Ken il Guerriero - Hokuto No Ken.it

Non le ho ancora dato un nome, E non c'entra con HNK

« Older   Newer »
  Share  
KainTheGoldShark
view post Posted on 19/3/2005, 19:01     +1   -1




Come da titolo, però mi è piaciuto così tanto scrivere questo primo e breve capitolo che mi sono detto: perché non postarlo?

Prologo

In un tempo lontano, disperso nello scorrere delle ere, nelle Terre del Sole d’Oriente vigeva la dittatura dei Quattro Demoni, un quartetto di oscuri e malefici tiranni dalle forze mistiche che, riunitisi dopo anni di guerre, cercarono in tutti i modi di prendere il controllo del mondo conosciuto.
Di questa riunione dei Quattro e della guerra che scoppiò contro di loro, capeggiata dai validi elementi, si narrerà qui di seguito

La storia lontana …


Capitolo 1: Occhi rossi (Akagan)

Era una calda mattina d’estate nel villaggio di Nioso, alle rive del lungo fiume Iza, uno dei tre fiumi principali di quel piccolo stato a confine fra le Terre del Sole d’Oriente ed il regno di Nuzar, la terra degli uomini dalle lunghe pellicce.

In quel giorno di sole, nel villaggio di Nioso non vi era però gioia e ilarità, caratteriste proprie dei fanciulli che possono allegramente giocare sotto il caldo sole del mattino, bensì già da quell’ora sentivano le alte urla di terrore che spesso assalivano la gente di notte.
Due figure ammantate di nere armature correvano dietro ad una giovane fanciulla dai rossi vestiti.
La ragazza era chiaramente spaventata e per quanto gridasse aiuto, nessuno nel villaggio sembrava intenzionato a soccorrerla fra i diversi uomini che camminavano per quelle strade, scostandosi al passaggio dei due uomini dalle nere armature.
Gli uomini, in effetti, erano spaventosi con quelle oscure corazze che sembravano composte da solide scaglie d’acciaio nero, poste l’una sopra l’altra come scaglie di una pelle animale, mentre dei neri cimieri, adornati da ampie corna, ne rendevano ancora più spaventoso il capo.
La corsa della giovane era probabilmente dovuta alla terrorizzante coppia di figure che le andavano dietro, ma, malgrado ciò, ebbe ben presto fine, a causa di un muro, segno di una strada priva di uscite, che bloccò la fuga alla povera sfortunata.

“Ormai è tardi per ogni corsa, ragazzina, quindi sii gentile e dicci ciò che vogliamo sapere”, affermò con tono innervosito il primo dei due giganti, “Puoi dirci con le buone o con le cattive ciò che riferiva quel messaggero prima che lo sgozzassimo”, continuò poi il secondo, le cui mani erano ancora sporche di rosso sangue, “ma io preferirei dover usare le cattive”, concluse poi, con sadico sorriso.

“Quale porcile ha liberato dello sterco per queste strade?”, domandò allora una voce ironica ed al qual tempo disgustata, dietro i due maestosi uomini, che subito si voltarono, infuriati.
Vi era un uomo dinanzi a loro, o almeno quello sembrava la figura coperta da una lunga mantella nera e verde, decorata da ampie stelle, questa figura portava sul capo un lungo cappello dorato che ne celava completamente il viso agli occhi di tutti.
L’uomo era di molto più basso dei due, poteva essere alto al più 1.80, portava con se solo una lunga custodia di tessuto dorato, che teneva con un laccio legato al polso sinistro, l’unica parte della sua persona chiaramente visibile.
I due giganti gli si avvicinarono, “Sai con chi stai parlando, ragazzo?”, tuonò il primo, “Sì, con quelli che mi hanno tolto il lavoro, o che almeno ci stanno provando”, osservò il misterioso individuo.
“Che vuoi dire?”, tuonò il secondo dei due giganti, portando la mano insanguinata verso una spada, “Che anch’io, come voi, ero interessato a quel messaggero, ma non per ucciderlo, bensì per fare in modo che le sue notizie concludessero il loro viaggio, raggiungendo chi doveva conoscerle”, spiegò il misterioso interlocutore, movendo il filo che sosteneva la custodia di velluto, che si rivelò ben più lunga di quanto sospettato dai due giganti, tanto lunga da essere quanto lo stesso suo padrone alta.
“Tu sei un’altra spia di Noruda?”, tuonò il gigante con la spada alla mano, “No, sono un messaggero e voi stupidi dovreste conoscermi di fama dato che inseguite quella ragazza con l’abito adornato da rossi sfondi in cui brillano degli occhi”, concluse il ragazzo dalla voce ironica.
“Tu sei Akagan?”, domandò allora il primo gigante, “Sì, sono Occhi rossi”, rispose l’altro, togliendosi il cappello dorato.
Aveva corti capelli bluastri, come il mare di notte e due segni sottili che spezzavano a metà le sopracciglia, ma, più di questo, aveva due occhi color cremisi che ricordavano spaventosamente il sangue per il loro sinistro brillare, mentre con un sardonico sorriso osservava i due giganti.
“Noi siamo soldati del superbo Ginnar, il comandante dell’Oscuro Esercito, non potrai di certo sperare di batterci, messaggero”, tuonò il primo dei due, portando anch’egli le mani alla spada, ma l’altro non li ascoltava, avvicinò semplicemente le dita alla fune legata al polso e la tirò a se.

Un semplice movimento che bastò a spostare la maestosa arma, che subito uscì dalla custodia di velluto, tagliandola con la lunga lama di cui era composta: era una lancia dall’impugnatura eburnea, su cui brillava magnifica un’ambra nel lembo di congiunzione fra la lunga lama d’acciaio ed il pezzo utilizzato per sostenerla.
Subito i due si lanciarono sul loro avversario con le spade sollevate, “Idioti, come già vi ho detto”, replicò semplicemente l’uomo dagli occhi color Cremisi, mentre roteava la maestosa arma con la sola mano sinistra, spostandola delicatamente sulla destra, che teneva sollevata sopra il capo, con quel semplice movimento il primo dei due perse ambo le gambe, mentre il suo compagno dalle mani insanguinate subì un impatto così violento da vedersi reciso il tronco dal corpo, prima di morire per il colpo subito.
“Cosa sei? Un demone?”, domandò spaventato l’uomo privo di gambe, indietreggiando per il terrore, “No, niente del genere, anzi, mi ritengo un semplice uomo, seppur i miei occhi sono rossi come il sangue”, affermò modestamente, avanzando verso il nemico mutilato, che, preso dal terrore, si conficcò la spada in gola, uccidendosi.

L’uomo dagli occhi Cremisi non si curò oltre del cadavere, avanzando con passo quieto verso la giovane, terrorizzata ancora di più dalla scena appena svoltasi, “Non ti preoccupare, ragazzina, non voglio farti niente, semplicemente ho da chiederti una cosa: quel vecchio che hai visto morire, cosa ti ha sussurrato?”, domandò allora il misterioso lanciere, porgendo la mano alla fanciulla.
Questa smise inaspettatamente di tremare, il suo corpo, che fino a poco prima era un susseguirsi di tremiti era adesso saldo come non mai, fermo nel guardare il volto di colui che l’aveva salvata, “Ha detto << Si trova a Kurniar >>, solo questo, ma non so in vero di chi parlava”, concluse semplicemente la giovane, mentre l’altro accennava un sorriso, “Può bastare così, non preoccuparti”, affermò seccamente, allontanandosi dal luogo dello scontro.

Passò meno di un’ora per la figura dal nero mantello e dal dorato copricapo ricomparisse, dopo essersi confusa nella vita del villaggio, e non riapparve dove si trovavano altri soldati dalle medesime armature, bensì sull’altura che sovrastava il villaggio, dove, ad attenderlo, vi erano altri due individui con il medesimo vestiario.
“Dunque, a cosa sei giunto?”, domandò una delle due figure, un uomo probabilmente, un po’ più basso del lanciere, appoggiato ad un albero, “Quando sono arrivato il messaggero era già morto, perché aveva fatto lo stupido gesto di scambiare una ragazza dall’abito rosso con degli occhi disegnati di sopra con me, così da farsi notare da due soldati di Ginnar, ma ho risolto il problema uccidendoli e facendomi dire dalla ragazza cosa aveva detto il messaggero”, spiegò l’uomo dagli occhi Cremisi.
“E dunque?”, ripeté allora l’uomo appoggiato all’albero, “Dunque, Kurniar è la nostra meta, lì troveremo i due che cerchiamo”, spiegò con voce semplice il lanciere.
Un nitrito allora interruppe i due, “Bene, Roian, allora hai compiuto il tuo dovere, malgrado hai lasciato morire un messaggero, adesso sappiamo dove dobbiamo andare”, esordì il terzo, un gigantesco uomo che sormontava un altrettanto maestoso cavallo dalla criniera nera come la pece, tale da confondersi quasi con il suo scuro mantello.




Ditemi che ne pensate
 
Top
Dark Sirya
view post Posted on 19/3/2005, 19:35     +1   -1




Me mucho curiosa di sapere cosa succede...Magari posta le tue fic nel mio forum

Edited by Dark Sirya - 19/3/2005, 19:36
 
Top
Ifigenia
view post Posted on 19/3/2005, 20:07     +1   -1




Bella molto descrittiva mi piace
ottimo il combattimento

spero che il prossimo capitolo arrivi presto!

Vai Kain!

Edited by Ifigenia - 19/3/2005, 20:13
 
Top
KainTheGoldShark
view post Posted on 19/3/2005, 23:15     +1   -1




Lieto che vi piaccia, io ho una mezza idea su come farla andare avanti e spero di farla andare avanti (da un pò di tempo, dopo le 350 pagine degli Arvenauti, non concludo più niente ).

Lady, se vuoi ti posso passare le mie fanfics, di concluse ce ne sono 8 su Saint Seiya, che suppongo tu conosca, almeno di vista (+ Gli Arvenauti, ovviamente )
 
Top
GFSan
view post Posted on 20/3/2005, 23:22     +1   -1




E' davvero bella (spero che non finisca come al solito, cioé che non la tronchi sul più bello).

Come già sai, vorrei avere uno stile che sia per lo meno simile al tuo
 
Top
KainTheGoldShark
view post Posted on 21/3/2005, 23:00     +1   -1




Malgrado i problemi e tutto il resto, ecco un nuovo capitoletto

Capitolo 2: Maschera Blu (Aokamen)

Era l’alba, un sole caldo e rosso brillava in un cielo sgombro di nubi, mentre nella città di Kurniar, due guardie dalle nere armature si davano il cambio sul frontone di guardia alle porte orientali, quell’operazione, fatta con tanta routinaria noncuranza, portò ambo i soldati a non notare tre figure a cavallo, che si celavano con passo rapido nell’ombra di una maestosa quercia, poco lontana dall’entrata del villaggio.

“Sembra che entrare qui siamo molto più difficile che a Nioso”, osservò uno dei tre, mentre il lungo mantello nero con delle stelle veniva appena illuminato dalla luce del sole, lasciando intravedere la custodia di tessuto che portava legata al polso sinistro, “Già, questo diminuisce quindi le nostre possibilità di intrufolare un tipo che si nota come te, Roian”, aggiunse con tono sarcastico la maestosa figura che sovrastava gli altri due sul suo mastodontico cavallo, “Ma nemmeno tu sei uno che riesce a passare inosservato, data la tua stazza”, aggiunse poi l’altro, mostrando il sorriso sornione, adornato dai suoi occhi rossi.
Poi entrambi si voltarono verso il loro compagno, il più silenzioso dei tre, “Devi andare tu, Zero”, affermò allora il gigante a cavallo, “ma ricorda che questa città è sotto il diretto contro degli uomini di Ginnar, perciò non sarà facilissimo, nemmeno per te, ottenere informazioni su dove si trovano quello stupido di Tosar e l’uomo che doveva trovare per noi”, spiegò poi, mentre rivelava il proprio volto, togliendosi l’ampio cappello dorato.
Era scuro di carnagione quell’uomo, con corti capelli neri ed una sottile barba che brillava come pece sul mento, lasciando guance e labbra scoperte nel rilevare la preoccupazione per il compagno che si sarebbe dovuto buttare nelle fauci dei nemici.

Un mugolio provenne appena dalle labbra del terzo, che, sceso da cavallo, si spostò sul lato dell’albero, togliendosi il mantello, che, voltato, si rivelò essere all’interno simile ad un saio da monaco, con tanto di un cappuccio.
I due poterono intanto osservare il corpo del loro compagno di viaggio, era un corpo minuto, quasi privo dei loro virili muscoli, specie di quelli del gigante di colore, solo il tronco sembrava avere una muscolatura sviluppata, ma non fu questo a colpire di più i due, bensì il fatto che, dal corto abito nero che portava sotto l’oscuro mantello, il loro compagno estrasse una specie di maschera d’argilla, qualcosa di stranamente malleabile, poi, appoggiandolo contro la dura superficie dell’albero, questo misterioso individuo lavorò quella superficie, facendovi delle scanalature che in primo momento sembravano illogiche.
Solo dopo i due poterono comprendere a pieno quell’opera, il giovane di nome Zero, infatti, si tolse il proprio cappello dorato, rivelando non un volto, bensì un’azzurra maschera di un demone con delle maligne corna, e subito sopra quella maschera pose l’altra fatta d’argilla, che, lentamente, prese la forma del volto di un vecchio.
Quando poi Zero si rimise il mantello, voltato dalla parte color avana, il giovane dal nero aspetto si tramutò del tutto in un vecchio monaco dal sorriso bonario che, con fare silenzioso si voltò verso i due compagni.
“Vado al villaggio per cercare informazioni, voi aspettatemi qui, tornerò prima di notte”, sentenziò con fare distaccato, portandosi il cappuccio sopra la testa, per nascondere il capo rasato della maschera ed allontanandosi con passo curvo.

“Certe volte penso che quel ragazzo non sia poi così normale”, esordì allora Roian, “so che è silenzioso e freddo con tutti, e posso capirlo, ma riesce con tanta facilità a fingersi qualcuno di diverso da se stesso che mi fa quasi paura”, osservò con fare ironico, “Zero, Aokamen, la maschera azzurra, è pur sempre un guerriero dell’antico clan degli Hie-Kiri, l’ultimo ancora vivo, che ha giurato fedeltà al nostro Re per motivi personali, come molti di noi quattro”, osservò allora il gigante.
“Vero anche questo, ma spero che almeno ci sarà d’aiuto nel trovare gli altri cinque e riunirci prima che Ginnar riesca nel proprio fine”, osservò l’altro, scendendo da cavallo e sedendosi all’ombra della quercia.

La guardia che era da poco montata al suo posto nel torrone orientale della città di Kurniar, notò una gobba figura che avanzava con fare incerto verso quell’entrata.
“Chi va la?”, tuonò con fare determinato, scendendo veloce dal suo posto, per avvicinarsi a quello che, ai suoi occhi, si rivelò essere un vecchio monaco di qualche strano ordine.
“Chi sei tu, monaco?”, continuò con decisione, facendosi forte dell’aspetto gracile del suo interlocutore, “Calmo, calmo, giovane guerriero, sono solo il vecchio monaco Baida, dell’Ordine dei Casti Viandanti”, affermò con voce spaventata l’altro, chinando il capo in segno di rispetto, “Davvero? E cosa ti porta qui?”, incalzò subito il guerriero dalle nera vestigia, “Portare la parola e la speranza a chi ne ha bisogno”, affermò con voce gentile, sollevando le braccia verso il cielo, “vuoi tu conoscere il credo della Salvezza?”, continuò poi, accennando un gentile inchino.
L’uomo dall’armatura nera ebbe un senso di disprezzo nel volto, probabilmente non era avvezzo ai culti religiosi ed ai credi in generale, quindi, senza nemmeno curarsi del suo interlocutore, si voltò e tornò alla propria postazione, aprendo poi, con una leva, la porta ai piedi delle mura, “Entra, ma cerca di non cacciarti nei guai, poiché nessun soldato di Kurniar ti salverebbe”, affermò con tono ironico, lasciando allontanarsi la figura.

Il monaco attraversò in silenzio la città e per alcune ore, fin quasi a mezzogiorno, vi passò il suo tempo guardandosi intorno, mostrando un’incredibile resistenza agli sforzi fisici poiché, malgrado il caldo e le decine di km che stava facendo, girando per una così ampia cittadina, continuava a camminare, chiedendo, spesso, indicazioni su dove si trovava e cosa era possibile visitare in quelle zone in cui andava.
Alla fine, però, l’attenzione dell’uomo fu attratta da un grande patibolo che si trovava al centro della piccola cittadina.
Ai piedi del patibolo vi era un grosso cartello che l’uomo dalla posa curva lesse: “Domani, all’alba, verrà attuata la sentenza di morte nei confronti dei due invasori che hanno osato attaccar battaglia con le truppe del potente Ginnar”, ripeté fra sé, poi si voltò verso un giovane, che camminava nelle vicinanze.
“Dimmi, ragazzino, dove posso trovare le prigioni in cui tengono queste due povere anime sofferenti? Affinché io possa portare loro la speranza del riposo eterno, prima del grande passo”, spiegò al giovane, che lo guardò perplesso, poiché, probabilmente, ignaro di cosa egli stesse parlando, ma al qual tempo spaventato, come se, ciò che stava per dire, fosse un reato grave: ed infatti il ragazzino non parlò, semplicemente, mosse la mano indicando una costruzione in solida roccia poco distante dalla piazza centrale, verso cui subito il monaco, dopo aver chinato il capo in segno di ringraziamento, si diresse.

Il monaco arrivò dinanzi alla costruzione, dove fu fermato da altri due soldati, “Che cosa vuoi?”, tuonò subito uno dei due, minacciandolo, “Vorrei salvare le anime dei due che, ho saputo, saranno giustiziati domani”, spiegò l’uomo curvo, mentre dall’interno delle mura si sentivano altre delle urla: << Tokage, dove sei Tokage? >>.
“Uno di loro sta forse male?”, domandò allora il monaco, prima che la lama di una spada gli si avvicinasse al volto, “Non sono cose di tuo interesse”, tuonò il soldato.
“Capisco”, sussurrò appena il monaco, allontanandosi subito.

Quella fu l’ultima volta che, in quella città, fu visto il monaco viandante, nessuno capì poi da dove era uscito e dove si era diretto, né, probabilmente, nessuno se ne preoccupò.
 
Top
GFSan
view post Posted on 22/3/2005, 10:11     +1   -1




Uhm.
E' un bel capitolo davvero, è ben strutturato e mi piace come hai reso l'idea dei tre "camerati di ventura"; poi Zero mi sembra un personaggio carismatico, mi sono sempre piaciti i personaggi capaci di intrufolarsi dovunque.

Forse sbaglio ma Zero mi ricorda Laqushas di Berserk
 
Top
KainTheGoldShark
view post Posted on 22/3/2005, 14:47     +1   -1




Ti dirò, non lo so perché Berserk non l'ho mai letto
 
Top
GFSan
view post Posted on 22/3/2005, 14:59     +1   -1




Ricordi quando postai le AF in Altri Manga e tu chiedesti "Chi è quel coso vicino a Grifis?"? E' lui
 
Top
KainTheGoldShark
view post Posted on 22/3/2005, 15:16     +1   -1




Ahhh, è quello? Bé, non so, fisicamente non me lo immaginavo proprio a quel modo questo personaggio
 
Top
GFSan
view post Posted on 22/3/2005, 15:32     +1   -1




Non so perché mi è venuto in mete lui
Forse per la maschera...

Edited by GFSan - 22/3/2005, 15:34
 
Top
Ifigenia
view post Posted on 22/3/2005, 16:41     +1   -1




Kain hai proprio stile
L'ambientazione è bellissima
 
Top
GFSan
view post Posted on 22/3/2005, 21:36     +1   -1




CITAZIONE
Kain hai proprio stile

Parole Sante
 
Top
KainTheGoldShark
view post Posted on 22/3/2005, 23:01     +1   -1




Grazie Ifigenia, grazie Kohai
 
Top
KainTheGoldShark
view post Posted on 24/3/2005, 20:01     +1   -1




E con questo siamo a 3

Capitolo 3: Il Nero Comandante (Kuro-Oh)

Erano rimasti sotto il maestoso albero gli altri due, avvolti nei loro neri mantelli adornati di stelle.

“Pensi che Zero ce la possa fare a riportarci delle notizie utili da questa ricognizione?”, domandò dopo alcune ore il più basso dei due, sollevando lentamente il cappello, per il rivolgere il rosso sguardo all’altro, “Sì, ne sono certo, anche tu dovresti conoscere le abilità del nostro esile compagno di viaggio. Zero non è di certo il più fortunato fra noi, ha perso la famiglia tutta per colpa dell’Orda di Byank, ma proprio per questo lui è tanto abile nel perdere la propria identità in funzione di chi deve impersonare, purtroppo, la sua sfortuna ne ha forgiato le virtù”, spiegò il maestoso individuo, con tono cupo.
“In ogni caso, Iarrun, dovremo vedere se riesce a trovare Kiosho e chi doveva incontrare in questa città”, aggiunse con tono preoccupato l’altro, “Sì, dobbiamo vedere anche questo, ma non ora, poiché adesso, tutto ciò che ci è consentito fare è attendere”, affermò il gigante scuro, alzandosi ed avvicinandosi al proprio destriero.
“Myo-oh, penso che tu abbia fame”, disse al cavallo l’uomo maestoso, “prendi”, affermò poi, porgendogli delle carote, che teneva in una sacca laterale.
“Malgrado tutte le battaglie che abbiamo passato assieme”, esordì poco dopo l’altro dal nero vestito, “tratti sempre con più attenzione il tuo maestoso cavallo anziché me”, affermò con tono scherzoso, cercando di rompere la dura aria che avvolgeva il luogo.
Anche l’uomo di nome Iarrun, dopo essersi tolto il proprio cappello, accennò un sorriso, quindi, messa la mano nuovamente nella sacca, prese del pane e lo passò al compagno di viaggio, “Prendi, anche tu avrai fame”, affermò con tono ironico anch’egli.
Colui che era detto Akagan morse il pane ed osservò con viso compiaciuto l’uomo ed il suo cavallo: questi era maestoso, un uomo di colore dalle grandi mani, alto forse più di due metri e con corti capelli che davano un’aria ancora più austera alla sua persona ed accanto a lui il grande cavallo di certo non sfigurava; privo di morsetti, Iarrun era solito comandarlo con le sole parole, sussurrandogli dove dovesse andare di volta in volta e sopra una così grande cavalcatura, un cavallo che in piedi era alto quanto il suo maestoso padrone, entrambi incutevano un reverenziale timore.

I due attesero con i loro cavalli fino al calar del sole, poi, inaspettata, un’ombra apparve sopra l’albero.
Quando entrambi notarono quell’ombra subito si prepararono alla difesa, tanto che Roian estrasse la propria lancia, sollevandola dinanzi a se con superba velocità per poi riabbassarla non appena l’ombra si rivelò con l’azzurra maschera del loro compagno, nuovamente vestito con i neri abiti che li contraddistinguevano.
“Zero, potevi farti notare un po’ prima, stavo rischiando di attaccarti”, avvisò prontamente l’uomo dagli occhi rossi, “Non sarebbe stato un mio problema”, rispose impassibile l’altro, portandosi poi vicino alla corteccia dell’albero, su cui si appoggiò.
“Allora, Aokamen, cosa hai scoperto?”, domandò subito Iarrun, appoggiando il grande braccio destro sul proprio cavallo, “Hanno catturato sia Kiosho, sia l’uomo che doveva incontrare”, spiegò subito con gelida voce il più basso dei tre, “e per di più Kiosho è ora lontano da Tokage”, concluse con altrettanta calma.
“Immagino allora il caos che potrà provocare il nostro compagno se lo hanno allontanato da Tokage”, osservò con ironia il terzo del gruppetto, tornando a sedersi a terra.
“C’è di peggio, sembra che domani li giustizieranno entrambi, all’alba”, continuò Zero, senza curarsi delle parole del compagno.
“Temevo qualcosa del genere, la presenza di Kiosho non sarebbe passata inosservata a Ginnar, potrebbe anche aver lasciato uno dei suoi Maggiori sul posto, mentre lui continua la sua avanzata verso il luogo che più gli interessa, il primo passo per compiere il suo Piano”, affermò con voce innervosita Iarrun, “No, non vi sono Maggiori d’alcuna sorta in quel piccolo villaggio, non ho visto più che le solite truppe, forse ci sarà qualche suo soldato più valente, ma nessun Maggiore di Ginnar, di certo avrà ritenuto che Kiosho agisse da solo e cercasse aiuto in Kabuki, l’uomo che doveva incontrare”, affermò ancora il gelido giovane mascherato.
“Sì, ma l’aver mandato due soldati ad inseguire il messaggero di Kiosho può essere solo un segno di diffidenza e dubbio, forse avrà celato qualche suo Maggiore fra i soldati”, suppose allora Iarrun, ancora più preoccupato.
“No, non Ginnar, non è da lui tanta scaltrezza, di norma saprebbe distruggere tutto con i propri valenti Maggiori, ma non valutare tanto le eventualità, questa è una cosa che solo tu, il nostro Kuro-Oh, il Comandante Nero, sai fare, e forse qualche criminale dall’intelletto più elevato di quel distruttore”, lo rassicurò subito Roian.
Il maestoso uomo sorrise al compagno di viaggio, “Bene, Zero, ora spiegaci come sono disposti i palazzi nel punto in cui avrà luogo questa esecuzione”, affermò con ripresa calma il gigante.
“L’esecuzione dovrebbe aver luogo nella piazza centrale, non vi sono molte entrate, giusto tre, provenienti dai tre cancelli della città. Quello da cui sono entrato io poc’anzi, che porta ad una strada abbastanza spoglia di case, inadatta per giungere di sorpresa nel villaggio, poiché tutti di certo ci noterebbero arrivare, dato che le poche abitazioni sono alte al più un piano, mentre, verso la piazza, vi sono anche costruzioni di due, tre piani. Vi è poi l’entrata da cui sono uscito, quella sul fronte occidentale, un’entrata circondata da una folta foresta interna, perfetta per muoversi con disinvoltura per almeno uno o due chilometri; ed infine vi è la terza entrata, quella opposta alla nostra attuale posizione, da lì si entra nella zona del mercato, che, verso quell’ora, sarà già piena di commercianti intenti trafficare nelle loro merci”, concluse il giovane, accennando con dei sassi poco distanti la topografia che stava descrivendo a parole.
“Bene, ma Kiosho e Kabuki dove si trovano?”, domandò allora Iarrun, “Nell’angolo destro della via più spoglia, lì è la prigione”, spiegò con voce quieta il giovane, “E si può supporre che siano lì anche le loro armi?”, continuò il gigante, “Sì”, rispose l’altro.
Kuro-Oh guardò per alcuni secondi i sassi e mosse con velocità le mani sul terreno, poi sorrise ai due compagni.
“Quanti soldati di Ginnar pensi che ci siano in totale?”, chiese ancora il gigante a Zero, “Circa ottanta”, rispose questi senza intonazione alcuna, “Ottanta contro tre è un brutto scontro”, osservò allora l’uomo dagli Occhi Rossi, “Vero, ma Ottanta contro cinque è già una battaglia più equilibrata”, aggiunse poi Iarrun, con un gran sorriso.
“Hai intenzione di liberare Kiosho e Kabuki? Quando, adesso?”, domandò allora Roian, “No, domattina, proprio quando staranno per ucciderli”, rispose l’altro.

I tre rimasero per un po’ in silenzio, poi Akagan parlò: “Come pensi di fare?”, chiese semplicemente, “Ci sposteremo già da ora, tu, Roian, andrai alla porta sul lato opposto della città, dovrai riuscire ad entrare e confonderti nel mercato, Zero, invece, si porterà nel bosco sul fronte occidentale, dove resterà nascosto finché non vedrà condurre i due prigionieri nella piazza ed io attenderò qui”, spiegò velocemente Kuro-Oh, “E poi?”, incalzò allora il guerriero dagli occhi rossi.
“Zero, vedendo i due, dovrà dar fuoco a qualche albero, quello sarà il segnale. Tu, Roian, entrerai in mezzo alla folla, lì ti confonderai e raggiungerai l’armeria per prendere ciò che servirà a Kiosho e Kabuki, io, nel frattempo, distrarrò i soldati, caricando frontalmente questo portone e facendo spostare la maggioranza dell’armata verso il lato sinistro di quella via. Zero, infine, attenderà che il numero di soldati diminuisca, poi, andrà a liberare i due prigionieri che tu subito dopo armerai, capito Roian?”, concluse con una domanda retorica il maestoso comandante.
“Capito, come piano è ardito e non privo di rischi, ma come ben sai, ti seguirò sempre in battaglia, Iarrun”, confermò con voce quieta l’uomo dagli occhi rossi, alzandosi in piedi e rimettendosi l’ampio cappello dorato, mentre rinfoderava la lancia, pronto, così, ad allontanarsi a cavallo.
“Se questo è l’unico modo per avanzare quanto basta per evitare che Girran compia il suo piano, sono perfettamente d’accordo anch’io”, continuò con gelida voce il giovane dalla maschera blu, alzandosi in piedi e voltandosi verso la direzione che gli interessava raggiungere.
“Bene, amici miei, allora ci rivedremo domani al momento dell’esecuzione, nel mezzo della battaglia”, concluse subito dopo il gigante scuro, salutandoli con un sorriso.

La notte passò e due figure, non viste, entrarono quietamente nella città. Dal portone occidentale, una nera ombra, il cui volto sembrava riflettere il cielo stesso, affondò nell’oscurità dei maestosi alberi, confondendosi negli stessi e correndo con passo svelto fra di loro; al qual tempo, una figura ben meno esile, ma vestita degli stessi scuri colori, passò velocemente attraverso il portone meridionale durante il cambio guardia, portandosi così, non vista, nel mercato, dove si nascose fra i diversi banconi ancora chiusi.
Dinanzi al portone settentrionale, intanto, una maestosa figura si fermò a pochi chilometri dalla postazione di guardia, avanzava su un gigantesco cavallo dalla scura criniera e con fare disinvolto si tolse il lungo mantello che portava, rivelando un’armatura dorata ed in parte d’argento sulle spalle sul petto e sui gambali, quell’armatura ritraeva sul davanti una coppia di grossi cavalli. La figura si tolse anche il cappello dorato e sorrise inspirando l’aria fresca del primo mattino, “Bene, Myo-Oh, adesso è tempo di combattere”, esordì, accarezzando con la destra il cavallo e portando la sinistra ad una sacca, in cui era custodita un’arma, proprio mentre un alto fumo si alzava nella zona occidentale della città.
 
Top
40 replies since 19/3/2005, 19:01   1785 views
  Share