| Comincio ora a postare la terza ed ultima parte della storia! Buona lettura a tutti!
Capitolo 22 – Lo straniero venuto dal deserto
Diago varcò soddisfatto il portale del tempio dopo aver ucciso gli ultimi due monaci di guardia. La ricerca di quello sperduto monastero al di la dei monti del pugno aveva richiesto gli ultimi due anni della sua vita ma finalmente l’aveva trovato. “Così è qui che viene custodito il manuale delle tecniche segrete dello Shuratan di Honatsu” pensò mentre già pregustava il momento in cui avrebbe messo le sue mani sopra quel testo. Aveva viaggiato per anni e anni, imparando qualsiasi arte marziale con cui veniva a contatto, con il solo scopo di permettere alla Mano Nera di dominare finalmente il mondo. Era probabilmente il più forte guerriero Taishan mai esistito e, con le tecniche segrete dello Shuratan in suo possesso, non avrebbe avuto più alcun rivale. Diago raggiunse la sala dove era custodito il libro e aprì lentamente le porte. Un monaco dal fisico possente e con la testa calva lo stava aspettando in posizione di combattimento frapponendosi tra lui e il libro. “Togliti di mezzo monaco”. “Non è necessario che tu muoia oggi”. “Hai profanato questo luogo e ucciso i miei fratelli!”. “Non ti permetterò di rubare la fonte della nostra saggezza e andartene indisturbato!”. Diago sospirò. “Stupido! Perché non capisci che ti sto dando la possibilità di continuare a vivere?” penso mentre si preparava a combattere. “Come vuoi monaco”. “Allora morirai qui e potrai raggiungere i tuoi fratelli!”. “Fatti sotto!”. “Non mi fai paura!” rispose il monaco mentre si preparava ad attaccare. Il combattimento durò un paio di scambi. Diago anticipò l’attacco del suo avversario, combinando un colpo dei pugnali gemelli insieme ai taglienti artigli dell'orso uccisori della tigre e alla carica della tigre che uccide l'aquila, e colpì con grande abilità e potenza il monaco infliggendogli profonde ferite su tutto il corpo. “Maledetto!”. “Come osi usare questa degradazione della vera scuola Shura contro di me?”. “Ora te la farò pagare!” ringhiò furioso il monaco mentre passava immediatamente al contrattacco portando una via diretta della mongolia che gli costò la vita quando Diago evitò l'attacco e l'uccise con un taglio incrociato delle mani adirate. “Avresti dovuto fatti da parte monaco!” pensò Diago guardando il cadavere del suo avversario. “Quando avrò assimilato tutte le tecniche del Primo Shura partirò alla conquista dei territori al di là dei monti del pugno verso il mare di morte e finalmente la Mano Nera dominerà anche su quelle terre!” disse sorridendo mentre prendeva il manuale dello Shuratan e ritornava trionfante dal suo esercito.
Capitolo 23 – La sconfitta dei guardiani di Belan City
A Belan City la vita scorreva tranquilla per Ryu, Ryuza e Shunrei. Erano ormai diventati vecchi amici del decano Hiroshi e lo avevano aiutato a curare i malati e a rafforzare le difese del villaggio facendosi benvolere da tutti gli abitanti. Per Ryu e Ryuza le giornate scorrevano tranquille tra gli interminabili allenamenti e l’addestramento della milizia del villaggio nelle tecniche dell’autodifesa. L’esercito della Mano Nera, forte di un organico di circa duecento Taishan ben addestrati, giunse alle porte del villaggio in una calda mattinata d’estate incutendo terrore nella popolazione che si trovava nei pressi delle mura cittadine. Ryu e Ryuza si erano uniti alla milizia cittadina per dare man forte ai difensori ma si erano subito resi conto che gli attaccanti non erano una semplice banda di predoni ma un vero e proprio esercito di guerrieri ben addestrati. Un guerriero dal fisico poderoso che aveva lunghi capelli neri e una serie impressionante di cicatrici su tutto il corpo si avvicinò sul dorso di un possente stallone da guerra dal manto grigio e disse con voce tuonante: “Io sono Diago e sarò il vostro nuovo signore e padrone!”. “Deponete le armi e sottomettetevi all’autorità dell’esercito della Mano Nera e verrete risparmiati e ridotti in schiavitù”. “Opponete resistenza e verrete uccisi tutti!”. “Avete tre ore di tempo per decidere!”concluse facendo cenno alle sue truppe di accamparsi fuori ad una certa distanza dalle mura cittadine. Dopo l’ultimatum Ryu e Ryuza si affrettarono a chiamare il decano per decidere sul da farsi. Sapevano benissimo che la milizia cittadina non era in grado di reggere l’urto di un esercito addestrato e che la guarnigione delle truppe imperiali di supporto era composta da truppe troppo esigue per resistere a lungo. “Non abbiamo né il tempo né la possibilità di chiedere aiuto!”. “La nostra unica possibilità é sconfiggere il capo sperando che basti a disperdere il resto dell’esercito” disse Ryu mentre scrutava con un binocolo l’accampamento nemico poco distante dalle porte del villaggio. “D’accordo ma dobbiamo agire in fretta!” disse Ryuza guardando nervosamente Shunrei e il resto della popolazione che si era riunita davanti alle porte del villaggio per ascoltare la decisione del decano. “Allora siamo d’accordo!”. “Io e Ryu andremo a sconfiggere il capo dell’esercito e a disperderne le truppe”. “Se non dovessimo tornare entro quaranta minuti arrendetevi ed evitate di farvi uccidere!” disse Ryuza rivolto al decano Hiroshi. “Perché non possiamo combatterli?”. “Abbiamo la milizia cittadina e un intera guarnigione dell’esercito imperiale!”. “Non riesco proprio a capire perché dovremmo sottometterci!” rispose il decano Hiroshi con una punta di disaccordo. Ryu e Ryuza guardarono il decano e dissero con tono serio: “No Hiroshi, la milizia cittadina non è ancora pronta per sostenere uno scontro con un esercito ben addestrato e la guarnigione di Gento è composta da appena una cinquantina di uomini”. “Siamo in palese inferiorità numerica e con una preparazione marziale inferiore ai nostri avversari!”. “Lasciate fare a noi e, nell’improbabile caso in cui non dovessimo tornare, non fate pazzie e arrendetevi senza permettere a quella gente di distruggere il villaggio!”. “Non vi servirà a niente morire qui contro un nemico che non potete sconfiggere!”. "Fidatevi di noi e sappiate che, anche se la Mano Nera conquisterà il villaggio, l'imperatore verrà comunque informato dei fatti e manderà un esercito a liberarvi!". Shunrei si avvicinò preoccupata e cercò di parlare ma Ryuza la bloccò con un cenno della mano e le disse con un espressione tesa: “Shun, prendi il nostro fuori strada ed esci dall’entrata sud del villaggio per correre immediatamente ad avvertire l’imperatrice, Soren e Adria dell’attacco!”. Shunrei non voleva lasciare il marito e il cugino ma sapeva che Ryuza aveva ragione e che era la cosa giusta da fare. “D’accordo, prenderò il fuoristrada e andrò ad avvertire immediatamente l’imperatore!”. “Ma tu promettimi che starai attento e che tornerai da me!” gli rispose gettandogli le braccia al collo e baciandolo prima di lasciarlo andare. “Te lo prometto Shun!” disse Ryuza abbracciandola e poi si preparò a lasciare il villaggio insieme a Ryu. I due guerrieri uscirono furtivamente dal villaggio ed aggirarono l’accampamento nemico da est cercando la tenda di Diago. Grazie alle tecniche di occultamento della Sacra Scuola di Hokuto e della Santa Scuola dell’Orsa Maggiore riuscirono ad infiltrarsi senza essere individuati e, alcuni minuti dopo, si ritrovarono al centro dell’accampamento nemico davanti la tenda di Diago. Si sentivano sicuri e tranquilli ma subito dopo capirono che questa volta il loro nemico non era affatto come quelli che lo avevano preceduto! “Ma bene a quanto pare abbiamo delle visite!” disse Diago sorridendo mentre li osservava tranquillamente seduto al centro della sua tenda “Credevo che non avesse percepito la nostra presenza!” pensò Ryu mentre entrava nella tenda insieme a Ryuza. “Chi siete e cosa ci fate qui?” “Rispondete velocemente e fate in modo che mi piaccia quello che sentirò oppure potrete anche dire addio alle vostre vite!” continuò Diago guardandoli entrambi negli occhi con uno sguardo gelido come una lastra di ghiaccio. “Siamo qui per convincerti ad abbandonare questa terra e a tornartene da dove sei venuto insieme ai tuoi uomini" disse Ryu evitando di proposito di fare qualsiasi riferimento al villaggio di Belan City. “Ora puoi scegliere di farlo con le buone o con le cattive” aggiunse scrocchiandosi le dita delle mani. “Parole forti per un ragazzino non credi?” rispose tranquillamente Diago osservando il suo avversario. Non so se tu sia più coraggioso o più pazzo ma hai risvegliato la mia curiosità!". "Quindi fammi vedere come farai a cacciarmi con le cattive!" aggiunse con un sorriso beffardo mentre si alzava in piedi e si preparava al combattimento. Ryu non rispose e si mosse rapido per colpirlo ma, improvvisamente, sentì che la sua aura e la sua forza combattiva venivano come risucchiate dall’avversario e anche Ryuza, che era rimasto dietro all’amico, si ritrovò privato della sua aura e della sua forza combattiva allo stesso modo. “Interessante!” “A quanto pare non sapete difendervi dalla mia tecnica di penetrazione dell’aura combattiva!”. “Ed ora che cosa intendete fare con quel poco di forza che vi rimane?” disse Diago mentre sorrideva malignamente verso i suoi avversari. “Dannazione! Mi sento come svuotato di ogni forza e, in queste condizioni, non posso usare la mia aura per assorbire i colpi”. “Qui si mette male amico!” pensò Ryuza mentre si avvicinava a Ryu per aiutarlo. “Non so che tecnica hai usato contro di noi ma non credere che mi darò per vinto!” disse Ryu mentre cercava di colpire Diago con un pugno segreto di Hokuto che però venne parato agilmente dal suo avversario. “Sarebbe questo il tuo modo di cacciarmi con le cattive?” rispose divertito Diago mentre colpiva Ryu con una danza dei cerchi rossi dell'invito alla lotta e lo scaraventava a terra provocandogli un profondo taglio sul torso. Ryuza provò a colpire a sua volta Diago, che si era voltato verso di lui dopo aver atterrato il suo primo avversario, attaccandolo con un calcio dell’ottava stella ma venne anticipato e colpito con un artiglio del ragno velenoso che lo costrinse ad inginocchiarsi facendolo quasi svenire per il dolore e i danni ricevuti. Diago osservò per un istante i suoi avversari e poi disse con un tono di superiorità: “Pensavate veramente che bastasse solo avere un aura combattiva superiore a quella del vostro avversario per entrare nel mio accampamento e sconfiggermi davanti al mio esercito come se nulla fosse?”. “Mi dispiace deludervi ma, anche se io non sono in grado di usare l'aura combattiva come fate voi, la tecnica Shuratan delle Origini di cui sono maestro mi permette di assorbire facilmente l’aura dei miei avversari e di privarli della maggior parte della loro potenza distruttiva e della loro abilità combattiva mentre la mia abilità e potenza come guerriero rimane immutata!”. “Credendovi superiori a me per via della vostra aura vi siete lasciati sorprendere dalla mia tecnica e siete stati sconfitti nel momento stesso in cui avete varcato cosi impudentemente la porta della mia tenda!”. “Ad ogni modo avrete tutto il tempo di riflettere sul vostro errore all'inferno!”. “La vostra ora è infatti giunta e saranno le mie guardie a darvi la morte!”. “Io ho un villaggio da conquistare e non posso perdere altro tempo con voi!” concluse mentre usciva dalla tenda ed ordinava ai suoi uomini di finire a colpi di spada i suoi avversari; che si trovavano ancora a terra sanguinanti. Le guardie obbedirono prontamente agli ordini del loro signore e abbandonarono i corpi di Ryu e Ryuza nel deserto, appena fuori l’accampamento, senza accorgersi che i due maestri non erano affatto morti ma si trovavano in uno stato di morte apparente causato dall’attivazione della Morte Apparente dell’Ottava Stella e del Circolo Segreto del Divino Pugno di Hokuto.
Capitolo 24 – La conversione di Ryosei, il cobra reale di Nanto
Shunrei stava viaggiando già da alcune ore ed ormai si era lasciata alle spalle il villaggio di Belan City ed i suoi abitanti. Era riuscita a scappare senza destare l’attenzione dell’esercito di Diago ed era sicura che nessuno la stesse seguendo. Contava di raggiungere la capitale dell’impero in circa quattro giorni di viaggio e sapeva di dover limitare il più possibile le soste per cercare di evitare di offrire un facile bersaglio alle saltuarie bande di predoni in motocicletta che ancora circolavano per il deserto e rappresentavano l’evidente fallimento del nuovo impero di Luise nel reprimere la criminalità e mantenere l’ordine. “Posso farcela!” pensava mentre premeva sull’acceleratore per guadagnare più terreno possibile. Stava infatti facendo buio e presto si sarebbe dovuta fermare per accamparsi per la notte. Shunrei trovò un luogo adatto parcheggiando il vecchio fuoristrada a ridosso di un costone di roccia in mezzo al deserto. Non aveva avuto il tempo di prendere molte provviste con se e quello era un altro motivo che la preoccupava e la spingeva a non perdere tempo. Se si fosse persa sarebbe probabilmente morta per il caldo e la mancanza di cibo ed acqua. “Ho sufficiente benzina per raggiungere la capitale e, se non verrò aggredita in mezzo al deserto, potrei riuscire ad arrivare prima di quattro giorni!” pensò mentre si sedeva vicino al fuoco e mangiava del pane con della carne essiccata. Era terribilmente in pensiero per Ryuza e per Ryu ma doveva anche cercare di riposare e decise di coricarsi vicino al costone di roccia per cercare di prendere sonno. Nel frattempo Ryosei osservava il fumo e la flebile luce che provenivano da un costone di roccia non molto distante da uno dei suoi accampamenti temporanei nel deserto. Lui e la sua banda si erano fatti una certa fama come predoni e, seppur non particolarmente sadici o crudeli, l’imperatore aveva messo una taglia sulle loro teste e una discreta somma di denaro per il cacciatore di taglie che li avesse consegnati alla giustizia. Egli era un maestro della disciplina del cobra reale di Nanto e, grazie alla sua abilità in combattimento, era riuscito ad eliminare diversi cacciatori di taglie rimanendo una spina nel fianco per chiunque desiderava mantenere la sicurezza e l’ordine pubblico nelle rotte commerciali che attraversavano il deserto per le principali città dell’impero. Aveva perduto i genitori e la sorella durante la ribellione di Nanto contro l’impero di Jako e, per questo, odiava qualsiasi tipo di autorità o forma di governo legittimo che riteneva responsabili delle decisioni che avevano portato alla morte della sua famiglia. “Muovetevi ragazzi!". “Sembra che ci sia qualcuno da depredare qui vicino!” disse con un ghigno rivolto ai suoi uomini. Il gruppo raggiunse Shunrei dopo circa venti minuti di viaggio ma il rumore delle motociclette aveva già svegliato e messo in guardia la giovane donna alcuni minuti prima. “Ma bene!”. “Che cosa abbiamo qui?” disse ridendo mentre scendeva dalla sua moto e si avvicinava a Shunrei. “Una giovane donna bella come te non se ne dovrebbe andare in giro tutta sola di notte per il deserto!" "Potresti fare dei brutti incontri non credi?” aggiunse sogghignando mentre i suoi uomini ridevano di gusto. “Vi prego, posso darvi la metà della benzina e delle provviste che possiedo ma lasciatemi andare!”. “Devo raggiungere la capitale dell'impero il prima possibile!”. “Si tratta di una questione della massima importanza!” supplicò Shunrei guardando Ryusei negli occhi. “Sei impazzita sorella!?”. “Tu non andrai da nessuna parte!”. “Sto ancora decidendo se venderti come schiava o farti diventare la mia donna!”. “D'altronde sarebbe un vero peccato vendere un tipetto attraente come te!” gli rispose Ryosei mentre la guardava con un ghigno lascivo. Shunrei lo fissò profondamente negli occhi e poi disse: “la crudeltà verso gli altri non riporterà indietro i tuoi genitori e tua sorella!”. “Né lo faranno lo sciacallaggio e l’oppressione dei più deboli”. “Come diavolo fa a sapere che i miei genitori e mia sorella sono morti!?” pensò Ryosei mentre osservava stupito quella giovane donna. “Io sento il dolore che nascondi nel cuore e so anche che c’è qualcosa di buono e nobile in te!”. “Qualcosa che appartiene ad un passato felice..". "Quando eri in grado di amare e di essere amato dagli altri!”. “Tu ora puoi anche vendermi come schiava o costringermi ad essere la tua donna ma così facendo continuerai soltanto a scappare rinnegando l’uomo che eri e disonorando la memoria della tua famiglia!”. “Ascolta le mie parole e aiutami a raggiungere al più presto la capitale dell’impero invece di minacciarmi”. “Io sono sicura che ti sei stancato di fuggire e so anche che potresti vivere una vita ben diversa se solo lo volessi!” concluse mentre continuava a fissare Ryosei negli occhi. “Chi diavolo ti credi di essere donna per pensare di potermi parlare in questo modo!” pensò Ryosei mentre continuava a fissare negli occhi Shunrei ma poi, si sentì come toccato dal calore e dalla nostalgia dei tempi che furono. Quella giovane donna dai fluenti capelli neri e dai bellissimi occhi verdi gli ricordava terribilmente sua sorella e un tempo felice, in cui era solito stare con lei ed i suoi genitori. Ryosei perse improvvisamente il suo ghigno lascivo e guardò dolcemente Shunrei come non faceva da molto tempo con una donna. “Avete sentito cos’ha detto la signorina ragazzi?” disse rivolto ai suoi uomini che lo guardarono sbalorditi come se qualcosa di impossibile fosse appena accaduto davanti ai loro occhi. “Ci accamperemo qui per la notte e ci assicureremo che nessuno disturbi il riposo di questa giovane donna fino a domani e poi la scorteremo fino alla capitale dell’impero come ci ha richiesto!” concluse guardando seriamente i suoi uomini. “Ti sei improvvisamente bevuto il cervello capo!?” sbottò improvvisamente uno degli uomini della banda. “Noi non prendiamo ordini da una donna e non prenderemo più ordini nemmeno da te!” aggiunsero gli altri uomini con tono minaccioso. “Sappiamo della tua forza come guerriero e quindi non ti combatteremo per avere quella donna ma con noi hai chiuso” dissero infine mentre risalivano sulle loro moto ed abbandonavano Ryosei e Shunrei da soli davanti al costone di roccia. “Bastardi!”. “Sapevo che mi avrebbero abbandonato al primo screzio!”. “Tuttavia non dovete preoccuparvi signorina”. “Farò in modo che raggiungiate la capitale anche se dovessi rimetterci la vita per farlo!”. “Ora cercate di riposare”. “Farò io la guardia fino al mattino” concluse Ryosei guardando la sua nuova giovane amica con occhi fraterni. Shunrei sorrise e si ricoricò nel suo giaciglio. “Grazie Ryosei” pensò prima di addormentarsi per la stanchezza. Ancora un lungo cammino la separava dalla capitale ma aveva inaspettatamente trovato un nuovo amico in quel deserto divorato dal sole.
Capitolo 25 – La donna di Diago
Diago osservò con soddisfazione il decano Hiroshi che si inginocchiava ai suoi piedi insieme agli altri abitanti del villaggio di Belan City appena conquistato. “Saggia decisione vecchio!” pensò mentre occupava il palazzo della guarnigione dei soldati dell’imperatore e ne scacciava gli occupanti. Era la struttura più resistente del villaggio ed il luogo più adatto per la sua dimora. Karen arrivò mentre Diago stava ancora sistemando il palazzo per renderlo adatto ai suoi gusti. Era l’attuale maestro della disciplina del drago d’argento di Nanto ed era fuggita da quelle terre molti anni prima, durante la persecuzione delle scuole di Hokuto e Nanto da parte di Jako, con tutta la sua famiglia. A quel tempo lei avrebbe preferito combattere ma suo padre scelse invece la fuga e la costrinse ad abbandonare il villaggio dove era nata, i suoi amici e tutto quello che aveva a cuore. Suo fratello, che si rifiutò di partire perché aveva deciso di opporsi a Jako, fu ucciso in duello da Soria davanti ai suoi occhi e questo non fece altro he incrementare il risentimento che la donna provava per l’imperatore e per suo padre; Reo di non aver avuto il coraggio di affrontare Soria al posto di suo fratello. Il padre aveva acconsentito alla sua richiesta di essere addestrata alle tecniche di combattimento della sua famiglia ma le aveva anche chiesto di vivere la sua vita e di non pensare alla vendetta. Tuttavia non si accorse mai che l’odio della donna per l’impero e per l’imperatore era già troppo forte. Quando suo padre morì, nominandola suo successore, Karen partì per un lungo viaggio volto ad affinare la sua tecnica e ad ottenere la forza necessaria per distruggere l’odiato nemico. La giovane donna incontrò Diago durante uno dei suoi viaggi e i due si innamorarono perdutamente l’uno dell’altra appena si videro. Dopo il loro incontro era stata al fianco di Diago durante gli ultimi due anni che l’uomo aveva dedicato alla ricerca del manuale dello Shuratan di Honatsu e comandava con lui il suo esercito in qualità di secondo generale. “Dobbiamo distruggere per sempre l’imperatore ed il suo impero se vogliamo conquistare le terre al di la dei monti del pugno ed ottenere il potere assoluto!” era solita dire nelle riunioni tattiche con il suo uomo e gli altri generali della Mano Nera e tutti sapevano che per lei quell’obbiettivo era quasi un ossessione. Diago le aveva promesso che l’avrebbe accontentata al più presto e l’avrebbe fatta regina delle terre dell’imperatore che avrebbero conquistato per regnare insieme come coppia reale. “Sei qui finalmente!”. “Stavo proprio pensando a te!” disse Diago guardando con desiderio ardente la donna. “Perché me lo chiedi?”. “Sai bene che non so restarti lontano per molto!” rispose lei gettandogli le braccia al collo e premendo il suo seno contro il petto del suo uomo. Era una donna bellissima che aveva lunghi capelli biondi come l’oro, penetranti occhi azzurri che avevano l’intensità delle profondità del mare ed un fisico mozzafiato che veniva esaltato dagli indumenti aderenti che ella era solita indossare. Provavano una passione ardente l'uno per l'altra e non persero tempo nei convenevoli. “Togliti questi stracci e vieni da me!” disse Diago rivolto alla sua donna e quella non se lo fece dire due volte. La coppia fece l’amore a lungo prima di essere disturbata da una delle guardie del loro esercito che si annunciò prima di entrare nella tenda. Gli uomini dell’esercito della Mano Nera avevano imparato a fare questo dopo che una volta Diago aveva dato pubblica dimostrazione di cosa accadeva agli sconsiderati che osavano vedere la sua donna nuda, uccidendoli e lasciandone i corpi squarciati appesi a dei pali fuori dall'accampamento. “Entra pure soldato e parla alla svelta!” disse Diago dopo che Karen si era rivestita ed aveva preso posto accanto a lui. “Signore siamo pronti a partire e marciare verso la capitale dell’impero!”. “Aspettiamo solo un vostro comando generale!” disse la guardia dopo aver salutato con rispetto. “Bene soldato, tenetevi pronti a marciare!” rispose Diago facendogli cenno di congedarsi. Aveva tutto il tempo per pensare all'impero del cielo e in quel momento non gli importava. Quella notte non ci sarebbe stata nient’altro che Karen nei suoi pensieri.
Capitolo 26 – Due voci nel deserto
Ryu e Ryuza si ripresero dallo stato di morte apparente alcune ore dopo che l’esercito di Diago aveva smontato l’accampamento ed occupato Belan City. Grazie ai colpi utilizzati i due erano guariti dalle ferite che avevano subito nello scontro con Diago ed erano sopravvissuti ingannando i soldati del loro avversario. Ryuza era terribilmente preoccupato per Shunrei e sarebbe voluto tornare a Belan City ma Ryu lo fermò dicendogli che, finché non fosse stata per loro chiara la natura della tecnica dell’avversario, sarebbero stati di nuovo sconfitti e magari uccisi davvero questa volta. “Sono preoccupato anch’io per Shunrei ma, con un po’ di fortuna, sarà riuscita a lasciare il villaggio prima dell’attacco di Diago e adesso sarà in viaggio per la capitale come le avevamo chiesto di fare”. “Dobbiamo assolutamente raggiungere la capitale anche noi e avvertire zio Ken dell’accaduto”. “Mio zio ha affrontato innumerevoli avversari nella sua vita e potrebbe conoscere le contromosse alla tecnica dello Shuratan delle origini di Diago”. “Dobbiamo parlarci e venirne a conoscenza anche noi se vogliamo sconfiggerlo!” cocluse Ryu cercando di persuadere l’amico. “Hai ragione” gli rispose Ryuza trattenendo la rabbia per la sua impotenza. “Sbrighiamoci e avvertiamo gli altri di quanto è accaduto a Belan City!”aggiunse cominciando a correre in direzione della capitale. Sapevano entrambi che se volevano sopravvivere e avvertire l’imperatore avevano comunque la necessità di cercare un mezzo di trasporto per il deserto e fare provviste. Sfortunatamente questo li avrebbe rallentati di alcuni giorni rendendo il loro viaggio più lungo di quello di Shunrei. Dopo alcune ore di viaggio Ryu si rese conto che l’oasi dove sorgeva il villaggio dove ora vivevano Burt e Lynn non era molto lontano e suggerì di recarsi la per cominciare. I due arrivarono al villaggio alle prime luci dell’alba e cercarono subito la casa di Burt dove vennero accolti dal vecchio amico di Kenshiro. “E cosi il villaggio di Belan City è stato conquistato e i suoi abitanti ridotti in schiavitù da un uomo malvagio di nome Diago.." disse preoccupato Bart dopo aver ascoltato quanto era accaduto ai suoi amici un giorno prima. “Non pensavo che avremmo di nuovo corso il pericolo di essere attaccati e conquistati da un esercito straniero ma presto la Mano Nera arriverà anche qui e io e la mia gente non abbiamo la forza di opporci a un così potente avversario!”.. “Presto, non c’è tempo da perdere!”. “Prendete il mio vecchio fuoristrada e correte alla capitale!”. “Sembrerà un rottame ma vi assicuro che questo fuoristrada è un gioiellino e vi condurrà rapidamente dall’imperatore!” concluse mentre usciva dalla sua casa seguito dai suoi due amici per andare a prendere il suo fuoristrada e riempirne il bagagliaio con provviste e taniche di benzina. “Grazie Burt!”. “Ti prometto che te l’ho riporterò indietro come nuovo!” disse Ryu mentre saltava in macchina con il suo amico e si avviava verso la capitale dell’impero. Il loro viaggio aveva già un giorno di ritardo rispetto a quello di Shunrei e dovevano sbrigarsi!
Capitolo 27 – L’aquila, la rondine, la tigre e il serpente
Shunrei e Ryosei arrivarono nella capitale dell’impero tre giorni dopo l’attacco di Diago a Belan City. Si diressero subito davanti al palazzo dell’imperatore, al centro della capitale, sperando di poter essere immediatamente ricevuti ma dovettero subito fare i conti con la dura realtà della burocrazia imperiale. “Non possiamo restare ancora bloccati qui fuori ad aspettare!”. “Dobbiamo immediatamente parlare con l’imperatore!” disse sospirando Shunrei davanti alla guardia che bloccava i cancelli del palazzo. Allora non mi vuoi proprio ascoltare ragazza!”. “Non so chi tu sia ma te lo ripeterò ancora una volta!". "Nessuno parla con l’imperatore senza avere un invito o un permesso ufficiale quindi per me puoi restare qui fuori tutto il giorno!” rispose stizzita la guardia. Shunrei fece un profondo sospiro per scaricare tutta la tensione accumulata fino a quel momento e poi guardò la guardia negli occhi dicendo dolcemente: “Ma l’imperatore ci sta già aspettando solo che noi abbiamo perso l’invito che ci aveva fatto recapitare!”. “Suvvia, siate gentile e scortateci immediatamente dall’imperatore o dal vostro generale Adria!”. “Si tratta di una questione della massima importanza che non può aspettare ulteriormente!” concluse continuando a guardare la guardia negli occhi. “D’accordo signorina..”. “Se davvero si tratta di una questione così importante allora vi accompagnerò dall’imperatore..” disse con riluttanza la guardia come se avesse cambiato idea nel giro di pochi secondi. “Come diavolo hai fatto a convincerlo!?” chiese Ryosei meravigliato mentre seguiva Shunrei e la guardia. “Ognuno ha le sue tecniche segrete amico mio!”. “Tu hai le tue ed io ho le mie!” gli rispose lei sorridendo mentre la guardia li conduceva dall’imperatore. “Perdonatemi vostra maestà ma questa ragazza sostiene di conoscervi bene e di dovervi parlare con urgenza di una questione della massima importanza!”. “Normalmente non l’avrei mai fatta passare senza un invito ma questa volta ho preferito verificare la sua identità con voi sperando di farvi cosa gradita” disse nervosamente la guardia quando fu al cospetto dell'imperatore. “Lasciatela pure passare soldato!”. “La conosco bene!” disse Luise mentre sorrideva rivolta alla sua amica. La guardia si congedò con un saluto formale e lasciò Shunrei e Ryosei da soli con l’imperatore. “A cosa devo la tua visita improvvisa amica mia?”. “Mi dispiace di essere venuta qui a portarvi brutte notizie ma il villaggio di Belan City è stato attaccato dall’esercito della Mano Nera!”. “Purtroppo non ne so molto ma posso dirvi che sono uomini ben addestrati che provengono dal deserto, sono comandati da un uomo terribile di nome Diago ed hanno intimato alla mia gente la resa o la distruzione”. “Mio marito Ryuza e mio cugino Ryu sono andati ad affrontarlo ma questo accadeva tre giorni fa e sono terribilmente preoccupata per loro e per il villaggio!” concluse Shunrei cercando di essere il più possibile breve e concisa. Il volto di Luise si rabbuiò mentre, con un campanellino, chiamava il suo messaggero personale. Quando il messaggero fu al suo cospetto Luise gli disse immediatamente: “Vai subito a chiamare Mamiya, Airi e Soren e falli venire al mio cospetto!”. Il messaggero annuì e corse subito a chiamare quelli che ormai erano conosciuti nella capitale come l’aquila, la rondine e la tigre. “Vostra maestà perché ci avete convocati?” disse Mamiya dopo aver salutato formalmente l’imperatrice. “Ho ricevuto notizie preoccupanti riguardo il villaggio di Belan City da parte di una mia vecchia amica che è qui presente”. “Shunrei ha viaggiato senza sosta attraversando il deserto per venire a dirmi che il villaggio è stato attaccato dall’esercito della Mano Nera e che è possibile che sia stato conquistato ed i suoi abitanti ridotti in schiavitù” disse seriamente Luise mentre Mamiya e Airi impallidivano al pensiero della sorte che era toccata ai loro cari che avevano lasciato nel villaggio. “Purtroppo Shunrei non mi ha saputo dire altro sull’identità del nostro nuovo nemico ma dobbiamo anticiparlo ed impedirgli di marciare verso la capitale”. “Pertanto vi chiedo di partire al più presto per scoprire cosa è successo a Belan City nel più breve tempo possibile e capire quali sono le intenzioni del nemico” concluse guardando i presenti con un espressione preoccupata. “Partiremo subito ma sarebbe saggio che almeno uno di noi tre rimanesse per aiutare Adria a difendervi in caso di attacco” disse Soren rispondendo all’imperatrice. “Mamiya, Airi, dobbiamo decidere chi di noi tre resterà qui a proteggere l’imperatore insieme a mia moglie e all’intero esercito di Gento” concluse sorridendo a Shunrei che ricambiò il suo sorriso. “Voi tre andate pure!”. “Resterò io ad aiutare questa Adria a difendere questa donna!” disse Ryosei intervenendo nella conversazione. “E tu chi saresti?” gli rispose Airi guardandolo con uno sguardo severo. “Il mio nome è Ryosei e sono il maestro della disciplina del cobra reale di Nanto!”. “Faresti bene ad accettare il mio aiuto” rispose Ryosei guardando fieramente la donna. “Non so chi tu sia amico ma se sei un amico di Shunrei allora sei anche amico mio e potrò partire tranquillo sapendo che l’imperatore verrà difeso adeguatamente!” disse Soren con un sorriso. “Va bene amico!”. “Resterai qui insieme ad Adria a difendere l’imperatore mentre noi cercheremo tutte le informazioni necessarie a capire quali siano le intenzioni del nemico!” aggiunsero Mamiya e Airi mentre squadravano attentamente Ryosei. "Allora é deciso!". “Partiremo domani al tramonto!” dissero infine i tre mentre si congedavano dall’imperatore e lasciavano la sala del trono.
Capitolo 28 – La tecnica Shuratan delle origini
Ryu e Ryuza arrivarono davanti ai cancelli della capitale nello stesso momento in cui Soren, Mamiya e Airi si accingevano a varcarli per iniziare la missione che l’imperatore gli aveva affidato. Il 65esimo successore dell’Hokuto Shinken e il Gran Maestro della Santa Scuola dell’Orsa Maggiore riuscirono ad incontrare i loro amici appena prima della loro partenza per Belan City e li convinsero a rimandare il viaggio e ad ascoltare quanto avevano da dire sulla pericolosità dell’avversario che si accingevano ad affrontare. Il gruppo tornò quindi nel palazzo dell’imperatore per informarla di quanto accaduto durante lo scontro con Diago e per elaborare con lei una strategia in grado di contrastare efficacemente l’esercito della Mano Nera. Ryuza fece un sospiro di sollievo quando vide Shunrei nelle stanze dell’imperatore e corse subito ad abbracciarla baciandola a lungo prima di lasciarla e parlarle: “Ero terribilmente preoccupato per te ma sapevo che eri viva e che ti avrei ritrovata qui!”. “Ed io sapevo che ti avrei rivisto e che saresti ritornato da me anche se avevo paura di averti perduto per sempre!”. “Non preoccuparti di questo perché non potrà mai succedere Shun!”. “Ti amo così tanto che nemmeno la morte potrebbe impedirmi di tornare da te!”. "Mi dispiace di doverti lasciare di nuovo ma devo assolutamente parlare con gli altri di quanto é successo durante lo scontro con Diago ed elaborare immediatamente un piano d’azione prima che sia troppo tardi!" disse Ryuza mentre si scioglieva dal lungo abbraccio con la moglie. "Anch'io ti amo e non so come avrei fatto a continuare a vivere senza di te se Diago ti avesse ucciso!". “Ora va pure a parlare con gli altri e non preoccuparti per me!”. “Mi troverai ad aspettarti nella nostra stanza quando sarai di ritorno!” gli rispose Shunrei mentre gli toglieva le braccia dal collo e lo guardava con gli occhi umidi per l’emozione. Dopo aver salutato la moglie Ryuza raggiunse i suoi amici e si sedette insieme a Ryu per raccontare cos’era successo durante lo scontro con Diago. “Il nostro avversario si serve di una tecnica sconosciuta da lui stesso nominata Shuratan delle origini ed è in grado di privare dell’aura e della forza combattiva i propri nemici”. “Lo abbiamo affrontato in due ma siamo stati facilmente sconfitti e saremmo morti se non fosse stato per la nostra conoscenza di una tecnica che permette di provocare uno stato di morte apparente” disse Ryu guardando gli altri seriamente. “Non sappiamo se Diago intenda marciare subito verso la capitale con il suo esercito o se voglia attendere di rifornirsi di cibo e vettovaglie a Belan City e partire alla conquista degli altri villaggi vicini ma in ogni caso non lo possiamo sconfiggere se non capiamo come difenderci dalla sua tecnica di penetrazione dell’aura combattiva della scuola Shuratan delle origini”. “Dobbiamo assolutamente parlare con il maestro Kenshiro e scoprire se conosce la scuola e le eventuali contromosse alla tecnica del nostro nemico” concluse Ryuza guardando gli altri negli occhi. “Va bene allora rechiamoci immediatamente da lui” disse Adria facendo cenno agli altri di seguirla fino al dojo dove Kenshiro stava allenando il giovane Cloud. Quando furono arrivati Kenshiro saluto tutti e chiese qual’era il motivo della loro visita. “Zio Ken hai mai sentito parlare della scuola Shuratan delle origini?” chiese speranzoso Ryu. “No, non ne ho mai sentito parlare ma anni fa ho affrontato e sconfitto molti avversari che appartenevano ad una scuola di arti marziali che chiamavano Sanguinaria Scuola Shura ed erano pericolosi perché in grado di penetrare l’aura dei propri avversari in combattimento” rispose Kenshiro guardando seriamente i presenti. “Sembrerebbe molto simile a quanto abbiamo subito nello scontro con Diago..” pensarono Ryu e Ryuza mentre ascoltavano le parole del 64esimo successore dell’Hokuto Shinken. “Posso insegnarvi a difendervi da quella tecnica”. “Tuttavia non posso garantirvi che la contromossa alla tecnica di penetrazione dell’aura della Sanguinaria Scuola Shura sia efficace anche contro la tecnica Shuratan delle origini” concluse anticipando i pensieri del gruppo. “Direi che è comunque meglio di niente no?”. “Quindi che cosa stiamo aspettando ad iniziare l’addestramento!” disse Soren cercando di trasmettere ottimismo agli altri membri del gruppo ma sapeva benissimo che un terribile nemico si stava avvicinando alla capitale dell’impero e che forse quella poteva essere la loro ultima battaglia.
Capitolo 29 – L’assalto alla capitale dell’impero del cielo
Diago fece un profondo respiro e assaporò per un istante l’aria del mattino prima di dare ordine all’esercito di marciare alla conquista degli altri territori dell’impero del cielo. Karen voleva portare l’attacco alla capitale dell’impero il prima possibile ma Diago le disse che avrebbero prima conquistato tutti i villaggi intorno per rifornirsi di mezzi e schiavi per trasportare le armi e le attrezzature dell’esercito e poi avrebbero sferrato l’ultima offensiva contro l’imperatore. “Non avere fretta donna!”. “Ti assicuro che tra al massimo un mese l’impero e l’imperatore apparterranno alla storia!” le disse mentre si accingevano a lasciare Belan City. Tuttavia, nonostante la sua forza, l’esercito della Mano Nera avanzava lentamente ed era costretto a difendersi dalle azioni di guerriglia di gruppi scelti di soldati imperiali che seguivano scrupolosamente le istruzioni che erano state loro impartite dal generale dalla luce d’argento. Adria aveva infatti mandato dei messaggeri in ogni villaggio chiedendo ai decani di non opporre resistenza per evitare inutili spargimenti di sangue tra i civili e comunicando ai soldati dell’imperatore di ogni guarnigione di allontanarsi dai villaggi per prepararsi ad azioni di guerriglia contro l’esercito avversario. L’imperatore era costantemente informato dell’evoluzione della situazione ma, sebbene avesse richiamato tutti i contingenti dell’esercito di Gento che erano stanziati nei villaggi entro cinque miglia dalla capitale per rafforzare l’organico e predisporre la difesa delle mura cittadine, i soldati della capitale e la guardia cittadina erano nervosi per l’imminente battaglia costringendo Adria a farsi aiutare da Mamiya, Airi e Soren per mantenere la disciplina ed evitare le diserzioni. L’esercito della Mano Nera arrivò davanti alle porte della capitale dell'impero esattamente ventotto giorni dopo la sua partenza da Belan City ed aveva perso parte del suo organico negli scontri con i guerriglieri dell'imperatore, che ne avevano messo a dura prova la combattività e la resistenza, durante tutta la sua marcia verso la capitale. Alle prime luci dell’alba del ventinovesimo giorno dalla sua partenza per la capitale Diago inviò un messaggero con il sigillo della Mano Nera e la richiesta di sottomissione e resa incondizionata alla corte dell’imperatore vedendoselo ritornare dopo un ora con l’annuncio del deciso rifiuto dell’imperatore ad arrendersi. “Era la tua ultima possibilità di uscirne vivo imperatore!” pensò Diago mentre mandava a chiamare Karen e i tre comandanti del suo esercito per illustrare il suo piano d’azione. “Jango e Cassandra prenderanno i due terzi dell’esercito e attaccheranno la città da due direzioni differenti usando l’esplosivo che abbiamo portato per fare breccia nelle mura”. “Io, Karen e Kemal guideremo il resto delle mie truppe contro il portone principale per costringere i difensori a disperdere le forze in tre punti”. “Uccidete chiunque opponga resistenza e prendete come schiavo chi si arrende senza combattere”. “Voglio che la città sia conquistata entro la notte!” disse con voce decisa ai suoi comandanti. L’attacco ebbe inizio nelle prime ore del pomeriggio e, sebbene inizialmente gli arcieri delle mura cittadine riuscirono ad uccidere un discreto numero di assedianti costringendo gli uomini di Diago a difendersi usando i mezzi corazzati in dotazione al loro esercito come copertura, due potenti esplosioni lacerarono le mura cittadine a Est ed Ovest infliggendo gravi danni e mietendo molte vittime tra i difensori. Subito dopo l’esercito della Mano Nera si stava riversando nella città dalla porta principale e dalle brecce appena create costringendo l’esercito di Gento e le guardie cittadine ad aprire tre fronti differenti per cercare di contrastare l’avanzata del nemico. “Ryu! Ryuza! Prendiamo una guarnigione a testa e rechiamoci a dare man forte ai difensori!” “Dobbiamo ricacciare indietro il nemico ed impedirgli di dilagare nella capitale!” disse Soren richiamando i suoi amici all’azione. Nel frattempo Mamiya, Airi e Ryosei erano impegnati a contrastare l’avanzata delle truppe di Diago, Karen e Kemal davanti alle porte principali della città. “Dannazione li abbiamo sottovalutati e gli abbiamo permesso di danneggiare le mura cittadine!” disse furiosa Mamiya mentre si liberava di alcun avversari grazie al colpo del volo furioso dell’aquila di mare. Airi era poco lontano da lei ed aveva usato un colpo del battito d’ali della rondine volante per uccidere alcuni invasori che l’avevano attaccata con delle spade corte mentre nello stesso momento Ryosei falciava alcuni avversari poco davanti le due guerriere grazie al colpo del movimento sinuoso del cobra assassino. “Ryosei! Qui ci pensiamo noi!”. “Tu avverti Adria di prepararsi a respingere un eventuale assalto dell’esercito invasore davanti al palazzo dell’imperatore!” disse Mamiya mentre eliminava altri quattro avversari. “D’accordo ma tu cerca di rimanere in vita fino al mio ritorno!”. “Non ci metterò molto!” le rispose Ryosei mentre correva nelle retrovie per ritornare verso il palazzo dell'imperatore.
Capitolo 30 – La morte di Jango, il terzo comandante della Mano Nera
Soren arrivò alla breccia Est con una guarnigione di cinquanta uomini senza incontrare nessuna particolare resistenza. In quel momento un feroce combattimento stava impegnando la guardia cittadina e gli invasori che si stavano faticosamente facendo strada verso l’interno. Un uomo alto e possente con lineamenti caucasici e un aspetto rude stava facendo scempio di alcune guardie cittadine vicino alla breccia mentre i suoi uomini cercavano di aprirgli un varco verso l’interno della città. Soren fece cenno agli uomini della sua guarnigione di attaccare gli invasori ed avanzò verso l’uomo alto e possente sprigionando la sua aura ed utilizzando il colpo del ruggito furioso della tigre di Nanto per spaventare i suoi avversari. Parte degli invasori subì l’effetto del colpo e fuggì lasciando cadere le armi davanti alla tigre assassina ma l’uomo dai lineamenti caucasici, per nulla intimorito dalla tecnica di Soren, si fece avanti per combattere. “Il mio nome e Jango e sono uno dei comandanti dell’esercito della Mano Nera di sua eccellenza Diago!”. “Se ci tieni alla tua vita deponi le armi oppure asseconda il tuo destino e trova la morte affrontandomi!” disse con tono minaccioso verso Soren. “No amico, sei tu che faresti bene ad arrenderti oppure a ritirarti insieme ai tuoi uomini per non fare mai più ritorno!”. “Sempre che tu ci tenga alla tua schifosa vita!” rispose Soren con tono di sfida. “E sià, hai scelto la morte quindi!” rispose Jango avanzando minacciosamente verso il suo avversario. I nervi di Soren erano tesi al massimo e la sua concentrazione era pressoché assoluta ma era sicuro di sé e per nulla intimorito dal suo avversario. Anche lui, al pari dei suoi amici, era enormemente più forte di tre anni prima e, oltre a conoscere completamente le discipline dell’aquila di mare e della rondine volante delle sue amiche Mamiya e Air , era divenuto anche maestro della prodigiosa scuola di Gento apprendendone le tecniche dalla moglie Adria. Il suo avversario si mosse per primo portando una penetrazione dell’aura combinata con una penetrazione della lancia d'argento e un taglio incrociato delle mani adirate ma Soren riuscì a difendersi dalla tecnica di penetrazione dell’aura e parò i colpi dell’avversario grazie alla tecnica della superiorità difensiva della Divina Scuola di Nanto. Il contrattacco della tigre assassina fu immediato ma il suo avversario parò il colpo del maglio distruttore di Nanto diretto contro il suo volto grazie alla parata del primo Shura e si preparò di nuovo ad attaccare. “Non pensavo che saresti stato in grado di difenderti dal mio precedente attacco ma non ha importanza!”. “Ora morirai!” disse Jango rivolto al suo avversario mentre si accingeva ad attaccarlo di nuovo con una penetrazione dell’aura combinata con la gloriosa mano che penetra la carne e un colpo della doppia frusta fluttuante. Soren però questa volta si mosse per primo e colpì l’avversario con un taglio multiplo della croce del sud prima che questi potesse portare il suo attacco provocandogli profondi tagli su tutto il corpo e facendolo urlare per la rabbia e per il dolore. “Ti ammazzerò maledetto!” ruggì Jango mentre attaccava con un potentissimo colpo di lancia che colpì di striscio il torso del suo avversario provocandogli un profondo taglio e facendolo urlare per il dolore. “Sei finito amico!” aggiunse partendo di nuovo all’attacco con il suo colpo della Distruzione Assoluta della Lancia D'argento ma, questa volta, Soren schivò con una rapidità sorprendente l'attacco e lo colpì provocandogli un profondo taglio a croce sul torso. “Maledetto come hai fatto ad evitare il mio attacco e a ridurmi cosi!?” esclamò Jango mentre guardava sbigottito il suo avversario. “Questo scontro è finito”. “Ora puoi ritirarti con i tuoi uomini oppure morire qui come un cane!”. “A te la scelta!” disse Soren con un espressione indecifrabile mentre guardava negli occhi il suo avversario. “Non pensare che mi arrenda bastardo!” sbottò Jango attaccando di nuovo il suo avversario con una via diretta della mongolia ma, anche in questo caso, Soren evitò facilmente il colpo e contrattaccò con un artigliata furiosa della tigre assassina che colpì la testa del suo avversario con precisione assoluta. “Che diavolo di tecnica hai usato per evitare di nuovo così facilmente il mio attacco!?” disse di nuovo meravigliato al suo avversario ma il suo destino era ormai segnato. Un istante dopo infatti la sua testa si staccò dal corpo e cadde a terra rotolando. “Non avresti potuto fare niente contro la mia tecnica della supremazia difensiva della divina scuola di Nanto e il mio taglio segreto della croce del sud ma, se solo avessi rinunciato a continuare a batterti con me, avresti potuto salvarti!” pensò Soren mentre si fasciava il torso ferito e gli uomini della sua guarnigione uccidevano gli ultimi invasori rimasi.
Capitolo 31 – La resa di Cassandra, il secondo comandante della Mano Nera
Ryuza si stava avviando con una guarnigione verso la breccia Ovest della città quando i suoi uomini vennero attaccati dalle truppe dell’avversario. Una donna dall’aspetto agile e flessuoso e dai corti capelli rossi guidava l’attacco delle truppe della Mano Nera contro la sua guarnigione falciando con le tecniche Shura qualunque avversario incontrasse. Ryuza ordinò alle sue truppe di arretrare e avanzò verso la donna pronto al combattimento. “Sei ancora in tempo per lasciare questo luogo con le tue gambe insieme alle tue truppe” disse Ryuza con tono minaccioso mentre lasciava scorrere completamente la sua aura all’esterno. “Sei tu che quello che è ancora in tempo per andarsene tutto intero!” rispose lei facendo cenno alle sue truppe di sospendere l’attacco e avanzando verso il suo avversario. “Io sono Cassandra, generale dell’esercito della Mano Nera di Diago”. “Arrenditi e ti sarà risparmiata la vita oppure combatti e dimostra la tua forza e il tuo valore sul campo di battaglia!” aggiunse con voce sicura mentre si rivolgeva al suo avversario. “Se ci tieni così tanto a combattere sorella allora ti accontenterò” le rispose Ryuza con tono minaccioso mentre si avvicinava alla donna per poterla colpire in corpo a corpo con i suoi attacchi. Cassandra attese l’attacco del suo avversario per poi schivare il suo colpo grazie alla tecnica della schivata del primo Shura e contrattaccare con un colpo delle due lune rosse di sangue che però venne facilmente parato da Ryuza. “Sembra che stia cercando di studiare la mia tecnica prima di decidere come attaccarmi” pensò Ryuza mentre apriva di proposito un varco nella sua guardia con lo scopo di invitare la giovane donna ad attaccare. Cassandra esitò un istante poi attaccò combinando una penetrazione dell’aura con i taglienti artigli dell'orso uccisori della tigre, cercando di sfruttare l’apertura della guardia del suo avversario, colpendolo su tutto il corpo ma arretrando immediatamente dopo l’attacco. Ryuza si difese efficacemente dalla tecnica di penetrazione dell’aura dell’avversario ed incassò il colpo senza fare una piega assorbendolo grazie alla sua aura combattiva. “Pensavo di aver penetrato la sua aura!” pensò nervosamente Cassandra mentre manteneva le distanze dal suo avversario senza attaccarlo. “Come dovresti aver intuito ormai non riuscirai a penetrare tanto facilmente la mia aura combattiva!” disse Ryuza con tono sicuro mentre si rivolgeva alla sua giovane avversaria. “Sei forte amico ma anche troppo presuntuoso per i miei gusti!” rispose la donna partendo di nuovo all’attacco combinando un onda proibita del soffio del drago con una magia delle girandole ma, anche in questo caso, l’attacco venne assorbito dall’aura di Ryuza senza infliggere danni. “Se non riesco a penetrare la sua aura non potrò neutralizzare le sue difese e sarò sconfitta!” pensò nervosamente Cassandra mentre cominciava a girare intorno all’avversario aspettando il momento migliore per attaccare. Ryuza invece si limitava a seguire i movimenti della donna concentrandosi sulla sua aura combattiva e mantenendola stabile per evitare che una leggera fluttuazione della stessa permettesse a Cassandra di penetrare le sue difese e colpirlo in maniera efficace. “Mi sembri indecisa su come attaccarmi sorella!” le disse infine Ryuza mentre creava intenzionalmente una fluttuazione della sua aura per spingere la donna ad attaccare. “Adesso!” pensò Cassandra muovendosi fulmineamente verso Ryuza grazie alla rapidità dello Shura e attaccandolo con una danza dei cerchi rossi dell'invito alla lotta ma venne investita dal santo colpo dell'aura che indebolisce che il maestro dell’orsa maggiore aveva attivato per proteggersi prima di poter portare il suo attacco e fu costretta ad allontanarsi immediatamente dal suo avversario. “Dannazione mi sto stancando troppo!” pensò Cassandra mentre ansimava vistosamente per riprendere fiato. La donna si accorse che il suo avversario era completamente circondato dalla sua aura, che emanava una forte radiazione di energia, ed intuì che la tecnica di Ryuza era in grado di privarla lentamente delle forze e che non poteva più avvicinarsi per attaccare in corpo a corpo. “Non ho scelta!”. “Devo attaccarlo a distanza con il mio colpo più potente concentrando tutta la mia forza ed abilità e sperare che non riesca a pararlo o assorbirlo ma in queste condizioni potrò farlo solo una volta!” pensò mentre assorbiva l’energia dell’ambiente circostante e si preparava ad attaccare. “Onda distruttrice del soffio del drago!” urlò mentre scaricava tutta l’energia assorbita contro il suo avversario che venne investito da un potentissimo flusso d’aria e di energia che riuscì a parare solo grazie al colpo della cappa impenetrabile dell'orsa maggiore; venendo spinto indietro di alcuni metri insieme al suo scudo di energia. Cassandra non poteva credere ai suoi occhi e cadde inginocchiata ansimando davanti al suo avversario. Non aveva mai incontrato nessuno in grado di neutralizzare completamente le sue tecniche offensive ed in cuor suo sapeva che aveva fatto tutto il possibile per abbattere il suo nemico. “Dammi pure il colpo di grazia!” disse ansimando rivolta al suo avversario. “Sei sconfitta ma hai combattuto bene e riconosco la tua forza e il tuo valore di guerriero”. “Questo scontro non deve necessariamente concludersi con la tua morte e quindi ti faccio la stessa proposta che tu hai fatto a me prima di iniziare il nostro combattimento”. “Arrenditi e ti verrà risparmiata la vita oppure alzati e vieni incontro al tuo destino!” rispose Ryuza mentre guardava con un espressione di stima la sua giovane avversaria. “Non so perché tu voglia risparmiarmi ma non ho intenzione di buttare la mia vita per un sogno di potere che non potrò realizzare!”. “Accetterò la tua offerta e mi arrenderò” rispose Cassandra rialzandosi e dando ordine alle sue truppe di abbassare le armi.
Capitolo 32 – La Battaglia alle porte della capitale dell’impero
Diago fece il suo ingresso trionfale nella capitale dell’impero insieme a Karen e Kemal mentre tutt’intorno a loro infuriavano i combattimenti. Mamiya, Airi e Ryosei si erano frapposti con due guarnigioni della guardia cittadina tra di lui e la strada principale che, dalla porta cittadina, conduceva al palazzo dell’imperatore per impedirgli l’avanzata. “L’imperatore mi aspetta nel suo palazzo e non ho né il tempo né la voglia di combattere con voi pesci piccoli!”. “Saranno il mio comandante Kemal, e la sua squadra di assassini scelti ad affrontarvi e darvi la morte!” disse Diago con voce sprezzante rivolto ai suoi avversari mentre faceva cenno al suo primo comandante di impegnare in corpo a corpo il nemico per permettergli l’avanzata. Kemal avanzò spavaldo verso i suoi avversari e li attacco tutti e tre contemporaneamente combinando una penetrazione dell’aura con un artiglio dell'aquila uccisore del drago che colpì in parte Ryosei ed Airi mentre Mamiya riuscì ad evitare il colpo grazie alla tecnica della superiorità difensiva della Divina Scuola di Nanto. Mamiya contrattaccò immediatamente con un colpo dell'artiglio tagliente dell'aquila di mare diretto al torso del suo avversario che, a causa della sua incredibile rapidità, venne parato a malapena da Kemal e gli procurò un taglio sul braccio destro. “Siete sicuramente ad un livello superiore rispetto agli altri avversari che ho ucciso per arrivare fin qui!”. “Ma non fatevi illusioni”. “Quando avrò finito non rimarrà nulla di voi!” disse Kemal mentre attaccava Mamiya combinando una penetrazione dell’aura con un artiglio dell'orso che ghermisce la tigre cercando di afferrare la donna ma, anche in questo caso, la sua avversaria riuscì a difendersi dalla sua tecnica di penetrazione dell’aura, schivare il suo colpo e a contrattaccare con un colpo del volo assassino dell'aquila di Nanto, che questa volta il suo avversario riuscì però a schivare egregiamente grazie al colpo della schivata del primo Shura. “Che ti succede donna?”. “Ti sei stancata di combattere per caso?”. "Vuoi che sia quel tizio dietro di te a darti il cambio o preferisci arrenderti e diventare la mia schiava personale?". "Mi piacciono le donne dal carattere forte come te e potrei anche decidere di risparmiarti quando avrò finito con te!" disse Kemal con tono derisorio verso la sua avversaria ma la sua espressione cambiò immediatamente quando Mamiya lo attaccò con la sua tecnica più potente concentrando tutta la sua forza ed abilità nel colpo. “Colpo dell'artiglio assassino dell'aquila di Nanto!” urlò mentre colpiva il suo avversario provocandogli un profondo squarcio sul torso e facendolo inginocchiare a terra ed urlare per il dolore. “Maledetta sgualdrina!”. “Come hai fatto a colpirmi con quell’abilità e potenza!?”. “Ti credevo utile solo per ingrossare le fila delle concubine del nostro esercito!” ruggì pieno di rabbia Kemal mentre si toccava la ferita subita al torso. “Vedo che finalmente non fai più il gradasso come prima ma hai una giusta espressione di terrore dipinta sul volto!”. “Tranquillo, non sei il primo idiota che mi sottovaluta solo perché sono una donna!”. “Ma non preoccuparti per questo!". "Ormai è troppo tardi per riconoscere il tuo errore e quando raggiungerai l'inferno puoi sempre dire che é stata Mamiya aa farti fuori!” gli rispose lei con disprezzo mentre si preparava a finire a finirlo ma, prima di poter portare il suo attacco, venne colpita dalla tecnica segreta di Kemal e privata della sua aura combattiva e delle forze mentre un ghigno di soddisfazione compariva sul volto del suo avversario. “Sei forte donna te lo riconosco”. “Ma ora che sei stata colpita dalla mia tecnica di privazione dell’aura e morirai qui senza poter fare niente per evitarlo!” aggiunse rialzandosi ed avanzando verso Mamiya. In quello stesso istante Ryu arrivò con la sua guarnigione sul campo di battaglia, Airi e Ryosei si liberarono degli ultimi assassini delle truppe di Kemal e Diago e Karen varcarono insieme i cancelli del palazzo dell’imperatore.
Capitolo 33 – La fuga di Kemal, il primo comandante della Mano Nera
Kemal si apprestava a dare il colpo di grazia ad una Mamiya inginocchiata e privata della sua forza combattiva davanti agli occhi di Airi e Ryosei quando la sua distruzione della mazza assoluta venne parata da Ryu, che si frappose tra lui e la sua amica. “Mi dispiace amico ma non ti permetterò di uccidere questa donna!”. “Ora sarò io il tuo avversario!”. “Sta attento!”. “Credo che abbia usato su di me la tecnica che hai subito nel tuo precedente scontro con Diago!” disse Mamiya al suo amico ed arretrò cercando di recuperare il controllo della sua aura. “Come vuoi ragazzo ma anche tu farai la fine di quella donna!”. “Quando ti avrò privato della tua aura combattiva potrò ammazzarti come mi pare!” disse Kemal rivolto al suo avversario e lo attaccò con la sua tecnica di privazione dell’aura. Ryu si sentì prosciugato della sua aura combattiva come nel primo scontro con Diago ed arretrò cercando di intuire il prossimo attacco dell’avversario. Kemal lo incalzò combinando una rapidità dello Shura con una danza dei cerchi rossi dell’invito alla lotta e un taglio incrociato delle mani adirate ma rimase sorpreso dal suo avversario, che riuscì a parare il suo attacco sprigionando pienamente la forza della sua aura combattiva. “Mi dispiace amico ma la tua tecnica di privazione dell’aura non avrà facilmente effetto su di me!” disse Ryu con tono sicuro mentre si preparava a contrattaccare. “Colpo della violenza impetuosa del dominatore del cielo!” urlò mentre convogliava la sua energia nel pugno e colpiva con potenza il torso dell’avversario scaraventandolo indietro di alcuni metri e facendolo cadere a terra. “Come ha fatto a difendersi dalla mia tecnica di privazione dell’aura e che diavolo era quel colpo!” pensò Kemal mentre si rialzava ansimando e guardava con terrore il suo avversario che si avvicinava verso di lui. “Te lo dirò una sola volta quindi apri bene le orecchie!”. “Alza i tacchi e vattene da questa città per non tornare mai più oppure combatti e crepa qui insieme ai tuoi uomini!” concluse Ryu mentre si scrocchiava lentamente i pugni. “Non credere di avermi già sconfitto moccioso!” gli rispose pieno di rabbia Kemal mentre cercava di intimorirlo. “Non ho scelta!”. “Devo attaccarlo ora con il mio colpo più potente e sperare di sorprendere la sua guardia oppure mi farà fuori!” pensò mentre si preparava ad attaccare. “Colpo della furia distruttrice del Primo Shura!” urlò mentre Ryu veniva subissato da una raffica di pesanti pugni e calci portati in rapidissima successione che schivò a malapena subendo solo alcune ferite sul braccio destro e sulle gambe. “Ora non fai più lo sbruffone amico!” disse con un ghigno Kemal ma subito dopo venne attaccato con un preciso colpo alle tempie che cercò inutilmente di parare con la parata del Primo Shura e che lo paralizzò sul posto. “Ti ho premuto lo tsubo Zuseku della Psiche cancellandoti la memoria dei colpi dello Shuratan delle origini che hai appreso”. “Ora sei solo un grassone pelato amico!” disse Ryu mentre guardava con disprezzo il suo avversario. "Ad ogni modo sei fortunato comunque!". “Se ti avessi incontrato alcuni anni fa adesso saresti già morto ma ho promesso ad un amico che avrei ucciso solo se strettamente necessario e non intendo rimangiarmi la parola!”. “Adesso sparisci dalla mia vista prima che io ci ripensi e decida di ammazzarti!” concluse guardando Kemal con uno sguardo gelido come una lastra di ghiaccio. “Cosa!?”. “Io scordare la mia tecnica!?”. “Tu sei pazzo!” disse Kemal tentando di attaccare il suo avversario ma improvvisamente si rese conto di non ricordare davvero più come portare i suoi colpi. Ryu si mosse per avvicinarsi di nuovo verso il suo avversario che impallidì e si diede alla fuga seguito dai superstiti dell’esercito al suo comando. “Sai, mi ricordi molto di più tuo zio Kenshiro che tuo padre Raoul”. “Si, anche lui si intromette sempre!” disse Mamiya sorridendo all'amico prima di ringraziarlo e lanciarsi con lui e gli altri all’inseguimento di Diago e Karen.
Capitolo 34 – Karen vs. Adria
Diago e Karen erano molto vicini alla sala del trono dell’imperatore. Avevano eliminato facilmente ogni soldato incontrato fino al quel momento ma ora si ritrovarono davanti una giovane donna dai capelli castani che emanava una potente aura dalla luce argentata. “Io sono Adria, generale della luce d’argento dell’imperatore e sarò l’ultima persona che vedrete con i vostri occhi prima di lasciare questo mondo!” disse rivolta ai suoi avversari mentre si preparava a combattere. “Non ho tempo per te donna!”. “Karen, uccidila mentre io vado a sistemare l’imperatore e a prendere il trono che ci spetta!” disse Diago rivolto alla sua compagna. Lei annui e si mosse come un fulmine per attaccare Adria in corpo a corpo. “Artigli gemelli del drago d'argento!” urlò mentre cercava di colpire con due rapidissimi colpi a mano aperta mirando direttamente alla testa della sua vittima. Adria riuscì a parare il colpo dell’avversario grazie al colpo dello scudo di luce spendente di Gento ma percepì l’enorme forza sprigionata dall'aura di quella donna e capì che quello sarebbe stato uno scontro decisamente impegantivo. “Chi diavolo sei e perché vuoi uccidere l’imperatore!?” disse furiosa rivolta alla sua avversaria. “Se lo vuoi sapere posso dirtelo”. “Tanto morirai comunque anche tu e tutti quelli che vorranno difenderlo!”. “Se invece vuoi fatti da parte e andartene potrei anche risparmiarti la vita!” disse Karen guardando Adria negli occhi. “Il mio dovere è difendere l’imperatore del cielo che è il simbolo della pace su questa terra!”. “Ma voglio sapere la ragione del tuo odio così sconsiderato prima di darti la morte!” gli rispose Adria mentre sosteneva il suo sguardo. “Come vuoi ma sarai tu a morire Adria!”. “Devi sapere che l’imperatore è il responsabile delle persecuzioni e della morte che si sono abbattute su mio fratello e sulla mia famiglia dieci anni fa!”. “Avevo molti amici appartenenti alla stirpe di Nanto che sono stati massacrati dalle truppe dell’imperatore solo per la loro appartenenza a quella scuola!”. “Io non dimenticherò mai il giorno in cui sono stata costretta a scappare dal villaggio dove ero nata e cresciuta e dove avevo tutte le persone a me care a causa dell’imperatore e di Soria, il suo servo di Gento!”. "Mio padre avrebbe dovuto assecondare il suo destino e dimostrarsi davvero un drago che divora i suoi nemici invece di scappare senza combattere per difendere il suo villaggio!". “Adesso per colpa sua molte persone che amavo sono morte e le loro anime non possono riposare in pace ma sarò io a realizzare il suo destino e a vendicarle prendendo il potere e cancellando per sempre l’imperatore da questa terra!” concluse Karen attaccando la sua avversaria con un calcio letale di Nanto diretto al volto che Adria riuscì a parare in parte subendo un vistoso livido al volto. “L’imperatore non è stato il responsabile delle persecuzioni di dieci anni fa!”. “Fu Jako a rapire l’imperatore e ad ordinare a Soria e agli altri generali di Gento di distruggere Nanto e Hokuto e la sua voce non era quella dell’imperatore ma quella di un usurpatore!” le rispose Adria attaccando a sua volta la sua avversaria con un taglio segreto della prodigiosa arte di Gento che Karen riuscì comunque a schivare subendo una leggera abrasione sul braccio sinistro. “Non penserai davvero che io creda alle tue scuse!” disse piena di rabbia Karen e attacco Adria con un morso assassino del drago d'argento che provocò un terribile taglio sul torso del suo avversario e lo costrinse a vacillare per un istante a causa del colpo subito mentre il sangue scendeva dalla ferita. “Non ho motivo di inventarmi questa storia e no ti permetterò di uccidere l'imperatore!” gli rispose Adria mentre lasciava che nova guidasse il suo pugno portando un colpo del prodigioso maglio esplosivo di Gento che Karen riuscì ad evitare solo in parte e che colpì la donna su tutto il corpo bruciandole leggermente la carne e facendola urlare di dolore mentre si rotolava a terra per allontanarsi dalla sua avversaria. “Ti ammazzerò maledetta!” ringhiò piena di rabbia Karen mentre si rialzava e si muoveva rapidamente verso la sua avversaria attaccandola con un Colpo di coda del drago d'argento che non riuscì ad ucciderla solamente perché lei aveva intuito la traiettoria del colpo e si era mossa per schivare l’attacco subendo solo una profonda ferita al braccio destro. “Devo abbatterla adesso o potrei non riuscire più a fermarla!” penso Adria mentre convogliava di nuovo su di se le forze celesti ed attaccava la sua avversaria con un colpo della cometa stordente di Gento che colse di sorpresa la sua avversaria e centrò in pieno Karen con una violenza incredibile scagliandola indietro di alcuni metri e facendola quasi svenire per i danni ricevuti. Karen cercò di rialzarsi barcollando ma le forze le vennero meno e crollò in ginocchio ansimando mentre Adria si rialzava ed, usando la tecnica cauterizzante di Gento per suturare la ferita al suo braccio destro, si avvicinava lentamente verso di lei. “Perché non mi uccidi?”. “Perché i tuoi occhi mi ricordano quelli di mio marito e la tua storia è una tragedia simile alla sua”. “Anche lui viveva solo per la vendetta e odiava il precedente primo generale dell’imperatore Falco ma ha trovato la forza per lasciarsi alle spalle tutto questo quando si è fatto degli amici e ha conosciuto di persona l'imperatore arrivando addirittura a diventare uno dei Nanto Rokuseiken a difesa del suo palazzo”. “Sono sicura che in te c’è molto di più della sola sete di vendetta e tu potresti fare altrettanto se solo conoscessi la verità! “Forse potrei sbagliarmi o forse no ma non mi sembrava giusto privarti di questa possibilità!”. “Sei stata sconfitta e non potrai farle alcun male ma potrai ascoltare cosa avrà da dirti e forse ti convincerai che anche lei è stata una vittima di Jako come te!” concluse Adria avvicinandosi alla donna. “Cosa vuol dire non potrò farle del male?”. “L’imperatore è in realtà una donna!?” disse Karen meravigliata. “È esatto, ma presto la conoscerai di persona se vorrai” le rispose Adria aiutandola a rialzarsi e avviandosi con lei verso la sala del trono dell’imperatore.
Capitolo 35 – La leggenda di Hokuto
Diago aveva aperto le porte della sala del trono ed aveva ucciso le ultime due guardie a difesa dell’imperatore. Luise osservò terrorizzata quell’uomo imponente, dai lunghi capelli neri, dal corpo pieno di cicatrici e con un aspetto feroce che si stava avvicinando verso di lei. Prima però che Diago potesse raggiungere Luise un uomo che aveva all'incirca la sua stessa età con sette cicatrici che formavano il disegno dell’orsa maggiore ben impresse sul petto si frappose tra di lui e la sua preda. “Sei stato in gamba o incredibilmente fortunato ad arrivare fin qui ma adesso ti consiglio di alzare i tacchi ed andartene se ci tieni alla vita!” disse tranquillamente Kenshiro. “Sei piuttosto impudente per essere un cadavere!” gli rispose Diago con tono di scherno. “Vediamo che cosa sai fare allora!” aggiunse partendo all’attacco combinando una penetrazione dell’aura con una rosa di pugnali che Kenshiro schivò con facilità continuando a studiare il suo avversario. “Beh tutto qui?” disse rivolto a Diago mentre si metteva in guardia e lo fissava negli occhi. "Vedo che l'imperatore continua a circondarsi di potenti guerrieri piuttosto che cedere il comando a chi é nato per combattere come me ma forse sei stato solo fortunato a schivare i miei colpi!”[/color] gli rispose Diago trattenendo la rabbia per l’insulto verbale subito e partendo di nuovo all’attacco combinando una penetrazione dell’aura con i taglienti artigli dell'orso uccisori della tigre che colpirono di striscio Kenshiro provocandogli alcuni leggeri tagli su tutto il corpo. “Adesso che mi dici sbruffone?” disse Diago mentre guardava il suo avversario. “Dico che mi sto annoiando amico!” gli rispose Kenshiro passando al contrattacco con un pugno fatale di Hokuto talmente rapido, preciso e potente che Diago riuscì a malapena a parare subendo un vistoso ematoma sulla guancia sinistra. “Chi diavolo è questo tizio e come diavolo fa a resistere alle mie tecniche di penetrazione dell’aura e a colpire con quell’abilità e potenza?” pensò Diago mentre guardava sorpreso il suo avversario e mentre Adria e Karen entravano nella sala del trono dell’imperatore. “Te lo ripeto un'altra volta amico e cogli l’eccezionalità del momento perché non l’ho mai fatto nella mia vita”. “Alza i tacchi e vattene da questa città se ci tieni alla vita!” ripeté tranquillamente Kenshiro mentre si scrocchiava i pugni ed osservava il suo avversario. “Sei forte ma troppo presuntuoso per i miei gusti!”. “Adesso morirai!” sbotto furioso Diago e attaccò il suo avversario con la sua tecnica di privazione dell’aura seguita da un colpo della furia distruttrice del Primo Shura ma, in quel preciso istante, gli occhi di Kenshiro si illuminarono e Diago colpì solo l’aria davanti a se mentre il suo corpo si riempiva di ferite e lo costringeva ad inginocchiarsi ansimando per i danni subiti. “Impossibile!”. "Avrei dovuto tempestarlo di colpi ed invece ho colpito solo l'aria davanti a me e sono stato ridotto così con un singolo attacco!" pensò Diago mentre guardava terrorizzato il suo avversario che rimaneva fermo davanti a lui ed aveva uno sguardo triste come non ne aveva mai visti prima.. Karen si avvicinò verso il suo uomo e, guardando Kenshiro e i presenti, disse: "Ascoltami amore, questa volta i nostri avversari sono al di sopra delle nostre forze!”. “Anch'io sono stata sconfitta da questa donna come tu da quest'uomo ma siamo stati risparmiati e possiamo ancora andarcene e regnare sulle terre che abbiamo conquistato al di la dei monti del pugno!”. “Taci donna!” ringhiò pieno di rabbia Diago mentre si rialzava davanti al suo avversario. Karen cercò di avvicinarsi a lui per fermarlo ma venne spinta indietro e fatta cadere a terra con forza mentre il suo uomo la guardava con disprezzo. “Che razza di donna sei?”. “Credevo avessi uno spirito affine al mio ed invece hai già rinunciato a combattere per il potere alla prima difficoltà!” . “Noi abbiamo già il potere!” “A cosa serve continuare a combattere se si rimane uccisi?”. “Ascoltami ti prego e non gettare via al vento la tua vita!". "Io ti amo ed insieme abbiamo già conquistato un regno al di la delle montagne!”. “Torniamo indietro e potremo conquistare altre terre al di la del grande deserto di sale oltre il nostro palazzo senza il bisogno di tornare in queste terre!” gli rispose Karen guardandolo negli occhi ma, in quel preciso istante, capì che, per quanto Diago potesse amarla, non avrebbe mai rinunciato al suo sogno di conquista totale per tutta la sua vita e anche lei e il suo amore venivano dopo di quel sogno. “Non posso credere che tu possa avermi tradito in questo modo donna!”. “Sappi che non intendo piú dividere il mio trono con te!”. “Se hai già rinunciato a combattere per conquistare il potere assoluto rimani pure qui assieme a questa gente finché non l’avrò ammazzata e poi anche tu potresti fare la loro stessa fine!" concluse guardando con rabbia la sua donna mentre calde lacrime scendevano dal volto di Karen costringendola ad allontanarsi da lui singhiozzando. “Ascoltami uomo dalle sette stelle!”. “Io non rinuncerò mai al potere assoluto e mai arretrerò o scapperò di fronte ad un avversario!”. “Io e la mia setta abbiamo quasi distrutto il mondo con la guerra nucleare per cercare di dominarlo e non ci fermeremo finché il nostro sogno di dominio non si sarà avverato!” concluse rimettendosi in guardia pronto a combattere. "Cosa!?". "Tu e la tua gente sareste i responsabili della guerra nucleare che ha devastato questo mondo!?". "Non penserai davvero che io possa credere a questa storia!?". "Tu devi essere pazzo amico.." gli rispose Kenshiro guardandolo come se fosse un pazzo. "Perché mai dovrei inventarmi una storia del genere se non fosse vera?" gli rispose Diago con un sorriso diabolico. "Non ho fretta di ammazzarti quindi posso raccontarti tutta la storia se lo desideri". "Così capirai bene di che pasta é fatto l'avversario che hai di fronte!". Kenshiro non rispose ma si limitò ad ascoltare il suo avversario senza dare cenni di voler continuare lo scontro e allora Diago cominciò il suo racconto: "Da molto tempo ormai avevamo perso la fiducia nei confronti dell'imperatore a causa del suo netto rifiuto di usare la forza e la violenza per conquistare subito il potere e per il fatto che preferiva circondarsi di guerrieri di altre scuole piuttosto che riconoscere il nostro valore e affidarsi a noi per la sua difesa come era sempre stato in passato" continuò Diago. "Avevamo quindi deciso di deporre l’imperatore e conquistare il potere assoluto già trent'anni prima dell'Olocausto nucleare" "Io e i miei compagni ci eravamo già infiltrati a tutti i livelli nei governi e nei vertici militari delle nazioni della terra e aspettavamo solo l'ordine dei tre guardiani Shura di allora per prendere il potere!". "Tuttavia, per dei motivi che noi non riuscivamo a comprendere, essi non volevano agire apertamente contro l'imperatore limitandosi a cercare di privarlo delle sue difese fomentando i contrasti tra le scuole di Hokuto, Nanto e Gento". "Io ero uno dei pochi che invece pensava che l'imperatore doveva essere subito deposto e privato del potere ma avevamo giurato di rispettare la volontà dei nostri guardiani e la loro leadership era indiscutibile". "Tutto sembrava comunque andare per il meglio fino a quando non accadde la catastrofe!". "I guardiani cambiarono idea e decisero stupidamente di affrontare l'imperatore e le altre scuole a sua difesa quando non eravamo ancora pronti invece di indebolirle ulteriormente fomentando ulteriori contrasti e faide interne e questo si rivelò fatale per la nostra missione!". "Sconfitti da una coalizione di maestri delle scuole di Hokuto, Nanto e Gento, i tre guardiani ci diedero quindi l'ordine di scatenare la guerra nucleare globale per distruggere il mondo che non potevano strappare all'imperatore e noi obbedimmo perché pensavamo che tutto ormai fosse perduto!". "Ora però che dalle ceneri del mondo precedente è sorta una nuova era che predilige la legge del più forte e ora che l'imperatore é debole e che le sue terre sono pronte per essere dominate dalla nostra forza io non commetterò lo stesso errore dei guardiani che mi hanno preceduto e realizzerò il nostro sogno di portare finalmente la Mano Nera al potere!" concluse con una risata maligna mentre osservava il suo avversario. "É assurdo ma questo spiega come mai l'imperatore non si sia rivelato subito dopo l'olocausto nucleare e non abbia preso parte agli eventi riguardanti la guerra per la conquista del cielo!". "Falco e gli altri maestri di Gento temevano che i loro nemici Shura della Mano Nera potessero essere sopravvissuti e pronti di nuovo a colpire per eliminare una volta per tutte l'imperatore!"" pensò con rabbia Kenshiro mentre la sua aura esplodeva emanando una potente luce azzurra. “Yuria, Toki, Raoul, Shin, Rey, Shu, Lynn, Burt, Falco, Hio, Caio..”. “Tutti gli amici che ho dovuto affrontare e uccidere e tutte le tragedie che io e la gente di questo mondo abbiamo dovuto vivere e sopportare vedendo la violenza e il terrore che si erano impadroniti di questa terra non ci sarebbero stati se non fosse stato per la sete di potere di questa gente!” continuò a pensare mentre la sua rabbia aumentava e mentre si avvicinava a Diago. “Diago!”. “Di te e della tua setta non resterà nulla su questo mondo!”. “Nemmeno delle tombe senza nome!” disse infine con rabbia Kenshiro mentre colpiva con un pugno distruttore delle mille mani di Hokuto talmente veloce e potente che il suo avversario non riuscì nemmeno a vederlo e che lo portò alla morte alcuni secondi dopo mentre il suo corpo si gonfiava orribilmente ed esplodeva in una fontana di sangue.
Capitolo 36 – La fine di un epoca
La capitale dell’impero venne ricostruita come prima appena alcuni mesi dopo l’attacco dell’esercito della Mano Nera. Il nuovo impero di Luise era finalmente divenuto un luogo pacifico e relativamente stabile, rendendo quei territori un faro di luce e civiltà in mezzo al deserto di violenza e barbarie circostante, che attirava un gran numero di pellegrini da tutto il resto del mondo. Cassandra, il secondo comandante dell’esercito di Diago, era passata al servizio dell’imperatore mentre Karen aveva deciso di restare per conoscere la verità sul periodo delle persecuzioni di Nanto e Hokuto di dieci anni prima. La donna aveva scoperto la verità parlando direttamente con Luise, Lynn, Bart, Kenshiro e gli altri protagonisti di quel periodo ed aveva compreso che il suo odio era stato mal riposto. Aveva inoltre cominciato a stimare Luise man mano che il tempo passava e, alcuni mesi dopo, decise di passare anche lei al suo servizio come capo dei suoi Rokuseiken e Sacro Pugno della stella della Sovranità. Nel frattempo Ryosei venne eletto Sacro Pugno della Stella della Rivelazione e passò anch’egli al servizio dell’imperatore sviluppando una passione non ricambiata per la sua compagna di pugno Airi mentre Mamiya si riprese dallo scontro con Kemal e tornò ad addestrare i soldati di Nanto della capitale insieme agli altri Rokuseiken. Ryuza e Shunrei tornarono a Belan City, dove aspettarono la nascita del loro figlio circondati dall’affetto degli altri cittadini del villaggio, prima di raggiungere Soren e Adria trasferendosi anch’essi nella capitale dopo alcuni anni. Adria continuò a servire l’imperatore ed iniziò ad addestrare personalmente due allievi con l’intenzione di farne due nuovi Shogun dell’imperatore. Soren continuò ad addestrare nuovi guerrieri di Nanto per conto dell’imperatore e, appena il ragazzo fu abbastanza grande, si occupò personalmente anche dell’addestramento di suo figlio, che intendeva nominare suo successore a tempo debito. Ryu si trasferì a vivere nel villaggio di Passo Oscuro per controllare l’accesso dai monti del pugno verso il deserto da dove era venuto Diago con le sue truppe. Nessuno sapeva veramente chi fosse ma, dopo alcuni mesi, la notizia di un potente guerriero che viveva in uno sperduto villaggio di montagna attirò verso Passo Oscuro una lunga serie di pretendenti desiderosi di apprenderne le tecniche. Si faceva comunque spesso vedere dai suoi amici a Belan City e nella capitale dove, dopo un po’ di tempo passato insieme, si innamorò di Airi che, sebbene di circa quindici anni più vecchia, divenne la compagna del 65esimo successore della Scuola di Hokuto; con profondo disappunto di Ryosei. Di Kenshiro invece si persero le tracce tre anni dopo il suo combattimento contro Diago. Aveva completato l'addestramento di Connor e ne aveva fatto un vero successore di Gento onorando la promessa fatta a suo padre molti anni prima. Nessuno lo aveva più rivisto negli ultimi due anni e il figlio di Shunrei chiedeva spesso a sua madre quando avrebbe rivisto suo nonno. A quella domanda lei si limitava a guardarlo con un espressione serena ma triste dicendogli: “Tu tieni gli occhi fissi sull’orizzonte come faccio io e, un giorno di questi, sono sicura che lo vedremo ritornare dal deserto come ha sempre fatto!”.
FINE
Edited by HokutoFan - 28/5/2014, 21:00
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