E con questo siamo a 3
Capitolo 3: Il Nero Comandante (Kuro-Oh)Erano rimasti sotto il maestoso albero gli altri due, avvolti nei loro neri mantelli adornati di stelle.
“Pensi che Zero ce la possa fare a riportarci delle notizie utili da questa ricognizione?”, domandò dopo alcune ore il più basso dei due, sollevando lentamente il cappello, per il rivolgere il rosso sguardo all’altro, “Sì, ne sono certo, anche tu dovresti conoscere le abilità del nostro esile compagno di viaggio. Zero non è di certo il più fortunato fra noi, ha perso la famiglia tutta per colpa dell’Orda di Byank, ma proprio per questo lui è tanto abile nel perdere la propria identità in funzione di chi deve impersonare, purtroppo, la sua sfortuna ne ha forgiato le virtù”, spiegò il maestoso individuo, con tono cupo.
“In ogni caso, Iarrun, dovremo vedere se riesce a trovare Kiosho e chi doveva incontrare in questa città”, aggiunse con tono preoccupato l’altro, “Sì, dobbiamo vedere anche questo, ma non ora, poiché adesso, tutto ciò che ci è consentito fare è attendere”, affermò il gigante scuro, alzandosi ed avvicinandosi al proprio destriero.
“Myo-oh, penso che tu abbia fame”, disse al cavallo l’uomo maestoso, “prendi”, affermò poi, porgendogli delle carote, che teneva in una sacca laterale.
“Malgrado tutte le battaglie che abbiamo passato assieme”, esordì poco dopo l’altro dal nero vestito, “tratti sempre con più attenzione il tuo maestoso cavallo anziché me”, affermò con tono scherzoso, cercando di rompere la dura aria che avvolgeva il luogo.
Anche l’uomo di nome Iarrun, dopo essersi tolto il proprio cappello, accennò un sorriso, quindi, messa la mano nuovamente nella sacca, prese del pane e lo passò al compagno di viaggio, “Prendi, anche tu avrai fame”, affermò con tono ironico anch’egli.
Colui che era detto Akagan morse il pane ed osservò con viso compiaciuto l’uomo ed il suo cavallo: questi era maestoso, un uomo di colore dalle grandi mani, alto forse più di due metri e con corti capelli che davano un’aria ancora più austera alla sua persona ed accanto a lui il grande cavallo di certo non sfigurava; privo di morsetti, Iarrun era solito comandarlo con le sole parole, sussurrandogli dove dovesse andare di volta in volta e sopra una così grande cavalcatura, un cavallo che in piedi era alto quanto il suo maestoso padrone, entrambi incutevano un reverenziale timore.
I due attesero con i loro cavalli fino al calar del sole, poi, inaspettata, un’ombra apparve sopra l’albero.
Quando entrambi notarono quell’ombra subito si prepararono alla difesa, tanto che Roian estrasse la propria lancia, sollevandola dinanzi a se con superba velocità per poi riabbassarla non appena l’ombra si rivelò con l’azzurra maschera del loro compagno, nuovamente vestito con i neri abiti che li contraddistinguevano.
“Zero, potevi farti notare un po’ prima, stavo rischiando di attaccarti”, avvisò prontamente l’uomo dagli occhi rossi, “Non sarebbe stato un mio problema”, rispose impassibile l’altro, portandosi poi vicino alla corteccia dell’albero, su cui si appoggiò.
“Allora, Aokamen, cosa hai scoperto?”, domandò subito Iarrun, appoggiando il grande braccio destro sul proprio cavallo, “Hanno catturato sia Kiosho, sia l’uomo che doveva incontrare”, spiegò subito con gelida voce il più basso dei tre, “e per di più Kiosho è ora lontano da Tokage”, concluse con altrettanta calma.
“Immagino allora il caos che potrà provocare il nostro compagno se lo hanno allontanato da Tokage”, osservò con ironia il terzo del gruppetto, tornando a sedersi a terra.
“C’è di peggio, sembra che domani li giustizieranno entrambi, all’alba”, continuò Zero, senza curarsi delle parole del compagno.
“Temevo qualcosa del genere, la presenza di Kiosho non sarebbe passata inosservata a Ginnar, potrebbe anche aver lasciato uno dei suoi Maggiori sul posto, mentre lui continua la sua avanzata verso il luogo che più gli interessa, il primo passo per compiere il suo Piano”, affermò con voce innervosita Iarrun, “No, non vi sono Maggiori d’alcuna sorta in quel piccolo villaggio, non ho visto più che le solite truppe, forse ci sarà qualche suo soldato più valente, ma nessun Maggiore di Ginnar, di certo avrà ritenuto che Kiosho agisse da solo e cercasse aiuto in Kabuki, l’uomo che doveva incontrare”, affermò ancora il gelido giovane mascherato.
“Sì, ma l’aver mandato due soldati ad inseguire il messaggero di Kiosho può essere solo un segno di diffidenza e dubbio, forse avrà celato qualche suo Maggiore fra i soldati”, suppose allora Iarrun, ancora più preoccupato.
“No, non Ginnar, non è da lui tanta scaltrezza, di norma saprebbe distruggere tutto con i propri valenti Maggiori, ma non valutare tanto le eventualità, questa è una cosa che solo tu, il nostro Kuro-Oh, il Comandante Nero, sai fare, e forse qualche criminale dall’intelletto più elevato di quel distruttore”, lo rassicurò subito Roian.
Il maestoso uomo sorrise al compagno di viaggio, “Bene, Zero, ora spiegaci come sono disposti i palazzi nel punto in cui avrà luogo questa esecuzione”, affermò con ripresa calma il gigante.
“L’esecuzione dovrebbe aver luogo nella piazza centrale, non vi sono molte entrate, giusto tre, provenienti dai tre cancelli della città. Quello da cui sono entrato io poc’anzi, che porta ad una strada abbastanza spoglia di case, inadatta per giungere di sorpresa nel villaggio, poiché tutti di certo ci noterebbero arrivare, dato che le poche abitazioni sono alte al più un piano, mentre, verso la piazza, vi sono anche costruzioni di due, tre piani. Vi è poi l’entrata da cui sono uscito, quella sul fronte occidentale, un’entrata circondata da una folta foresta interna, perfetta per muoversi con disinvoltura per almeno uno o due chilometri; ed infine vi è la terza entrata, quella opposta alla nostra attuale posizione, da lì si entra nella zona del mercato, che, verso quell’ora, sarà già piena di commercianti intenti trafficare nelle loro merci”, concluse il giovane, accennando con dei sassi poco distanti la topografia che stava descrivendo a parole.
“Bene, ma Kiosho e Kabuki dove si trovano?”, domandò allora Iarrun, “Nell’angolo destro della via più spoglia, lì è la prigione”, spiegò con voce quieta il giovane, “E si può supporre che siano lì anche le loro armi?”, continuò il gigante, “Sì”, rispose l’altro.
Kuro-Oh guardò per alcuni secondi i sassi e mosse con velocità le mani sul terreno, poi sorrise ai due compagni.
“Quanti soldati di Ginnar pensi che ci siano in totale?”, chiese ancora il gigante a Zero, “Circa ottanta”, rispose questi senza intonazione alcuna, “Ottanta contro tre è un brutto scontro”, osservò allora l’uomo dagli Occhi Rossi, “Vero, ma Ottanta contro cinque è già una battaglia più equilibrata”, aggiunse poi Iarrun, con un gran sorriso.
“Hai intenzione di liberare Kiosho e Kabuki? Quando, adesso?”, domandò allora Roian, “No, domattina, proprio quando staranno per ucciderli”, rispose l’altro.
I tre rimasero per un po’ in silenzio, poi Akagan parlò: “Come pensi di fare?”, chiese semplicemente, “Ci sposteremo già da ora, tu, Roian, andrai alla porta sul lato opposto della città, dovrai riuscire ad entrare e confonderti nel mercato, Zero, invece, si porterà nel bosco sul fronte occidentale, dove resterà nascosto finché non vedrà condurre i due prigionieri nella piazza ed io attenderò qui”, spiegò velocemente Kuro-Oh, “E poi?”, incalzò allora il guerriero dagli occhi rossi.
“Zero, vedendo i due, dovrà dar fuoco a qualche albero, quello sarà il segnale. Tu, Roian, entrerai in mezzo alla folla, lì ti confonderai e raggiungerai l’armeria per prendere ciò che servirà a Kiosho e Kabuki, io, nel frattempo, distrarrò i soldati, caricando frontalmente questo portone e facendo spostare la maggioranza dell’armata verso il lato sinistro di quella via. Zero, infine, attenderà che il numero di soldati diminuisca, poi, andrà a liberare i due prigionieri che tu subito dopo armerai, capito Roian?”, concluse con una domanda retorica il maestoso comandante.
“Capito, come piano è ardito e non privo di rischi, ma come ben sai, ti seguirò sempre in battaglia, Iarrun”, confermò con voce quieta l’uomo dagli occhi rossi, alzandosi in piedi e rimettendosi l’ampio cappello dorato, mentre rinfoderava la lancia, pronto, così, ad allontanarsi a cavallo.
“Se questo è l’unico modo per avanzare quanto basta per evitare che Girran compia il suo piano, sono perfettamente d’accordo anch’io”, continuò con gelida voce il giovane dalla maschera blu, alzandosi in piedi e voltandosi verso la direzione che gli interessava raggiungere.
“Bene, amici miei, allora ci rivedremo domani al momento dell’esecuzione, nel mezzo della battaglia”, concluse subito dopo il gigante scuro, salutandoli con un sorriso.
La notte passò e due figure, non viste, entrarono quietamente nella città. Dal portone occidentale, una nera ombra, il cui volto sembrava riflettere il cielo stesso, affondò nell’oscurità dei maestosi alberi, confondendosi negli stessi e correndo con passo svelto fra di loro; al qual tempo, una figura ben meno esile, ma vestita degli stessi scuri colori, passò velocemente attraverso il portone meridionale durante il cambio guardia, portandosi così, non vista, nel mercato, dove si nascose fra i diversi banconi ancora chiusi.
Dinanzi al portone settentrionale, intanto, una maestosa figura si fermò a pochi chilometri dalla postazione di guardia, avanzava su un gigantesco cavallo dalla scura criniera e con fare disinvolto si tolse il lungo mantello che portava, rivelando un’armatura dorata ed in parte d’argento sulle spalle sul petto e sui gambali, quell’armatura ritraeva sul davanti una coppia di grossi cavalli. La figura si tolse anche il cappello dorato e sorrise inspirando l’aria fresca del primo mattino, “Bene, Myo-Oh, adesso è tempo di combattere”, esordì, accarezzando con la destra il cavallo e portando la sinistra ad una sacca, in cui era custodita un’arma, proprio mentre un alto fumo si alzava nella zona occidentale della città.