Ken il Guerriero - Hokuto No Ken.it

Black Mamba: La storia di Kaileena, Fanfic su Naruto Protagonisti un po' tutti e nuovo personaggio

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view post Posted on 18/6/2012, 22:47     +1   -1
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I CAPITOLO: Il compito

Mei Terumi, con sguardo concentrato, visionava alcune pratiche, che erano posate sulla sua scrivania.
Qualche istante dopo, un energico bussare distolse la giovane Mizukage dalla sua attività.
-Avanti.-ordinò con voce decisa posando il foglio sul tavolo.
La porta si aprì e comparve Ao.
-E' tutto pronto?-domandò la donna alzandosi e avvicinandoglisi.
-Sì, Mizukage. E' tutto pronto, anche se non capisco perché vogliate dare un incarico così delicato ad una persona come lei.-affermò Ao con tono sarcastico.
La donna gli scoccò uno sguardo gelido e il jonin rabbrividì.
-Quella donna è la persona più adatta a svolgere queste funzioni. Tra l'altro, entrambe abbiamo le nostre ragioni affinché questo mio progetto non fallisca. Procurerà a entrambe dei benefici e lei non si lascerà sfuggire un'occasione che le dia dei considerevoli vantaggi in termini di potere e prestigio.-dichiarò la Mizukage con un sorriso ironico.
-Capisco, Mizukage.-mormorò sconfitto e fece per allontanarsi.
-Non ti ho ancora congedato, Ao.-lo fermò lei con voce apparentemente calma.
-Mi dica.-affermò l'uomo.
-Lei dovrà compilare dei documenti che mi saranno necessari per portare a termine questo progetto. Tuttavia, quando raggiungeranno il nostro villaggio, voglio che tu prima li controlli. Come tu sai, quella donna è esperta creatrice di veleni.-dichiarò Mei Terumi.
-E non le sarebbe difficile insinuare un veleno tra le fibre della carta. Tuttavia, il mio Byakugan individuerebbe un simile trucco.-completò il jonin.
-Esatto. Anche non credo si spingerà a tanto, un controllo in più è sempre meglio di uno in meno.-dichiarò e riprese a controllare la burocrazia.
Ao annuì e, con discrezione, si allontanò.

Una ragazza di circa ventuno anni camminava sicura attraverso le strade del villaggio della Nebbia.
L'alta statura era sottolineata da una veste viola, che raggiungeva le cosce, ed era stretta da un obi blu.
Le cosce slanciate erano modellate da aderenti pantaloni neri e ai piedi calzava sandali blu.
Il collo, candido e sottile, era cinto da una collana d'oro, terminante in un rubino tagliato a cabochon.
I capelli, d'un nero cupo, che si perdeva nel blu, erano raccolti in una semplice coda e il modellato regolare del viso era impreziosito dagli occhi viola, simili a preziose ametiste, ombreggiati da seriche ciglia nere, che parevano intinte nell'antimonio.
Appesa alla cintura si scorgeva una piccola borsa.
La ragazza fermò i suoi passi dinanzi ad un negozio.
Improvvisamente, si voltò e scorse la figura di un jonin messaggero, che indossava uno shozuko nero.
-Che cosa c'è?-domandò fermandosi.
-Kaileena Kobura. Jonin S del villaggio della nebbia.-interloquì l'uomo fissandola.
-Sì. Sono io.-rispose seccata la ragazza ricambiando lo sguardo.
-Vengo per ordine diretto della Mizukage. Vuole parlare direttamente con te e affidarti un compito della massima importanza. Ma te ne parlerà lei.-spiegò l'uomo pacato.
-Capisco. Va a fare rapporto da Ao.-dichiarò calcando con ironia il nome del jonin.
L'uomo annuì e si allontanò.

Qualche minuto dopo, Kaileena raggiunse il palazzo della Mizukage, che era situato al centro del villaggio della Nebbia.
-Chissà che cosa vorrà da me. È piuttosto improbabile che non sappia del mio passato nell'era della Nebbia di Sangue.-si disse perplessa.
Salutò le guardie con pacata freddezza e, rapida, entrò.
Percorse le scale, che portavano al piano superiore, e raggiunse l'ingresso dello studio della Mizukage, che era aperto.
Seduta al tavolo, la ragazza scorse Mei Terumi, che compilava ordinatamente alcuni moduli.
-Mizukage, mi avete fatta chiamare?-chiese Kaileena con voce rispettosa e calma.
Mei Terumi sollevò lo sguardo e il suo occhio si fissò sulla jonin.
-Sì, Kaileena Kobura. Ho bisogno delle tue arti migliori per un mio progetto.-spiegò la donna alzandosi e raggiungendo l'ingresso, che, rapidamente, fu chiuso.
-Ora possiamo parlare. Siediti.-le ordinò la giovane kage del villaggio della Nebbia.
Kaileena obbedì e si sedette su una sedia di pelle nera, accavallando le lunghe gambe.

La Mizukage la imitò e, con movimenti regali, si sedette alla sua scrivania.
-Tu sai qual è stata la sorte del villaggio della Nebbia, vero? Specie con il Mizukage che mi ha preceduto.-cominciò stringendo le mani e posando i gomiti sul tavolo.
Kaileena, con un lieve cenno del capo, assentì.
Tuttavia, il suo istinto le consigliava grande attenzione. Perché Mei Terumi le stava ricordando il passato del paese dell'Acqua?
-Bene, e tu sai che da tanto tempo non ci vedono di buon occhio nelle terre ninja. La nostra terra è considerata il luogo di nascita dell'Akatsuki. Ma questa situazione deve cambiare. E io voglio stringere alleanze proficue non solo per il villaggio di Kiri, ma anche per l'intero paese dell'Acqua. Voglio che il nome di questa terra sia riabilitato.-spiegò ancora.
-E ha un alleato preferenziale, presumo.-osservò Kaileena con voce calma.
Mei sorrise ironicamente.
-Hai indovinato. Voglio che il villaggio di Kumo sia il mio alleato preferenziale. Voglio stringere un'alleanza con l'attuale Raikage. E tu sei la persona adatta. Tu e le tue arti mi aiuterete in questo progetto.-spiegò la Mizukage.
-Ho capito. Una bella donna dispone meglio un uomo, specialmente in certe circostanze. Specie se questa donna è stata o è una professionista.-dichiarò la kunoichi più giovane.
-E' vero Kaileena, ma non è obbligatorio. Voglio che tu sia seducente e sensuale in tutta la tua persona. Non è necessario andare a letto con un uomo per sedurlo. Ma queste sono cose che non ti devo dire io, vero? Tu sei molto più esperta di me in questo campo.-domandò retoricamente e la sua voce parve frusciare ancora d'una nota ironica.
-Donna molto furba. Vuole servirsi di me come alleata.-pensò la jonin.
Per qualche istante, le due giovani tacquero.
Mei Terumi, con noncuranza, prese una lente di ingrandimento dall'impugnatura affilata e cominciò a farla roteare tra le lunghe dita.
-Tuttavia, come avrai capito, io non intendo stringere un'alleanza solo col villaggio di Kumo. Richiederò molto spesso i tuoi servigi anche in altri territori. Una donna con la tua abilità può essermi sempre utile.-dichiarò e, con un movimento deciso, piantò la lente di ingrandimento in una pila di fogli.
La Mizukage, ad un tratto, sorrise, scorgendo un'ombra di perplessità nello sguardo dell'altra.
-Kaileena, io so molte cose di te. So che hai compiuto diverse e pericolose missioni per conto del precedente Mizukage ed è stato proprio in quest'occasione che ti è stato dato il soprannome di “mantide religiosa” o “mamba nero”.-affermò Mei con un sorriso ironico e divertito. Quei complimenti aveva instillato la diffidenza nella mente della sua interlocutrice...
Non aveva mostrato alcuna esultanza.
Il suo istinto di kunoichi le suggeriva attenzione e prudenza.
E questo confermava la sua scelta.
Era una ninja scaltra e prudente.
Ed era la persona adatta ad un simile, arduo compito.
-So anche che, durante queste missioni, hai eliminato diversi personaggi che, se vivi, avrebbero potuto ostacolarmi. E per questo ho deciso di premiarti. E di quanto hai fatto il Raikage ne sarà debitamente informato e ti proteggerà da eventuali ritorsioni.-spiegò la Mizukage.
-Molto bene. In cosa consiste il mio compito, Mizukage?-domandò poi la jonin.
-Dovrai compilare dei dossier e annotare ogni aspetto del villaggio di Kumo che pensi possa essere utile al mio progetto. Uno dei nostri jonin messaggeri, in qualsiasi momento, potrà mandarti dei messaggi in cui ti chiederà l'avanzamento dei lavori. E questo ragioni anche a te comprensibili.-la redarguì la Mizukage.
-Ogni eventuale trasferimento in altro villaggio ti sarà comunicato quattro giorni prima, affinché tu e la squadra che ti accompagnerà a Kumo possiate prepararvi nel migliore dei modi.-continuò.
-Inoltre, i tuoi meriti saranno detti nei villaggi presso i quali sarai mandata. Questo ti proteggerà da eventuali ritorsioni in ognuna delle terre ninja.-spiegò ancora la donna.
-Immagino che i dossier debbano essere compilati anche sugli altri villaggi nei quali sarò mandata.-osservò la giovane jonin.
-Certamente, ma i tuoi maggiori sforzi saranno concentrati a Kumo. Lì trascorrerai la maggior parte del tuo tempo e voglio che non ti sfugga alcun dettaglio. Tutto chiaro?-domandò poi.
-Sì, tutto chiaro Mizukage.-rispose Kaileena.
-Tra quindici giorni partirai per Kumo. E ora vai, ho molto lavoro da svolgere.-la congedò bruscamente la Mizukage.
Kaileena annuì e uscì.




II CAPITOLO: Le preoccupazioni del Raikage

Shirai Yotsuki, con passo nervoso, camminava attraverso il suo studio.
La porta si aprì e si materializzò Mabui.
-Raikage, il rumore dei suoi passi si sente perfettamente dal piano inferiore. Vuole distruggere anche i pavimenti, oltre alle porte e ai muri che già rompe quotidianamente?-commentò e un'espressione esasperata corrugò i suoi lineamenti regolari.
Il gigante, sentendo le parole della kunoichi, si scosse dai suoi pensieri e per qualche istante la fissò perplesso.
-Scusami Mabui, ma sono molto preoccupato.-confessò quasi con pudore l'uomo scuotendo la testa e si passò una mano tra i corti capelli dorati.
Il corruccio della donna, sentendo queste parole, si addolcì e domandò:-Riguarda gli strani movimenti di ninja di Kiri presenti da un po' di tempo?-
L'uomo annuì e mormorò:-Ho bisogno di parlarne almeno con te o divento matto. Andiamo nel tuo studio.-
La donna annuì e lo accompagnò al piano inferiore.

Shirai e Mabui entrarono nello studio della donna, che aprì e chiuse la porta.
Era una stanza di forma quadrata, piuttosto ampia, ed era illuminata dalla luce del sole, che penetrava da due finestre con le persiane aperte.
Al centro della stanza c'era una scrivania, ingombra di carte e fronteggiata da alcune sedie.
Il Raikage si sedette su una sedia, presto imitato da Mabui.
-Mabui, tu sai che è stato eletta una nuova Mizukage. E lei sembra molto diversa dal suo predecessore, che ha dato origine all'era della Nebbia di Sangue e ha permesso che Kiri diventasse il luogo di nascita dell'Akatsuki.-mormorò e la sua voce palpitò di rabbia, pronunciando l'ultima parola.
Pronunciare quel nome accendeva nel suo animo l'ira...
Quei maledetti minacciavano l'esistenza del suo amato fratello...
-Che cosa intende dire?-domandò la donna perplessa.
-Vedi, sembra decisa a riabilitare il nome del suo paese, da troppo tempo macchiato da questi eventi. E per questo ha deciso di stringere un'alleanza preferenziale con il nostro villaggio. E, sempre per questo motivo, ha deciso di mandare un ambasciatore che ha il compito di rendere fattibile tale unione.-rispose l'uomo.
-Perché non ci ha detto niente?-chiese Mabui perplessa.
-Vedi, l'ambasciatore verrà tra circa undici giorni e io, in questo tempo, ho cercato di raccogliere delle informazioni che potessero preparare i ninja di Kumo al suo arrivo nel modo migliore, ma sono riuscito a sapere che si tratta di una persona di giovane età. Nient'altro. Non so neanche se si tratta di un uomo o di una donna. E quei ninja servivano per espletare le pratiche che consentono il trasferimento.-sospirò Shirai e allargò teatralmente le braccia.
La giovane segretaria del Raikage annuì.
-Questa segretezza è davvero molto strana. Se la Mizukage ha davvero intenzione di riabilitare il suo paese, perché si ostina a mantenere un tale riserbo?-rifletté la donna accarezzandosi il mento con la mano.
-Ed è questo che mi preoccupa, Mabui. Non riesco a capire bene quali siano le intenzioni della Mizukage e non vorrei che questo portasse a conseguenze terribili per il villaggio. Questa sua volontà conciliatoria potrebbe nascondere ben altre mire.-sospirò appoggiando la fronte sulla mano.
-Ha intenzione di accettare questa alleanza?-chiese poi la donna.
-Sì, Mabui, perché potrebbe essere una buona occasione per il mio villaggio. Ma, appena arriverà qui, comincerò a condurre le mie indagini. Voglio sempre sapere con chi avrò piacere di parlare.-replicò sarcasticamente.

La porta dello studio si spalancò e si palesò Darui.
-Capo, sono venuto a fare rapporto per la missione, ma non l'ho trovata. Cosa succede?-domandò con tono apparentemente indifferente facendo vagare lo sguardo da Mabui a Shirai.
-Vieni, Darui. Sei il capo delle mie guardie del corpo ed è giusto che tu sappia.-sospirò l'uomo.
Il giovane, sorpreso dal tono dell'uomo, entrò nella stanza.
Rapidamente, il Raikage gli espose quanto detto alla segretaria.
-Capo, almeno la Mizukage le ha detto il percorso che seguirà l'ambasciatore?-domandò il giovane jonin.
-Certo, in questo modo potremo prepararci ad accogliere la sua venuta. Mabui, mi passeresti il planisfero che hai nel cassetto della scrivania?-le chiese garbatamente il capo del villaggio della Nuvola.
La donna, con sollecitudine, obbedì.
L'uomo prese la cartina e, rapidamente, si alzò, la posò sul tavolo.
-Darui, non prenderanno il percorso diretto tra Kiri e Kumo. Come tu sai, è un tratto di mare aperto e, oltre ad essere infestato dai pirati, è spesso percorso da violenti uragani.-cominciò con voce calma.
-Sì, capisco. E in caso di uragani violenti, non avrebbero ripari.-osservò il jonin.
-Esatto, oltretutto le navi che useranno non sono adatte per la navigazione in mari tempestosi. E, per quanto, possibile, costeggeranno l'arcipelago che circonda Kiri. E anche quando lasceranno questo percorso, navigheranno sempre in prossimità delle coste dei paesi limitrofi. Passeranno per pescatori e potranno essere accolti benevolmente, senza alcun sospetto.-rispose Shirai.
-Complimenti. La Mizukage è una donna furba.-assentì Darui.
-Esatto. Tuttavia, quando saranno giunti nel nostro paese, avrò bisogno della tua collaborazione.-continuò il Quarto Raikage.
-Mi dica, capo.-rispose il giovane guerriero.
-Voglio che sia una squadra di ninja guidata da te ad accogliere l'ambasciatore e la sua delegazione e a guidarli qui a Kumo.-cominciò, ma Mabui, cortesemene, lo interruppe.
-Dimmi, Mabui.-le domandò l'uomo con voce attenta.
-Non sarebbe meglio fare sì che i ninja di Kiri e i ninja di Kumo si incontrino ad un determinato punto? In questo modo si potrebbe contrastare anche l'attacco di eventuali mukenin e predoni, sempre interessati ad un eventuale convoglio isolato.-osservò la donna.
Il Raikage sorrise, scoprendo i denti, simili a quelli di una fiera.
-Posso sempre fidarmi di te, Mabui. Hai avuto davvero un'ottima idea. Manderò per questo una missiva alla Mizukage e ne discuterò con lei.-affermò.
-Capo, da chi sarà composta la squadra che accoglierà questo ambasciatore?-si intromise Darui.
-Ci penserò più tardi. Spero però che in quel momento Shi si sia ripreso dall'ultima missione, nella quale è rimasto ferito in un modo piuttosto serio. Avrò bisogno anche di lui.-spiegò l'uomo.
-Darui, non fare parola con nessuno di quanto detto. Fino all'arrivo dell'ambasciatore, tutto deve restare segreto. Chiaro?-concluse con un tono che non ammetteva repliche.
-Chiarissimo, capo. La nostra conversazione resterà tra queste quattro mura.-assentì.
-Ti ringrazio Darui. So che posso sempre fidarmi di te. Ora sei congedato. Puoi andarti a riposare.-
Il giovane jonin annuì e fece per allontanarsi.
-Ah una cosa. Se ti chiedono gli altri di cosa abbiamo parlato nello studio di Mabui, dì loro che ci sarà una missione particolarmente delicata tra undici giorni e di cui vi parlerò al momento opportuno.-affermò.
-Certo, non si preoccupi. Farò quanto chiede.-affermò e, dopo qualche istante, si allontanò.

Il Raikage e Mabui rimasero soli.
-Dovrebbe renderci più partecipi di cosa succede. Non ricade solo sulle sue spalle il peso della salvezza del villaggio.-lo rimproverò bonariamente la giovane kunoichi.
L'uomo alzò le spalle con noncuranza.
-Hai ragione Mabui, ma voglio che voi vediate in me la colonna portante del villaggio... E in fondo, è questo il compito di un kage, no?-replicò sedendosi nuovamente sulla sedia.
-Certo, ma un tempio non può reggersi solo su una colonna, per quanto importante. Ha bisogno anche delle altre.-rispose la donna con voce calma. Da quando era scomparso il Sandaime Raikage, Shirai, pur con tutti i suoi limiti, aveva cercato sempre di essere un degno kage per il villaggio e di proteggerne gli abitanti...
Soprattutto, perseguiva con determinazione la sicurezza delle sue forze portanti...
E il non essere riuscito a proteggere Nii Yugito, jinchuuriki del bicoda, lo tormentava dolorosamente...
Sentiva tale insuccesso come un suo fallimento come Raikage...
E per questo non aveva intenzione di ripetere l'errore con il jinchuuriki dell'oktocoda, che era suo fratello adottivo Killer Bee...
Non sarebbe sopravvissuto al dolore se gli fosse accaduto qualcosa...
Dolcemente, appoggiò la mano sul bicipite nerboruto dell'uomo, che la fissò.
-L'Akatsuki verrà distrutta. Alla fine gli sforzi del villaggio saranno ricompensati. E questo grazie a lei, Raikage.-gli disse e sorrise fiduciosa.
L'uomo, per pochi istanti, la scrutò, quasi cercasse di cogliere sul suo viso i suoi pensieri.
-Ti ringrazio Mabui.-


*Ho deciso di dare al Raikage il nome datogli nel fandom italiano. Perlomeno è un nome decente, perché come si fa a chiamare una persona A?

III CAPITOLO: La partenza

Timidamente, Choujiro bussò alla porta dello studio della Mizukage.
-Avanti.-replicò la voce decisa della kunoichi.
Lo spadaccino aprì l'uscio ed entrò.
-Mizukage, le navi che accompagneranno Kaileena Kobura a Kumo sono attraccate al porto. E' tutto pronto per la sua partenza.-la informò con garbo.
-Molto bene Choujiro, puoi andarla a chiamare.-affermò Mei Terumi.
Il giovane, colto di sorpresa dall'ordine, sussultò e si irrigidì.
-Cosa c'è?-domandò la giovane Mizukage alzando la testa e fissando lo sguardo su di lui.
-Mizukage, io sono d'accordo con Ao. Quella donna non è certo nota per la sua lealtà. Chi ci dice che terrà fede alla sua missione?-esclamò con tono enfatico.
Tacque per alcuni secondi.
-Oltretutto, lei è proprietaria di ricchezze considerevoli, accumulate durante la terribile era della Nebbia Insanguinata. Se lei fosse tolta di mezzo e il villaggio incamerasse quella fortuna, potrebbe diventare la terra più influente e nessun altro territorio, sia esso Konoha o Kumo, oserebbe guardarci con disprezzo o diffidenza.-concluse. Perché la Mizukage si fidava di quella donna?
Si era compromessa col governo del Quarto Mizukage!
Aveva contribuito alla creazione della terribile era della Nebbia di Sangue!
Un leggero sorriso distese le labbra vermiglie di Mei Terumi.
-Choujiro, dimentichi un particolare: è necessario un pretesto più che valido per eliminare un ninja e lei fino a questo momento non ne ha mai dato nessuno. E quanto alle sue ricchezze... si può dire che le ha conquistate onestamente, per quanto si possa parlare di onestà nel nostro lavoro.-affermò la donna sarcasticamente.
-Che cosa intende dire, Mizukage?-chiese il ragazzo.
-Choujiro, quando ho assunto questo incarico ho preso le informazioni che mi servivano. E so che lei, nonostante abbia svolto diverse missioni per conto del Quarto Mizukage, non si è compromessa.-spiegò.
-Confesso che non la comprendo.-confessò lo spadaccino afflitto.
-Quella ragazza, è vero, ha svolto missioni anche delicate per conto di Yagura. Tuttavia, nel suo fascicolo informativo non ho trovato nulla che mi indicasse una sua adesione alle ideologie dell'era della Nebbia di Sangue. Anzi, pare proprio che non le sia mai importato nulla delle idee deliranti di Yagura.-spiegò la giovane donna e il sorriso vellutato si allargò.
-Se è così, perché non ha mai esitato quando lui la chiamava in missione? Perché-domandò Choujiro.
-Denaro e ricchezza, Choujiro. Quella donna ha sofferto tantissimo la fame prima di diventare jonin. So che mangiava una volta al giorno pur di risparmiare sul denaro e in alcune occasioni doveva stare digiuna per l'intera giornata. Per questo ha sempre accettato le missioni che le dava Yagura. Per arricchirsi e non soffrire più la fame. Anche se le è rimasta sempre l'abitudine alla sobrietà alimentare.-spiegò Mei Terumi bonariamente.
-Si può dire che solo in una occasione lei abbia aiutato il Quarto Mizukage, ma il suo scopo era sempre quello: denaro.-continuò la donna e un lampo beffardo brillò nel suo occhio visibile.
-In che occasione?-domandò Choujiro.
La kunoichi si alzò dalla scrivania e si avvicinò con passo regale e solenne al suo guardiano.
-Vedi, lei ha permesso a Yagura di scoprire le intenzioni di Zabuza Momochi. E' stata lei che gli ha impedito di portare a termine il suo progetto di colpo di stato.-sorrise beffardamente la donna.
>Choujiro, per pochi istanti, tacque, sorpreso dalle rivelazioni della kage e spalancò gli occhi. Dunque era stata lei a sventare il tentato golpe di Zabuza Momochi... Era stata in grado, pur essendo giovanissima, di smascherare le intenzioni di un ninja esperto come il Demone di Kiri...
Come ci era riuscita?
In quel momento comprendeva le ragioni della prudenza della Mizukage.
Kaileena Kobura era degna del suo clan.
La donna sorrise dolcemente, accorgendosi della meraviglia del ragazzo.
-Kaileena Kobura è la persona adatta per svolgere questo compito, viste queste referenze. Lei desidera ora il potere e io glielo darò. In questo modo, io legherò quella donna a me. Sarà spinta ad essermi leale, perché io le consentirò di raggiungere lo scopo della sua esistenza. Tuttavia, nel caso in cui lei si rivolti contro di me, non preoccuparti. Schiaccerò la sua testa di serpe senza alcun problema.-disse e la sua voce risuonò di risolutezza.
-Capisco. Farò quanto mi chiedete.-mormorò il giovane uomo, rassicurato dalle ultime parole della donna, e si allontanò.

Kaileena, con attenzione, prese uno specchio e fissò la sua immagine riflessa nel freddo chiarore del cristallo..
-Sei meravigliosa.-dichiarò compiaciuta la giovane kunoichi. Tutto, nella sua persona, pareva modellato da superbi artisti... Non sarebbe stato difficile, tramite tali, seducenti armi, incantare il capo di Kumo...
Non sarebbe rimasto indifferente alla sua bellezza.
Grazie ad essa, aveva incantato tanti uomini.
Un deciso bussare interruppe le sue meditazione.
Kaileena aprì la porta ed entrò Choujiro, accompagnato da una squadra di cinque robusti uomini vestiti con abiti di cuoio.
-Ciao, cagnolino. La padrona ti ha dato la bistecca o sei rimasto anche oggi affamato?-motteggiò la kunoichi dardeggiando sul giovane spadaccino uno sguardo ironico.
L'adolescente si irrigidì e un leggero rossore soffuse le sue guance.
-Kaileena Kobura, la nave che ti porterà a Kumo per il tuo compito di ambasciatrice è attraccata al porto. Attendiamo solo il tuo arrivo affinché si possa partire.-le spiegò con voce recisa. Anche egli, come Ao, detestava quella ragazza... Pur di diventare ricca, si era compromessa con il Quarto Mizukage, fautore della terribile era della Nebbia Insanguinata...
E detestava anche lo sguardo beffardo con cui squadrava i guerrieri di Kiri... Sembrava considerarsi la padrona assoluta del villaggio...
Ma era solo una serpe, degna erede di quel maledetto clan Kobura!
-Sono pronta. Ho fatto trasferire alcune delle mie ricchezze sulle navi poco prima dell'alba, quando le navi erano già ormeggiate, ma non era presente nessuno al villaggio.-dichiarò la kunoichi.
-Molto bene. Quindi questi uomini non dovranno trasportare molti bauli.-dichiarò il giovane spadaccino. Era stata di sicuro un'idea della Mizukage... In questo modo si sarebbero evitati dannosi esibizionismi...
-Portate il resto di questi bauli alle navi ormeggiate al porto.-ordinò lo spadaccino e gli uomini obbedirono.
-Io ho il compito di accompagnarti al porto. Seguimi.-affermò con voce decisa.
-Oh, mi farai da cane da guardia?-ironizzò la kunoichi.
Choujiro grugnì e si allontanò.

Raggiunsero dopo qualche istante il porto.
La banchina lignea era percorsa da lievi e placide ondate, che, tuttavia, facevano tremare i fragili pali di sostegno.
La luce del sole si liberava orgogliosa nella azzurrità purissima del cielo, libera di nubi, e si rifletteva nell'immensità zaffirina dell'oceano, illuminandolo di barbagli dorati.
A notevole distanza dalla banchina, improvvise, in un vortice di gocciole iridescenti, emergevano le sagome muscolose e snelle dei pesci volanti, impegnati in eleganti acrobazie e si scorgevano i dorsi argentati dei delfini, che si allontanavano in cerca di prede.
Fermate alle bitte, la kunoichi scorse due navi di dimensioni non molto grandi.
Lo scafo, dalla forma affusolata, era dipinto di blu e le sovrastrutture di bianco.
Un uomo, agilmente, scese da una delle navi.
-Sei tu la nostra passeggera?-chiese e sul suo viso abbronzato, sfregiato da una cicatrice nella sua parte sinistra, si distese un sorriso sghembo, che scoprì i denti, usurati dal tempo.
-Sì, sono io.-rispose la giovane.
L'occhio nero contemplò la figura snella della kunoichi con compiacimento.
-Allora, immagino lei sappia che non potrà passeggiare liberamente sul ponte della nave. E se vorrà farlo, dovrà nascondere i suoi lunghi capelli sotto un cappello. Anche se lei è una kunoichi di alto livello, comunque una simile, vistosa bellezza attirerebbe l'attenzione di pirati e mukenin. E anche se viaggiamo protetti da una squadra di ninja di alto livello, è sempre meglio passare inosservati. Presumo sia d'accordo con me sulla opportunità di questa misura.-dichiarò il capitano.
-Certo.-rispose la giovane jonin di Kiri.
-Bene, ora puoi salire. La tua avventura sta per cominciare. Sei impaurita?-motteggiò il marinaio e salì sulla nave.
Un mezzo sorriso ironico piegò le labbra di Kaileena che lo seguì.
Qualche istante dopo, furono sciolti gli ormeggi e le navi si allontanarono dal porto.

IV CAPITOLO: La riunione dell'Akatsuki

Il sole vespertino spandeva liquide campiture rosate sulla morbida bianchezza delle nuvole.
Le figure snelle dei gabbiani attraversavano l'aria, bramose di prede.
Le navi, rapide come immensi cetacei, aprivano la azzurrità dell'oceano, creando vaporose creste di spuma.
Kaileena, seduta sulla branda della sua cabina, scrutava pensierosa la cartina delle cinque terre ninja, fissando lo sguardo sul paese del Fulmine. Mei Terumi le aveva dato alcune informazioni sul Raikage, eppure non riusciva a crederci...
Per lei erano inconcepibili!
Shirai Yotsuki, Quarto Raikage di Kumo, era un uomo alieno ai compromessi e al doppiogioco.
Ed era contraddistinto da un grande senso dell'onore.
Credeva sinceramente nei suo ideali guerrieri.
E come lui erano i suoi uomini.
La giovane kunoichi, languida, si abbandonò sulla brandina, lasciando penzolare le lunghe e affusolate gambe da gazzella, e allargò le braccia. Perché la Mizukage cercava di ingannarla in maniera così miserevole?
Mei Terumi era una donna astuta, intelligente!
Eppure, perchè fingeva di non accorgersi della realtà?
L'onore non esisteva!
Era solo una maschera di belle parole e retorica posata su brame assai meno nobili.
Quanti uomini se ne servivano per non mostrare la loro vera natura?
Tanti. Troppi.
Eppure, questo loro orgoglio patetico spesso era la loro debolezza.
Tante abili donne si erano insinuate oltre quelle maschere e li avevano condotti alla meritata rovina.
Un sorriso ironico piegò le labbra della jonin. Non sarebbe stata certo l'apparente durezza del Raikage a fermare la sua ambizione... Non si sarebbe fatta alcuno scrupolo pur di portare a termine i disegni della Mizukage...
Il suo scopo era il potere. Nulla si sarebbe frapposto sul suo cammino.
Chiunque avesse fatto tale, miserabile tentativo sarebbe stato annientato.
Nessuna pietà era concessa ai suoi nemici.

La pioggia si abbatteva implacabile e monotona sul villaggio di Ame, sfumando le linee degli alti edifici in una indefinita caligine.
Il silenzio, interrotto solo dal crepitio delle gocce che si abbattevano sulle strade, regnava incontrastato nel villaggio.
In una delle più alte torri i ninja dell'Akatsuki, silenziosi, attendevano l'inizio di una riunione.
-Chissà che cosa vorrà il capo. Spero ci ordini di sacrificare altri miscredenti alla gloria del sommo Jashin!-affermò Hidan con voce bramosa carezzando la lunga falce.
-Togliti dalla testa un simile pensiero! Di sicuro non possiamo perdere tempo dietro alle tue farneticazioni religiose!-frecciò Kakuzu impassibile.
-Taci, bastardo miscredente sacrilego!-ringhiò lo shinobi originario del villaggio delle Calde Primavere.
Itachi Uchiha strinse le braccia sul petto magro, trattenendo a stento un sospiro seccato. Quei battibecchi così idioti lo esasperavano... Detestava quell'organizzazione... Eppure, pur di evitare una terribile guerra per il suo villaggio, era costretto ad una esistenza dolorosa da rinnegato...
E appartenere all'Akatsuki era una parte della sua missione.
Per salvare il suo amato fratellino, doveva stargli lontano e condannarlo ad un percorso di vita lastricato di sofferenze.
Ma aveva senso?
Era giusto salvare la vita di Sasuke ferendo il suo cuore nei suoi affetti più sacri?
A causa sua, il suo amato fratellino pativa le pene più lancinanti.
Hidan fece per rispondergli, ma, improvvisamente, si materializzò l'ologramma di Pain, affiancato da Konan.
Un silenzio solenne, carico di attesa, pietrificò la sala delle riunioni.
-La missione che sto per affidarvi ci porterà a diretto contatto col clan Kobura.-cominciò e i suoi occhi, portatori del Rinnengan, parvero scrutare i presenti, quasi cercassero di captare le loro emozioni recondite.
Itachi aggrottò le sopracciglia, perplesso. Non riusciva a comprendere le ragioni della decisione del loro capo...
Perché dovevano fronteggiare quel clan così schivo e misterioso?
-Ho saputo da alcuni informatori che possiedono delle ricchezze paragonabili a qualcosa come sei miliardi di ryo. Considerate che una donna appartenente al loro clan è riuscita, da sola, ad impadronirsi di qualcosa come ottocento milioni di ryo. E costei è una mezzosangue, quindi ripudiata.-spiegò il ninja del villaggio di Ame.
-Con simili fortune, la nostra organizzazione avrebbe una autonomia finanziaria praticamente illimitata.-affermò Kakuzu piacevolmente sorpreso.
-E tu non dovresti spendere niente, bastardo d'un miscredente?-motteggiò Hidan sarcasticamente.
Kakuzu fece per rispondere, ma la voce di Deidara lo fermò.
-Capo, perché non assoldiamo quella donna? Se è riuscita a impadronirsi di tanto denaro deve essere davvero molto abile.-constatò il guerriero di Iwa.
-Deidara, l'Akatsuki si alleerà con i Kobura solo in caso di estrema necessità e dopo esserci impadroniti delle informazioni necessarie. E quella donna non è propriamente una persona affidabile.-brontolò Pain seccamente.
-Sapete qualcosa di più specifico di lei?-domandò Itachi pacatamente.
-Sì. Sappiamo che è la stessa donna che avvertì il Quarto Mizukage del colpo di stato di Zabuza Momochi!-spiegò con voce solenne.
Sussulti di stupore corsero tra i presenti.
-Allora non è una voce infondata.-commentò Kisame e un lampo beffardo brillò nelle sue iridi. Dunque, era stata proprio lei a sventare il tentato golpe del possessore della leggendaria Mannaia Decapitatrice...
Era una donna dannatamente astuta...
-Io ho intenzione di mandare alcuni di voi in una delle loro residenze, precisamente in quella di Kumo. Voglio che siano confermate le loro leggendarie ricchezze. Poi deciderò come agire.-continuò senza scomporsi il portatore di Rinnengan e, nuovamente, le sue iridi parvero scrutare gli animi dei mukenin.
-Un clan spesso è molto più malleabile di un elemento singolo. Chi di noi sarà mandato?-domandò Zetsu nero perplesso.
-Come ho detto, mi riserverò di decidere poi. Andate. Poi vi darò comunicazione.-ordinò Pain e il suo ologramma disparve, come un riflesso sull'acqua limpida di un fiume, turbato da un leggero vento.
Rapidamente, i mukenin obbedirono al comando e si allontanarono.

Intanto, nella plancia di comando il capitano della nave sulla quale era alloggiata Kaileena scrutava attentamente il mare e le coste che si stendevano dinanzi a lui.
Il timoniere, con perizia, manovrava la barra.
-Se il tempo continua a mantenersi buono, arriveremo a Kumo in anticipo sulla tabella di marcia. E potremo pretendere una paga maggiore.-esclamò l'uomo allegro senza cessare la sua manovra.
Un sospiro crucciato fu la risposta del capitano.
-Cosa le prende, capitano? Sembra preoccupato.-domandò uno degli ufficiali.
-Non sono tranquillo, Miyamoto. Il mio istinto mi dice che presto sulle nostre navi si abbatterà una tempesta. Anche se sono rare, non sono impossibili in questa zona.-mormorò gravemente.
Il primo ufficiale e il timoniere si rabbuiarono e tacquero. Le parole del capitano Hinamura sembravano quasi cariche di profezie funeste...
Aveva mostrato un istinto acuto come una lama.
E raramente si era ingannato.
-Capitano, per favore, non faccia l'uccellaccio del malaugurio!-esclamò un altro ufficiale con voce tonante e i suoi occhi azzurri scintillarono allegri.
-Spero di ingannarmi, Hide, davvero.-affermò Hinamura e la sua voce parve fermarsi, simile ad un uccello giunto al termine della migrazione, nella cabina di comando.








V CAPITOLO: Il messaggio dell'albatro

L'oscurità avvolge la stanza.
La tremula luce di una lampada rompe il nero.
La bambina attende.
Un leggero abito di seta copre malamente il suo corpo magro.
Le gambe, lunghe e sottili, sono nude.
Un turbamento sconosciuto e doloroso morde la sua anima.
Un brivido sgradevole trafigge la sua pelle, nuda.
Presto sarebbe giunto il suo primo cliente.
Avrebbe dovuto soddisfarlo.
Il tempo dell'apprendistato è concluso.

Kaileena aprì di scatto gli occhi, turbata.
Per qualche istante fissò, come stralunata, il soffitto della cabina.
-Ancora quel sogno... Eppure sono passati tanti anni.-sospirò pesantemente passandosi una mano sulla fronte, rorida di sudore. Tanti anni erano passati...
Ma erano sempre troppo pochi per la sua mente.
Il suo passato pareva seguire i suoi spostamenti.
Bruscamente, si rialzò e, con decisione, afferrò un cappello di paglia a larghe tese, appeso ad un gancio.
Rapidamente, sollevò i lunghi capelli neri, li raccolse in un'alta acconciatura sulla nuca e indossò il copricapo.
Prese uno specchietto posato su una consolle e, per qualche istante, fissò la sua immagine riflessi nel chiarore freddo del vetro.
Poi appoggiò lo specchietto sul letto e uscì sul ponte della nave.

Le stelle, simili a candele sospese su un corso d'acqua, nuotavano nell'immensità oscura del cielo e illuminavano il mare di liquidi splendori argentei.
Una leggera brezza, colma di salsi profumi, increspava l'infinità liquida, sulla quale si posavano, di quanto in quanto, le sagome possenti degli albatri e delle sterne in cerca di prede.
Kaileena, per pochi, eterni istanti, contemplò il cielo, poi abbassò lo sguardo.
Un albatro, rapido come una freccia, si lanciò sull'acqua e ne riemerse, stringendo nel lungo becco il corpo sodo di un pesce, che si dibatteva negli spasmi dell'agonia.
La giovane jonin osservò assorta l'uccello, che si allontanava nell'oscurità.
-A Kumo, quell'uomo trascorre una gran parte dell'anno. Il caso sembra sia generoso con me. Finalmente ho la mia occasione.-commentò cupa e i suoi occhi si strinsero, quasi cercassero di fendere l'oscurità.
Nei giorni precenti la sua partenza, aveva ricevuto una notizia sorprendente.
Il denaro le aveva permesso di ricevere tale informazione.
Del resto, le ricchezze aprivano molte porte.
Quell'uomo viveva a Kumo da molto tempo.
E trascorreva in quel paese una buona parte dell'anno per dedicarsi ai suoi affari.
Ma non era solo.
Sorrise ironicamente. La Mizukage non solo le avrebbe consentito di conquistare quel potere a cui ambiva da tanto tempo...
Avrebbe avuto il rispetto di gente come Ao e Choujiro...
Nessuno l'avrebbe più disprezzata.
Una risata sarcastica risuonò sulle sue labbra. Spesso nei loro occhi aveva scorto puro disprezzo...
Soprattutto Choujiro, così oscenamente e ridicolmente devoto alla Mizukage, non faceva nulla per nasconderle il suo disgusto.
L'accusava di essersi arricchita durante l'era della Nebbia di Sangue.
Quel ragazzino le ricordava la sua compromissione col governo del Quarto Mizukage.
Le rimproverava di avere tratto vantaggio da quel periodo turbolento per Kiri.

Credeva di esserle superiore.
Ma si sbagliava, e di molto.
Si vantava di una purezza ipocrita.
Apparentemente immerso nei suoi ideali fasulli, sembrava non capire la tagliente realtà dell'esistenza.
La guardava dall'alto in basso, vantandosi di avere mantenuta alta una dignità inutile e ipocrita.
Cosa poteva saperne quel ragazzino di quanto fosse dolorosa la fame?
Il cibo assicurato trasforma il ladro in una persona onesta.
-La fame ti trasforma in una tigre selvaggia. Sempre. Tuttavia, ti educa al controllo, l'arma migliore per raggiungere i tuoi obiettivi.-mormorò. Mei Terumi, col suo progetto, non le avrebbe dato solo potere e rispettabilità, pur da lei tanto ambiti....
La Mizukage sarebbe stata sua alleata nel compimento del suo desiderio più importante.
Del resto, i loro piani coincidevano.
Le aveva dato l'occasione di portare a compimento lo scopo della sua esistenza.
E non si sarebbe fermata dinanzi a nulla, pur di raggiungere tale obiettivo.

La residenza dei Kobura di Kumo si slargava su una valle verdeggiante, rigogliosa di piante e fiori policromi, circondata da alte montagne, simili a immensi bastioni naturali.
Essa, composta di due piani,aveva la forma di un cinque e si appoggiava su robusti pali, che la facevano rassomigliare ad una palafitta.
Le pareti, di carta di riso, erano ornate di delicati ricami floreali viola, parevano evanescenti drappi di lino.
Il tetto era di forma trapezoidale e, colpito dalla luce del sole, risplendeva di riflessi ramati e le estremità si protendevano verso l'alto, come fossero le corna di un bue.
Un uomo dell'apparente età di trentatré anni, ritto presso l'ingresso, scrutava l'orizzonte dinanzi a sé.
La sua figura alta e snella, ma muscolosa, era modellata da uno yukata di lino, stretto in vita da un obi viola e lunghissimi capelli neri, impreziositi da radi fili argentei, scendevano sulle ampie spalle.
Rughe leggere, simili a linee di matita, interrompevano la perfezione della sua pelle.
I lineamenti regolari erano ornati dagli occhi dal taglio allungato, felino, ombreggiati da lunghe ciglia nere, che sembravano ripassate con la pelle di talpa.
Le sue labbra sottili erano composte in una espressione imperscrutabile, che rammentava ad un visitatore il viso di una statua di divinità.
Una collana d'ametiste, incastonate in graffette d'oro, si appoggiava sul suo petto robusto e un anello d'oro, adorno della medesima pietra, ornava il dito medio della mano destra.
Lo sguardo dell'uomo scrutava pensieroso il cielo, quasi cercasse di scorgere un avvenimento nel cielo.
-Shigeru, mostrati a me.-mormorò l'uomo con voce calma e le sue parole quasi parvero disperdersi nel vento.
Un giovane di circa ventiquattro anni si materializzò dinanzi all'uomo e, con gesto rispettoso, piegò il ginocchio.
Lo shozuko nero plasmava la sua figura alta e muscolosa, lasciando scoperti solo gli occhi d'un cupo bagliore verde giada, che parevano quelli di un puma.
Rade ciocche fuggivano dalla maschera che gli copriva il viso, attorcigliandosi in ricci neri attorno al suo volto.
Una cintura si stringeva attorno ai suoi fianchi e ad essa era ancorata una spada dalla lama lunga e sottile, simile ad una serpe.
L'elsa era composta da una impugnatura di pelle di pescecane, intarsiata di placche dorate, con guardia rotonda di rame dorato.
-Mio signore, i suoi sensi sono sempre ottimi.-mormorò il giovane. Niente pareva in grado di sorprendere Tetsuo Kobura...
Meritava davvero il suo soprannome di “Re Serpente”.
I suoi sensi parevano sentire il minimo respiro del mondo che lo circondava.
Un leggero sorriso apparentemente bonario piegò le labbra dell'uomo.
-Solo una serpe esperta e sana può ambire al potere, ricordalo Shigeru. Se vuoi essere qualcuno devi essere forte, perché i deboli sono destinati a perire o a essere eterni servi.-dichiarò l'uomo pacatamente.
Improvvisamente, un battito d'ali interruppe il silenzio e un albatro dalle candide piume atterrò ai suoi piedi.

-Mio signore, è l'albatro di Musashi, una delle nostre spie di Kiri. Porterà duqnue qualche notizia.-osservò Shigeru.
-Già.-sorrise l'uomo fissando l'uccello, che sembrava barcollare, sovrastato dal peso dell'immensa struttura alare.
-Dimmi, Chion, hai delle notizie per me?-domandò Tetsuo e si chinò su di lui.
Il volatile, per qualche istante, batté il becco, senza rispondere, creando un rumore simile a quello delle nacchere manovrate dalle abili mani di un ballerino.
-Sì... La donna che voi cercate presto giungerà qui....-gracchiò Chion*.
-Finalmente... Dunque ha intenzione di muoversi... E' una donna davvero molto testarda....-mormorò con voce concitata il capoclan. Non abbandonava dunque i suoi obiettivi...
-E' identica a lei...-ringhiò poi e la rabbia corrugò i suoi lineamenti. Diverse volte l'aveva vista, in tanti anni...
Sembravano due sorelle gemelle.
Quella donna aveva rubato la sua bellezza.
E aveva nel cuore la medesima audacia e intelligenza appartenute a lei, solo a lei....
Perché? Una impura mezzosangue!
-Qualcosa la preoccupa?-domandò ad un tratto Shigeru con ben manifesta premura e sollecitudine.
L'uomo scosse la testa in segno di diniego.
-No, Shigeru. Entriamo in casa. Ho bisogno di parlare con te. Chion, torna da Musashi. Avrò modo di ricompensarlo visti i servigi che mi ha dato.-sorrise l'uomo.
L'uccello batté le ali in segno si assenso e si levò maestosamente in volo, scomparendo nel cielo.


*Chion in greco significa neve e fa riferimento al candore delle piume dell'albatro.

VI CAPITOLO: Frammenti di famiglia

Tetsuo e Shigeru, con passo deciso e regale, simile a quello di due condottieri consapevoli dei loro trionfi, camminavano uno accanto all'altro, attraversando le strade del villaggio di Kumo.
Il capo del clan indossava una tunica di seta bianca, che copriva le cosce muscolose, stretta in vita da una cintura dorata.
Le lunghe gambe erano avvolte da larghi pantaloni del medesimo colore e ai piedi calzava sandali di fibre vegetali, che sembravano sul punto di spezzarsi sotto la pressione dei suoi passi.
I lunghi capelli neri si adagiavano pigramente sulle ampie spalle ed erano legati da un nastro di seta nera.
Un anello d'oro, sul quale spiccava una agata azzurra tagliata a cabochon, adornava il dito medio sinistro dell'uomo.
Shigeru, invece, aveva il viso libero dalla maschera dello shozuko e il modellato regolare dei lineamenti era circondato da una criniera folta di ricci neri.
Indossava una maglia candida, che lasciava scoperte le spalle e le braccia muscolose, pantaloni neri e stivali del medesimo colore, che evidenziavano la struttura muscolare poderosa delle sue gambe.
Una collana d'oro, ornata con due serpi del medesimo materiale, scendeva sul petto del giovane e alla cintura recava un kriss dalla lunga lama sinuosa.
Gli abitanti del villaggio, sorpresi, si voltavano verso i due shinobi, e cercavano di seguirne il cammino, quasi fossero ansiosi di seguire la loro destinazione.
-Sono due uomini bellissimi. Soprattutto quello col vestito bianco. Sembra molto giovane, ma ha anche il fascino e la sicurezza di un uomo maturo.-commentò una ragazzina di circa quindici anni.
-Sono anche molto ricchi. Guardate i gioielli che hanno. Sono di oro puro.-affermò sarcasticamente un uomo di quarant'anni dietro il banco di una macelleria.
-Chissà di che clan fanno parte. Il loro modo di camminare e la struttura dei loro corpi parlano di uomini abituati all'uso delle armi.-commentò una donna di circa cinquant'anni.
Il capo del clan Kobura, sentendo tali parole, sorrise beffardamente.
-Mio signore, sembra che tali parole non le siano sgradite.-commentò Shigeru perplesso.
-Hai indovinato, mio fidato.-rispose l'uomo.
Dinanzi all'espressione interdetta del giovane, il sorriso del capoclan si accentuò, scoprendo i denti piccoli, scintillanti di bagliori perlacei.
-Loro ci invidiano. E ci temono. La nostra ricchezza genera invidia e l'invidia genera timore, il timore genera potere. Non sempre serve la forza per conquistare il potere, ricordalo Shigeru.-mormorò l'uomo continuando a camminare, seguito dal suo sottoposto.

Erano trascorsi circa tre giorni dalla partenza delle due navi dal porto di Mizu.
Nel cielo azzurro, simile ad una lastra metallica, risplendeva superbo il sole, illuminando il mare di riflessi dorati, quasi fosse uno specchio di cristallo.
Kaileena, appoggiata alle murate della poppa, osservava i paesaggi che si spiegavano dinanzi a lei.
-Per ora posso vederli di sfuggita.-mormorò. Tuttavia era sicura che presto i suoi servigi sarebbero stati richiesti in altri paesi...
La Mizukage avrebbe avuto presto bisogno di lei.
E questo le avrebbe facilitare la conquista del potere, da lei tanto bramato.
Nessun ostacolo si sarebbe frapposto tra lei e il potere.
Un mezzo sorriso distese le labbra della giovane kunoichi. Non era solo il desiderio di potere ad accendere in lei il desiderio di viaggiare...
La possibilità della conoscenza attirava la sua mente.
Era deliziata dalla voluttà di una probabile sfida.
E perfino nella sua futura destinazione avrebbe visto tale probabilità concretizzarsi.
-Shirai Yotsuki, Quarto Raikage di Kumo, è un uomo alieno ai compromessi e al doppio gioco.-ripeté dentro di sé le parole dettele dalla Mizukage.
Un sorriso di scherno distese le sue labbra sottili. Ancora non capiva perché Mei Terumi le avesse presentato in tale modo quell'uomo, tuttavia non le importava...
Non in quel momento.
Di sicuro, sarebbe stata una sfida eccitante.
Il mamba nero avrebbe avuto un avversario degno di lui.
L'ombra del Fulmine.
L'esito non sembrava scontato.
Il suo avversario doveva essere un uomo accorto e intelligente, essendo stato eletto Raikage.
Probabilmente le avrebbe tenuto testa e le avrebbe creato problemi.
Ma era sicura di potere vincere.
Tuttavia, non doveva commettere errori.
Accostò le mani alle labbra e, delicatamente, soffiò, colta da un improvviso brivido.
Delle gocce d'acqua rade e sottili si abbattevano sulla nave con un ticchettio sinistro.
D'improvviso, un uomo alto e robusto, vestito di abiti di cuoio, uscì dalla cabina di comando.
-Ritorna nella cabina. Sta per scatenarsi una tempesta.-

Tetsuo e Shigeru raggiunsero un negozio incassato in una parete rocciosa.
La mascella del giovane si contrasse con uno spasmo quasi automatico. Il suo signore presto si sarebbe rivolto a lei...
Perché quella donna era tanto considerata dal suo signore?
Era intelligente, eppure non era fidata!
Quella donna aveva un unico scopo!
-Se hai intenzione di aspettare fuori, potresti anche dirmelo, Shigeru. Non amo perdere tempo.-ironizzò Tetsuo interrompendo i pensieri del giovane uomo.
Shigeru, sentendo tali parole, si scosse dai suoi pensieri.
-Mi perdoni, mio signore.-mormorò l'uomo chinando lievemente la testa.
Il capo del clan Kobura, seccato, lo invitò ad entrare.

Il negozio, di forma rettangolare, era piuttosto ampio e su mensole di legno torreggiavano diversi oggetti di cristallo che, sfiorati dalla luce di una lampada appesa al soffitto, risplendevano di riflessi policromi, simili a frammenti d'iride.
Sul pavimento del negozio era posato un tappeto e al centro dello spazio si stagliava una tavola, su cui era appoggiato un registratore di cassa.
Shigeru si guardò intorno. Per quanto odiasse quella donna e gli desse fastidio riconoscerlo, non poteva non ammettere la sua abilità...
Gli oggetti di cristallo modellati dalle sue mani erano dei gioielli.
Sembravano delle gemme.
Quella donna sembrava capace di imprigionare la luce nella perfezione dei suoi manufatti.
-Ah, che sciocco che sono.-pensò stringendo i pugni. Quella donna era solo un'arrivista!
Non doveva farsi incantare dalla sua maestria nell'artigianato!
Doveva mantenere vigile la sua mente, per capire i suoi scopi e contrastarla!
-Tra poco lei giungerà qui. E' sempre stata piuttosto abitudinaria.-commentò Tetsuo pacatamente.

Qualche istante dopo, una porta celata si aprì e comparve una donna di trentacinque anni.
Era di statura alta e il corpo snello e slanciato era vestito da una maglia bianca e pantaloni neri.
I lunghi capelli biondi erano raccolti in una coda alta, che evidenziava la linea perfetta del collo e della nuca.
I lineamenti regolari erano adornati dagli occhi dorati, dal taglio felino, adorni da lunghe ciglia simili a pagliuzze di prezioso metallo.
Un bracciale di perline di cristallo azzurro circondava il suo polso destro.
-Ryoko.-la chiamò pacatamente Tetsuo Kobura.
La donna, sentendosi chiamare per nome, chinò leggermente il busto in segno di rispetto.
-Mio signore...-mormorò con tono rispettoso. Di sicuro aveva una missione per lei...
E il sapersi utile ai suoi scopi la colmava di una gioia immensa.
Forse il suo signore si sarebbe accorto dei suoi servigi e della sua sincera fedeltà...
Non doveva perdere la sua speranza.
E forse avrebbe allontanato Shigeru.
-Ryoko, sono qui per darti un compito. Presto, nel villaggio di Kumo giungerà una donna con cui ho avuto diversi screzi.-annunciò l'uomo pacatamente.
Una sensazione di gelo investì l'anima di Ryoko. Le parole del suo signore parlavano di screzi....
Eppure, perché il suo istinto l'avvertiva che egli stava mentendo?
Shigeru, apparentemente impassibile, ascoltava. In realtà la sua mente gioiva...
Quando aveva parlato di quella donna, Ryoko aveva sussultato.
Il suo viso era impassibile, ma il suo corpo era stato scosso da un brivido.
Il suo cuore, di sicuro, fremeva d'ira e dolore impotente.
E tale consapevolezza lo deliziava.
-Chi è?-domandò poi la giovane, cercando di frenare l'emozione che le smuoveva l'anima. Desiderava conoscere la sua rivale...
E poi avrebbe saputo lei cosa farne...
Nessuna donna doveva mettersi tra lei e il suo signore.
L'uomo inspirò, poi espirò.
-Si tratta del frutto di una delle scappatelle di mio figlio Ichirou. Ti basti solo sapere questo, Ryoko.-confessò a denti stretti. Kaileena era per lui un ricordo sgradito...
Gli rammentava, con la sua esistenza, il carattere ribelle di suo figlio e il suo fallimento.
Abile spadaccino, ma incapace di attenersi alle regole di un clan potente, seppur schivo, come il loro.
Era dunque accaduto a causa sua?
Eppure, aveva solo seguito le tradizioni del clan...
Aveva impartito a Ichirou l'educazione che suo padre e sua madre avevano voluto per lui...
E se avesse sbagliato l'approccio con suo figlio?
Un fremito di disgusto corse lungo la schiena della proprietaria del negozio. Per quanto cercasse di nasconderlo, il suo occhio aveva compreso la triste realtà...
Quella donna aveva irretito il suo signore...
Ed era una sporca mezzosangue!
Cosa aveva in più rispetto a lei quella maledetta donna?
Una dannata impura!
-Cosa volete che faccia mio signore?-domandò la donna irrigidendo la schiena. Non doveva assolutamente lasciarsi abbattere da quella orribile novità...
Doveva perseverare nella sua fedeltà a Tetsuo Kobura...
Egli se ne sarebbe presto accorto.
Doveva rendersi conto di quanto avrebbe dato per lui.
-Quando raggiungerà questo villaggio, voglio che tu cominci a spiare i suoi movimenti e a rendermene conto. Poi agirò, ma questo non ti deve riguardare.-rispose seccamente l'uomo.
La donna strinse le labbra in una morsa. Gli occhi del suo signore ardevano quando parlava di quella donna misteriosa...
-Siete il mio signore. Disponete pure di me.-

VII CAPITOLO: Esperimenti

La luce fredda di una lampada operatoria illuminava un'ampia sala di forma rettangolare.
Al centro di essa, si stagliava un lettino su cui era posato il corpo di una giovane donna dell'apparente età di circa ventuno anni.
L'alta statura era sottolineata da un camice operatorio bianco, che scendeva fino ai piedi.
Lunghissimi capelli biondi si disponevano, come un'aureola dorata, attorno al viso dai lineamenti delicati e gli occhi, chiusi in un sonno forzato, erano ornati da lunghe ciglia che rassomigliavano ad auree pagliuzze.
Diversi elettrodi, posati sul capo e sul petto della donna, collegavano il suo corpo ad un elettrocardiografo e una flebo, immersa nel suo braccio sinistro, immetteva nel suo corpo dei liquidi incolori.
Orochimaru, ritto a sinistra del letto, contemplava il corpo della donna con interesse, quasi fosse un animale raro ed esotico.
Sasuke Uchiha, che era accanto a lui, rabbrividì. Quello sguardo era il medesimo che rivolgeva a lui.
Colmo di interesse per le sue abilità, ma indifferente alla sua umanità.
A Orochimaru interessavano le persone come cavie per i suoi esperimenti.
Tuttavia, quello era il prezzo necessario per raggiungere il suo scopo.
La vendetta contro suo fratello, sterminatore della sua famiglia.
E, nonostante tutto, era curioso.
Perché Orochimaru guardava con interesse il corpo di quella donna?
Cosa nascondeva?
Un sorriso beffardo distese le labbra sottili del ninja leggendario e i suoi occhi dorati brillarono divertiti.
-Anche tu sei curioso, vero Sasuke?-domandò con voce vellutata.
Il giovane, quasi sentendosi scoperto, non rispose.
Odiava la capacità di quell'uomo di penetrare la sua anima!
Si sentiva violato e questo non era proficuo!
-Questa donna è colei che ha permesso a me di ottenere la totale immunità ai veleni.-esordì d'un tratto il combattente e la sua mano, leggera, si posò sul collo sottile di lei.
-E come può averti aiutato? E' molto più giovane di te.-domandò perplesso il giovane shinobi del clan Uchiha.
Il sorriso sul viso di Orochimaru si accentuò.
-Non sempre quel che si vede con gli occhi rappresenta la realtà effettiva delle cose. Pensa per esempio al Quinto Hokage di Konoha.-rispose l'uomo.
Sasuke, sorpreso, guardò la donna, che ancora riposava.
Quella donna, dunque, manteneva un tale giovanile aspetto tramite un jutsu?
Doveva dunque avere la forza prodigiosa del Quinto Hokage.
E allora perchè, se era capace di simili miracoli, era stata presa prigioniera da Orochimaru?
Indovinando la domanda mentale di Sasuke, il ninja leggendario dichiarò:-Il risultato è simile, ma i metodi di arrivo sono profondamente differenti. Mentre la mia ex compagna raggiunge simili risultati manipolando il chakra, questa donna non ha bisogno di nessuno sforzo. La sua, si può dire, è una dote naturale, simile a quella dei serpenti.-
Gli occhi dorati del ninja più anziano si adombrarono e, di nuovo, la mano destra si posò sul suo collo.
-E' il dna la chiave della vita e della morte. Arriva un'età in cui questo meccanismo funziona perfettamente. La molecola spiraliforme si divide perfettamente e le cellule figlie ricevono il codice genetico della cellula madre. Ma poi...-mormorò e la sua voce parve quasi perdersi in un sospiro amareggiato.
Per qualche istante, un silenzio gelido e spettrale, interrotto dai respiri della donna, avvolse l'uomo e il giovane.
-Ma poi, trascorso questo breve momento, il meccanismo si inceppa. Si accumulano imperfezioni che poi diventano errori. E questi errori conducono all'invecchiamento, alla malattie e alla morte.-
Con delicatezza, prese il polso destro della donna e, dopo qualche istante, lo appoggiò sul lettino.
-Questa donna, che tu credi così giovane, in realtà è più vecchia di me di circa quindici anni. Nel suo codice genetico c'è qualcosa che rallenta considerevolmente l'accumulo delle imperfezioni che conducono all'invecchiamento. E io vorrei conoscere il suo dna per potere raggiungere i miei obiettivi. Tuttavia, mi rimane oscuro.-spiegò pacatemente.
Il giovane del clan Uchiha fissò sorpreso la donna. Quella donna, all'apparenza così giovane, era dunque più vecchia di Orochimaru?
Ma chi poteva essere dotato di tali, straordinarie proprietà?
-Ma nella sua famiglia simili, straordinarie proprietà non sono rare.-spiegò ancora il ninja leggendario.
-Questa donna, che tu vedi apparentemente fragile in questo lettino operatorio, è in realtà una serpe velenosa. E' Zahira Kobura, sorella minore dell'attuale capo del clan Kobura, Tetsuo.-spiegò dolcemente il ninja leggendario.

A poca distanza dalla residenza di Kumo del clan Kobura, si stagliava una lunga fila di lapidi marmoree, simili a fiori di pietra, fronteggiati da incensieri di argento massiccio, da cui si spandevano nuvole di incenso profumato.
Una ragazza vagava tra le lapidi, leggera come uno spirito.
Era una adolescente di circa sedici anni di statura alta.
Sul corpo snello e sottile ricadeva una lunga tunica bianca, stretta in vita da una cintura ricamata a fiori, e le ampie maniche dell'abito erano anche esse ornate di delicati ricami floreali, rappresentanti viole del pensiero e fiordalisi.
I piedi erano avvolti in sandali di stoffa, ornati
Lunghissimi boccoli castani, dai riflessi ramati, scendevano sulle spalle e sul collo sottile e i lineamenti delicati del viso erano illuminati dagli occhi verdi, che ricordavano due peridoti superbamente tagliati da abili artigiani.
La giovane, giunta dinanzi ad una tomba, fece per inchinarsi.
Ad un tratto, però, si rialzò.
-Ryu, non nasconderti in questo modo patetico. So che da tempo mi stai seguendo.-tuonò seccata la ragazza.
Perché quel ragazzino doveva sempre seguirla?
Sapeva bene che presto sarebbero stati sposati!
Eppure, credeva che lei fosse una sua proprietà!
Una risata divertita risuonò da un albero e un giovane scese agilmente dai rami, simile ad un leopardo pronto all'azione.
Anche egli era di alta statura alta e di corporatura slanciata, seppur muscolosa.
Uno shozuko nero copriva il suo corpo e sulla coscia sinistra batteva una katana dall'elsa superbamente cesellata.
I capelli rossi erano raccolti in una coda bassa, che si adagiava sulle spalle ampie, e gli occhi azzurri fissavano predatori e beffardi la giovane.
-Hanako, non dovresti parlare così al tuo futuro marito. Dovresti essere un po' più... felice di vedermi.-commentò ironico Ryu.
-Se tu fossi un po' più rispettoso se ne potrebbe parlare.-replicò sarcasticamente la ragazza.
Il giovane, per qualche istante, rimase silenzioso.
-Non sarai una buona moglie... A volte mi chiedo se tu possa essere davvero la nipote di Tetsuo Kobura. Ma conoscendo tuo padre...-replicò sarcasticamente.
Hanako, con un gesto solenne, quasi ieratico, levò il braccio destro e, dalla manica ampia della sua tunica, sgorgarono decine di petali policromi.
Essi si disposero ordinatamente, componendo il disegno di una frusta, e, rapidamente, si strinsero attorno al collo del giovane.
Ryu, colto di sorpresa dall'attacco della ragazza, si accartocciò al suolo, stringendo convulsamente la frusta con le dita, quasi cercasse di strapparla dal collo.
-Quando intendevo rispettoso intendevo anche questo Ryu, ossia non sprecare parole senza senso. Ma mi sa che chiedo troppo ad una testa vuota come te.-ringhiò la giovane e, dopo qualche istante, l'arma si dissolse in una fantasmagoria di petali policromi, che, per qualche istante, vorticarono attorno al suo corpo sottile.
Poi Hanako, senza curarsi del giovane, che giaceva ancora al suolo annaspando come un pesce fuori dall'acqua, con passo solenne e regale, rientrò nella residenza.

Sasuke Uchiha, sorpreso, guardò la donna, che ancora giaceva sul letto.
-Questa donna è una Kobura? Ed è la sorella del capoclan?-mormorò perplesso.
-Già. E, come ti ho detto prima, grazie a lei sono riuscito a conquistare la totale immunità ai veleni.-rispose lo shinobi leggendario sollevandole il polso sottile.
Con delicatezza, poi, le voltò la mano destra, scoprendole il palmo, sul quale spiccavano i filoni azzurri delle arterie.
-In questa donna scorre un sangue portentoso, che le consentirebbe di difendersi da ogni veleno, perfino dai potenti ritrovati del clan Akasuna. Eppure la sorte è stata così avversa con lei, condannandola ad una lenta e inesorabile pazzia...-commentò beffardamente l'uomo.
Il giovane shinobi del clan Uchiha, perplesso, guardò il suo maestro.
-Il suo corpo non è quello di una persona folle. E' il corpo di una donna allenata, pur non essendo ipertrofico.-commentò.
Orochimaru, dinanzi alla affermazione del suo allievo, rise lievemente.
-L'apparenza molto spesso inganna, caro Sasuke. Questa donna, apparentemente così sana e bella, malgrado la sua età, è stata condannata alla follia da suo fratello, attuale capoclan anche se non per meriti suoi.-sorrise l'uomo.
-Sembri sapere molte cose su questo clan.-commentò Sasuke perplesso.
Cosa conosceva Orochimaru di questo clan?
Il guerriero più anziano, per qualche istante, tacque, cogitabondo.
-Io conosco Tetsuo Kobura... E' un uomo che può darti tanto, ma può anche toglierti tutto. Ed è capace di qualsiasi inganno pur di raggiungere i suoi scopi. Al suo confronto, perfino io posso essere definito una persona leale.-dichiarò stringendo le lunghe dita perlacee.
Il giovane originario di Konoha aggrottò le sopracciglia, sorpreso. Chi mai poteva essere tanto subdolo da rendere prudente Orochimaru?
Chi era quell'uomo?
-E' arrivato al punto di uccidere suo fratello maggiore pur di raggiungere il potere. La follia di Zahira trae origine da questa tragedia.-spiegò.
Il più giovane sussultò. Quella donna aveva conosciuto il suo stesso, orribile trauma...
E questo dolore l'aveva fatta sprofondare nell'abisso della follia...
Quell'uomo misterioso poteva essere paragonato a suo fratello Itachi...
Entrambi avevano distrutto i loro familiari inseguendo un sogno di forza e potere.
-Tu credi che tuo fratello rappresenti la quintessenza della sete di potere e della malvagità? Beh, non conosci quanto sia letale il veleno di un uomo privo di umanità e sentimento.-frecciò ironicamente l'uomo e il suo sguardo parve fissare un punto lontano.
Il silenzio, per qualche istante, gelò i due ninja, quasi imprigionandoli in un incantesimo doloroso.
Il giovane del clan Uchiha rifletteva. Il suo odiato mentore sembrava rabbrividire dinanzi a quell'uomo...
Orochimaru lo considerava un alleato importante, ma infido e pericoloso.
Perché non se ne era liberato?
Quale forza mai poteva incutere timore ad un ninja leggendario?
-Sasuke, esci da qui e torna ad allenarti. Vorrei poter controllare i parametri vitali di questa donna. E' una cavia preziosa e non posso provocarle alcun danno.-spiegò.
-Non hai detto che è una Kobura? Se quanto dici è vero, il suo organismo dovrebbe essere molto resistente.-obiettò il giovane shinobi.
-E' vero. Tuttavia, i test a cui l'ho sottoposta possono avere causato effetti imprevedibili e questa cavia è molto preziosa per le mie ricerche. Tetsuo Kobura mi fornisce altri elementi del suo clan, tuttavia... non capita tutti i giorni di avere come soggetto di analisi una appartenente alla dinastia della terra Kobura.-mormorò sorridendo il ninja leggendario.
Sasuke Uchiha, prima di andarsene, rifletté. Orochimaru temeva Tetsuo Kobura...
Si muoveva in modo molto circospetto.
Eppure, tra di loro, sembrava esserci un'alleanza...
Ma perché? Quali erano le mire di entrambi?
Cosa o chi li univa?
Forse, quell'uomo temuto perfino da Orochimaru, avrebbe potuto essere utile ai suoi scopi...
Tuttavia, doveva riflettere, ponderare, meditare.
Nulla poteva essere lasciato al caso.
Dopo qualche istante, il giovane uscì dalla stanza e, ben presto, i suoi passi si persero come una eco lontana nel labirintico covo.

Qualche istante dopo, Orochimaru compose dei sigilli, staccò gli elettrodi e la flebo dal corpo della donna.
Per qualche istante, attese. Chissà cosa aveva capito Sasuke...
Gli occhi di Zahira, dopo qualche istante, si aprirono e vagarono come smarriti all'interno della stanza.
-Puoi anche smettere di fingere Zahira Kobura. Siamo soli, io e te.-affermò l'uomo beffardamente.
La donna trasalì e girò il collo verso il suo interlocutore.
-Sai bene per quale ragione mi faccio sottoporre da più di vent'anni ai tuoi esperimenti e a quelli di Shigeru.-replicò seccamente.
-Oh lo so. E ancora mi sorprende che nessuno di loro si sia accorto per tanti anni della tua finzione.-affermò l'uomo.
La donna strinse i pugni. Da quando aveva scoperto il suo segreto, Orochimaru aveva in pugno il suo destino...
Avrebbe potuto anche affrontarlo e vincerlo, ma i suoi piani sarebbero stati scoperti...
E non poteva concederselo.
Tanti, troppi erano dalla parte di quel maledetto.
-Sasuke pensa di allearsi con tuo fratello.-la informò ad un tratto.
-Cosa? E come fai ad essere così tranquillo?-esclamò la donna sorpresa.
No! Quel ragazzo doveva essere fermato!
Tetsuo probabilmente avrebbe avuto un alleato originario del clan Uchiha!
E sarebbe stato difficile fermarlo!
-Semplice, Sasuke non è uno stupido e, quando prenderà le sue informazioni, capirà che tuo fratello è un uomo infido e pericoloso, molto difficile da trattare. E lui ha bisogno di qualcuno che gli dia certezze. E, in questo momento, solo io posso dargliele, perché io mantengo sempre la parola.-rispose Orochimaru e i suoi occhi si aguzzarono, beffardi.
Zahira lo fissò, perplessa. La sicurezza di Orochimaru la turbava...
In quel momento le ricordava suo fratello...
-Per ora è giusto che tu resti nascosta. Nessuno deve scoprirti.-mormorò Orochimaru e si avvicinò ad un armadio incassato in una parete.
Prese una siringa, la riempì d'un medicinale e si avvicinò a Zahira.
La donna si irrigidì. Sapeva di non avere scelta, eppure il suo corpo tremava di rabbia...
Per conseguire la sua vendetta, si era ridotta all'impotenza dinanzi a Orochimaru.
Ed era sicura di poterlo distruggere!
-Non avere paura, Zahira. Ricordati che anche a me conviene che il tuo caro fratello sia reso quantomeno inoffensivo.-cercò di tranquillizzarla il ninja leggendario.
La donna, con un sospiro rassegnato, gli offrì il braccio. Sapeva bene quali fossero gli scopi del suo improbabile alleato, tuttavia non poteva essere tranquilla...
Conosceva bene la sua storia...
L'ago della siringa, lentamente, si immerse nel suo braccio e la donna, dopo qualche istante, si addormentò.

VIII CAPITOLO: Approdo

-Ritorna nella tua cabina. Sta per scatenarsi una tempesta.-
Kaileena, lentamente, si voltò e fece per rispondere, ma un lampo risuonò cupo nel cielo, costringendola a tacere.
La pioggia, dopo qualche istante, riempì l'acqua di gocce sottili e fitte, simili a liquide lame.
Un vento possente soffiava rabbioso, scuotendo le due imbarcazioni da una parte e dall'altra.
-In questa zona gli uragani sono molto frequenti e possono capitare senza preavviso.-spiegò l'uomo.
-Grazie, me n'ero accorta da me.-commentò sarcasticamente la kunoichi aggrappandosi al parapetto della nave.
Improvvisamente, un'onda livida, ornata da una cresta di schiuma biancastra, si sollevò.
Essa si abbatté sulla nave, spostandone il peso sulla fiancata destra.
Kaileena e il marinaio, colti di sorpresa, caddero in acqua.
La kunoichi di Kiri, rapida, afferrò una mano del marinaio.
-Che fai? Lasciami!-gridò l'uomo.
La ragazza non rispose.
Strinse le dita attorno al polso dell'uomo, convogliò il chakra nei piedi, percorse la murata destra della nave, che era stata raddrizzata dalle manovre dei marinai, salì sul ponte.
-State tutti bene?-domandò un altro marinaio avvicinandosi ai due.
-Sì, Hashimoto! Cosa ha intenzione di fare il capitano?-domandò il marinaio cercando di riaversi dall'esperienza.
-Vuole cercare riparo in una isoletta a poca distanza dal paese del fuoco e aspettare che la tempesta si calmi. Ma dobbiamo darci da fare tutti, Yurimaru!-rispose Hashimoto, cercando di oltrepassare con la voce il fragore della tempesta.
Poi si volse verso Kaileena.
-E anche tu non sei esente dal lavoro. Per una volta, mostra che i ninja sono gente utile a qualcosa che non sia l'assassinio.-
La ragazza sorrise beffardamente.
-Accetto la tua sfida.-

Intanto, in una casa del paese di Ame, i ninja dell'Akatsuki si erano riuniti.
-Ha fatto in fretta il capo a decidere i membri che sarebbero andati nel clan Kobura.-commentò Hidan affilando la sua falce.
-Non facciamoci grandissime illusioni. Di sicuro sarà una missione di ricognizione per essere certi delle enormi ricchezze dei Kobura. E non potrò mostrare a nessuno il valore intrinseco della mia arte.-osservò Deidara.
-Non andiamo certo lì a fare pagliacciate, ricordalo Deidara.-frecciò il seguace di Jashin ridendo.
-E tra queste pagliacciate è compreso anche il sacrificio a Jashin.-ironizzò Kakuzu.
-Non nominare Jashin, bastardo!-gridò Hidan e la sua faccia s'accese d'un rossore rabbioso.
Itachi, con un gesto seccato, si massaggiò le tempie.
-State bene, Itachi?-domandò Kisame cortesemente.
Per qualche istante, il giovane del clan Uchiha tacque.
-Tu non sembravi sorpreso quando il capo ha nominato quella donna. Anzi, sembravi quasi conoscerla. Perché non ne hai mai parlato?-dichiarò il giovane fissando sul compagno uno sguardo indagatore.
-Già, è un po' strano, Kisame. Perché non ne hai mai parlato?-intervenne Kakuzu.
Lo spadaccino di Kiri sorrise, scoprendo i denti, affilati come pugnali.
-Perché non ero certo che quella donna fosse una Kobura. Ne ho avuto la conferma solo quando ne ha parlato il capo.-spiegò il ninja traditore originario del villaggio di Kiri.
-Ci stai prendendo in giro, Kisame?-lo attaccò Deidara.
-No, Deidara. Io ho avuto a che fare con alcuni membri del clan perché il capo di questo clan possiede una spada chiamata Predatrice degli abissi, capace di succhiare il sangue del suo avversario e di dare all'utilizzatore la possibilità di usare un attacco dell'elemento del proprio avversario, proporzionalmente al sangue assorbito.-spiegò lo spadaccino.
-E sui Kobura ho appreso diverse cose che ho preferito non dire perché non ero certo della loro veridicità, a parte una.-
-Quale?-domandò Hidan.
-Le donne di quel clan conducono una vita ritirata ed escono solo nelle occasioni importanti e durante le loro missioni. Quindi, non ero certo che lei fosse una Kobura, nonostante la sua fisiologia portasse a credere tutt'altro. Conduceva una esistenza inconsueta per una del suo sesso e del suo clan. Solo quando il capo ha detto che è una mezzosangue ho capito, anche se è un mistero la sua esistenza.-spiegò poi.
-Che cosa intendi dire?-chiese Deidara.
-E' quasi impossibile che nascano dei mezzosangue Kobura, Deidara. Il sangue di questi uomini e queste donne è velenosissimo e chiunque non sia preparato muore. -decretò.
Poi un sorriso beffardo arcuò le sue labbra, scoprendo i denti, simili a lame.
-Inoltre, anche se un mezzosangue dovesse essere concepito, che vita ha? E' un rifiuto umano, senza alcuna autonomia. Praticamente, è morto quando è nato.-commentò beffardo.
-Che umorismo macabro, sai Kisame? Alle volte mi fai paura.-ironizzò il seguace di Jashin.
Lo spadaccino sollevò le spalle.
-Oltretutto, si dice che molti assassini siano accaduti ad opera loro. Non ne ho parlato perché non pensavo che il capo avesse deciso di averci a che fare. Come potevo immaginare che avesse addirittura degli informatori su di loro?-spiegò poi.
Qualche istante dopo, si materializzò l'immagine di Pain, con accanto Konan.
-Ho deciso chi andrà nella missione di ricognizione nel villaggio di Kumo.-li informò e il Rinnengan scrutò attento i volti dei guerrieri.
Lunghi secondi di silenzio trascorsero lenti, simili ai rintocchi delle lancette di un orologio rotto.
-Contrariamente a quanto accade di solito, non sarete in due a compiere questa missione, ma in tre. E uno di voi sarà Konan.-annunciò Pain.
-I membri del clan che devono essere temuti sono tre: Tetsuo Kobura, conosciuto come “il Re Serpente”. E' il capoclan ed è dotato di una forza enorme. Si dice che possa spezzare un femore di un bufalo con un dito, senza impegnarsi.-
-Anche suo figlio Ichirou è da temere. E' uno spadaccino abilissimo, che trasforma qualsiasi spada in un prolungamento del suo braccio. Per questo è conosciuto come “l'artiglio” o la “spada umana”.-spiegò ancora il custode del Rinnengan.
-Il terzo elemento a cui dovrete fare attenzione è Shigeru Kobura, braccio destro di Tetsuo Kobura e suo probabile successore. Costui è molto intelligente ed ha creato diverse sostanze di notevole interesse e utilità ed ha solo ventiquattro anni. Ma, oltre a questo, è dotato di una forza mostruosa ed è anche lui un abile spadaccino. Stando a quanto ci dicono i nostri informatori, è stato addestrato da Tetsuo Kobura in persona.-
-Quindi chi saranno i compagni di Konan in questa missione?-domandò Kakuzu.
-Saranno Itachi Uchiha e Hidan.-annunciò secco Pain.
-Ho scelto voi perché siete gli elementi più facilmente occultabili. I Kobura sono ottimi sensitivi, ma tendono a lasciare entrare estranei nel loro clan, per colpirli meglio. Questo potrebbe essere un grande vantaggio per voi.-dichiarò il portatore di Rinnengan.
-Un'ultima cosa: non pensate che il pericolo sia solo nel clan Kobura. Fate attenzione ai ninja di Kumo, soprattutto quelli più vicini al Raikage. Nessuno di loro è da sottovalutare, soprattutto lui. E' dotato di una forza mostruosa ed è pronto a tutto pur di difendere il jinchuuriki di Hachibi.-concluse l'uomo e, di nuovo, i suoi occhi fissarono i ninja riuniti.
-Quando partiremo?-chiese Itachi.
-Devo ancora programmare alcuni dettagli che vi rivelerà Konan a suo tempo. La riunione è dichiarata conclusa.-dichiarò e l'immagine olografica scomparve.

Dopo molto tempo, le coste rocciose di una isola si palesarono dinanzi agli occhi dei marinai.
Scogli taglienti, simili alle scaglie di un gigantesco rettile, affioravano dalla agitata superficie dell'acqua.
-Capitano, cosa facciamo?-domandò Hide.
Hinamura, che era sul ponte, fece per rispondere, ma un tuono coprì il suono della sua voce.
Improvvisamente, la nave venne scossa come da una possente energia tellurica e, per qualche istante, parve sul punto di rovesciarsi.
-Capitano! Capitano!-strillò un marinaio proveniente dalla sala motori con occhi stralunati.
-Cosa c'è?-gridò Hinamura.
-Abbiamo urtato contro uno scoglio! C'è uno squarcio di quaranta metri nella sala motori! Imbarchiamo acqua!-strillò.
Hinamura, con rabbia, strinse il pugno fin quasi a farlo sanguinare.
-Non ci voleva proprio...-brontolò.
-Cosa dobbiamo fare?-chiese Miyamoto.
-Quanto potremo resistere?-domandò il capitano, ignorando la domanda del sottoposto.
-Trenta minuti, ad essere ottimisti. Le condizioni climatiche sono pessime e se non raggiungiamo presto le coste dell'isola, finiremo a fare compagnia ai pesci.-rispose il metereologo.
-Grazie, a questo ci ero arrivato, Ishimaru.-rispose Hinamura sarcasticamente.
-Suonate il corno! Ci trasferiamo tutti sull'altra nave!-gridò poi.
Il lugubre lamento di un corno risuonò nell'aria zuppa di pioggia, sovrastando, per qualche istante, i rimbombi secchi del tuono.
Quasi subito decine di grappini furono lanciati dalla seconda nave e si ancorarono saldamente alle murate della gemella.
Qualche minuto dopo, Kaileena e l'equipaggio erano sul ponte della seconda imbarcazione.
-Ritirate i grappini!-ordinò il comandante della nave integra e, rapidamente, l'ordine fu eseguito.

Dopo un po' di tempo, la nave entrò in un porto naturale, protetto da una bastione diseguale di dure rocce.
Le onde, rabbiose, si infrangevano contro di esso in un vorticare di gocciole e spuma candida.
-Uh... Finalmente un po' di calma.-mormorò Hinamura con malinconia.
-Che c'è, amico? Non sei felice di essere sulla nave del grande Ishida?-si pavoneggiò il suo omologo.
Poi, vedendo la sua espressione cupa, i suoi occhi neri si addolcirono.
-Non è colpa tua se hai perso la tua nave. E poi ricordati una cosa: l'importante è che tu abbia fatto di tutto per salvare il tuo equipaggio. Una nave si può comprare, una vita umana è un dono insostituibile.-rispose Ishida.
L'altro, sentendo tali parole, sorrise e annuì.
La nave superstite, grazie allo sforzo congiunto dei marinai, attraccò nella laguna.
Kaileena, seguendo i marinai, scese agilmente sulla spiaggia.
-Mi sa che qui resteremo un po'. Questa tempesta non accenna a placarsi.-commentò crucciato Ishida, mentre Hinamura eseguiva la conta degli uomini.
Un leggero sorriso distese le labbra della giovane.
-Beh, l'importante è esserci giunti qui.-rispose e il suo sguardo brillò d'ironia, illuminato dal fuggevole riflesso di un lampo.

IX CAPITOLO: Novità

Tetsuo, con rapidità, raggiunse il sacrario del clan.
Camminò tra le tombe ben curate, quasi fosse uno spettro evanescente.
Un leggero sorriso distese le sue labbra. Nella cura delle tombe, si riconosceva la mano di Hanako...
Grazie a lei, quel luogo di memorie non diventava mai preda del degrado e dell'abbandono.
In posizione isolata si innalzava la statua di marmo di una giovane donna di alta statura, posata su un basamento quadrangolare.
Il corpo snello era sottolineato da un lungo abito, mosso da complicati panneggi, e i piedi sottili erano nudi.
I lunghi capelli ondulati scendevano sulle spalle nude e ornavano un viso dai lineamenti regolari, sul quale spiccavano gli occhi dal taglio allungato, ornati da lunghe ciglia.
Le labbra sottili si componevano in un sorriso imperscrutabile, quasi misterioso.
Nella mano destra avanzata stringeva un serpente, che sembrava quasi dibattersi in contorsioni plastiche tra le dita affusolate.
L'uomo sospirò e, lentamente, si chinò.
-Ogni volta che vedo quella donna, rivedo te, Satomi. Solo gli occhi e il seno vi differenziano. E la mia mano si trattiene dall'ucciderla, come mi impone il mio dovere di capo di questo clan.-sussurrò rabbioso.
Non riusciva ad accettare la realtà, che pure si stagliava dinanzi ai suoi occhi.
Una mezzosangue, frutto delle scappatelle giovanili di Ichirou, aveva acquisito la bellezza della sua perduta sposa.
Come era possibile?
Se non fosse stato per quel seno disarmonico, non avrebbe saputo distinguere tra di loro.
Parevano l'una il riflesso dell'altra.
E i loro occhi...
Quella donna era una sua atroce, orribile debolezza.
Non riusciva a estirpare quel sentimento malsano dal suo cuore.
Gli ammorbava la mente!
Eppure, ne era consapevole!
Quella donna non era lei!
Perché non riusciva quasi a distinguerle?
Perché confondeva sempre le loro immagini?

Intanto, sull'isola, i marinai delle due imbarcazioni si affaccendavano nella costruzione di un accampamento prossimo alla nave.
-Capo, non vedo la nostra ospite.-mormorò Miyamoto avvicinandosi a Hinamura.
Qualche istante dopo, la kunoichi comparve.
La sua figura sottile era gravata dal peso di un cervo di grandi dimensioni, apparentemente senza ferite.
-Dove eri finita?-domandò Ishida seccamente.
-Ho pensato di andare a esplorare l'isola. E ho potuto constatare che, apparentemente, essa è abitata da animali anche di grosse dimensioni, che potranno servirci come pasto senza intaccare le riserve presenti sulla nave.-spiegò.
Ishida sospirò.
-La prossima volta che hai intenzione di andartene a spasso senza avvertire avvisaci.-commentò seccamente l'uomo.
Kaileena alzò le spalle e mormorò:-Io entro in una di queste grotte. Scuoierò e cucinerò io il cervo.-dichiarò la giovane indicando con lo sguardo una grotta che si apriva in una immensa colata di basalto.
La volta era sostenuta da strutture colonnari, simili a quelle che sostenevano la trabeazione di un tempio.
-Sicura di non avvelenare quel povero cervo? Una bella donna come te di sicuro non è mai entrata in cucina.-la interruppe Miyamoto ironicamente.
-La scelta spetta a te, Miyamoto. Vuoi rischiare o morire di fame?-replicò Kaileena con tono ironico.
-Hai bisogno di qualcosa?-domandò poi gentilmente Hinamura interrompendo il marinaio con un gesto secco.
-Sì, magari dei contenitori per trasportare la carne dalla grotta all'accampamento. E poi dell'acquamarina e un coltello.-elencò la kunoichi.
-Puoi usare il mio, oppure le tue delicate manine non sono abituate?-ironizzò Ishida consegnandole il lungo coltello ricurvo che scintillava appeso alla sua cintura.
-Forse è questo povero coltello a non essere abituato alle mie mani, ma a quelle di un rozzo marinaio.-rispose Kaileena sorridendo e, con rapidità, entrò nella grotta.


Tetsuo Kobura, lentamente, si voltò. Nessuno poteva ingannare il Re Serpente...
Neanche le ore trascorse con lei alteravano le sue percezioni...
-Mio signore, non è possibile coglierla di sorpresa.-mormorò una voce maschile calma e pacata.
Il richiamo lamentoso di un upupa lacerò il silenzio del sacrario Kobura.
I suoi occhi si fissarono su una figura alta e snella, avvolta in un ampio mantello nero.
Il suo volto era mascherato da un ampio jingasa di paglia e una lunga coda di capelli castani si posava sulle sue spalle, stretta da un nastro azzurro.
Il capo del clan, per qualche istante, fissò l'uomo, che non si muoveva.
-Poche storie, Shigemori e dimmi quanto mi interessa sapere. Sai bene che non mi piace essere disturbato quando sono qui.-ordinò seccamente il capoclan.
Le ore dinanzi alla tomba di Satomi erano sacre e inviolabili!
Nessuno doveva violare quei minuti di silenzio!
-Oh, sono sicuro che mi ricompenserà mio signore... Vengo da Amekagure.-rispose Shigemori e il lampo di un sorriso beffardo parve brillare oltre la stoffa del suo cappello.
Tetsuo, sentendo tali parole, aguzzò lo sguardo.
-Che cosa intendi dire, Shigemori?-lo interrogò.
-Mio signore, l'Akatsuki ha deciso di interessarsi al clan Kobura. Sembra che ambiscano alle ricchezze leggendarie del clan.-rispose l'altro.
-Questa non è una novità, Shigemori. Un'organizzazione di nukenin come la loro, se si impadronisse di ricchezze pari a quelle dei Kobura, avrebbe una autonomia finanziaria praticamente illimitata.-dedusse l'anziano e il suo sguardo, per pochi, eterni istanti si posò sulla statua della moglie.
Era riuscita a dargli un figlio... E poi era morta.
Eppure, sembrava essere resuscitata in quella donna.
Strinse le braccia sul petto e un raggio di luce colpì una perla della sua collana, accentuandone la lucentezza candida.
-Ma non è tutto, mio signore.-rispose Shigemori.
-Ah no? Cosa altro hai scoperto?-domandò Tetsuo.
-L'Akatsuki ha deciso di mandare in missione di ricognizione tre dei suoi ninja più esperti. Mio signore, vogliono essere certi che la ricchezza del clan Kobura non sia una favola creata ad arte.-spiegò Shigemori e la sua voce parve palpitare di seriche sonorità.
Un mezzo sorriso distese le labbra sottili dell'anziano capoclan.
-I tre ninja che l'Akatsuki manderà a questo scopo sono Itachi Uchiha di Konoha, Konan di Ame, e Hidan del villaggio delle Calde Primavere*.-lo informò l'altro uomo.
Tetsuo spalancò gli occhi, piacevolmente sorpreso. Itachi Uchiha...
Il distruttore del suo stesso clan.
Colui che aveva sterminato i suoi familiari presto avrebbe incrociato la sua strada.
E presto sarebbe stato distrutto dal potere del re Serpente.
Il Fato aveva deciso di dargli un'occasione insperata per compiere i suoi scopi.
Avrebbe finalmente avuto un salvacondotto nei confronti di Konoha.
Ed era stato proprio Danzo Shimura a dargli quell'insperata arma contro il suo villaggio.
Proprio lui, che diceva di volere solo la sua salvezza e di essere disposto a pagare per essa qualsiasi tributo.
E, per questo, aveva decretato l'annientamento di uno dei più potenti e antichi clan del suo villaggio.
-E così Itachi Uchiha presto verrà qui... Bene, sarà accolto come si conviene da un ospite di riguardo.-affermò e, dopo qualche istante, la sua risata beffarda risuonò aspra e cupa nel cimitero, come il richiamo di morte di orde di demoni infernali.

*Come si dice il villaggio di Hidan? Perdonatemi, ma non so.
Comunque, orrido capitolo. Speriamo che interessi un po'.

X CAPITOLO: La riunione del triumvirato

Tetsuo Kobura era seduto su una sedia di legno di okumé, posata nel giardino.
La sua mano stringeva un flauto d'avorio, che brillava di lievi bagliori candidi, carezzato dalla luce del sole.
-E' incredibile... La fortuna ha deciso di aiutarmi.-pensò con un sorriso divertito, roteando lo strumento musicale. L'Akatsuki aveva deciso di entrare nella tana del Re Serpente...
E tra coloro che sarebbero entrati ci sarebbe stato Itachi Uchiha...
Il distruttore bambino del suo clan...
Colui che era stato costretto a sacrificare alla sua voglia di pace il destino della sua famiglia.
E presto di lui non ne sarebbe rimasto altro che un ricordo disonorato.
E grazie alla sua opera.
-Danzo Shimura, proprio tu che volevi salvare Konoha l'hai condannata a morte.-mormorò con un sorriso beffardo.
Il lamentoso canto di un'upupa risuonò nell'aria vitrea.

Era trascorso un mese dal suo arrivo a Konoha, tuttavia si era accorto ben presto della diffidenza dei suoi abitanti verso di loro.
I loro sguardi raccontavano molte più cose delle parole.
E questo solo per la provenienza.
Tale situazione l'aveva preoccupato. Da tempo la tensione permeava i rapporti tra Konoha e Kumo, tuttavia non poteva permettere che questo lesionasse il suo clan...
In quanto capo dei Kobura, aveva il dovere di impedire una simile eventualità.
Quale ruolo avevano essi nelle dispute tra i due villaggi?
E, inoltre, togliere forze ai suoi disegni sarebbe stato controproducente...
Era riuscito, dopo quasi un mese, ad ottenere un incontro con Hiruzen Sarutobi, Terzo Hokage di Konoha.
Aveva scorto subito, sul suo viso segnato dall'età, una mortale stanchezza.
Cosa era accaduto a Konoha di tanto distruttivo?
-E così volete l'immunità, in caso di guerra. Cosa siete disposto a dare al villaggio di Konoha?-aveva domandato una voce decisa entrando nell'ufficio del Terzo Hokage.
-Non siamo in condizioni di pretendere nulla, Danzo, dopo quello che è accaduto.-aveva risposto con voce triste l'anziano capo del villaggio di Konoha.
Apparentemente era rimasto impassibile, seduto dinanzi alla scrivania del Terzo Hokage, tuttavia la sua mente aveva cominciato a fremere.
Cosa era accaduto di tanto lacerante?
Gli occhi neri di Danzo si erano stretti in due fessure cariche di odio, dinanzi all'affermazione del Terzo Hokage.
-Il malefico cancro è stato estirpato. Il malato è stato risanato.-aveva replicato e la sua voce sembrava avere tagliato l'aria della stanza.
E ancora la domanda era risuonata nella sua mente.
Cosa era accaduto a Konoha?
-Comunque, è anche giusta la sua osservazione, Danzo Shimura. E sono pronto a darvi trecentomila ryo in oro puro. Con esso, in caso di guerra, sarete finanziariamente molto solidi. Come sapete, l'oro ha un grande valore. Specialmente in caso di eventuale guerra esso raddoppia o triplica.-spiegò Tetsuo.
Danzo e Hiruzen, per qualche istante, avevano taciuto, quasi cercassero di valutare l'opportunità di tale offerta.
-Tuttavia pongo un limite alla durata di tale offerta ed è la fine della mia vita. E avete venti giorni di tempo per mostrarmi che non vi sono Kobura che hanno in programma azioni contro il villaggio.-aveva decretato e un lampo aveva illuminato i suoi occhi di una forza antica e quasi del tutto spenta.
Perfino Danzo Shimura aveva taciuto, come ammaliato da un carisma ormai morente.
-Sarà fatto. E se scopro azioni contro il vostro villaggio da parte di membri del mio clan, state pur certi che provvederò io stesso a punirli.-aveva commentato reclinando la testa e, dopo la firma del contratto, si era allontanato.
Quell'apparente concessione al Terzo Hokage, in realtà, aveva uno scopo.
Sembrava che fosse accaduto qualcosa di lacerante all'interno del villaggio ed egli desiderava saperlo.
Forse sarebbe stato utile ai suoi scopi.

E presto avrebbe scoperto l'origine delle parole misteriose di Danzo.
Era rientrato nell'abitazione che occupava con Ichirou.
Fremeva d'attesa. Le informazioni erano di prima mano, ma mancava l'anello di collegamento.
Quale era?
Improvvisamente Ichirou era rientrato.
-Ho delle notizie che potrebbero interessarti, papà.-aveva mormorato e si era privato dell'ampio mantello che indossava, appendendolo all'attaccapanni.
-Dimmi, Ichirou. Di che si tratta?-aveva domandato. Raramente aveva percepito una tale serietà nella voce del suo unico figlio...
In quei momenti gli pareva di rivedere Satomi...
-Sono entrato in una bettola di Konoha per bere qualcosa e alcuni avventori si sono lasciati sfuggire delle informazioni di importanza fondamentale per il villaggio. Evidentemente, erano sotto l'effetto di alcolici-aveva sorriso.
-Che cosa intendi dire?-aveva domandato. L'abitudine di Ichirou di frequentare le bettole dunque si era rivelata un vantaggio...
-Riguardano il clan Uchiha. O meglio, il defunto clan Uchiha.-aveva dichiarato e un sorriso beffardo aveva disteso le sue labbra sottili.
-Continua.-aveva ordinato, apparentemente impassibile. In realtà, sospetti indefiniti avevano cominciato a plasmarsi nella sua mente...
-E' stato sterminato per opera di un loro membro, Itachi. Apparentemente, sembra che sia stato colto da una strana furia omicida, in realtà non è proprio così.-aveva annunciato.
-Cos'altro hai saputo?-aveva poi chiesto. Quei sospetti si stavano tramutando in certezze...
-Il clan Uchiha è un clan molto potente e per questo, negli anni passati, è stato soggetto ad una ghettizzazione ad opera della classe dirigente di Konoha. E, per questo, volevano attuare un colpo di stato e prendere il potere. Ma sono stati traditi. Da un infiltrato al servizio del Terzo Hokage e di Danzo Shimura, capo del Root.-aveva concluso.
Un sorriso beffardo aveva disteso le labbra del capoclan. Dunque, Itachi era stato costretto a diventare un nukenin...
Ninja traditore.
E una risata era risuonata sulle sue labbra. Konoha era nelle loro mani....
-Che beffardo destino. Proprio tu, Danzo Shimura, hai consegnato la tua terra nelle mani del Re Serpente.-

Improvvisamente, dinanzi al capo del clan Kobura, si materializzò Shigeru, accompagnato da un uomo dell'apparente età di diciannove anni.
Lo shozuko rosso copriva la figura alta e muscolosa, seppur snella e alla cintura erano appese due katane dall'elsa di pelle di pescecane nera.
Gli occhi neri spiccavano sui lineamenti decisi del viso, che parevano quelli di una statua di bronzo, e corti capelli del medesimo colore si adagiavano sulle spalle nerborute.
-A quale scopo una riunione segreta, papà?-domandò Ichirou sorpreso.
-Seguitemi nella stanza delle riunioni. Devo parlarvi.-ordinò con tono deciso l'anziano, quasi non curandosi della domanda dello spadaccino e fissando seccato le katane appese alla cintura.
I due obbedirono e lo seguirono.
Il suo sguardo era serio e deciso...
Che cosa aveva appreso di tanto importante?

Qualche istante dopo, entrarono in una stanza di forma rettangolare.
Essa era illuminata dalla luce di una lampada di cristallo dorato appesa al soffitto, che si posava dolcemente su un tavolo di palissandro, su cui spiccava un calice d'oro, posato su un piede affusolato, e cinto da una corona di rubini sulla coppa, scintillanti di riverberi carmini.
Tre kriss dalla lama serpentina erano posati sul pavimento.
I tre uomini si sedettero attorno al tavolo e ognuno di loro prese il pugnale.
-Di cosa ci volevi informare, papà?-domandò Ichirou.
-Figlio mio, la fortuna è stata davvero benevola con noi. Ho avuto da Shigemori, la nostra spia dell'Akatsuki, delle informazioni davvero molto interessanti.-sorrise il capo del clan.
Per qualche istante, il silenzio avvolse i tre uomini.
-Presto tre loro ninja verranno qui in missione di ricognizione. E tra loro ci sono Konan di Ame, Hidan di Yuga e Itachi Uchiha di Konoha.-mormorò e un lampo beffardo riverberò nelle sue iridi d'ametista.
-Immagino che siano intenzionati a compiere questa missione per accertarsi dell'entità delle nostre ricchezze.-rifletté Shigeru cogitabondo.
-Esatto. Ichirou, ti sei rivelato un ottimo informatore.-sorrise il capoclan beffardamente. Se solo non fosse stato privo di disciplina, sarebbe stato il suo successore...
Ma quanto aveva fatto era dannoso per il clan!
Un'espressione contrariata adombrò lo sguardo di giada di Shigeru. Non poteva permettere che quell'idiota prendesse potere...
Non era degno di essere l'erede di Tetsuo Kobura...
-Mio signore, vorrei farle presente che Itachi Uchiha è dotato di Sharingan. E contro questo doujutsu perfino le potenti illusioni di vostra moglie si rivelerebbero inutili. Anzi, potrebbero essere perfino ribaltate contro di voi.-intervenne Shigeru.
L'uomo, sentendo le parole del giovane, sorrise bonario.
-Shigeru, non preoccuparti per questo. Conosco il modo di evitare che i suoi potenti occhi mi colpiscano, ma non è solo questa la mia strategia. Itachi Uchiha fronteggerà un avversario che sarà in grado di contrastarlo sul suo stesso terreno.-esordì l'uomo con voce calma.
Ichirou e Shigeru, tendendo le parole del capoclan, impallidirono.
-Papà... Non avrai intenzione di...-mormorò con voce fioca. Aveva deciso di giocare una carta pericolosa...
Tetsuo sorrise, quasi divertito dalla reazione di Ichirou.
-Se io non sarò disposto a rischiare, quest'occasione sfumerà. E io non intendo permetterlo. Itachi Uchiha sarà il nostro salvacondotto per Konoha.-dichiarò risoluto e deciso.
Niente l'avrebbe fermato...
-Ebbene sì, ho deciso che evocherò il basilisco.-

Vedendo le perplessità dei due uomini più giovani, Tetsuo sorrise.
-Come hai detto tu, Shigeru, lo Sharingan è un doujutsu che punta molto sulle illusioni. E va contrastato sul suo stesso terreno. E quale migliore avversario del basilisco, capace di uccidere con lo sguardo?-domandò retoricamente.
Shigeru e Ichirou tacquero, incapaci di replicare.
La scelta del loro signore era corretta...
Solo il basilisco poteva contrastare lo Sharingan.
Ma ci sarebbe stato un prezzo altissimo da pagare a quell'animale tanto riottoso al dominio umano.
-Mio signore, cosa ne farà di quell'altra Kobura nell'Akatsuki? Accanto a Shigemori, che è una nostra spia, lei può costituire un problema.-intervenne Shigeru.
Un lampo sinistro brillò negli occhi di Tetsuo e i due uomini rabbrividirono.
Sembrava un cobra prossimo all'assalto...
-Oh, non importa. Quella donna ha già l'esistenza segnata. Non è un problema.-
Afferrò il kriss e ne strinse il filo tagliente della lama, presto seguito da Shigeru e Ichirou.
Il sangue dei tre uomini sgorgò silenzioso, mescolandosi nella coppa dorata, quasi fossero tre fiumi che si perdevano nello stesso mare.
Tetsuo prese la coppa e ne bevve un po' e, dopo qualche istante, la passò a Shigeru.
Il giovane imitò il capoclan e poi porse il calice a Ichirou, che si abbeverò, cercando di mascherare la nausea che montava impetuosa.
Odiava quei rituali ridicoli...
La potenza di un clan era decisa solo dall'affilatezza della propria spada, non da riti così stupidi e inutili!
-La riunione è conclusa. Possiamo andarcene. Quando e se Shigemori mi avvertirà del giorno del loro arrivo con sufficiente certezza, sarete avvisati. Vi annuncerò anche cambiamenti nelle mie decisioni, se per caso dovessero intervenire.-annunciò il comandante del clan.
Tacque e poi decretò:-La riunione è finita.-
I due uomini, silenziosi, annuirono e si allontanarono.

Edited by Lady Sargatanas - 19/6/2012, 00:18
 
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