvi al suo cospetto..”.
“perché dovremo fidarci della complice di un assassino?”.
“Io sono solo una messaggera signori”.
“Se non volete seguirmi troverete il mio signore alla rocca di montagna a mezz’ora di cammino a nord da qui” aggiunse sommessamente la donna.
I tre capirono subito che quella donna non rappresentava affatto una minaccia e la lasciarono andare.
Mentre Adria si allontanava rapidamente Soren disse rivolto ai suoi compagni:
“Lasciate che la segua per vedere cosa ci aspetta”.
“Non mi sembra una buona idea amico” disse Niobe guardandosi attorno nervosamente.
“Sta tranquilla sorella!”.
“Sono il maestro della tecnica della tigre assassina di Nanto e conosco una tecnica in grado di occultare completamente la mia presenza agli avversari”.
“Non mi vedranno nemmeno arrivare e si accorgeranno di me solo nel momento della loro morte!”
le rispose Soren con tono sicuro..
“D’accordo ma non farti ammazzare” disse Ryuza poggiandogli una mano sulla spalla.
“Non preoccuparti amico!".
"Non voglio certo lasciarti solo a provarci con la mia donna!”
.
Ryuza sorrise e osservò il suo amico sparire tra le rocce.
Era rimasto solo con Niobe e, alcuni minuti dopo, percepirono la presenza di almeno quattro persone che si stavano avvicinando rapidamente nella loro direzione.
“Sembra che sia giunto il momento” disse Niobe liberando la sua aura, che emise una splendente luce verde.
Ryuza sapeva che Niobe era una guerriera fin da quando l’aveva incontrata a Belan City ma rimase sorpreso dalla forza dell’aura della donna e non pensava affatto che fosse così forte.
Un gruppo di quattro uomini, che non avevano neanche provato ad aggirarli o attaccarli di sorpresa e che emanavano una forte carica di energia negativa, comparve dinnanzi a loro subito dopo.
“Siamo le guardie scelte del demone di Passo Oscuro”.
“Il nostro signore Mephisto ha decretato la vostra morte ed ora vi uccideremo e prenderemo le vostre teste!” dissero con un espressione indecifrabile.
“Bene, mi piace la vostra schiettezza!”.
“Ma temo che non tornerete mai più dal vostro signore” rispose Ryuza con un sorrisetto ironico mentre liberava completamente la sua aura, che emise una splendente luce azzurra.
Le guardie scelte di Mephisto non erano al loro livello ma erano comunque in inferiorità numerica e bisognava porre attenzione ad eventuali trucchi o trappole che gli avversari potevano utilizzare contro di loro.
I primi due guerrieri si lanciarono contro Niobe attaccandola con un pugno assassino del Re Guardiano Rakan mentre gli altri due attaccarono Ryuza da entrambi i lati con un pugno frantumante del Re guardiano Rakan rimanendo sorpresi quando i loro colpi vennero abilmente parati da Niobe e Ryuza che contrattaccarono immediatamente con un taglio segreto della prodigiosa arte di Gento e un pugno penetrante dell’Orsa Maggiore.
Un attimo dopo la testa di uno dei due guerrieri che avevano attaccato Niobe si congelò e sbriciolò mentre uno di quelli che aveva attaccato Ryuza si accasciò a terra svenuto.
“Stiamo perdendo tempo con voi ma non vi lascerò in vita comunque!” disse Niobe con tono minaccioso e lascio che la stella di Nova guidasse il suo pugno attaccando l’ultimo dei suoi avversari con un prodigioso colpo del palmo infuocato di Gento che incendiò il corpo della vittima uccidendola alcuni istanti dopo e lasciando solo un mucchio di ceneri al suo posto.
“Sembra che tu sia rimasto solo amico”.
“Non ho intenzione di ucciderti ma ti farò parlare e poi ti pentirai amaramente di essere sopravvissuto!” disse Ryuza rivolto al secondo guerriero che lo aveva attaccato mentre si concentrava per colpirlo con un colpo della verità del pugno dell’Orsa Maggiore che centrò in pieno il bersaglio attivando lo Tsubo Kanate della vittima.
“Non ti dirò nulla bastardo!” rispose con rabbia il suo avversario ma, un secondo dopo, cominciò a rivelare ciò che Ryuza voleva sapere.
“Il mio signore Mephisto non è mai venuto qui!”.
“Vi ha attirato in questo posto solo per essere libero di attaccare Belan City indisturbato!”.
“Prima di affrontarvi e uccidervi vuole distruggere tutto ciò che avete di più caro al mondo e non vi affronterà mai prima di allora!”
.
“Razza di bastardo!”.
“Non possiamo continuare a perdere tempo qui!”.
“Dobbiamo ritornare immediatamente a Belan City!”
disse Ryuza trattenendo la rabbia mentre si concentrava ancora una volta sul suo avversario e lo colpiva con il colpo del pentimento del pugno dell’Orsa Maggiore.
“Che cosa mi hai fatto maledetto!” urlò terrorizzata la sua vittima mentre si gettava a terra in preda a terribili allucinazioni.
“Avete detto di essere demoni quindi ti sto solo mostrando com’é l’inferno!”.
“Fai pure con comodo e goditelo!” rispose Ryuza con disprezzo mentre voltava le spalle al suo avversario.
Alcuni minuti dopo lo scontro Soren fu di ritorno al villaggio.
“Quella donna non mi ha condotto affatto dal suo padrone!”.
“Dannazione ci hanno ingannato e ho perso solo tempo!” disse con rabbia guardando i suoi amici.
Siamo stati ingannati tutti e tre ma, se ciò che ha detto quel tizio è vero, la vostra amica e gli altri abitanti del villaggio sono in grave pericolo!".
“Dobbiamo tornare indietro immediatamente!”
disse Niobe guardando entrambi.
Così lasciarono immediatamente il villaggio di Passo Oscuro e si incamminarono verso il deserto in direzione di Belan City.


Capitolo 10 – Il dio della morte

Mephisto attaccò Belan City un giorno dopo l’arrivo di Kenshiro e Ryu nel villaggio.
Guidava un piccolo esercito di circa una cinquantina di uomini e pensava che, con il suo protettore lontano, il villaggio sarebbe caduto facilmente e che avrebbe potuto infliggere dolore e sofferenza all’assassino dei suoi fratelli.
Non immaginava minimamente che quello sarebbe stato l’ultimo giorno della sua vita.
Le porte del villaggio erano state facilmente attraversate ma al suo interno Mephisto e i suoi uomini si ritrovarono davanti a due possenti guerrieri.
Ryu si rivolse verso gli attaccanti con voce dura e minacciosa e, mentre si scrocchiava entrambe le nocche dei pugni, disse:
“Sparite dalla mia vista se ci tenete alle vostre vite!”.
“Altrimenti vi ammazzerò tutti!”.
“Sono davvero curioso di vedere che cosa sai fare moccioso!” rispose con disprezzo Mephisto e ordinò ai suoi uomini di attaccarlo.
Il combattimento non durò che pochi minuti perché Ryu e Kenshiro erano mostruosamente superiori ai loro avversari.
Mephisto osservò sbigottito la fila di cadaveri mutilati che una volta erano stati parte del suo esercito e una rabbia impossibile da trattenere si impossessò del suo corpo.
“Maleddetti!".
"Vi ammazzerò entrambi!”
ringhiò in direzione di Ryu e Kenshiro.
Il successore della scuola di Hokuto guardò il suo giovane allievo e disse:
“Ryu osserva bene il combattimento”.
“No zio Ken!”.
“Sarò io ad affrontare questo tizio!”.
“Non preoccuparti!”
.
“Non mi farò ammazzare!” disse Ryu con fermezza.
Kenshiro guardò compiaciuto il suo giovane allievo e annui.
“Ti ho insegnato tutto quello che ti serve per vincere questo scontro e il tuo spirito combattivo è solido e puro”.
“Và pure e sconfiggi il tuo avversario!”
rispose al suo giovane allievo con una punta di orgoglio nelle sue parole.
Mephisto scoppiò in una risata divertita.
“Tu vorresti sconfiggermi ragazzino?”.
“Molto bene!”.
“Sono davverò curioso di vedere che cosa sai fare!”
.
“Ma non illuderti… Quando sarò stanco di giocare con te ti ammazzerò senza alcuna pietà!”disse con disprezzo verso Ryu mentre liberava la sua aura, che emise una potente luce nera, e si preparava ad attaccare.
Ryu non aveva mai percepito una tale quantità di energia negativa prima di allora ma resto concentrato e si preparò a contrastare i colpi dell’avversario.
“Ah Ah Ah, vediamo come ti difendi da queso colpo moccioso!” urlò mentre una potente raffica di vento colpiva Ryu e lo spingeva indietro lasciando un taglio sul suo torso.
“Allora!?”.
“Che te ne pare del mio Colpo del Vento Assassino del Re Guardiano Rakan!”
disse con una risata maligna rivolto verso il suo avversario.
“Dannazione se fossi stato più vicino avrebbe potuto danneggiarmi seriamente!” pensò Ryu mentre accusava il colpo ma passò subito al contrattacco avvicinandosi e portando il suo colpo:
“Colpo a ondate dei palmi di Hokuto!” urlò mentre una potente raffica di vento, simile a quella con cui era stato colpito, si dirigeva verso Mephisto costringendolo a tentare una parata assoluta del Re Guardiano Rakan per parare l’attacco con la sua aura.
“Tutto qui ragazzino?”.
“Sei proprio una delusione!”.
“Bene adesso puoi anche crepare amico!” disse ruggendo contro il suo avversario mentre portava un Colpo del vento omicida del Re Guardiano Rakan ma, alcuni secondi dopo, rimase a bocca aperta osservando quanto era successo.
Ryu questa volta aveva usato la sua aura per bloccare la raffica di vento e si era avvicinato in corpo a corpo al suo avversario.
“Pugno distruttore delle mille mani di Hokuto!” gridò contro il suo avversario mentre una serie rapidissima di potenti attacchi investiva Mephisto, che riuscì a difendesi a malapena subendo ingenti danni al torso e alle braccia.
“Piccolo bastardo non crederai davvero di potermi uccidere?” disse schiumando di rabbia.
“Pugno supremo del Re Guardiano Rakan!” ringhiò furioso mentre un terribile colpo portato con entrambe le mani aperte si abbatteva su Ryu ma l’ombra riflettente di Hokuto si era già attivata sbilanciando le sorti dello scontro a favore del figlio del re di Hokuto.
Ryu riuscì infatti a parare il colpo intuendone i movimenti e passò al contrattacco colpendo le braccia di Mephisto con la Tecnica rubata: Colpo del giudizio di Hokuto.
Mephisto crollò a terra con le braccia paralizzate, incapace di portare altri colpi.
“Non ti sei reso conto che la tua tecnica ha un grosso punto debole?”.
“Tu sei in grado di usare la tua aura per manipolare l’aria e concentrarla nelle mani creando potenti raffiche di vento”.
“Il problema della tua tecnica però e che è ripetitiva e, una volta capito che perde di efficacia in corpo a corpo, perde molto della sua pericolosità”.
“Io sono in grado di decodificare lo stile di lotta dei miei avversari grazie alla tecnica dell’ombra riflessa”.
“Quindi incrociare i pugni contro di me equivale a morte certa!”
disse Ryu guardando con disprezzo il suo avversario.
“Ti ammazzerò ragazzino..”.
“Non hai ancora visto tutto della tecnica del Re guardiano Rakan!”.
“Taglio di vento assassino del Re Guardiano Rakan!”
ringhiò pieno di rabbia mentre una potente lama di vento compressa si sprigionava dal suo corpo e cercava di colpire Ryu.
“Adesso che mi dici sbruffone?” disse Mephisto con aria trionfante ma impallidì subito dopo.
Ryu aveva capito subito la pericolosità della tecnica grazie all’ombra riflessa ed aveva schivato per un pelo il suo potente attacco.
Un secondo dopo le mani di Ryu erano profondamente conficcate nella testa di Mephisto ed avevano attivato il suo Tsubo Toi.
“Ho premuto un punto segreto di pressione mortale della tua testa”.
“Per te è finita amico”
disse Ryu togliendo le mani dalla testa del suo avversario.
“Maledetti, mio padre non ve la farà passare liscia!”.
“Egli è il più forte di noi e vendicherà la mia morte e quella dei miei fratelli!”
ruggì con rabbia Mephisto ma un istante dopo la sua testa si gonfiò ed esplose in una fontana di sangue.
Ryu tornò lentamente verso Kenshiro e disse preoccupato:
“Se le parole di quell’uomo sono vere temo che Shunrei e questa gente siano ancora in pericolo!”.


Capitolo 11 – I due Nanto Rokuseiken

Mamiya e Airi lasciarono in silenzio il dojo della capitale imperiale dopo l’allenamento.
Erano due donne molto diverse rispetto ad un tempo e, in un certo senso, erano dispiaciute per non aver mantenuto alcune delle promesse che avevano fatto in passato alle persone che amavano.
“Rey, mi dispiace amore..”.
“Mi avevi chiesto di pensare alla mia felicità e di vivere come una donna ma non potevo farlo mentre le persone a cui volevo bene rischiavano di morire ogni giorno senza che io potessi fare niente per aiutarle!”.
“Dopo la morte di Bargle presi la decisione di tornare a combattere per difendere le persone che amo e forse non potrò mai mantenere la promessa che ti feci prima della tua morte”
pensò Mamiya mentre si asciugava il sudore e preparava tutto l’occorrente per un bagno.
Non era più giovanissima ma aveva conservato quasi intatta la sua bellezza ed era diventata un potente maestro di Nanto della disciplina dell’aquila di mare.
Adesso era il nuovo Rokuseiken della stella della giustizia mentre la sua amica Airi, che era diventata a sua volta maestro della disciplina della rondine volante di Nanto, era stata nominata Rokuseiken della stella della benevolenza.
Erano arrivate entrambe nella capitale perché volevano essere addestrate nella tecnica di Nanto, che aveva riaperto il suo dojo grazie all’intervento del maestro Kenshiro, ed erano state allenate duramente, dai due precedenti maestri di quelle discipline, su esplicita richiesta dell’imperatore.
Erano orgogliose dei risultati raggiunti e sapevano che ora avevano la forza necessaria per difendere Burt, Lynn, Asuka e tutte le altre persone che amavano.
Malgrado si fossero trasferite nella capitale da alcuni anni ormai un filo di nostalgia le legava a Belan City e al luogo dove era sepolto Rey.
“Tornerò quando non ci sarà più bisogno di me ma verrò a trovarti regolarmente fratello” pensava Airi mentre si preparava anch’essa per il bagno lasciando che i suoi pensieri indugiassero ancora un po’ sul suo passato.
Erano pronte a prendere servizio per l’imperatore e, sebbene gli altri Rokuseiken non fossero stati ancora nominati, potevano già offrire una sufficiente difesa ora che il successore di Gento non era ancora pronto a prendere il suo posto.
L’imperatore le aveva avvisate dei disordini scoppiati a Belan City ma le aveva anche rassicurate dicendo che aveva inviato il fulmine di Gento ad indagare.
Erano in pensiero per i propri cari ma sapevano che ora era loro dovere difendere la capitale e l’imperatore finche Niobe non sarebbe tornata..


Capitolo 12 – La rabbia di Asmodan

“Impossibile!”.
“Non posso credere che siano riusciti ad uccidere anche te che eri il più forte dei miei figli!” ruggì Asmodan alla vista del cadavere di Mephisto mentre lasciava scorrere la sua aura all’esterno facendo trasalire di terrore Adria e i due adepti che avevano riportato il corpo di suo figlio.
“Vai immediatamente a chiamare Dugal!” ringhiò contro Adria che obbedì subito in preda al terrore.
Dugal era il capo del servizio di spionaggio dell’esercitò di Asmodan ed era anche la più abile delle sue spie.
“Cosa posso fare per voi maestro?” chiese Dugal quando fu al suo cospetto.
“Devi trovare tutte le informazioni possibili sull’assassino dei miei figli!”.
“Voglio sapere tutto!”.
“Da dove viene, dove vive, se ha fratelli o sorelle.. insomma qualsiasi informazione tu riesca a trovare sul suo conto e voglio che tu lo faccia adesso!”.
“Vedi di tornare al più presto con le informazioni che mi servono e non deludermi se ci tieni a rimanere vivo e al tuo posto!”
rispose Asmodan schiumando di rabbia.
“Come desiderate maestro” disse Dugal mentre si voltava per lasciare subito la sala del trono del suo signore.
“Dannazione!”.
“Credevo che, con i generali di Gento morti, avrei avuto vita facile ad avviare finalmente il mio piano di conquista!”

“La sconfitta dei miei figli è stata una sorpresa improvvisa che rallenterà i miei piani per il futuro ma devo essere più accorto d’ora in poi".
"Se non scopro quanto é potente chi li ha uccisi rischio di essere ucciso anch’io e allora il mio sogno di conquista non si potrà mai realizzare!”.
“Dovrò restare nell’ombra finché non avrò scoperto la reale pericolosità del mio nemico..”
pensò Asmodan passeggiando nervosamente nel dojo vuoto dove un tempo si allenavano i suoi figli.
Intanto Adria stava aspettando il momento giusto per fuggire dal palazzo.
Solo Mephisto infatti conosceva il villaggio dove era nata e cresciuta e dove lui l’aveva strappata ai suoi genitori per farne una schiava.
Ora lui era morto e nessuno l’avrebbe più ritrovata o avrebbe minacciato di uccidere i suoi genitori se lei fosse scappata…
Nemmeno Asmodan in persona!
Non poteva lasciarsi scappare questa occasione di fuggire per sempre da quell’inferno!


Edited by HokutoFan - 28/5/2014, 20:38
 
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Gemini Saga
view post Posted on 4/4/2014, 20:16     +1   -1




La serie continua o è giunta alla sua conclusione?
 
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HokutoFan
view post Posted on 4/4/2014, 20:35     +1   -1




No continua ma mi serve un po di tempo per riportarla tutta! Cercherò di postare più episodi possibili in poco tempo. Spero possa piacervi!
 
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HokutoFan
view post Posted on 7/4/2014, 12:46     +1   -1




Ok la prima parte della storia é conclusa!
Devo riorganizzare il materiale per preparare l'ultima parte e mi ci vorrà un pò di tempo.
Spero che questa parte vi piaccia.
Sarò felice di ricevere commenti e osservazioni da voi ragazzi!

Buona lettura! :smile.gif:
 
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HokutoFan
view post Posted on 8/4/2014, 12:20     +1   -1




Comincio ora a postare la seconda parte della storia!
come per la prima parte cercherò di mettere tutto in un unico post.
Buona Lettura!

Capitolo 13 – Due scuole di arti marziali affini

Ryuza, Soren e Niobe tornarono a Belan City due giorni dopo l’attacco di Mephisto al villaggio.
Avevano cercato di rientrare il prima possibile dal villaggio di Passo Oscuro perché erano preoccupati per Shunrei e per gli altri abitanti ma erano stati rallentati dall’attacco di una banda di predoni in moto che li sorprese nel deserto.
Fu con un sospiro di sollievo quindi che videro che il villaggio e la loro amica stavano bene, nonostante ci fosse stato effettivamente un attacco, e vollero conoscere subito i due guerrieri responsabili della difesa.
“Vi ringrazio per aver protetto Shunrei e il villaggio in nostra assenza” disse con gratitudine Ryuza rivolto a Ryu e Kenshiro.
“Vi siamo debitori e faremo il possibile per ricambiare il favore” aggiunse Soren sorridendo.
“Il nostro viaggio verso il villaggio di Passo Oscuro si è rivelato solo una perdita di tempo”.
“Ciò nonostante vi esprimo la gratitudine dell’imperatore per aver difeso questo villaggio e i suoi abitanti” disse Niobe sorridendo mentre osservava attentamente tutti i presenti.
“Non c’è bisogno di ringraziarci”.
“Non avremmo mai permesso che il villaggio venisse distrutto”
disse Ryu rispondendo ai tre guerrieri.
“Il mio nome è Ryuza e questi sono Soren e Niobe”.
“Posso sapere i vostri nomi?”.
“Io sono Ryu Kasumi e questo e mio zio Kenshiro Kasumi” rispose Ryu con una punta di orgoglio.
“Kenshiro Kasumi!?” sbottò Soren quasi cadendo dalla sedia.
“Quindi tu sei il famoso uomo dalle sette stelle che ha sconfitto l’impero di Jako e gli Shura dell’isola dei demoni!”.
“Pensavo fossi ormai scomparso nel deserto al di la dei monti del pugno da dove provengo!”
.
“Lo conosci Soren?” disse Ryuza rivolto al suo amico.
“È la prima volta che lo vedo in vita mia ma la sua fama è leggendaria ed è praticamente impossibile trovare un villaggio dove nessuno sappia chi sia!”.
“Ma dove sei vissuto fino adesso per non conoscerlo!?”
rispose Soren con tono sorpreso.
“Ho passato non so quanto tempo ibernato dentro una caverna poco lontano dal villaggio dove viveva Shunrei..”.
“Fu il mio maestro Koryu a lasciarmi li premendo il mio Tsubo Jindai e provocandomi lo stato di ibernazione”
disse Ryuza in risposta al suo amico.
Ken osservò attentamente Ryuza e poi disse:
“Koryu era il fratello minore del mio maestro Ryuken ed in gioventù si scontrò con esso per la successione della Sacra Scuola di Hokuto”.
“Dici di essere suo allievo ma a Koryu era stato espressamente proibito di insegnare il pugno e, se non ricordo male, egli non era un uomo capace di venir meno alle sue promesse”
.
“Infatti Koryu non mi ha insegnato la tecnica della Sacra Scuola di Hokuto”.
“Nella Sacra Scuola di Hokuto vi può essere un solo successore designato per ogni generazione sebbene ad alcuni allievi venga permesso di usare il pugno per aiutare e proteggere il successore designato”.
“Invece la mia scuola, la Santa Scuola dell’Orsa Maggiore, non prevede un unico successore e venne creata da Koryu stesso per difendere la gente di questo mondo dalla violenza senza ripudiare il suo giuramento”.
“È vero che deriva in parte dalla scuola di Hokuto ma la mia è un arte difensiva che mi permette di proteggere me stesso e le persone a cui voglio bene e non un arte assassina”
aggiunse con tono tranquillo rispondendo a Kenshiro.
“Vedo che conosci molto bene la Sacra Scuola di Hokuto e le regole interne alla sua successione”.
“Tuttavia vorrei osservare l’arte creata dal fratello del mio defunto maestro Ryuken” disse Kenshiro guardando Ryuza con un espressione indecifrabile.
Ryuza si sentiva intimorito ma non distolse lo sguardo da Kenshiro e disse:
“Ebbene, che cosa vuoi che faccia?”.
“Hai intenzione di combattere contro di me?”.
“Io non ho alcun motivo per battermi con te”
rispose con tono deciso.
“Non sarò io il tuo avversario e non sarà un vero scontro”.
“Sta tranquilla Shunrei, non voglio fare del male al tuo amico” disse tranquillamente Kenshiro mentre si rivolgeva alla figlia che lo stava guardando con un espressione di disapprovazione.
“Sarà Ryu il tuo avversario è si tratterà unicamente di uno scontro simulato”.
“I miei doveri di successore mi impongono comunque di assicurarmi che l’arte di Hokuto non sia usata impropriamente o da qualcuno non degno".
"Anche se si tratta di un arte derivata”
aggiunse continuando ad osservare Ryuza con uno sguardo glaciale.
“Come vuoi maestro Kenshiro” rispose Ryuza sostenendo il suo sguardo.
“Ti mostrerò la mia arte così potrai convincerti della sua diversità dalla Sacra Scuola di Hokuto e del mio valore come suo depositario” aggiunse con tono risoluto.


Capitolo 14 – Ryu vs. Ryuza

Lo scontro simulato ebbe luogo il giorno dopo davanti alle porte del villaggio.
“Sono pronto!” disse Ryu rivolto al suo avversario.
“Lo spero per te amico!” rispose Ryuza con tono tranquillo.
Ryu si mosse per primo portando un sacro calcio del fantasma dormiente di Hokuto direttamente verso la testa di Ryuza, che parò il colpo facilmente contrattaccando con un pugno stordente dell'Orsa Maggiore; che venne anch’esso parato facilmente da Ryu.
“Bene amico, ora che abbiamo rotto il ghiaccio e archiviato le formalità possiamo cominciare anche a fare sul serio” disse Ryuza con un sorrisetto ironico.
“Sei sicuro?”
“Io volevo farti restare in piedi ancora un po!’”
rispose Ryu ricambiando l’ironia di Ryuza con la stessa moneta.
Come nello scambio di colpi precedente Ryu si mosse per primo liberando la sua potente aura e portando un sacro colpo delle sette stelle penetranti direttamente al volto di Ryuza, che parò solo in parte l’attacco subendo un vistoso ematoma sulla guancia destra.
“Sei forte amico!”.
“Ma adesso tocca a me!” disse Ryuza con tono minaccioso.
Kenshiro, Soren, Niobe e Shunrei intanto osservavano lo scontro a pochi metri di distanza.
Shunrei era in pensiero per entrambi i contendenti e riteneva quello scontro un assurdità..
Lei sapeva che Ryuza era una brava persona e non le importava delle regole di successione delle scuole di arti marziali.
Perché invece suo padre aveva bisogno di vedere il valore del suo amico?
Quello scontro non aveva alcun senso per lei e poteva finire male per entrambi i contendenti.
Ryuza intanto liberava completamente la sua aura e portava un santo colpo dell'aura che stordisce contro il suo avversario che, non conoscendo la tecnica, riuscì a parare solo in parte grazie allo spirito dell’ombra riflessa.
“Neanche tu sei male!”.
“Quel colpo l’ho davvero sentito nonostante io non abbia subito alcuna ferita” disse Ryu al suo avversario.
“L’essenza della tecnica della Santa Scuola dell’Orsa Maggiore consiste nella capacità di concentrare le proprie emozioni positive nei colpi con l’obbiettivo di sconfiggere l’avversario senza ucciderlo” spiegò Ryuza.
“Bene allora adesso vediamo come ti difendi da questo colpo!” rispose sicuro Ryu mentre effettuava un salto mortale e attaccava Ryuza con un colpo dei cento pugni devastanti dal cielo della sacra scuola di Hokuto.
Ryuza non conosceva il colpo ed usò la sua aura per assorbire i danni inflitti e limitare le ferite che avrebbe subito grazie al santo colpo dell'aura che assorbe ma venne comunque scaraventato a terra dalla violenza dei colpi del suo avversario.
“Dannazione se non avessi usato la mia aura per assorbire i suoi colpi mi avrebbe fatto a pezzi!” pensò Ryuza mentre si rialzava ferito alle braccia e al torso.
“Complimenti amico”.
“La Sacra Scuola di Hokuto è davvero micidiale e combattendo con te ho capito che sei stato allenato per diventarne il suo maestro dopo Kenshiro”.
“Tuttavia non riuscirai a colpirmi ancora una volta con quel colpo” disse sorridendo verso Ryu.
“Allora vediamo se riesci a difenderti stavolta!” rispose Ryu e partì di nuovo all’attacco con lo stesso colpo.
Questa volta però Ryuza parò tutti gli attacchi subiti e contrattaccò con un santo colpo dell'aura che atterra che colpì in parte Ryu e lo fece accasciare sulla ginocchia ed ansimare per i danni ricevuti.
“Tu sei in grado di usare lo spirito dell’ombra riflessa come me!”
“È per questo che sei riuscito a difenderti dal mio attacco questa volta!”
esclamò con sorpresa Ryu rivolto al suo avversario.
“Non pensavo che te ne saresti accorto al volo!".
"Ti faccio i miei complimenti amico!”
disse Ryuza con un sorriso.
“Io non ho la tua potenza distruttiva ma come te sono in grado di decodificare la tecnica del mio avversario e, a differenza di te, so assorbire i colpi del nemico e colpirlo pesantemente per fiaccarne la resistenza”.
“Tuttavia il tuo fisico è davvero robusto ed è per questo che sei ancora in piedi” aggiunse con tono di stima verso il suo avversario.
“Amico non so te ma io ho dato fondo alle mie energie e non posso continuare!” disse Ryu mentre cercava di rialzarsi in piedi.
“Speravo che lo dicessi!”.
“Perché anch’io mi reggo a malapena in piedi e non posso continuare lo scontro!”
gli rispose Ryuza accasciandosi in ginocchio per recuperare il fiato.
“Basta così!” disse Kenshiro rivolto verso i due.
“Hai dimostrato il tuo valore ragazzo e sono davvero impressionato dalla forza della tecnica creata da Koryu” aggiunse sorridendo.
“Lo spero perché vorrei evitare di scontrarmi di nuovo con il tuo allievo”.
“È davvero un osso duro!”
disse Ryuza sorridendo verso Ryu che sorrise di rimando.
Il resto della giornata Ryu lo passò a riposare e a fare conoscenza con Ryuza, Soren e Niobe.
Shunrei si sentiva tranquilla dopo aver curato le ferite di Ryu e Ryuza e si accorse che questi la guardava spesso distogliendo lo sguardo quando lei lo guardava.
“C’è qualcosa che vorresti dirmi Ryuza?” pensò Shunrei sorridendo mentre tornava nella sua baracca ospedale per andare a dormire.
Tuttavia non aveva fretta..
Adesso non vi erano pericoli che li minacciavano e c’era tutto il tempo di approfondire la questione!


Capitolo 15 – Il tradimento di Adria

Ormai tutto era pronto ma, improvvisamente, ad Adria la fuga non bastava più.
Anche se avesse cambiato nome e aspetto per sfuggire a Dugal e alle sue spie vi era sempre la possibilità che potessero comunque ritrovarla e ucciderla per punizione.
Si era convinta che l’unica soluzione possibile per lei fosse trovare quel gruppo di persone sopravvissute al villaggio di Passo Oscuro e guidarli fino al castello per fargli uccidere anche Asmodan e Dugal.
Sapeva che i cadaveri dei figli di Asmodan provenivano da Belan City e che quindi, molto probabilmente, i loro assassini dovevano essere ancora lì.
Così una notte lasciò il castello fuggendo da un vecchio condotto fognario, che ora veniva usato per scaricare i cadaveri dei pretendenti che fallivano la prova di iniziazione.
Aveva rubato alcuni oggetti di valore dal castello e pensava che, al villaggio di Passo Oscuro, avrebbe potuto pagarsi il viaggio con essi oppure avrebbe potuto barattarli per un mezzo di trasporto.
Adria raggiunse il villaggio alle prime luci dell’alba e cercò di barattare gli oggetti che aveva rubato ma l’impresa si rivelò più difficile del previsto.
Tutto quello che riuscì ad ottenere fu un passaggio partendo insieme ad una carovana di mercanti del villaggio che si recava abitualmente nella capitale dell’impero per barattare i prodotti dell’artigianato locale con animali d’allevamento e sementi da coltivare.
La capitale dell’impero distava almeno quattro giorni di cammino da Belan City e questo rallentava di molto i suoi piani ma non aveva altra scelta.
Quattro giorni dopo Adria si ritrovò davanti alle porte della capitale dell’impero con lo stesso problema che aveva avuto al villaggio di Passo Oscuro.
Cercò quindi subito di barattare quanto aveva con sé per ottenere un altro passaggio verso Belan City ma non ebbe alcun successo e cominciava a fare buio.
Non sapeva dove andare e non aveva nulla da mangiare così si rannicchiò come una mendicante sul ciglio di una delle strade della capitale.
Sembrava che la sua buona stella l’avesse abbandonata..


Capitolo 16 – Alla ricerca di un nemico comune

Alcuni giorni dopo lo scontro tra Ryu e Ryuza un nuovo gruppo di persone si accingeva a lasciare Belan City.
Niobe aveva infatti detto che doveva tornare a fare rapporto all’imperatore su quanto era stato scoperto e voleva che gli altri la seguissero per fare delle dichiarazioni come persone informate dei fatti.
Kenshiro aveva detto agli altri che sarebbe rimasto a Belan City per difendere il villaggio da eventuali altri attacchi ma disse a Ryu di unirsi al gruppo nel suo viaggio verso la capitale.
Il gruppo lasciò il villaggio nel primo pomeriggio e, dopo alcune ore di viaggio nel deserto, decise di accamparsi per passare la notte.
Un leggero vento spazzava via la sabbia da un ammasso di blocchi di granito grigio, a ridosso di un costone di roccia, che il gruppo aveva eletto a proprio accampamento quando Soren percepì una presenza al di sopra delle loro teste.
“Lo percepisci anche tu amico?” disse rivolto verso Ryuza.
“Si, c’è qualcuno che ci sta seguendo da quando abbiamo lasciato il villaggio”.
“Si mantiene a distanza per cercare di non essere individuato ma emana troppa energia negativa per passare inosservato!” disse Ryuza cercando di fare come se nulla fosse.
“Potrebbe essere uno degli uomini del padre di Mephisto” disse Niobe intervenendo nella discussione.
“Se è così lo scopriremo subito!”.
“Fate come se nulla fosse e lasciate fare a me!” disse guardando i due compagni con sicurezza.
“Come vuoi ma cerca di non farti scoprire altrimenti potrebbe scappare!” disse Ryu rivolgendosi al suo nuovo amico.
“Sta tranquillo e tienimi la minestra al caldo per quando torno!” rispose Soren con un sorriso.
Prima di lasciarlo andare Ryuza afferrò il braccio dell’amico e disse:
“Ok, pensaci tu ma fammi il favore di portarlo qui intero o quantomeno vivo perché dobbiamo interrogarlo!”.
Soren sorrise e si allontano rapidamente dalla vista del gruppo sparendo sul costone di roccia.
Nel frattempo Dugal stava spiando il gruppo dall’alto sopra l'altro lato del costone di roccia.
“Dannazione sono troppo esposto in questa zona!”
“Se mi faccio scoprire potrebbero ammazzarmi o peggio potrebbe farlo Asmodan se sopravvivo e rivelo qualcosa!”
pensava nervosamente mentre si accingeva a discendere il costone.
Era così preso dai suoi pensieri che non si accorse di Soren fino a quando questi non attirò la sua attenzione.
“Ma guarda! Credevo che il deserto fosse appunto un deserto e invece mi sbagliavo!”.
“Comunque, se vuoi un piatto di minestra calda puoi sempre unirti a me e ai miei amici!” disse con un tono ironico.
“Ti ringrazio amico ma devo proprio andare”.
“Magari la prossima volta che ti incontrerò nel deserto!” rispose Dugal come se nulla fosse mentre cercava di allontanarsi da lui ma Soren gli sbarrò la strada frapponendosi tra di lui e la sua moto.
“Sai amico, emani troppa energia negativa per essere un viandante qualunque e mi ricordi un tizio che ho ucciso tempo fa..”.
“Aspetta, non mi ricordo bene il suo nome..”
Ah! Ora ricordo! Si chiamava Ahriman!”.
“Ti dice niente per caso?”
.
Dugal impallidì.
“Questo bastardo sta giocando al gatto col topo ma ha capito chi sono!”.
“Non ho scelta! Devo affrontarlo!”
pensò mentre guardava nervosamente il suo avversario.
Passarono alcuni interminabili secondi in cui i due si squadrarono a vicenda ma poi Dugal cercò di sorprendere il suo avversario attaccandolo all’improvviso con un colpo del vento assassino del Re Guardiano Rakan che Soren schivò agilmente spostandosi di lato.
“Ma guarda allora avevo proprio ragione!”.
“Anche tu usi la stessa tecnica di Ahriman anche se mi sembri meno abile di lui”.
“Forse abbiamo già fatto fuori tutti i guerrieri più forti della vostra cricca ed adesso sono rimasti solo quelli più scarsi come te ma sta tranquillo non ti ammazzerò!”
“Cioè almeno non subito!”
aggiunse con tono derisorio.
“Bastardo! Adesso ti toglierò quel ghigno idiota dalla faccia!” sbotto Dugal irritato mentre creava uno scudo di lame di vento turbinanti che circondava totalmente il suo corpo per un raggio di due metri grazie al colpo dello scudo di vento lacerante del Re Guardiano Rakan.
“Ora non potrai avvicinarti a me senza essere colpito dalle mie lame di vento mentre io potrò attaccarti come voglio!”.
“Ma davvero?” disse Soren per nulla impressionato.
“Allora vediamo come ti difendi da questo attacco!”.
“Onda del taglio multiplo dello Spirito di Nanto!” urlò verso il suo avversario mentre una serie di lame di vento investiva Dugal provocandogli tagli multipli su tutto il corpo.
“Maledetto!".
"Non pensavo potessi attaccarmi dalla distanza come posso fare io!”
esclamò con un filo di voce Dugal mentre impallidiva davanti al suo avversario.
“Ed è proprio questo il tuo problema amico”.
“Tu non sai nulla della mia tecnica mentre io ho avuto modo di affrontare la tua!”
gli rispose Soren con tono sicuro.
Dugal non poteva comunque arrendersi né sperare di essere risparmiato da Asmodan se avesse fallito e fosse stato catturato dai suoi avversari.
Non aveva scelta..
O la vittoria o la morte!
Così attaccò con il colpo più potente che conosceva:
“Colpo del tornado omicida del Re Guardiano Rakan!” urlò contro il suo avversario mentre Soren veniva circondato da una raffica di vento distruttiva che riuscì a schivare quasi completamente cavandosela solo con alcuni tagli.
“Dannazione non pensavo potessi sopravvivere anche a quel colpo!” ringhiò disperato Dugal mentre si preparava a difendersi.
Dapprima Soren cercò di avvicinarsi alla sua vittima schivando due lame di vento che tentarono di ferire le sue gambe e poi riuscì a portare il suo attacco:
“Artigliata furiosa della tigre assassina!” urlò mentre il suo colpo lacerava con precisione millimetrica i tendini delle braccia dell’avversario che si adagiarono inutilizzabili ai lati del suo corpo.
Dugal urlò per il dolore ma poteva attaccare ancora l’avversario con le lame del suo scudo di vento e cercò di mantenere la concentrazione necessaria per farlo.
“Bastardo!".
"Sei stato dannatamente fortunato a ferire le mie braccia ma non mi darò per vinto!”
ringhiò verso il suo avversario mentre cercava di colpirlo con le lame di vento.
“Non si tratta di fortuna amico!” disse Soren schivando agilmente gli attacchi.
“L’essenza della disciplina della Tigre Assassina di Nanto consiste nella capacità di colpire con assoluta precisione il proprio avversario anche in più parti del corpo”.
“Quindi se vieni colpito alle braccia da un maestro di questa tecnica è perché e là che lui voleva colpirti!” aggiunse con una punta di orgoglio.
“Ma adesso basta giocare!” disse mentre portava un colpo del maglio penetrante di Nanto direttamente contro il volto di Dugal che svenne per i danni ricevuti.
Al suo risveglio Dugal si ritrovò legato ai polsi e ai piedi e circondato da Soren e dai suoi compagni.
“Dicci subito chi sei e tutto quello che sai sul mandante degli attacchi a Belan City!” disse Niobe con tono minaccioso.
“Non dirà nulla di sua spontanea volontà!”.
“Ma conosco una tecnica che può sciogliergli la lingua!” disse Ryu mentre si avvicinava verso Dugal.
A quelle parole Dugal ruppe una capsula di cianuro che aveva tra i denti e si dette la morte.
Perfino essa era preferibile alla punizione che Asmodan gli avrebbe inflitto se avesse parlato!


Capitolo 17 – Per il volere del cielo

Il gruppo raggiunse la capitale dell’impero due giorni dopo la morte di Dugal.
Il cielo nero e le nuvole cariche di pioggia costrinsero il gruppo a cercare riparo in una delle locande della zona del mercato.
Niobe aveva salutato i suoi amici alle porte della città e li aveva pregati di presentarsi il giorno dopo al cospetto dell’imperatore.
La giornata passò pigramente tra l’attesa della fine della pioggia e un giro nel quartiere dei mercati dove Ryuza aveva dovuto anche rincorrere un ragazzino che gli aveva abilmente rubato alcuni viveri dallo zainetto.
Shunrei non era voluta uscire ed aveva passato la giornata nella sua stanza alla locanda chiedendosi che cosa avrebbero fatto appena lasciata la capitale dell’impero e se Niobe si sarebbe unita a loro.
Si era appena accostata alla finestra della sua stanza quando vide una giovane donna coperta di stracci che si era rannicchiata in un angolo scuro tra due stretti vicoli appena dietro la locanda per cercare di ripararsi dal freddo.
“Non posso lasciarla li da sola in quelle condizioni altrimenti morirà di freddo!!”.
“Anche se non la conosco sento che aiutare quella persona è estremamente importante per noi e per la nostra missione e forse il decano Hiroshi potrà trovarle una sistemazione a Belan City”
pensò Shunrei mentre usciva in strada e si recava nella sua direzione.
Quando fu davanti alla giovane donna Shunrei si inginocchiò e disse:
“Va tutto bene signorina?”.
“Se vuole ripararsi dal freddo per stasera io posso aiutarla!”.
“Alloggio in quella locanda in fondo alla strada e potrei pagarle una stanza per la notte”
.
Adria sollevò lo sguardo verso la giovane donna che le aveva rivolto la parola e le disse con voce flebile:
“Perché vorresti aiutarmi?”.
"Vattene via!".
“Non ho nulla da darti!”.
“Se solo avessero voluto quel poco che avevo da scambiare a quest’ora potevo essere anch'io dentro quella locanda!”
.
Tuttavia invece di andarsene Shunrei le prese la mano e disse:
“Non aver paura e vieni con me..".
"Voglio solo aiutarti!”.

In quel momento Adria provò una sensazione che non sentiva da molto tempo.
Non ricordava neanche più con certezza l’ultima volta che era stata trattata con umanità e dolcezza da qualcuno e rimase spiazzata alcuni secondi.
Quella ragazza aveva un volto gentile e sembrava volesse aiutarla davvero..
Se fosse restata li al freddo un'altra notte insieme ai mendicanti del quartiere del mercato sarebbe potuta morire assiderata o peggio ancora essere costretta a difendersi come poteva dalle avances di qualche barbone ubriaco.
“Non ho nulla da perdere!” pensò mentre Shunrei l’accompagnava all’interno della locanda e le pagava una stanza per la notte.
“Qui ci sono dei vestiti puliti e quella è una tinozza che puoi usare per farti un bagno”.
“Fai pure con comodo e poi, se vuoi, puoi raggiungermi nel salone principale dove sarò insieme ai miei amici” le disse Shunrei mentre la lasciava sola nella sua stanza.
Adria non poteva credere ai suoi occhi ma forse quella ragazza era stata mandata dal cielo per aiutarla a raggiungere Belan City.
Così si tolse gli stracci che era stata costretta ad indossare nel palazzo di Asmodan, fece un bel bagno caldo e poi si rivestì con i vestiti puliti che aveva trovato nella stanza per raggiungere la sua benefattrice nel salone principale della locanda.
Ora che era lavata e pulita chiunque avrebbe visto una giovane e bellissima donna di circa trent’anni, con lunghi capelli castano-scuri, un fisico flessuoso ma prosperoso e una pelle chiara e liscia come quella della buccia di una pesca.
Shunrei non era sola quando Adria si avvicino al tavolo dove sedeva.
Con lei vi erano altri tre uomini robusti e di bell’aspetto che sembravano dei giovani guerrieri.
Soren volse lo sguardo nella sua direzione proprio mentre Adria si stava avvicinando al tavolo e i loro sguardi si incrociarono in quell’istante.
Adria non aveva visto bene a Soren quando lo aveva incontrato al villaggio di Passo Oscuro ma ora, quel giovane e biondo guerriero dall’aspetto fiero, la colpì profondamente provocandole una fitta al cuore e facendola arrossire.
Soren rimase a sua volta incantato a guardare quella giovane splendida donna finché Ryuza non distolse lo sguardo da Shunrei e Ryu e disse:
“Ehi amico ma che ti succede?”.
“Mi sembri una statua di sale!”.
“Che cosa stai guardando di cosi interessante?”
aggiunse mentre portava il suo sguardo in direzione di Adria.
Appena la vide Ryuza riconobbe la donna e disse:
“Aspetta un momento… Io ti conosco…”.
“Non indossi il cappuccio ma il tuo volto e lo stesso della donna che abbiamo incontrato al villaggio di Passo Oscuro qualche tempo fa!”
.
“Shun, non dirmi che questa è la giovane donna che hai aiutato oggi?” aggiunse rivolto verso Shunrei che annui con il capo.
Adria non poteva credere a quanto le stava accadendo.
Il destino le aveva fatto incontrare gli uomini che stava cercando quando ormai aveva perso ogni speranza!


Capitolo 18 – Rivelazioni

Luise ascoltava attentamente il rapporto di Niobe sui mandanti dei disordini verificatesi a Belan City.
Il suo sguardo si posò su ogni membro del gruppo che aveva dato il suo contributo alla difesa dei territori del suo impero.
“Sappiamo che i responsabili dell’attacco a Belan City sono un gruppo di guerrieri appartenenti alla scuola del Re Guardiano Rakan ma non abbiamo precise informazioni sul loro numero complessivo né su dove essi si trovino esattamente”.
“Tuttavia abbiamo ucciso quattro guerrieri che sembravano ricoprire ruoli chiave in quel gruppo”.
“Questa donna dice di avere informazioni importanti a riguardo e sono certa del suo coinvolgimento nei fatti verificatesi di recente”
concluse Niobe con serietà e preoccupazione facendo cenno ad Adria di farsi avanti e raccontare la sua storia.
“Vostra maestà” disse Adria facendosi avanti per prendere la parola.
“Il mio nome è Adria e posso dirvi che le persone che state cercando sono una setta di guerrieri e assassini che si nascondono in un castello a circa otto ore di cammino in direzione Sud-Est dal villaggio di Passo oscuro”.
“Il loro capo si chiama Asmodan ed è l’essere più crudele che io abbia mai conosciuto!”.
“Sono stata portata in quell’inferno da uno dei suoi figli ed ho passato gli ultimi sette anni della mia vita come loro schiava e concubina”.
“Asmodan sapeva che la maggior parte dei forti guerrieri del passato era morta e riteneva che questo fosse il momento giusto per avviare il suo piano di conquista delle vostre terre senza correre pericoli rilevanti”.
“I villaggi di montagna vicino al castello e al villaggio di Passo Oscuro si sono subito sottomessi a lui e gli hanno fornito uomini e mezzi in cambio dell’incolumità ma il disegno di conquista di Asmodan doveva necessariamente partire dal un villaggio più ricco di uomini e risorse come Belan City!”.
“Non conosco il numero preciso di uomini che Asmodan è stato in grado di mobilitare e che ha fatto addestrare dai suoi figli durante questi anni ma ho avuto modo di origliare spesso mentre ne parlavano e sono sicura che non siano inferiori a cento”.
“Sono certa che fossero consapevoli della mia presenza durante le loro conversazioni ma a loro non importava affatto!”.
“D'altronde che cosa potevo fare pur sapendo?”.
“Non sono mai stata una minaccia per loro e sono fortunata che non mi abbiano uccisa in un attacco d’ira per qualche mia manchevolezza vera o presunta”.
“Non ho mai osato pensare di fuggire da quell’inferno fino ad ora ma questo gruppo di persone è stato capace di sconfiggere e uccidere i suoi figli e forse sarà in grado di uccidere anche Asmodan!”.
“Posso darvi tutte le informazioni che vi servono per raggiungere il loro castello sui monti del pugno oppure guidarvi fino a li se lo riterrete necessario ma a condizione che Asmodan sia ucciso e che le giovani reclute del suo esercito, che non sono state ancora costrette ad effettuare il rituale del sacrificio, siano liberate.
“Ho visto io stessa molte aspiranti reclute essere barbaramente uccise solo perché si rifiutavano di compiere il sacrificio di sangue necessario per entrare a far parte del loro esercito e provo pietà per loro”.

“D’accordo Adria, fornirai al mio generale Niobe tutte le informazioni necessarie per raggiungere il covo di questo Asmodan ma non hai bisogno di tornare di nuovo in quel luogo” le disse Luise guardandola con uno sguardo compassionevole.
“Niobe!".
"Prendi due delle guarnigioni della capitale e raggiungi il castello per porre fine a questa setta di assassini”.
“Inoltre, se i tuoi nuovi amici vorranno unirsi a te durante la tua missione avranno la gratitudine dell’imperatore e la ricompensa che più desiderano ma non sono tenuti a farlo”
concluse Luise mentre guardava Ryuza, Soren e Ryu.
“Io dico di andare con Niobe e aiutarla a porre fine a questa storia”.
“Voi che ne pensate?
” disse Ryuza rivolto ai suoi amici.
“Mi sta bene” disse Soren con un sorriso.
“Lo stesso vale per me”.
“Il vostro generale ha protetto il villaggio dove viveva mia cugina al posto mio e sento il dovere di dover ricambiare questo favore”
aggiunse Ryu guardando Niobe e l’imperatore.
Il fulmine di Gento sorrise e disse:
“E sia!”.
“Fate immediatamente i preparativi per il viaggio”.
“Partiremo domani alle prime luci dell’alba!”
.


Capitolo 19 – Soren, Ryuza e Shunrei

Il gruppo tornò alla locanda per cominciare i preparativi per il viaggio.
Tuttavia un velo sottile di tensione e nervosismo si stava impadronendo dello spirito di Ryuza, Soren e Ryu.
Adria li aveva avvisati di non sottovalutare Asmodan poiché non era affatto come i suoi figli e Dugal.
Era stato in grado di sopravvivere alle innumerevoli battaglie verificatesi subito dopo l’olocausto nucleare ed anche a quelle successive legate al nuovo impero celeste di Jako.
I suoi uomini affermavano che egli era il diavolo in persona e che qualsiasi uomo saggio avrebbe fatto bene a non incrociare i suoi pugni con lui ma forse Adria si era lasciata troppo suggestionare dalle conversazioni origliate durante la sua prigionia.
Nel primo pomeriggio Soren prese da parte Shunrei e le disse candidamente:
“Ho visto come guardi Ryuza quando sei insieme a lui”.
“Sei innamorata di lui vero?”
.
Shunrei lo guardò meravigliata e disse:
“Si nota cosi tanto?”.
“Si, sono innamorata di lui ma non ho ancora capito quali siano i suoi sentimenti per me”
disse Shunrei rispondendo al suo amico.
Soren fece un bel respiro di sollievo e disse:
“Sono contento di saperlo perché mi togli un grosso peso dal cuore!”.
Shunrei guardò un attimo perplessa il suo amico ma poi Soren aggiunse:
“Sai, credevo di amarti ma mi è bastato incontrare Adria per capire che non era vero".
“Non sapevo quali fossero i tuoi sentimenti nei miei confronti ma non volevo che tu soffrissi nel caso tu mi amassi e io ci provassi con Adria senza chiarire la situazione!”.
“Bene! Ora che so che non sei innamorata di me posso stare tranquillo!”
.
Shunrei sorrise e guardò Soren negli occhi dicendo:
“Sono davvero contenta per te e non preoccuparti per me!".
"Adria e fortunata se è riuscita a fare breccia nel tuo cuore!”.
“Sono sicura che, se anche lei ti ama, sarà davvero felice di stare al tuo fianco!”
.
“Grazie Shun, ma ora è meglio che io la vada a cercare”.
“Ah, un ultima cosa!”.
“Sono sicuro che Ryuza sia innamorato di te e che stia aspettando solo l’occasione giusta per dichiararsi!”.
“Quando lo farà non dirgli che già lo sapevi perché te l’ho detto io però!”.
“Non vorrei doverci combattere contro come ha fatto Ryu!”
disse Soren con un sorriso prima di andarsene.
“Non lo farò sta tranquillo!”.
“Ma grazie per avermelo detto!”
.
"Figurati sorella!".
"Spero che possiate essere felici insieme!" concluse Soren congedandosi dalla sua amica.
Poco tempo dopo Ryuza chiese a Shunrei se potevano parlare in privato prima della sua partenza per il castello di Asmodan.
Shunrei acconsentì con trepidazione pensando che forse era arrivato per lei il momento di sapere i veri sentimenti dell’amico nei suoi confronti.
Ryuza sembrava visibilmente imbarazzato e Shunrei rimase stupita da questo fatto.
“Non sarà la paura dell’amore a sconfiggere un uomo forte come te?” Pensò sorridendo finché Ryuza non si fece abbastanza coraggio e prese la parola:
“Domani partirò insieme a Soren, Ryu e Niobe per porre fine alla minaccia di Asmodan e della scuola del Re Guardiano Rakan”.
“Il nostro avversario stavolta sembra di tutt’altra pasta rispetto ai suoi figli e a Dugal quindi non posso garantirti che riuscirò a tornare indietro vivo”
.
Shunrei lo guardò spaventata ma non disse nulla lasciandolo continuare a parlare.
“Dannazione! Ma perché è cosi difficile!?” pensò Ryuza mentre guardava Shunrei negli occhi.
“La verità è che sono innamorato di te Shunrei e vorrei che tu fossi la mia compagna” disse infine con voce strozzata dall’emozione.
“Non so quali siano i tuoi sentimenti nei miei confronti ma non volevo rischiare di morire senza prima averti detto quello che provo!” aggiunse guardandola negli occhi.
Shunrei non rispose ma gettò le sue braccia intorno al collo di Ryuza e lo baciò dolcemente.
“Anch’io ti amo e sono felice di sapere che tu provi lo stesso per me!” disse infine con gli occhi umidi per l'emozione del momento.
I due si abbracciarono lungamente e decisero di passare la notte insieme facendo l’amore e donandosi completamente l’uno all’altra.
Ryuza non dimenticò mai quella prima notte con Shunrei per tutto il resto della sua vita!


Capitolo 20 – Quando muore un amica

Il gruppo con le guarnigioni al suo seguito raggiunse il villaggio di Passo Oscuro al calare del sole.
Il villaggio era nelle stesse condizioni in cui lo avevano trovato la prima volta in cui vi erano stati e un vento gelido soffiava tra le casupole diroccate.
Niobe guidava le guarnigioni dell’imperatore mentre prendevano possesso del villaggio per eleggerlo a loro quartier generale.
Avrebbero attaccato il giorno dopo per avere migliore visibilità ed evitare eventuali trappole ma Niobe mandò comunque una squadra di esploratori imperiali a studiare e preparare il terreno vicino al castello prima dell’assalto.
Le guarnigioni imperiali guidate da Niobe avrebbero assaltato le porte del castello cercando di impegnare in combattimento l’esercito nemico mentre Ryuza, Soren e Ryu si sarebbero infiltrati nel castello, usando il condotto usato da Adria per fuggire, e avrebbero liberato gli schiavi e dato la morte ad Asmodan.
Il giorno dopo, quando venne portato l’assalto, l’esercitò di Asmodan cercò inizialmente di sfruttare le mura difensive del castello per evitare di impegnarsi in corpo a corpo con i soldati di Gento ma Niobe aveva previsto tutto questo ed aveva fatto piazzare delle cariche esplosive dai suoi esploratori sul alcuni punti chiave delle mura del castello.
Le brecce provocate dalle esplosioni permisero ai soldati di Gento di fare irruzione nel castello ed ingaggiare l’esercito nemico in combattimento.
Niobe avanzava con i suoi quattro luogotenenti falciando ogni nemico che incontrava grazie alla forza della prodigiosa arte di Gento e la battaglia sembrava volgere in favore dell’impero.
Nel frattempo Ryuza, Soren e Ryu avevano imboccato il condotto usato da Adria senza incontrare alcuna resistenza ed erano impegnati a liberare gli schiavi e le giovani reclute indicate da Adria.
“Maledetti bastardi!”.
“Non mi aspettavo addirittura un attacco alla mia roccaforte!”.
“Deve essere stata quella sgualdrina di Adria a tradirci!”.
“Ma come ha fatto quella maledetta a sopravvivere al deserto e i predoni che lo infestano ed arrivare fino alla capitale dell’impero per guidare i miei nemici fin qui!”
pensava con rabbia Asmodan mentre si preparava a combattere gli invasori.
Lasciò il salone del trono e si diresse verso il portone del suo palazzo al centro delle mura interne del castello.
Niobe aveva dovuto lasciare i suoi luogotenenti a coordinare l’assalto alle guarnigioni rimanenti dell’esercito nemico, che si stavano radunando davanti alle mura interne del castello per cercare di opporre un ultima resistenza, ed arrivò davanti la porta del palazzo di Asmodan alcuni minuti prima di lui eliminando le ultime guardie che lo proteggevano.
Quando Asmodan uscì all'aria aperta si ritrovò davanti il fulmine di Gento pronto a combattere.
“Così tu devi essere Asmodan!”.
“Io sono Niobe, il fulmine di Gento e sarò l’ultima persona che vedrai da vivo!”.
“Come osi rivolgermi la parola donna!”.
“Sarai la prima degli invasori a cadere sotto i miei colpi!”
.
“Tecnica dello spirito assassino del Re Guardiano Rakan!” ringhiò Asmodan pieno di rabbia mentre la sua aura emetteva una potente luce nera.
Niobe percepì subito con preoccupazione che la forza dell’aura del suo avversario era raddoppiata rispetto a prima e che il combattimento non sarebbe stato facile per lei.
Cercò quindi di accorciare subito le distanze per vanificare il vantaggio dei colpi di vento a distanza dell’avversario ma subì comunque un colpo del tornado omicida del Re Guardiano Rakan, che la ferì in ogni parte del corpo, prima di riuscire a farlo.
“Come guerriero, a differenza degli altri generali di Gento che mi hanno preceduto, mi sono specializzata principalmente sulle tecniche da utilizzare in corpo a corpo ed il mio stile è meno efficace sulla distanza”.
“Non posso permettergli di mantenere la distanza o verrò sconfitta!” pensò Niobe partendo al contrattacco con una tecnica volante definitiva: Prodigiosa Picchiata dell'Astro di Gento che colpì Asmodan al torso provocandogli un profondo squarcio e facendolo urlare dal dolore e dalla rabbia.
“Ti ammazzerò maledetta!” sbottò Asmodan passando al contrattacco con un pugno divino del Re Guardiano Rakan che però mancò il bersaglio e andò a schiantarsi alle spalle di Niobe.
Prima di contrattaccare con una Morte della Stella Astrale direttamente al volto del nemico Niobe esitò un istante a causa delle ferite riportate in precedenza e diede così ad Asmodan il tempo di portare un altro attacco.
“Colpo della distruzione assoluta del Re Guardiano Rakan!” urlò pieno di rabbia contro la sua avversaria mentre Niobe veniva investita da un vortice di lame di vento che le straziava le carni ma che le permise comunque di portare il suo colpo, che uccise Asmodan polverizzandogli la testa e il resto del corpo alcuni secondi dopo.
Niobe si accasciò a terra gemendo per il dolore mentre il suo sangue scorreva a fiotti dalle ferite inflitte dal colpo dell’avversario.
Gli altri arrivarono alcuni minuti dopo quando Niobe stava già diventando fredda.
“Dannazione! Non morirmi qui!”.
“Se solo fossimo arrivati alcuni minuti prima!”
disse con rabbia Soren mentre cercava di fasciare le ferite dell’amica.
“Ryu! Ryuza! ditemi che potete fare qualcosa per lei!” aggiunse rivolto ai suoi amici, che già si erano inginocchiati accanto a Niobe, ma questi scossero entrambi la testa sconsolati.
“Ormai è troppo tardi per salvarla..”.
“Anche per l’arte degli Tsubo della Sacra Scuola di Hokuto o per il Pugno dell'Orsa Maggiore” conclusero tristemente mentre calde lacrime scendevano dalle loro guance.
“Va bene cosi!” disse Niobe all'amico che la stava tenendo tra le braccia.
“Ho servito con onore l’imperatore e compiuto il mio dovere eliminando i nemici che minacciavano il suo regno”.
“Il mio unico rimpianto è non poter vedere la crescita di Connor come uomo e come guerriero di Gento”.
“Gli ho insegnato tutto quello che era stato insegnato a me e sono sicura che con lui la scuola di Gento tornerà all'antico splendore anche se io non vedró mai quel momento”.
“Vi prego di prendervi cura di lui al posto mio e di riportare il mio corpo all’imperatore”.
"Sono le mie ultime volontà" concluse con un ultimo filo di voce.
“Te lo prometto Niobe!” disse Soren piangendo insieme agli altri per la sorte della loro amica.
“Non preoccuparti per la sorte del tuo allievo”.
“Ti prometto che chiederó a zio Ken di addestrare Connor al posto tuo per farne un vero successore come avresti voluto!”.
"É il minimo che posso fare per onorare la tua memoria" aggiunse Ryu rivolto all’amica morente.
Niobe fece un ultimo sorriso e disse:
“Addio amici..".
"È stato un onore conoscervi e combattere insieme a voi!”
.
Poi la morte la prese con se liberandola dal suo involucro di carne e sangue.
Nella capitale dell'impero, una settimana dopo la sua morte, si svolsero i solenni funerali in onore del fulmine di Gento e del suo eroico sacrificio in difesa dell’impero.


Capitolo 21 – Adria, il Generale della luce d’argento

Adria osservò compiaciuta i risultati del suo allenamento.
Erano passati tre anni dalla morte di Asmodan e lei era un'altra donna adesso.
L’imperatore l’aveva accolta nella capitale donandole una casa e permettendole di iniziare una nuova vita e lei voleva assolutamente ricambiare quel gesto di gentilezza.
Così aveva chiesto di poter essere addestrata nell’arte della Prodigiosa Scuola di Gento insieme a Connor, il figlio del precedente generale Falco, e aveva giurato che avrebbe difeso l’imperatore da qualsiasi attacco.
“Non sarò più debole e impotente mentre altre persone decidono della mia vita e del mio destino!” aveva pensato mille volte durante gli estenuanti allenamenti a cui si era sottoposta.
Kenshiro era giunto nella capitale per addestrare Connor nella Prodigiosa Arte di Gento ed onorare la promessa fatta da Ryu alla morente Niobe due settimane dopo la morte del Fulmine di Gento e accettò di addestrare anche Adria dopo aver visto la determinazione e la risolutezza della donna.
Connor migliorava giorno dopo giorno e sarebbe diventato un temibile guerriero quando sarebbe stato adulto ma Kenshiro rimase stupito maggiormente dai risultati raggiunti dalla sua seconda allieva.
In soli tre anni Adria aveva appreso tutti i segreti dell’arte di Gento ed era diventata incredibilmente forte considerando il poco tempo in cui aveva ricevuto un addestramento.
Nel frattempo aveva sposato Soren e la coppia era andata a vivere in una casa vicino al palazzo dell’imperatore.
Soren era stato nominato Rokuseiken della stella della consacrazione ed ora si occupava dell’addestramento di nuovi guerrieri della Divina Scuola di Nanto per conto dell’imperatore.
Adria e Soren si amavano molto e passavano insieme ogni momento libero che avevano.
“Chissa cosa stanno facendo ora i miei amici” pesava Adria mentre lasciava il dojo dopo gli allenamenti.
Sapeva che Ryu, Ryuza e Shunrei erano tornati insieme a Belan City dopo i funerali di Niobe ed erano rimasti a vivere in quel villaggio.
Ryuza e Shunrei si erano sposati ed erano andati a vivere insieme nella capanna ospedale di Shunrei mentre Ryu era stato nominato 65esimo successore dell'hokuto Shinken da suo zio Kenshiro e aveva chiesto e ottenuto un alloggio vicino ai suoi due amici.
Ryu e Ryuza si allenavano anche regolarmente insieme ed avevano appreso l’uno le tecniche dell’altro diventando molto più forti di tre anni prima.
Quando non erano impegnati negli allenamenti, i due si occupavano di addestrare la milizia del villaggio nelle tecniche base dell’autodifesa.
“Dovrei prendermi una licenza un giorno di questi!”.
“Sarà il momento migliore per passare a trovare i miei amici a Belan City” pensò Adria sorridendo mentre tornava a casa.
Non vi erano stati più disordini dopo la distruzione della setta del pugno del Re Guardiano Rakan ma Adria non sapeva ancora che un nuovo terribile avversario avrebbe messo a ferro e fuoco quelle terre e avrebbe reso precarie le conquiste di quegli anni.


Edited by HokutoFan - 28/5/2014, 20:54
 
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Ultimo Guerriero di Nanto
view post Posted on 8/4/2014, 12:47     +1   -1




wow
 
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HokutoFan
view post Posted on 8/4/2014, 13:42     +1   -1




CITAZIONE (Ultimo Guerriero di Nanto @ 8/4/2014, 13:47) 
wow

Grazie, speravo potesse piacere e magari se siete ADG potete sfruttare qualche idea!
Il materiale é tutto postato sul forum alle sezione GDR!
Enjoy! :smile.gif:
 
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Gemini Saga
view post Posted on 8/4/2014, 14:04     +1   -1




Bene, HokutoFan!!! Adesso rivolgiti a una casa di produzione nipponica di alto livello per la trasposizione in anime della tua storia. Scegli i migliori direttori dell'animazione che sono attualmente in circolazione, mi raccomando!!!
 
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HokutoFan
view post Posted on 8/4/2014, 14:10     +1   -1




CITAZIONE (Gemini Saga @ 8/4/2014, 15:04) 
Bene, HokutoFan!!! Adesso rivolgiti a una casa di produzione nipponica di alto livello per la trasposizione in anime della tua storia. Scegli i migliori direttori dell'animazione che sono attualmente in circolazione, mi raccomando!!!

Non é una cattiva idea ma aspetta di sapere come finisce la storia però :wink.gif:
 
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Gemini Saga
view post Posted on 8/4/2014, 14:18     +1   -1




Ti consiglio già di rivolgerti adesso per non far gravare troppo lavoro allo studio di produzione: la realizzazione di un singolo episodio richiede molto lavoro come l'animazione, poi ci sono il doppiaggio, la sincronizzazione, il mix, la post-produzione, ecc....
 
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HokutoFan
view post Posted on 10/4/2014, 18:27     +1   -1




Comincio ora a postare la terza ed ultima parte della storia!
Buona lettura a tutti!

Capitolo 22 – Lo straniero venuto dal deserto

Diago varcò soddisfatto il portale del tempio dopo aver ucciso gli ultimi due monaci di guardia.
La ricerca di quello sperduto monastero al di la dei monti del pugno aveva richiesto gli ultimi due anni della sua vita ma finalmente l’aveva trovato.
“Così è qui che viene custodito il manuale delle tecniche segrete dello Shuratan di Honatsu” pensò mentre già pregustava il momento in cui avrebbe messo le sue mani sopra quel testo.
Aveva viaggiato per anni e anni, imparando qualsiasi arte marziale con cui veniva a contatto, con il solo scopo di permettere alla Mano Nera di dominare finalmente il mondo.
Era probabilmente il più forte guerriero Taishan mai esistito e, con le tecniche segrete dello Shuratan in suo possesso, non avrebbe avuto più alcun rivale.
Diago raggiunse la sala dove era custodito il libro e aprì lentamente le porte.
Un monaco dal fisico possente e con la testa calva lo stava aspettando in posizione di combattimento frapponendosi tra lui e il libro.
“Togliti di mezzo monaco”.
“Non è necessario che tu muoia oggi”
.
“Hai profanato questo luogo e ucciso i miei fratelli!”.
“Non ti permetterò di rubare la fonte della nostra saggezza e andartene indisturbato!”
.
Diago sospirò.
“Stupido! Perché non capisci che ti sto dando la possibilità di continuare a vivere?” penso mentre si preparava a combattere.
“Come vuoi monaco”.
“Allora morirai qui e potrai raggiungere i tuoi fratelli!”
.
“Fatti sotto!”.
“Non mi fai paura!”
rispose il monaco mentre si preparava ad attaccare.
Il combattimento durò un paio di scambi.
Diago anticipò l’attacco del suo avversario, combinando un colpo dei pugnali gemelli insieme ai taglienti artigli dell'orso uccisori della tigre e alla carica della tigre che uccide l'aquila, e colpì con grande abilità e potenza il monaco infliggendogli profonde ferite su tutto il corpo.
“Maledetto!”.
“Come osi usare questa degradazione della vera scuola Shura contro di me?”
.
“Ora te la farò pagare!” ringhiò furioso il monaco mentre passava immediatamente al contrattacco portando una via diretta della mongolia che gli costò la vita quando Diago evitò l'attacco e l'uccise con un taglio incrociato delle mani adirate.
“Avresti dovuto fatti da parte monaco!” pensò Diago guardando il cadavere del suo avversario.
“Quando avrò assimilato tutte le tecniche del Primo Shura partirò alla conquista dei territori al di là dei monti del pugno verso il mare di morte e finalmente la Mano Nera dominerà anche su quelle terre!” disse sorridendo mentre prendeva il manuale dello Shuratan e ritornava trionfante dal suo esercito.


Capitolo 23 – La sconfitta dei guardiani di Belan City

A Belan City la vita scorreva tranquilla per Ryu, Ryuza e Shunrei.
Erano ormai diventati vecchi amici del decano Hiroshi e lo avevano aiutato a curare i malati e a rafforzare le difese del villaggio facendosi benvolere da tutti gli abitanti.
Per Ryu e Ryuza le giornate scorrevano tranquille tra gli interminabili allenamenti e l’addestramento della milizia del villaggio nelle tecniche dell’autodifesa.
L’esercito della Mano Nera, forte di un organico di circa duecento Taishan ben addestrati, giunse alle porte del villaggio in una calda mattinata d’estate incutendo terrore nella popolazione che si trovava nei pressi delle mura cittadine.
Ryu e Ryuza si erano uniti alla milizia cittadina per dare man forte ai difensori ma si erano subito resi conto che gli attaccanti non erano una semplice banda di predoni ma un vero e proprio esercito di guerrieri ben addestrati.
Un guerriero dal fisico poderoso che aveva lunghi capelli neri e una serie impressionante di cicatrici su tutto il corpo si avvicinò sul dorso di un possente stallone da guerra dal manto grigio e disse con voce tuonante:
“Io sono Diago e sarò il vostro nuovo signore e padrone!”.
“Deponete le armi e sottomettetevi all’autorità dell’esercito della Mano Nera e verrete risparmiati e ridotti in schiavitù”.
“Opponete resistenza e verrete uccisi tutti!”.
“Avete tre ore di tempo per decidere!”
concluse facendo cenno alle sue truppe di accamparsi fuori ad una certa distanza dalle mura cittadine.
Dopo l’ultimatum Ryu e Ryuza si affrettarono a chiamare il decano per decidere sul da farsi.
Sapevano benissimo che la milizia cittadina non era in grado di reggere l’urto di un esercito addestrato e che la guarnigione delle truppe imperiali di supporto era composta da truppe troppo esigue per resistere a lungo.
“Non abbiamo né il tempo né la possibilità di chiedere aiuto!”.
“La nostra unica possibilità é sconfiggere il capo sperando che basti a disperdere il resto dell’esercito”
disse Ryu mentre scrutava con un binocolo l’accampamento nemico poco distante dalle porte del villaggio.
“D’accordo ma dobbiamo agire in fretta!” disse Ryuza guardando nervosamente Shunrei e il resto della popolazione che si era riunita davanti alle porte del villaggio per ascoltare la decisione del decano.
“Allora siamo d’accordo!”.
“Io e Ryu andremo a sconfiggere il capo dell’esercito e a disperderne le truppe”.
“Se non dovessimo tornare entro quaranta minuti arrendetevi ed evitate di farvi uccidere!”
disse Ryuza rivolto al decano Hiroshi.
“Perché non possiamo combatterli?”.
“Abbiamo la milizia cittadina e un intera guarnigione dell’esercito imperiale!”.
“Non riesco proprio a capire perché dovremmo sottometterci!”
rispose il decano Hiroshi con una punta di disaccordo.
Ryu e Ryuza guardarono il decano e dissero con tono serio:
“No Hiroshi, la milizia cittadina non è ancora pronta per sostenere uno scontro con un esercito ben addestrato e la guarnigione di Gento è composta da appena una cinquantina di uomini”.
“Siamo in palese inferiorità numerica e con una preparazione marziale inferiore ai nostri avversari!”.
“Lasciate fare a noi e, nell’improbabile caso in cui non dovessimo tornare, non fate pazzie e arrendetevi senza permettere a quella gente di distruggere il villaggio!”.
“Non vi servirà a niente morire qui contro un nemico che non potete sconfiggere!”.
"Fidatevi di noi e sappiate che, anche se la Mano Nera conquisterà il villaggio, l'imperatore verrà comunque informato dei fatti e manderà un esercito a liberarvi!"
.
Shunrei si avvicinò preoccupata e cercò di parlare ma Ryuza la bloccò con un cenno della mano e le disse con un espressione tesa:
“Shun, prendi il nostro fuori strada ed esci dall’entrata sud del villaggio per correre immediatamente ad avvertire l’imperatrice, Soren e Adria dell’attacco!”.
Shunrei non voleva lasciare il marito e il cugino ma sapeva che Ryuza aveva ragione e che era la cosa giusta da fare.
“D’accordo, prenderò il fuoristrada e andrò ad avvertire immediatamente l’imperatore!”.
“Ma tu promettimi che starai attento e che tornerai da me!” gli rispose gettandogli le braccia al collo e baciandolo prima di lasciarlo andare.
“Te lo prometto Shun!” disse Ryuza abbracciandola e poi si preparò a lasciare il villaggio insieme a Ryu.
I due guerrieri uscirono furtivamente dal villaggio ed aggirarono l’accampamento nemico da est cercando la tenda di Diago.
Grazie alle tecniche di occultamento della Sacra Scuola di Hokuto e della Santa Scuola dell’Orsa Maggiore riuscirono ad infiltrarsi senza essere individuati e, alcuni minuti dopo, si ritrovarono al centro dell’accampamento nemico davanti la tenda di Diago.
Si sentivano sicuri e tranquilli ma subito dopo capirono che questa volta il loro nemico non era affatto come quelli che lo avevano preceduto!
“Ma bene a quanto pare abbiamo delle visite!” disse Diago sorridendo mentre li osservava tranquillamente seduto al centro della sua tenda
“Credevo che non avesse percepito la nostra presenza!” pensò Ryu mentre entrava nella tenda insieme a Ryuza.
“Chi siete e cosa ci fate qui?”
“Rispondete velocemente e fate in modo che mi piaccia quello che sentirò oppure potrete anche dire addio alle vostre vite!”
continuò Diago guardandoli entrambi negli occhi con uno sguardo gelido come una lastra di ghiaccio.
“Siamo qui per convincerti ad abbandonare questa terra e a tornartene da dove sei venuto insieme ai tuoi uomini" disse Ryu evitando di proposito di fare qualsiasi riferimento al villaggio di Belan City.
“Ora puoi scegliere di farlo con le buone o con le cattive” aggiunse scrocchiandosi le dita delle mani.
“Parole forti per un ragazzino non credi?” rispose tranquillamente Diago osservando il suo avversario.
Non so se tu sia più coraggioso o più pazzo ma hai risvegliato la mia curiosità!".
"Quindi fammi vedere come farai a cacciarmi con le cattive!"
aggiunse con un sorriso beffardo mentre si alzava in piedi e si preparava al combattimento.
Ryu non rispose e si mosse rapido per colpirlo ma, improvvisamente, sentì che la sua aura e la sua forza combattiva venivano come risucchiate dall’avversario e anche Ryuza, che era rimasto dietro all’amico, si ritrovò privato della sua aura e della sua forza combattiva allo stesso modo.
“Interessante!”
“A quanto pare non sapete difendervi dalla mia tecnica di penetrazione dell’aura combattiva!”
.
“Ed ora che cosa intendete fare con quel poco di forza che vi rimane?” disse Diago mentre sorrideva malignamente verso i suoi avversari.
“Dannazione! Mi sento come svuotato di ogni forza e, in queste condizioni, non posso usare la mia aura per assorbire i colpi”.
“Qui si mette male amico!”
pensò Ryuza mentre si avvicinava a Ryu per aiutarlo.
“Non so che tecnica hai usato contro di noi ma non credere che mi darò per vinto!” disse Ryu mentre cercava di colpire Diago con un pugno segreto di Hokuto che però venne parato agilmente dal suo avversario.
“Sarebbe questo il tuo modo di cacciarmi con le cattive?” rispose divertito Diago mentre colpiva Ryu con una danza dei cerchi rossi dell'invito alla lotta e lo scaraventava a terra provocandogli un profondo taglio sul torso.
Ryuza provò a colpire a sua volta Diago, che si era voltato verso di lui dopo aver atterrato il suo primo avversario, attaccandolo con un calcio dell’ottava stella ma venne anticipato e colpito con un artiglio del ragno velenoso che lo costrinse ad inginocchiarsi facendolo quasi svenire per il dolore e i danni ricevuti.
Diago osservò per un istante i suoi avversari e poi disse con un tono di superiorità:
“Pensavate veramente che bastasse solo avere un aura combattiva superiore a quella del vostro avversario per entrare nel mio accampamento e sconfiggermi davanti al mio esercito come se nulla fosse?”.
“Mi dispiace deludervi ma, anche se io non sono in grado di usare l'aura combattiva come fate voi, la tecnica Shuratan delle Origini di cui sono maestro mi permette di assorbire facilmente l’aura dei miei avversari e di privarli della maggior parte della loro potenza distruttiva e della loro abilità combattiva mentre la mia abilità e potenza come guerriero rimane immutata!”.
“Credendovi superiori a me per via della vostra aura vi siete lasciati sorprendere dalla mia tecnica e siete stati sconfitti nel momento stesso in cui avete varcato cosi impudentemente la porta della mia tenda!”.
“Ad ogni modo avrete tutto il tempo di riflettere sul vostro errore all'inferno!”.
“La vostra ora è infatti giunta e saranno le mie guardie a darvi la morte!”.
“Io ho un villaggio da conquistare e non posso perdere altro tempo con voi!”
concluse mentre usciva dalla tenda ed ordinava ai suoi uomini di finire a colpi di spada i suoi avversari; che si trovavano ancora a terra sanguinanti.
Le guardie obbedirono prontamente agli ordini del loro signore e abbandonarono i corpi di Ryu e Ryuza nel deserto, appena fuori l’accampamento, senza accorgersi che i due maestri non erano affatto morti ma si trovavano in uno stato di morte apparente causato dall’attivazione della Morte Apparente dell’Ottava Stella e del Circolo Segreto del Divino Pugno di Hokuto.


Capitolo 24 – La conversione di Ryosei, il cobra reale di Nanto

Shunrei stava viaggiando già da alcune ore ed ormai si era lasciata alle spalle il villaggio di Belan City ed i suoi abitanti.
Era riuscita a scappare senza destare l’attenzione dell’esercito di Diago ed era sicura che nessuno la stesse seguendo.
Contava di raggiungere la capitale dell’impero in circa quattro giorni di viaggio e sapeva di dover limitare il più possibile le soste per cercare di evitare di offrire un facile bersaglio alle saltuarie bande di predoni in motocicletta che ancora circolavano per il deserto e rappresentavano l’evidente fallimento del nuovo impero di Luise nel reprimere la criminalità e mantenere l’ordine.
“Posso farcela!” pensava mentre premeva sull’acceleratore per guadagnare più terreno possibile.
Stava infatti facendo buio e presto si sarebbe dovuta fermare per accamparsi per la notte.
Shunrei trovò un luogo adatto parcheggiando il vecchio fuoristrada a ridosso di un costone di roccia in mezzo al deserto.
Non aveva avuto il tempo di prendere molte provviste con se e quello era un altro motivo che la preoccupava e la spingeva a non perdere tempo.
Se si fosse persa sarebbe probabilmente morta per il caldo e la mancanza di cibo ed acqua.
“Ho sufficiente benzina per raggiungere la capitale e, se non verrò aggredita in mezzo al deserto, potrei riuscire ad arrivare prima di quattro giorni!” pensò mentre si sedeva vicino al fuoco e mangiava del pane con della carne essiccata.
Era terribilmente in pensiero per Ryuza e per Ryu ma doveva anche cercare di riposare e decise di coricarsi vicino al costone di roccia per cercare di prendere sonno.
Nel frattempo Ryosei osservava il fumo e la flebile luce che provenivano da un costone di roccia non molto distante da uno dei suoi accampamenti temporanei nel deserto.
Lui e la sua banda si erano fatti una certa fama come predoni e, seppur non particolarmente sadici o crudeli, l’imperatore aveva messo una taglia sulle loro teste e una discreta somma di denaro per il cacciatore di taglie che li avesse consegnati alla giustizia.
Egli era un maestro della disciplina del cobra reale di Nanto e, grazie alla sua abilità in combattimento, era riuscito ad eliminare diversi cacciatori di taglie rimanendo una spina nel fianco per chiunque desiderava mantenere la sicurezza e l’ordine pubblico nelle rotte commerciali che attraversavano il deserto per le principali città dell’impero.
Aveva perduto i genitori e la sorella durante la ribellione di Nanto contro l’impero di Jako e, per questo, odiava qualsiasi tipo di autorità o forma di governo legittimo che riteneva responsabili delle decisioni che avevano portato alla morte della sua famiglia.
“Muovetevi ragazzi!".
“Sembra che ci sia qualcuno da depredare qui vicino!”
disse con un ghigno rivolto ai suoi uomini.
Il gruppo raggiunse Shunrei dopo circa venti minuti di viaggio ma il rumore delle motociclette aveva già svegliato e messo in guardia la giovane donna alcuni minuti prima.
“Ma bene!”.
“Che cosa abbiamo qui?”
disse ridendo mentre scendeva dalla sua moto e si avvicinava a Shunrei.
“Una giovane donna bella come te non se ne dovrebbe andare in giro tutta sola di notte per il deserto!"
"Potresti fare dei brutti incontri non credi?”
aggiunse sogghignando mentre i suoi uomini ridevano di gusto.
“Vi prego, posso darvi la metà della benzina e delle provviste che possiedo ma lasciatemi andare!”.
“Devo raggiungere la capitale dell'impero il prima possibile!”.
“Si tratta di una questione della massima importanza!”
supplicò Shunrei guardando Ryusei negli occhi.
“Sei impazzita sorella!?”.
“Tu non andrai da nessuna parte!”.
“Sto ancora decidendo se venderti come schiava o farti diventare la mia donna!”
.
“D'altronde sarebbe un vero peccato vendere un tipetto attraente come te!” gli rispose Ryosei mentre la guardava con un ghigno lascivo.
Shunrei lo fissò profondamente negli occhi e poi disse:
“la crudeltà verso gli altri non riporterà indietro i tuoi genitori e tua sorella!”.
“Né lo faranno lo sciacallaggio e l’oppressione dei più deboli”
.
“Come diavolo fa a sapere che i miei genitori e mia sorella sono morti!?” pensò Ryosei mentre osservava stupito quella giovane donna.
“Io sento il dolore che nascondi nel cuore e so anche che c’è qualcosa di buono e nobile in te!”.
“Qualcosa che appartiene ad un passato felice..".
"Quando eri in grado di amare e di essere amato dagli altri!”.
“Tu ora puoi anche vendermi come schiava o costringermi ad essere la tua donna ma così facendo continuerai soltanto a scappare rinnegando l’uomo che eri e disonorando la memoria della tua famiglia!”.
“Ascolta le mie parole e aiutami a raggiungere al più presto la capitale dell’impero invece di minacciarmi”.
“Io sono sicura che ti sei stancato di fuggire e so anche che potresti vivere una vita ben diversa se solo lo volessi!”
concluse mentre continuava a fissare Ryosei negli occhi.
“Chi diavolo ti credi di essere donna per pensare di potermi parlare in questo modo!” pensò Ryosei mentre continuava a fissare negli occhi Shunrei ma poi, si sentì come toccato dal calore e dalla nostalgia dei tempi che furono.
Quella giovane donna dai fluenti capelli neri e dai bellissimi occhi verdi gli ricordava terribilmente sua sorella e un tempo felice, in cui era solito stare con lei ed i suoi genitori.
Ryosei perse improvvisamente il suo ghigno lascivo e guardò dolcemente Shunrei come non faceva da molto tempo con una donna.
“Avete sentito cos’ha detto la signorina ragazzi?” disse rivolto ai suoi uomini che lo guardarono sbalorditi come se qualcosa di impossibile fosse appena accaduto davanti ai loro occhi.
“Ci accamperemo qui per la notte e ci assicureremo che nessuno disturbi il riposo di questa giovane donna fino a domani e poi la scorteremo fino alla capitale dell’impero come ci ha richiesto!” concluse guardando seriamente i suoi uomini.
“Ti sei improvvisamente bevuto il cervello capo!?” sbottò improvvisamente uno degli uomini della banda.
“Noi non prendiamo ordini da una donna e non prenderemo più ordini nemmeno da te!” aggiunsero gli altri uomini con tono minaccioso.
“Sappiamo della tua forza come guerriero e quindi non ti combatteremo per avere quella donna ma con noi hai chiuso” dissero infine mentre risalivano sulle loro moto ed abbandonavano Ryosei e Shunrei da soli davanti al costone di roccia.
“Bastardi!”.
“Sapevo che mi avrebbero abbandonato al primo screzio!”.
“Tuttavia non dovete preoccuparvi signorina”.
“Farò in modo che raggiungiate la capitale anche se dovessi rimetterci la vita per farlo!”
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“Ora cercate di riposare”.
“Farò io la guardia fino al mattino” concluse Ryosei guardando la sua nuova giovane amica con occhi fraterni.
Shunrei sorrise e si ricoricò nel suo giaciglio.
“Grazie Ryosei” pensò prima di addormentarsi per la stanchezza.
Ancora un lungo cammino la separava dalla capitale ma aveva inaspettatamente trovato un nuovo amico in quel deserto divorato dal sole.


Capitolo 25 – La donna di Diago

Diago osservò con soddisfazione il decano Hiroshi che si inginocchiava ai suoi piedi insieme agli altri abitanti del villaggio di Belan City appena conquistato.
“Saggia decisione vecchio!” pensò mentre occupava il palazzo della guarnigione dei soldati dell’imperatore e ne scacciava gli occupanti.
Era la struttura più resistente del villaggio ed il luogo più adatto per la sua dimora.
Karen arrivò mentre Diago stava ancora sistemando il palazzo per renderlo adatto ai suoi gusti.
Era l’attuale maestro della disciplina del drago d’argento di Nanto ed era fuggita da quelle terre molti anni prima, durante la persecuzione delle scuole di Hokuto e Nanto da parte di Jako, con tutta la sua famiglia.
A quel tempo lei avrebbe preferito combattere ma suo padre scelse invece la fuga e la costrinse ad abbandonare il villaggio dove era nata, i suoi amici e tutto quello che aveva a cuore.
Suo fratello, che si rifiutò di partire perché aveva deciso di opporsi a Jako, fu ucciso in duello da Soria davanti ai suoi occhi e questo non fece altro he incrementare il risentimento che la donna provava per l’imperatore e per suo padre; Reo di non aver avuto il coraggio di affrontare Soria al posto di suo fratello.
Il padre aveva acconsentito alla sua richiesta di essere addestrata alle tecniche di combattimento della sua famiglia ma le aveva anche chiesto di vivere la sua vita e di non pensare alla vendetta.
Tuttavia non si accorse mai che l’odio della donna per l’impero e per l’imperatore era già troppo forte.
Quando suo padre morì, nominandola suo successore, Karen partì per un lungo viaggio volto ad affinare la sua tecnica e ad ottenere la forza necessaria per distruggere l’odiato nemico.
La giovane donna incontrò Diago durante uno dei suoi viaggi e i due si innamorarono perdutamente l’uno dell’altra appena si videro.
Dopo il loro incontro era stata al fianco di Diago durante gli ultimi due anni che l’uomo aveva dedicato alla ricerca del manuale dello Shuratan di Honatsu e comandava con lui il suo esercito in qualità di secondo generale.
“Dobbiamo distruggere per sempre l’imperatore ed il suo impero se vogliamo conquistare le terre al di la dei monti del pugno ed ottenere il potere assoluto!” era solita dire nelle riunioni tattiche con il suo uomo e gli altri generali della Mano Nera e tutti sapevano che per lei quell’obbiettivo era quasi un ossessione.
Diago le aveva promesso che l’avrebbe accontentata al più presto e l’avrebbe fatta regina delle terre dell’imperatore che avrebbero conquistato per regnare insieme come coppia reale.
“Sei qui finalmente!”.
“Stavo proprio pensando a te!”
disse Diago guardando con desiderio ardente la donna.
“Perché me lo chiedi?”.
“Sai bene che non so restarti lontano per molto!”
rispose lei gettandogli le braccia al collo e premendo il suo seno contro il petto del suo uomo.
Era una donna bellissima che aveva lunghi capelli biondi come l’oro, penetranti occhi azzurri che avevano l’intensità delle profondità del mare ed un fisico mozzafiato che veniva esaltato dagli indumenti aderenti che ella era solita indossare.
Provavano una passione ardente l'uno per l'altra e non persero tempo nei convenevoli.
“Togliti questi stracci e vieni da me!” disse Diago rivolto alla sua donna e quella non se lo fece dire due volte.
La coppia fece l’amore a lungo prima di essere disturbata da una delle guardie del loro esercito che si annunciò prima di entrare nella tenda.
Gli uomini dell’esercito della Mano Nera avevano imparato a fare questo dopo che una volta Diago aveva dato pubblica dimostrazione di cosa accadeva agli sconsiderati che osavano vedere la sua donna nuda, uccidendoli e lasciandone i corpi squarciati appesi a dei pali fuori dall'accampamento.
“Entra pure soldato e parla alla svelta!” disse Diago dopo che Karen si era rivestita ed aveva preso posto accanto a lui.
“Signore siamo pronti a partire e marciare verso la capitale dell’impero!”.
“Aspettiamo solo un vostro comando generale!”
disse la guardia dopo aver salutato con rispetto.
“Bene soldato, tenetevi pronti a marciare!” rispose Diago facendogli cenno di congedarsi.
Aveva tutto il tempo per pensare all'impero del cielo e in quel momento non gli importava.
Quella notte non ci sarebbe stata nient’altro che Karen nei suoi pensieri.


Capitolo 26 – Due voci nel deserto

Ryu e Ryuza si ripresero dallo stato di morte apparente alcune ore dopo che l’esercito di Diago aveva smontato l’accampamento ed occupato Belan City.
Grazie ai colpi utilizzati i due erano guariti dalle ferite che avevano subito nello scontro con Diago ed erano sopravvissuti ingannando i soldati del loro avversario.
Ryuza era terribilmente preoccupato per Shunrei e sarebbe voluto tornare a Belan City ma Ryu lo fermò dicendogli che, finché non fosse stata per loro chiara la natura della tecnica dell’avversario, sarebbero stati di nuovo sconfitti e magari uccisi davvero questa volta.
“Sono preoccupato anch’io per Shunrei ma, con un po’ di fortuna, sarà riuscita a lasciare il villaggio prima dell’attacco di Diago e adesso sarà in viaggio per la capitale come le avevamo chiesto di fare”.
“Dobbiamo assolutamente raggiungere la capitale anche noi e avvertire zio Ken dell’accaduto”.
“Mio zio ha affrontato innumerevoli avversari nella sua vita e potrebbe conoscere le contromosse alla tecnica dello Shuratan delle origini di Diago”.
“Dobbiamo parlarci e venirne a conoscenza anche noi se vogliamo sconfiggerlo!”
cocluse Ryu cercando di persuadere l’amico.
“Hai ragione” gli rispose Ryuza trattenendo la rabbia per la sua impotenza.
“Sbrighiamoci e avvertiamo gli altri di quanto è accaduto a Belan City!”aggiunse cominciando a correre in direzione della capitale.
Sapevano entrambi che se volevano sopravvivere e avvertire l’imperatore avevano comunque la necessità di cercare un mezzo di trasporto per il deserto e fare provviste.
Sfortunatamente questo li avrebbe rallentati di alcuni giorni rendendo il loro viaggio più lungo di quello di Shunrei.
Dopo alcune ore di viaggio Ryu si rese conto che l’oasi dove sorgeva il villaggio dove ora vivevano Burt e Lynn non era molto lontano e suggerì di recarsi la per cominciare.
I due arrivarono al villaggio alle prime luci dell’alba e cercarono subito la casa di Burt dove vennero accolti dal vecchio amico di Kenshiro.
“E cosi il villaggio di Belan City è stato conquistato e i suoi abitanti ridotti in schiavitù da un uomo malvagio di nome Diago.." disse preoccupato Bart dopo aver ascoltato quanto era accaduto ai suoi amici un giorno prima.
“Non pensavo che avremmo di nuovo corso il pericolo di essere attaccati e conquistati da un esercito straniero ma presto la Mano Nera arriverà anche qui e io e la mia gente non abbiamo la forza di opporci a un così potente avversario!”.
.
“Presto, non c’è tempo da perdere!”.
“Prendete il mio vecchio fuoristrada e correte alla capitale!”.
“Sembrerà un rottame ma vi assicuro che questo fuoristrada è un gioiellino e vi condurrà rapidamente dall’imperatore!”
concluse mentre usciva dalla sua casa seguito dai suoi due amici per andare a prendere il suo fuoristrada e riempirne il bagagliaio con provviste e taniche di benzina.
“Grazie Burt!”.
“Ti prometto che te l’ho riporterò indietro come nuovo!”
disse Ryu mentre saltava in macchina con il suo amico e si avviava verso la capitale dell’impero.
Il loro viaggio aveva già un giorno di ritardo rispetto a quello di Shunrei e dovevano sbrigarsi!


Capitolo 27 – L’aquila, la rondine, la tigre e il serpente

Shunrei e Ryosei arrivarono nella capitale dell’impero tre giorni dopo l’attacco di Diago a Belan City.
Si diressero subito davanti al palazzo dell’imperatore, al centro della capitale, sperando di poter essere immediatamente ricevuti ma dovettero subito fare i conti con la dura realtà della burocrazia imperiale.
“Non possiamo restare ancora bloccati qui fuori ad aspettare!”.
“Dobbiamo immediatamente parlare con l’imperatore!”
disse sospirando Shunrei davanti alla guardia che bloccava i cancelli del palazzo.
Allora non mi vuoi proprio ascoltare ragazza!”.
“Non so chi tu sia ma te lo ripeterò ancora una volta!".
"Nessuno parla con l’imperatore senza avere un invito o un permesso ufficiale quindi per me puoi restare qui fuori tutto il giorno!”
rispose stizzita la guardia.
Shunrei fece un profondo sospiro per scaricare tutta la tensione accumulata fino a quel momento e poi guardò la guardia negli occhi dicendo dolcemente:
“Ma l’imperatore ci sta già aspettando solo che noi abbiamo perso l’invito che ci aveva fatto recapitare!”.
“Suvvia, siate gentile e scortateci immediatamente dall’imperatore o dal vostro generale Adria!”.
“Si tratta di una questione della massima importanza che non può aspettare ulteriormente!”
concluse continuando a guardare la guardia negli occhi.
“D’accordo signorina..”.
“Se davvero si tratta di una questione così importante allora vi accompagnerò dall’imperatore..”
disse con riluttanza la guardia come se avesse cambiato idea nel giro di pochi secondi.
“Come diavolo hai fatto a convincerlo!?” chiese Ryosei meravigliato mentre seguiva Shunrei e la guardia.
“Ognuno ha le sue tecniche segrete amico mio!”.
“Tu hai le tue ed io ho le mie!”
gli rispose lei sorridendo mentre la guardia li conduceva dall’imperatore.
“Perdonatemi vostra maestà ma questa ragazza sostiene di conoscervi bene e di dovervi parlare con urgenza di una questione della massima importanza!”.
“Normalmente non l’avrei mai fatta passare senza un invito ma questa volta ho preferito verificare la sua identità con voi sperando di farvi cosa gradita”
disse nervosamente la guardia quando fu al cospetto dell'imperatore.
“Lasciatela pure passare soldato!”.
“La conosco bene!”
disse Luise mentre sorrideva rivolta alla sua amica.
La guardia si congedò con un saluto formale e lasciò Shunrei e Ryosei da soli con l’imperatore.
“A cosa devo la tua visita improvvisa amica mia?”.
“Mi dispiace di essere venuta qui a portarvi brutte notizie ma il villaggio di Belan City è stato attaccato dall’esercito della Mano Nera!”.
“Purtroppo non ne so molto ma posso dirvi che sono uomini ben addestrati che provengono dal deserto, sono comandati da un uomo terribile di nome Diago ed hanno intimato alla mia gente la resa o la distruzione”.
“Mio marito Ryuza e mio cugino Ryu sono andati ad affrontarlo ma questo accadeva tre giorni fa e sono terribilmente preoccupata per loro e per il villaggio!”
concluse Shunrei cercando di essere il più possibile breve e concisa.
Il volto di Luise si rabbuiò mentre, con un campanellino, chiamava il suo messaggero personale.
Quando il messaggero fu al suo cospetto Luise gli disse immediatamente:
“Vai subito a chiamare Mamiya, Airi e Soren e falli venire al mio cospetto!”.
Il messaggero annuì e corse subito a chiamare quelli che ormai erano conosciuti nella capitale come l’aquila, la rondine e la tigre.
“Vostra maestà perché ci avete convocati?” disse Mamiya dopo aver salutato formalmente l’imperatrice.
“Ho ricevuto notizie preoccupanti riguardo il villaggio di Belan City da parte di una mia vecchia amica che è qui presente”.
“Shunrei ha viaggiato senza sosta attraversando il deserto per venire a dirmi che il villaggio è stato attaccato dall’esercito della Mano Nera e che è possibile che sia stato conquistato ed i suoi abitanti ridotti in schiavitù” disse seriamente Luise mentre Mamiya e Airi impallidivano al pensiero della sorte che era toccata ai loro cari che avevano lasciato nel villaggio.
“Purtroppo Shunrei non mi ha saputo dire altro sull’identità del nostro nuovo nemico ma dobbiamo anticiparlo ed impedirgli di marciare verso la capitale”.
“Pertanto vi chiedo di partire al più presto per scoprire cosa è successo a Belan City nel più breve tempo possibile e capire quali sono le intenzioni del nemico”
concluse guardando i presenti con un espressione preoccupata.
“Partiremo subito ma sarebbe saggio che almeno uno di noi tre rimanesse per aiutare Adria a difendervi in caso di attacco” disse Soren rispondendo all’imperatrice.
“Mamiya, Airi, dobbiamo decidere chi di noi tre resterà qui a proteggere l’imperatore insieme a mia moglie e all’intero esercito di Gento” concluse sorridendo a Shunrei che ricambiò il suo sorriso.
“Voi tre andate pure!”.
“Resterò io ad aiutare questa Adria a difendere questa donna!”
disse Ryosei intervenendo nella conversazione.
“E tu chi saresti?” gli rispose Airi guardandolo con uno sguardo severo.
“Il mio nome è Ryosei e sono il maestro della disciplina del cobra reale di Nanto!”.
“Faresti bene ad accettare il mio aiuto”
rispose Ryosei guardando fieramente la donna.
“Non so chi tu sia amico ma se sei un amico di Shunrei allora sei anche amico mio e potrò partire tranquillo sapendo che l’imperatore verrà difeso adeguatamente!” disse Soren con un sorriso.
“Va bene amico!”.
“Resterai qui insieme ad Adria a difendere l’imperatore mentre noi cercheremo tutte le informazioni necessarie a capire quali siano le intenzioni del nemico!”
aggiunsero Mamiya e Airi mentre squadravano attentamente Ryosei.
"Allora é deciso!".
“Partiremo domani al tramonto!”
dissero infine i tre mentre si congedavano dall’imperatore e lasciavano la sala del trono.


Capitolo 28 – La tecnica Shuratan delle origini

Ryu e Ryuza arrivarono davanti ai cancelli della capitale nello stesso momento in cui Soren, Mamiya e Airi si accingevano a varcarli per iniziare la missione che l’imperatore gli aveva affidato.
Il 65esimo successore dell’Hokuto Shinken e il Gran Maestro della Santa Scuola dell’Orsa Maggiore riuscirono ad incontrare i loro amici appena prima della loro partenza per Belan City e li convinsero a rimandare il viaggio e ad ascoltare quanto avevano da dire sulla pericolosità dell’avversario che si accingevano ad affrontare.
Il gruppo tornò quindi nel palazzo dell’imperatore per informarla di quanto accaduto durante lo scontro con Diago e per elaborare con lei una strategia in grado di contrastare efficacemente l’esercito della Mano Nera.
Ryuza fece un sospiro di sollievo quando vide Shunrei nelle stanze dell’imperatore e corse subito ad abbracciarla baciandola a lungo prima di lasciarla e parlarle:
“Ero terribilmente preoccupato per te ma sapevo che eri viva e che ti avrei ritrovata qui!”.
“Ed io sapevo che ti avrei rivisto e che saresti ritornato da me anche se avevo paura di averti perduto per sempre!”.
“Non preoccuparti di questo perché non potrà mai succedere Shun!”.
“Ti amo così tanto che nemmeno la morte potrebbe impedirmi di tornare da te!”
.
"Mi dispiace di doverti lasciare di nuovo ma devo assolutamente parlare con gli altri di quanto é successo durante lo scontro con Diago ed elaborare immediatamente un piano d’azione prima che sia troppo tardi!" disse Ryuza mentre si scioglieva dal lungo abbraccio con la moglie.
"Anch'io ti amo e non so come avrei fatto a continuare a vivere senza di te se Diago ti avesse ucciso!".
“Ora va pure a parlare con gli altri e non preoccuparti per me!”.
“Mi troverai ad aspettarti nella nostra stanza quando sarai di ritorno!”
gli rispose Shunrei mentre gli toglieva le braccia dal collo e lo guardava con gli occhi umidi per l’emozione.
Dopo aver salutato la moglie Ryuza raggiunse i suoi amici e si sedette insieme a Ryu per raccontare cos’era successo durante lo scontro con Diago.
“Il nostro avversario si serve di una tecnica sconosciuta da lui stesso nominata Shuratan delle origini ed è in grado di privare dell’aura e della forza combattiva i propri nemici”.
“Lo abbiamo affrontato in due ma siamo stati facilmente sconfitti e saremmo morti se non fosse stato per la nostra conoscenza di una tecnica che permette di provocare uno stato di morte apparente” disse Ryu guardando gli altri seriamente.
“Non sappiamo se Diago intenda marciare subito verso la capitale con il suo esercito o se voglia attendere di rifornirsi di cibo e vettovaglie a Belan City e partire alla conquista degli altri villaggi vicini ma in ogni caso non lo possiamo sconfiggere se non capiamo come difenderci dalla sua tecnica di penetrazione dell’aura combattiva della scuola Shuratan delle origini”.
“Dobbiamo assolutamente parlare con il maestro Kenshiro e scoprire se conosce la scuola e le eventuali contromosse alla tecnica del nostro nemico”
concluse Ryuza guardando gli altri negli occhi.
“Va bene allora rechiamoci immediatamente da lui” disse Adria facendo cenno agli altri di seguirla fino al dojo dove Kenshiro stava allenando il giovane Cloud.
Quando furono arrivati Kenshiro saluto tutti e chiese qual’era il motivo della loro visita.
“Zio Ken hai mai sentito parlare della scuola Shuratan delle origini?” chiese speranzoso Ryu.
“No, non ne ho mai sentito parlare ma anni fa ho affrontato e sconfitto molti avversari che appartenevano ad una scuola di arti marziali che chiamavano Sanguinaria Scuola Shura ed erano pericolosi perché in grado di penetrare l’aura dei propri avversari in combattimento” rispose Kenshiro guardando seriamente i presenti.
“Sembrerebbe molto simile a quanto abbiamo subito nello scontro con Diago..” pensarono Ryu e Ryuza mentre ascoltavano le parole del 64esimo successore dell’Hokuto Shinken.
“Posso insegnarvi a difendervi da quella tecnica”.
“Tuttavia non posso garantirvi che la contromossa alla tecnica di penetrazione dell’aura della Sanguinaria Scuola Shura sia efficace anche contro la tecnica Shuratan delle origini”
concluse anticipando i pensieri del gruppo.
“Direi che è comunque meglio di niente no?”.
“Quindi che cosa stiamo aspettando ad iniziare l’addestramento!”
disse Soren cercando di trasmettere ottimismo agli altri membri del gruppo ma sapeva benissimo che un terribile nemico si stava avvicinando alla capitale dell’impero e che forse quella poteva essere la loro ultima battaglia.


Capitolo 29 – L’assalto alla capitale dell’impero del cielo

Diago fece un profondo respiro e assaporò per un istante l’aria del mattino prima di dare ordine all’esercito di marciare alla conquista degli altri territori dell’impero del cielo.
Karen voleva portare l’attacco alla capitale dell’impero il prima possibile ma Diago le disse che avrebbero prima conquistato tutti i villaggi intorno per rifornirsi di mezzi e schiavi per trasportare le armi e le attrezzature dell’esercito e poi avrebbero sferrato l’ultima offensiva contro l’imperatore.
“Non avere fretta donna!”.
“Ti assicuro che tra al massimo un mese l’impero e l’imperatore apparterranno alla storia!”
le disse mentre si accingevano a lasciare Belan City.
Tuttavia, nonostante la sua forza, l’esercito della Mano Nera avanzava lentamente ed era costretto a difendersi dalle azioni di guerriglia di gruppi scelti di soldati imperiali che seguivano scrupolosamente le istruzioni che erano state loro impartite dal generale dalla luce d’argento.
Adria aveva infatti mandato dei messaggeri in ogni villaggio chiedendo ai decani di non opporre resistenza per evitare inutili spargimenti di sangue tra i civili e comunicando ai soldati dell’imperatore di ogni guarnigione di allontanarsi dai villaggi per prepararsi ad azioni di guerriglia contro l’esercito avversario.
L’imperatore era costantemente informato dell’evoluzione della situazione ma, sebbene avesse richiamato tutti i contingenti dell’esercito di Gento che erano stanziati nei villaggi entro cinque miglia dalla capitale per rafforzare l’organico e predisporre la difesa delle mura cittadine, i soldati della capitale e la guardia cittadina erano nervosi per l’imminente battaglia costringendo Adria a farsi aiutare da Mamiya, Airi e Soren per mantenere la disciplina ed evitare le diserzioni.
L’esercito della Mano Nera arrivò davanti alle porte della capitale dell'impero esattamente ventotto giorni dopo la sua partenza da Belan City ed aveva perso parte del suo organico negli scontri con i guerriglieri dell'imperatore, che ne avevano messo a dura prova la combattività e la resistenza, durante tutta la sua marcia verso la capitale.
Alle prime luci dell’alba del ventinovesimo giorno dalla sua partenza per la capitale Diago inviò un messaggero con il sigillo della Mano Nera e la richiesta di sottomissione e resa incondizionata alla corte dell’imperatore vedendoselo ritornare dopo un ora con l’annuncio del deciso rifiuto dell’imperatore ad arrendersi.
“Era la tua ultima possibilità di uscirne vivo imperatore!” pensò Diago mentre mandava a chiamare Karen e i tre comandanti del suo esercito per illustrare il suo piano d’azione.
“Jango e Cassandra prenderanno i due terzi dell’esercito e attaccheranno la città da due direzioni differenti usando l’esplosivo che abbiamo portato per fare breccia nelle mura”.
“Io, Karen e Kemal guideremo il resto delle mie truppe contro il portone principale per costringere i difensori a disperdere le forze in tre punti”.
“Uccidete chiunque opponga resistenza e prendete come schiavo chi si arrende senza combattere”.
“Voglio che la città sia conquistata entro la notte!”
disse con voce decisa ai suoi comandanti.
L’attacco ebbe inizio nelle prime ore del pomeriggio e, sebbene inizialmente gli arcieri delle mura cittadine riuscirono ad uccidere un discreto numero di assedianti costringendo gli uomini di Diago a difendersi usando i mezzi corazzati in dotazione al loro esercito come copertura, due potenti esplosioni lacerarono le mura cittadine a Est ed Ovest infliggendo gravi danni e mietendo molte vittime tra i difensori.
Subito dopo l’esercito della Mano Nera si stava riversando nella città dalla porta principale e dalle brecce appena create costringendo l’esercito di Gento e le guardie cittadine ad aprire tre fronti differenti per cercare di contrastare l’avanzata del nemico.
“Ryu! Ryuza! Prendiamo una guarnigione a testa e rechiamoci a dare man forte ai difensori!”
“Dobbiamo ricacciare indietro il nemico ed impedirgli di dilagare nella capitale!”
disse Soren richiamando i suoi amici all’azione.
Nel frattempo Mamiya, Airi e Ryosei erano impegnati a contrastare l’avanzata delle truppe di Diago, Karen e Kemal davanti alle porte principali della città.
“Dannazione li abbiamo sottovalutati e gli abbiamo permesso di danneggiare le mura cittadine!” disse furiosa Mamiya mentre si liberava di alcun avversari grazie al colpo del volo furioso dell’aquila di mare.
Airi era poco lontano da lei ed aveva usato un colpo del battito d’ali della rondine volante per uccidere alcuni invasori che l’avevano attaccata con delle spade corte mentre nello stesso momento Ryosei falciava alcuni avversari poco davanti le due guerriere grazie al colpo del movimento sinuoso del cobra assassino.
“Ryosei! Qui ci pensiamo noi!”.
“Tu avverti Adria di prepararsi a respingere un eventuale assalto dell’esercito invasore davanti al palazzo dell’imperatore!” disse Mamiya mentre eliminava altri quattro avversari.
“D’accordo ma tu cerca di rimanere in vita fino al mio ritorno!”.
“Non ci metterò molto!”
le rispose Ryosei mentre correva nelle retrovie per ritornare verso il palazzo dell'imperatore.


Capitolo 30 – La morte di Jango, il terzo comandante della Mano Nera

Soren arrivò alla breccia Est con una guarnigione di cinquanta uomini senza incontrare nessuna particolare resistenza.
In quel momento un feroce combattimento stava impegnando la guardia cittadina e gli invasori che si stavano faticosamente facendo strada verso l’interno.
Un uomo alto e possente con lineamenti caucasici e un aspetto rude stava facendo scempio di alcune guardie cittadine vicino alla breccia mentre i suoi uomini cercavano di aprirgli un varco verso l’interno della città.
Soren fece cenno agli uomini della sua guarnigione di attaccare gli invasori ed avanzò verso l’uomo alto e possente sprigionando la sua aura ed utilizzando il colpo del ruggito furioso della tigre di Nanto per spaventare i suoi avversari.
Parte degli invasori subì l’effetto del colpo e fuggì lasciando cadere le armi davanti alla tigre assassina ma
l’uomo dai lineamenti caucasici, per nulla intimorito dalla tecnica di Soren, si fece avanti per combattere.
“Il mio nome e Jango e sono uno dei comandanti dell’esercito della Mano Nera di sua eccellenza Diago!”.
“Se ci tieni alla tua vita deponi le armi oppure asseconda il tuo destino e trova la morte affrontandomi!” disse con tono minaccioso verso Soren.
“No amico, sei tu che faresti bene ad arrenderti oppure a ritirarti insieme ai tuoi uomini per non fare mai più ritorno!”.
“Sempre che tu ci tenga alla tua schifosa vita!” rispose Soren con tono di sfida.
“E sià, hai scelto la morte quindi!” rispose Jango avanzando minacciosamente verso il suo avversario.
I nervi di Soren erano tesi al massimo e la sua concentrazione era pressoché assoluta ma era sicuro di sé e per nulla intimorito dal suo avversario.
Anche lui, al pari dei suoi amici, era enormemente più forte di tre anni prima e, oltre a conoscere completamente le discipline dell’aquila di mare e della rondine volante delle sue amiche Mamiya e Air , era divenuto anche maestro della prodigiosa scuola di Gento apprendendone le tecniche dalla moglie Adria.
Il suo avversario si mosse per primo portando una penetrazione dell’aura combinata con una penetrazione della lancia d'argento e un taglio incrociato delle mani adirate ma Soren riuscì a difendersi dalla tecnica di penetrazione dell’aura e parò i colpi dell’avversario grazie alla tecnica della superiorità difensiva della Divina Scuola di Nanto.
Il contrattacco della tigre assassina fu immediato ma il suo avversario parò il colpo del maglio distruttore di Nanto diretto contro il suo volto grazie alla parata del primo Shura e si preparò di nuovo ad attaccare.
“Non pensavo che saresti stato in grado di difenderti dal mio precedente attacco ma non ha importanza!”.
“Ora morirai!” disse Jango rivolto al suo avversario mentre si accingeva ad attaccarlo di nuovo con una penetrazione dell’aura combinata con la gloriosa mano che penetra la carne e un colpo della doppia frusta fluttuante.
Soren però questa volta si mosse per primo e colpì l’avversario con un taglio multiplo della croce del sud prima che questi potesse portare il suo attacco provocandogli profondi tagli su tutto il corpo e facendolo urlare per la rabbia e per il dolore.
“Ti ammazzerò maledetto!” ruggì Jango mentre attaccava con un potentissimo colpo di lancia che colpì di striscio il torso del suo avversario provocandogli un profondo taglio e facendolo urlare per il dolore.
“Sei finito amico!” aggiunse partendo di nuovo all’attacco con il suo colpo della Distruzione Assoluta della Lancia D'argento ma, questa volta, Soren schivò con una rapidità sorprendente l'attacco e lo colpì provocandogli un profondo taglio a croce sul torso.
“Maledetto come hai fatto ad evitare il mio attacco e a ridurmi cosi!?” esclamò Jango mentre guardava sbigottito il suo avversario.
“Questo scontro è finito”.
“Ora puoi ritirarti con i tuoi uomini oppure morire qui come un cane!”.
“A te la scelta!”
disse Soren con un espressione indecifrabile mentre guardava negli occhi il suo avversario.
“Non pensare che mi arrenda bastardo!” sbottò Jango attaccando di nuovo il suo avversario con una via diretta della mongolia ma, anche in questo caso, Soren evitò facilmente il colpo e contrattaccò con un artigliata furiosa della tigre assassina che colpì la testa del suo avversario con precisione assoluta.
“Che diavolo di tecnica hai usato per evitare di nuovo così facilmente il mio attacco!?” disse di nuovo meravigliato al suo avversario ma il suo destino era ormai segnato.
Un istante dopo infatti la sua testa si staccò dal corpo e cadde a terra rotolando.
“Non avresti potuto fare niente contro la mia tecnica della supremazia difensiva della divina scuola di Nanto e il mio taglio segreto della croce del sud ma, se solo avessi rinunciato a continuare a batterti con me, avresti potuto salvarti!” pensò Soren mentre si fasciava il torso ferito e gli uomini della sua guarnigione uccidevano gli ultimi invasori rimasi.


Capitolo 31 – La resa di Cassandra, il secondo comandante della Mano Nera

Ryuza si stava avviando con una guarnigione verso la breccia Ovest della città quando i suoi uomini vennero attaccati dalle truppe dell’avversario.
Una donna dall’aspetto agile e flessuoso e dai corti capelli rossi guidava l’attacco delle truppe della Mano Nera contro la sua guarnigione falciando con le tecniche Shura qualunque avversario incontrasse.
Ryuza ordinò alle sue truppe di arretrare e avanzò verso la donna pronto al combattimento.
“Sei ancora in tempo per lasciare questo luogo con le tue gambe insieme alle tue truppe” disse Ryuza con tono minaccioso mentre lasciava scorrere completamente la sua aura all’esterno.
“Sei tu che quello che è ancora in tempo per andarsene tutto intero!” rispose lei facendo cenno alle sue truppe di sospendere l’attacco e avanzando verso il suo avversario.
“Io sono Cassandra, generale dell’esercito della Mano Nera di Diago”.
“Arrenditi e ti sarà risparmiata la vita oppure combatti e dimostra la tua forza e il tuo valore sul campo di battaglia!”
aggiunse con voce sicura mentre si rivolgeva al suo avversario.
“Se ci tieni così tanto a combattere sorella allora ti accontenterò” le rispose Ryuza con tono minaccioso mentre si avvicinava alla donna per poterla colpire in corpo a corpo con i suoi attacchi.
Cassandra attese l’attacco del suo avversario per poi schivare il suo colpo grazie alla tecnica della schivata del primo Shura e contrattaccare con un colpo delle due lune rosse di sangue che però venne facilmente parato da Ryuza.
“Sembra che stia cercando di studiare la mia tecnica prima di decidere come attaccarmi” pensò Ryuza mentre apriva di proposito un varco nella sua guardia con lo scopo di invitare la giovane donna ad attaccare.
Cassandra esitò un istante poi attaccò combinando una penetrazione dell’aura con i taglienti artigli dell'orso uccisori della tigre, cercando di sfruttare l’apertura della guardia del suo avversario, colpendolo su tutto il corpo ma arretrando immediatamente dopo l’attacco.
Ryuza si difese efficacemente dalla tecnica di penetrazione dell’aura dell’avversario ed incassò il colpo senza fare una piega assorbendolo grazie alla sua aura combattiva.
“Pensavo di aver penetrato la sua aura!” pensò nervosamente Cassandra mentre manteneva le distanze dal suo avversario senza attaccarlo.
“Come dovresti aver intuito ormai non riuscirai a penetrare tanto facilmente la mia aura combattiva!” disse Ryuza con tono sicuro mentre si rivolgeva alla sua giovane avversaria.
“Sei forte amico ma anche troppo presuntuoso per i miei gusti!” rispose la donna partendo di nuovo all’attacco combinando un onda proibita del soffio del drago con una magia delle girandole ma, anche in questo caso, l’attacco venne assorbito dall’aura di Ryuza senza infliggere danni.
“Se non riesco a penetrare la sua aura non potrò neutralizzare le sue difese e sarò sconfitta!” pensò nervosamente Cassandra mentre cominciava a girare intorno all’avversario aspettando il momento migliore per attaccare.
Ryuza invece si limitava a seguire i movimenti della donna concentrandosi sulla sua aura combattiva e mantenendola stabile per evitare che una leggera fluttuazione della stessa permettesse a Cassandra di penetrare le sue difese e colpirlo in maniera efficace.
“Mi sembri indecisa su come attaccarmi sorella!” le disse infine Ryuza mentre creava intenzionalmente una fluttuazione della sua aura per spingere la donna ad attaccare.
“Adesso!” pensò Cassandra muovendosi fulmineamente verso Ryuza grazie alla rapidità dello Shura e attaccandolo con una danza dei cerchi rossi dell'invito alla lotta ma venne investita dal santo colpo dell'aura che indebolisce che il maestro dell’orsa maggiore aveva attivato per proteggersi prima di poter portare il suo attacco e fu costretta ad allontanarsi immediatamente dal suo avversario.
“Dannazione mi sto stancando troppo!” pensò Cassandra mentre ansimava vistosamente per riprendere fiato.
La donna si accorse che il suo avversario era completamente circondato dalla sua aura, che emanava una forte radiazione di energia, ed intuì che la tecnica di Ryuza era in grado di privarla lentamente delle forze e che non poteva più avvicinarsi per attaccare in corpo a corpo.
“Non ho scelta!”.
“Devo attaccarlo a distanza con il mio colpo più potente concentrando tutta la mia forza ed abilità e sperare che non riesca a pararlo o assorbirlo ma in queste condizioni potrò farlo solo una volta!” pensò mentre assorbiva l’energia dell’ambiente circostante e si preparava ad attaccare.
“Onda distruttrice del soffio del drago!” urlò mentre scaricava tutta l’energia assorbita contro il suo avversario che venne investito da un potentissimo flusso d’aria e di energia che riuscì a parare solo grazie al colpo della cappa impenetrabile dell'orsa maggiore; venendo spinto indietro di alcuni metri insieme al suo scudo di energia.
Cassandra non poteva credere ai suoi occhi e cadde inginocchiata ansimando davanti al suo avversario.
Non aveva mai incontrato nessuno in grado di neutralizzare completamente le sue tecniche offensive ed in cuor suo sapeva che aveva fatto tutto il possibile per abbattere il suo nemico.
“Dammi pure il colpo di grazia!” disse ansimando rivolta al suo avversario.
“Sei sconfitta ma hai combattuto bene e riconosco la tua forza e il tuo valore di guerriero”.
“Questo scontro non deve necessariamente concludersi con la tua morte e quindi ti faccio la stessa proposta che tu hai fatto a me prima di iniziare il nostro combattimento”.
“Arrenditi e ti verrà risparmiata la vita oppure alzati e vieni incontro al tuo destino!”
rispose Ryuza mentre guardava con un espressione di stima la sua giovane avversaria.
“Non so perché tu voglia risparmiarmi ma non ho intenzione di buttare la mia vita per un sogno di potere che non potrò realizzare!”.
“Accetterò la tua offerta e mi arrenderò”
rispose Cassandra rialzandosi e dando ordine alle sue truppe di abbassare le armi.


Capitolo 32 – La Battaglia alle porte della capitale dell’impero

Diago fece il suo ingresso trionfale nella capitale dell’impero insieme a Karen e Kemal mentre tutt’intorno a loro infuriavano i combattimenti.
Mamiya, Airi e Ryosei si erano frapposti con due guarnigioni della guardia cittadina tra di lui e la strada principale che, dalla porta cittadina, conduceva al palazzo dell’imperatore per impedirgli l’avanzata.
“L’imperatore mi aspetta nel suo palazzo e non ho né il tempo né la voglia di combattere con voi pesci piccoli!”.
“Saranno il mio comandante Kemal, e la sua squadra di assassini scelti ad affrontarvi e darvi la morte!”
disse Diago con voce sprezzante rivolto ai suoi avversari mentre faceva cenno al suo primo comandante di impegnare in corpo a corpo il nemico per permettergli l’avanzata.
Kemal avanzò spavaldo verso i suoi avversari e li attacco tutti e tre contemporaneamente combinando una penetrazione dell’aura con un artiglio dell'aquila uccisore del drago che colpì in parte Ryosei ed Airi mentre Mamiya riuscì ad evitare il colpo grazie alla tecnica della superiorità difensiva della Divina Scuola di Nanto.
Mamiya contrattaccò immediatamente con un colpo dell'artiglio tagliente dell'aquila di mare diretto al torso del suo avversario che, a causa della sua incredibile rapidità, venne parato a malapena da Kemal e gli procurò un taglio sul braccio destro.
“Siete sicuramente ad un livello superiore rispetto agli altri avversari che ho ucciso per arrivare fin qui!”.
“Ma non fatevi illusioni”.
“Quando avrò finito non rimarrà nulla di voi!”
disse Kemal mentre attaccava Mamiya combinando una penetrazione dell’aura con un artiglio dell'orso che ghermisce la tigre cercando di afferrare la donna ma, anche in questo caso, la sua avversaria riuscì a difendersi dalla sua tecnica di penetrazione dell’aura, schivare il suo colpo e a contrattaccare con un colpo del volo assassino dell'aquila di Nanto, che questa volta il suo avversario riuscì però a schivare egregiamente grazie al colpo della schivata del primo Shura.
“Che ti succede donna?”.
“Ti sei stancata di combattere per caso?”.
"Vuoi che sia quel tizio dietro di te a darti il cambio o preferisci arrenderti e diventare la mia schiava personale?".
"Mi piacciono le donne dal carattere forte come te e potrei anche decidere di risparmiarti quando avrò finito con te!"
disse Kemal con tono derisorio verso la sua avversaria ma la sua espressione cambiò immediatamente quando Mamiya lo attaccò con la sua tecnica più potente concentrando tutta la sua forza ed abilità nel colpo.
“Colpo dell'artiglio assassino dell'aquila di Nanto!” urlò mentre colpiva il suo avversario provocandogli un profondo squarcio sul torso e facendolo inginocchiare a terra ed urlare per il dolore.
“Maledetta sgualdrina!”.
“Come hai fatto a colpirmi con quell’abilità e potenza!?”.
“Ti credevo utile solo per ingrossare le fila delle concubine del nostro esercito!” ruggì pieno di rabbia Kemal mentre si toccava la ferita subita al torso.
“Vedo che finalmente non fai più il gradasso come prima ma hai una giusta espressione di terrore dipinta sul volto!”.
“Tranquillo, non sei il primo idiota che mi sottovaluta solo perché sono una donna!”.
“Ma non preoccuparti per questo!".
"Ormai è troppo tardi per riconoscere il tuo errore e quando raggiungerai l'inferno puoi sempre dire che é stata Mamiya aa farti fuori!”
gli rispose lei con disprezzo mentre si preparava a finire a finirlo ma, prima di poter portare il suo attacco, venne colpita dalla tecnica segreta di Kemal e privata della sua aura combattiva e delle forze mentre un ghigno di soddisfazione compariva sul volto del suo avversario.
“Sei forte donna te lo riconosco”.
“Ma ora che sei stata colpita dalla mia tecnica di privazione dell’aura e morirai qui senza poter fare niente per evitarlo!”
aggiunse rialzandosi ed avanzando verso Mamiya.
In quello stesso istante Ryu arrivò con la sua guarnigione sul campo di battaglia, Airi e Ryosei si liberarono degli ultimi assassini delle truppe di Kemal e Diago e Karen varcarono insieme i cancelli del palazzo dell’imperatore.


Capitolo 33 – La fuga di Kemal, il primo comandante della Mano Nera

Kemal si apprestava a dare il colpo di grazia ad una Mamiya inginocchiata e privata della sua forza combattiva davanti agli occhi di Airi e Ryosei quando la sua distruzione della mazza assoluta venne parata da Ryu, che si frappose tra lui e la sua amica.
“Mi dispiace amico ma non ti permetterò di uccidere questa donna!”.
“Ora sarò io il tuo avversario!”
.
“Sta attento!”.
“Credo che abbia usato su di me la tecnica che hai subito nel tuo precedente scontro con Diago!”
disse Mamiya al suo amico ed arretrò cercando di recuperare il controllo della sua aura.
“Come vuoi ragazzo ma anche tu farai la fine di quella donna!”.
“Quando ti avrò privato della tua aura combattiva potrò ammazzarti come mi pare!”
disse Kemal rivolto al suo avversario e lo attaccò con la sua tecnica di privazione dell’aura.
Ryu si sentì prosciugato della sua aura combattiva come nel primo scontro con Diago ed arretrò cercando di intuire il prossimo attacco dell’avversario.
Kemal lo incalzò combinando una rapidità dello Shura con una danza dei cerchi rossi dell’invito alla lotta e un taglio incrociato delle mani adirate ma rimase sorpreso dal suo avversario, che riuscì a parare il suo attacco sprigionando pienamente la forza della sua aura combattiva.
“Mi dispiace amico ma la tua tecnica di privazione dell’aura non avrà facilmente effetto su di me!” disse Ryu con tono sicuro mentre si preparava a contrattaccare.
“Colpo della violenza impetuosa del dominatore del cielo!” urlò mentre convogliava la sua energia nel pugno e colpiva con potenza il torso dell’avversario scaraventandolo indietro di alcuni metri e facendolo cadere a terra.
“Come ha fatto a difendersi dalla mia tecnica di privazione dell’aura e che diavolo era quel colpo!” pensò Kemal mentre si rialzava ansimando e guardava con terrore il suo avversario che si avvicinava verso di lui.
“Te lo dirò una sola volta quindi apri bene le orecchie!”.
“Alza i tacchi e vattene da questa città per non tornare mai più oppure combatti e crepa qui insieme ai tuoi uomini!”
concluse Ryu mentre si scrocchiava lentamente i pugni.
“Non credere di avermi già sconfitto moccioso!” gli rispose pieno di rabbia Kemal mentre cercava di intimorirlo.
“Non ho scelta!”.
“Devo attaccarlo ora con il mio colpo più potente e sperare di sorprendere la sua guardia oppure mi farà fuori!”
pensò mentre si preparava ad attaccare.
“Colpo della furia distruttrice del Primo Shura!” urlò mentre Ryu veniva subissato da una raffica di pesanti pugni e calci portati in rapidissima successione che schivò a malapena subendo solo alcune ferite sul braccio destro e sulle gambe.
“Ora non fai più lo sbruffone amico!” disse con un ghigno Kemal ma subito dopo venne attaccato con un preciso colpo alle tempie che cercò inutilmente di parare con la parata del Primo Shura e che lo paralizzò sul posto.
“Ti ho premuto lo tsubo Zuseku della Psiche cancellandoti la memoria dei colpi dello Shuratan delle origini che hai appreso”.
“Ora sei solo un grassone pelato amico!”
disse Ryu mentre guardava con disprezzo il suo avversario.
"Ad ogni modo sei fortunato comunque!".
“Se ti avessi incontrato alcuni anni fa adesso saresti già morto ma ho promesso ad un amico che avrei ucciso solo se strettamente necessario e non intendo rimangiarmi la parola!”
.
“Adesso sparisci dalla mia vista prima che io ci ripensi e decida di ammazzarti!” concluse guardando Kemal con uno sguardo gelido come una lastra di ghiaccio.
“Cosa!?”.
“Io scordare la mia tecnica!?”.
“Tu sei pazzo!”
disse Kemal tentando di attaccare il suo avversario ma improvvisamente si rese conto di non ricordare davvero più come portare i suoi colpi.
Ryu si mosse per avvicinarsi di nuovo verso il suo avversario che impallidì e si diede alla fuga seguito dai superstiti dell’esercito al suo comando.
“Sai, mi ricordi molto di più tuo zio Kenshiro che tuo padre Raoul”.
“Si, anche lui si intromette sempre!”
disse Mamiya sorridendo all'amico prima di ringraziarlo e lanciarsi con lui e gli altri all’inseguimento di Diago e Karen.


Capitolo 34 – Karen vs. Adria

Diago e Karen erano molto vicini alla sala del trono dell’imperatore.
Avevano eliminato facilmente ogni soldato incontrato fino al quel momento ma ora si ritrovarono davanti una giovane donna dai capelli castani che emanava una potente aura dalla luce argentata.
“Io sono Adria, generale della luce d’argento dell’imperatore e sarò l’ultima persona che vedrete con i vostri occhi prima di lasciare questo mondo!” disse rivolta ai suoi avversari mentre si preparava a combattere.
“Non ho tempo per te donna!”.
“Karen, uccidila mentre io vado a sistemare l’imperatore e a prendere il trono che ci spetta!”
disse Diago rivolto alla sua compagna.
Lei annui e si mosse come un fulmine per attaccare Adria in corpo a corpo.
“Artigli gemelli del drago d'argento!” urlò mentre cercava di colpire con due rapidissimi colpi a mano aperta mirando direttamente alla testa della sua vittima.
Adria riuscì a parare il colpo dell’avversario grazie al colpo dello scudo di luce spendente di Gento ma percepì l’enorme forza sprigionata dall'aura di quella donna e capì che quello sarebbe stato uno scontro decisamente impegantivo.
“Chi diavolo sei e perché vuoi uccidere l’imperatore!?” disse furiosa rivolta alla sua avversaria.
“Se lo vuoi sapere posso dirtelo”.
“Tanto morirai comunque anche tu e tutti quelli che vorranno difenderlo!”.
“Se invece vuoi fatti da parte e andartene potrei anche risparmiarti la vita!”
disse Karen guardando Adria negli occhi.
“Il mio dovere è difendere l’imperatore del cielo che è il simbolo della pace su questa terra!”.
“Ma voglio sapere la ragione del tuo odio così sconsiderato prima di darti la morte!”
gli rispose Adria mentre sosteneva il suo sguardo.
“Come vuoi ma sarai tu a morire Adria!”.
“Devi sapere che l’imperatore è il responsabile delle persecuzioni e della morte che si sono abbattute su mio fratello e sulla mia famiglia dieci anni fa!”.
“Avevo molti amici appartenenti alla stirpe di Nanto che sono stati massacrati dalle truppe dell’imperatore solo per la loro appartenenza a quella scuola!”.
“Io non dimenticherò mai il giorno in cui sono stata costretta a scappare dal villaggio dove ero nata e cresciuta e dove avevo tutte le persone a me care a causa dell’imperatore e di Soria, il suo servo di Gento!”.
"Mio padre avrebbe dovuto assecondare il suo destino e dimostrarsi davvero un drago che divora i suoi nemici invece di scappare senza combattere per difendere il suo villaggio!".
“Adesso per colpa sua molte persone che amavo sono morte e le loro anime non possono riposare in pace ma sarò io a realizzare il suo destino e a vendicarle prendendo il potere e cancellando per sempre l’imperatore da questa terra!”
concluse Karen attaccando la sua avversaria con un calcio letale di Nanto diretto al volto che Adria riuscì a parare in parte subendo un vistoso livido al volto.
“L’imperatore non è stato il responsabile delle persecuzioni di dieci anni fa!”.
“Fu Jako a rapire l’imperatore e ad ordinare a Soria e agli altri generali di Gento di distruggere Nanto e Hokuto e la sua voce non era quella dell’imperatore ma quella di un usurpatore!”
le rispose Adria attaccando a sua volta la sua avversaria con un taglio segreto della prodigiosa arte di Gento che Karen riuscì comunque a schivare subendo una leggera abrasione sul braccio sinistro.
“Non penserai davvero che io creda alle tue scuse!” disse piena di rabbia Karen e attacco Adria con un morso assassino del drago d'argento che provocò un terribile taglio sul torso del suo avversario e lo costrinse a vacillare per un istante a causa del colpo subito mentre il sangue scendeva dalla ferita.
“Non ho motivo di inventarmi questa storia e no ti permetterò di uccidere l'imperatore!” gli rispose Adria mentre lasciava che nova guidasse il suo pugno portando un colpo del prodigioso maglio esplosivo di Gento che Karen riuscì ad evitare solo in parte e che colpì la donna su tutto il corpo bruciandole leggermente la carne e facendola urlare di dolore mentre si rotolava a terra per allontanarsi dalla sua avversaria.
“Ti ammazzerò maledetta!” ringhiò piena di rabbia Karen mentre si rialzava e si muoveva rapidamente verso la sua avversaria attaccandola con un Colpo di coda del drago d'argento che non riuscì ad ucciderla solamente perché lei aveva intuito la traiettoria del colpo e si era mossa per schivare l’attacco subendo solo una profonda ferita al braccio destro.
“Devo abbatterla adesso o potrei non riuscire più a fermarla!” penso Adria mentre convogliava di nuovo su di se le forze celesti ed attaccava la sua avversaria con un colpo della cometa stordente di Gento che colse di sorpresa la sua avversaria e centrò in pieno Karen con una violenza incredibile scagliandola indietro di alcuni metri e facendola quasi svenire per i danni ricevuti.
Karen cercò di rialzarsi barcollando ma le forze le vennero meno e crollò in ginocchio ansimando mentre Adria si rialzava ed, usando la tecnica cauterizzante di Gento per suturare la ferita al suo braccio destro, si avvicinava lentamente verso di lei.
“Perché non mi uccidi?”.
“Perché i tuoi occhi mi ricordano quelli di mio marito e la tua storia è una tragedia simile alla sua”.
“Anche lui viveva solo per la vendetta e odiava il precedente primo generale dell’imperatore Falco ma ha trovato la forza per lasciarsi alle spalle tutto questo quando si è fatto degli amici e ha conosciuto di persona l'imperatore arrivando addirittura a diventare uno dei Nanto Rokuseiken a difesa del suo palazzo”.
“Sono sicura che in te c’è molto di più della sola sete di vendetta e tu potresti fare altrettanto se solo conoscessi la verità!
“Forse potrei sbagliarmi o forse no ma non mi sembrava giusto privarti di questa possibilità!”.
“Sei stata sconfitta e non potrai farle alcun male ma potrai ascoltare cosa avrà da dirti e forse ti convincerai che anche lei è stata una vittima di Jako come te!”
concluse Adria avvicinandosi alla donna.
“Cosa vuol dire non potrò farle del male?”.
“L’imperatore è in realtà una donna!?”
disse Karen meravigliata.
“È esatto, ma presto la conoscerai di persona se vorrai” le rispose Adria aiutandola a rialzarsi e avviandosi con lei verso la sala del trono dell’imperatore.


Capitolo 35 – La leggenda di Hokuto

Diago aveva aperto le porte della sala del trono ed aveva ucciso le ultime due guardie a difesa dell’imperatore.
Luise osservò terrorizzata quell’uomo imponente, dai lunghi capelli neri, dal corpo pieno di cicatrici e con un aspetto feroce che si stava avvicinando verso di lei.
Prima però che Diago potesse raggiungere Luise un uomo che aveva all'incirca la sua stessa età con sette cicatrici che formavano il disegno dell’orsa maggiore ben impresse sul petto si frappose tra di lui e la sua preda.
“Sei stato in gamba o incredibilmente fortunato ad arrivare fin qui ma adesso ti consiglio di alzare i tacchi ed andartene se ci tieni alla vita!” disse tranquillamente Kenshiro.
“Sei piuttosto impudente per essere un cadavere!” gli rispose Diago con tono di scherno.
“Vediamo che cosa sai fare allora!” aggiunse partendo all’attacco combinando una penetrazione dell’aura con una rosa di pugnali che Kenshiro schivò con facilità continuando a studiare il suo avversario.
“Beh tutto qui?” disse rivolto a Diago mentre si metteva in guardia e lo fissava negli occhi.
"Vedo che l'imperatore continua a circondarsi di potenti guerrieri piuttosto che cedere il comando a chi é nato per combattere come me ma forse sei stato solo fortunato a schivare i miei colpi!”[/color] gli rispose Diago trattenendo la rabbia per l’insulto verbale subito e partendo di nuovo all’attacco combinando una penetrazione dell’aura con i taglienti artigli dell'orso uccisori della tigre che colpirono di striscio Kenshiro provocandogli alcuni leggeri tagli su tutto il corpo.
“Adesso che mi dici sbruffone?” disse Diago mentre guardava il suo avversario.
“Dico che mi sto annoiando amico!” gli rispose Kenshiro passando al contrattacco con un pugno fatale di Hokuto talmente rapido, preciso e potente che Diago riuscì a malapena a parare subendo un vistoso ematoma sulla guancia sinistra.
“Chi diavolo è questo tizio e come diavolo fa a resistere alle mie tecniche di penetrazione dell’aura e a colpire con quell’abilità e potenza?” pensò Diago mentre guardava sorpreso il suo avversario e mentre Adria e Karen entravano nella sala del trono dell’imperatore.
“Te lo ripeto un'altra volta amico e cogli l’eccezionalità del momento perché non l’ho mai fatto nella mia vita”.
“Alza i tacchi e vattene da questa città se ci tieni alla vita!”
ripeté tranquillamente Kenshiro mentre si scrocchiava i pugni ed osservava il suo avversario.
“Sei forte ma troppo presuntuoso per i miei gusti!”.
“Adesso morirai!”
sbotto furioso Diago e attaccò il suo avversario con la sua tecnica di privazione dell’aura seguita da un colpo della furia distruttrice del Primo Shura ma, in quel preciso istante, gli occhi di Kenshiro si illuminarono e Diago colpì solo l’aria davanti a se mentre il suo corpo si riempiva di ferite e lo costringeva ad inginocchiarsi ansimando per i danni subiti.
“Impossibile!”.
"Avrei dovuto tempestarlo di colpi ed invece ho colpito solo l'aria davanti a me e sono stato ridotto così con un singolo attacco!"
pensò Diago mentre guardava terrorizzato il suo avversario che rimaneva fermo davanti a lui ed aveva uno sguardo triste come non ne aveva mai visti prima..
Karen si avvicinò verso il suo uomo e, guardando Kenshiro e i presenti, disse:
"Ascoltami amore, questa volta i nostri avversari sono al di sopra delle nostre forze!”.
“Anch'io sono stata sconfitta da questa donna come tu da quest'uomo ma siamo stati risparmiati e possiamo ancora andarcene e regnare sulle terre che abbiamo conquistato al di la dei monti del pugno!”
.
“Taci donna!” ringhiò pieno di rabbia Diago mentre si rialzava davanti al suo avversario.
Karen cercò di avvicinarsi a lui per fermarlo ma venne spinta indietro e fatta cadere a terra con forza mentre il suo uomo la guardava con disprezzo.
“Che razza di donna sei?”.
“Credevo avessi uno spirito affine al mio ed invece hai già rinunciato a combattere per il potere alla prima difficoltà!”
.
“Noi abbiamo già il potere!”
“A cosa serve continuare a combattere se si rimane uccisi?”.
“Ascoltami ti prego e non gettare via al vento la tua vita!".
"Io ti amo ed insieme abbiamo già conquistato un regno al di la delle montagne!”.
“Torniamo indietro e potremo conquistare altre terre al di la del grande deserto di sale oltre il nostro palazzo senza il bisogno di tornare in queste terre!”
gli rispose Karen guardandolo negli occhi ma, in quel preciso istante, capì che, per quanto Diago potesse amarla, non avrebbe mai rinunciato al suo sogno di conquista totale per tutta la sua vita e anche lei e il suo amore venivano dopo di quel sogno.
“Non posso credere che tu possa avermi tradito in questo modo donna!”.
“Sappi che non intendo piú dividere il mio trono con te!”.
“Se hai già rinunciato a combattere per conquistare il potere assoluto rimani pure qui assieme a questa gente finché non l’avrò ammazzata e poi anche tu potresti fare la loro stessa fine!"
concluse guardando con rabbia la sua donna mentre calde lacrime scendevano dal volto di Karen costringendola ad allontanarsi da lui singhiozzando.
“Ascoltami uomo dalle sette stelle!”.
“Io non rinuncerò mai al potere assoluto e mai arretrerò o scapperò di fronte ad un avversario!”.
“Io e la mia setta abbiamo quasi distrutto il mondo con la guerra nucleare per cercare di dominarlo e non ci fermeremo finché il nostro sogno di dominio non si sarà avverato!”
concluse rimettendosi in guardia pronto a combattere.
"Cosa!?".
"Tu e la tua gente sareste i responsabili della guerra nucleare che ha devastato questo mondo!?"
.
"Non penserai davvero che io possa credere a questa storia!?".
"Tu devi essere pazzo amico.." gli rispose Kenshiro guardandolo come se fosse un pazzo.
"Perché mai dovrei inventarmi una storia del genere se non fosse vera?" gli rispose Diago con un sorriso diabolico.
"Non ho fretta di ammazzarti quindi posso raccontarti tutta la storia se lo desideri".
"Così capirai bene di che pasta é fatto l'avversario che hai di fronte!"
.
Kenshiro non rispose ma si limitò ad ascoltare il suo avversario senza dare cenni di voler continuare lo scontro e allora Diago cominciò il suo racconto:
"Da molto tempo ormai avevamo perso la fiducia nei confronti dell'imperatore a causa del suo netto rifiuto di usare la forza e la violenza per conquistare subito il potere e per il fatto che preferiva circondarsi di guerrieri di altre scuole piuttosto che riconoscere il nostro valore e affidarsi a noi per la sua difesa come era sempre stato in passato" continuò Diago.
"Avevamo quindi deciso di deporre l’imperatore e conquistare il potere assoluto già trent'anni prima dell'Olocausto nucleare"

"Io e i miei compagni ci eravamo già infiltrati a tutti i livelli nei governi e nei vertici militari delle nazioni della terra e aspettavamo solo l'ordine dei tre guardiani Shura di allora per prendere il potere!".
"Tuttavia, per dei motivi che noi non riuscivamo a comprendere, essi non volevano agire apertamente contro l'imperatore limitandosi a cercare di privarlo delle sue difese fomentando i contrasti tra le scuole di Hokuto, Nanto e Gento".
"Io ero uno dei pochi che invece pensava che l'imperatore doveva essere subito deposto e privato del potere ma avevamo giurato di rispettare la volontà dei nostri guardiani e la loro leadership era indiscutibile".
"Tutto sembrava comunque andare per il meglio fino a quando non accadde la catastrofe!".
"I guardiani cambiarono idea e decisero stupidamente di affrontare l'imperatore e le altre scuole a sua difesa quando non eravamo ancora pronti invece di indebolirle ulteriormente fomentando ulteriori contrasti e faide interne e questo si rivelò fatale per la nostra missione!".
"Sconfitti da una coalizione di maestri delle scuole di Hokuto, Nanto e Gento, i tre guardiani ci diedero quindi l'ordine di scatenare la guerra nucleare globale per distruggere il mondo che non potevano strappare all'imperatore e noi obbedimmo perché pensavamo che tutto ormai fosse perduto!".
"Ora però che dalle ceneri del mondo precedente è sorta una nuova era che predilige la legge del più forte e ora che l'imperatore é debole e che le sue terre sono pronte per essere dominate dalla nostra forza io non commetterò lo stesso errore dei guardiani che mi hanno preceduto e realizzerò il nostro sogno di portare finalmente la Mano Nera al potere!"
concluse con una risata maligna mentre osservava il suo avversario.
"É assurdo ma questo spiega come mai l'imperatore non si sia rivelato subito dopo l'olocausto nucleare e non abbia preso parte agli eventi riguardanti la guerra per la conquista del cielo!".
"Falco e gli altri maestri di Gento temevano che i loro nemici Shura della Mano Nera potessero essere sopravvissuti e pronti di nuovo a colpire per eliminare una volta per tutte l'imperatore!"
" pensò con rabbia Kenshiro mentre la sua aura esplodeva emanando una potente luce azzurra.
“Yuria, Toki, Raoul, Shin, Rey, Shu, Lynn, Burt, Falco, Hio, Caio..”.
“Tutti gli amici che ho dovuto affrontare e uccidere e tutte le tragedie che io e la gente di questo mondo abbiamo dovuto vivere e sopportare vedendo la violenza e il terrore che si erano impadroniti di questa terra non ci sarebbero stati se non fosse stato per la sete di potere di questa gente!”
continuò a pensare mentre la sua rabbia aumentava e mentre si avvicinava a Diago.
“Diago!”.
“Di te e della tua setta non resterà nulla su questo mondo!”.
“Nemmeno delle tombe senza nome!”
disse infine con rabbia Kenshiro mentre colpiva con un pugno distruttore delle mille mani di Hokuto talmente veloce e potente che il suo avversario non riuscì nemmeno a vederlo e che lo portò alla morte alcuni secondi dopo mentre il suo corpo si gonfiava orribilmente ed esplodeva in una fontana di sangue.


Capitolo 36 – La fine di un epoca

La capitale dell’impero venne ricostruita come prima appena alcuni mesi dopo l’attacco dell’esercito della Mano Nera.
Il nuovo impero di Luise era finalmente divenuto un luogo pacifico e relativamente stabile, rendendo quei territori un faro di luce e civiltà in mezzo al deserto di violenza e barbarie circostante, che attirava un gran numero di pellegrini da tutto il resto del mondo.
Cassandra, il secondo comandante dell’esercito di Diago, era passata al servizio dell’imperatore mentre Karen aveva deciso di restare per conoscere la verità sul periodo delle persecuzioni di Nanto e Hokuto di dieci anni prima.
La donna aveva scoperto la verità parlando direttamente con Luise, Lynn, Bart, Kenshiro e gli altri protagonisti di quel periodo ed aveva compreso che il suo odio era stato mal riposto.
Aveva inoltre cominciato a stimare Luise man mano che il tempo passava e, alcuni mesi dopo, decise di passare anche lei al suo servizio come capo dei suoi Rokuseiken e Sacro Pugno della stella della Sovranità.
Nel frattempo Ryosei venne eletto Sacro Pugno della Stella della Rivelazione e passò anch’egli al servizio dell’imperatore sviluppando una passione non ricambiata per la sua compagna di pugno Airi mentre Mamiya si riprese dallo scontro con Kemal e tornò ad addestrare i soldati di Nanto della capitale insieme agli altri Rokuseiken.
Ryuza e Shunrei tornarono a Belan City, dove aspettarono la nascita del loro figlio circondati dall’affetto degli altri cittadini del villaggio, prima di raggiungere Soren e Adria trasferendosi anch’essi nella capitale dopo alcuni anni.
Adria continuò a servire l’imperatore ed iniziò ad addestrare personalmente due allievi con l’intenzione di farne due nuovi Shogun dell’imperatore.
Soren continuò ad addestrare nuovi guerrieri di Nanto per conto dell’imperatore e, appena il ragazzo fu abbastanza grande, si occupò personalmente anche dell’addestramento di suo figlio, che intendeva nominare suo successore a tempo debito.
Ryu si trasferì a vivere nel villaggio di Passo Oscuro per controllare l’accesso dai monti del pugno verso il deserto da dove era venuto Diago con le sue truppe.
Nessuno sapeva veramente chi fosse ma, dopo alcuni mesi, la notizia di un potente guerriero che viveva in uno sperduto villaggio di montagna attirò verso Passo Oscuro una lunga serie di pretendenti desiderosi di apprenderne le tecniche.
Si faceva comunque spesso vedere dai suoi amici a Belan City e nella capitale dove, dopo un po’ di tempo passato insieme, si innamorò di Airi che, sebbene di circa quindici anni più vecchia, divenne la compagna del 65esimo successore della Scuola di Hokuto; con profondo disappunto di Ryosei.
Di Kenshiro invece si persero le tracce tre anni dopo il suo combattimento contro Diago.
Aveva completato l'addestramento di Connor e ne aveva fatto un vero successore di Gento onorando la promessa fatta a suo padre molti anni prima.
Nessuno lo aveva più rivisto negli ultimi due anni e il figlio di Shunrei chiedeva spesso a sua madre quando avrebbe rivisto suo nonno.
A quella domanda lei si limitava a guardarlo con un espressione serena ma triste dicendogli:
“Tu tieni gli occhi fissi sull’orizzonte come faccio io e, un giorno di questi, sono sicura che lo vedremo ritornare dal deserto come ha sempre fatto!”.


FINE

Edited by HokutoFan - 28/5/2014, 21:00
 
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