Ken il Guerriero - Hokuto No Ken.it

Non le ho ancora dato un nome, E non c'entra con HNK

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GFSan
view post Posted on 24/3/2005, 21:30     +1   -1




CITAZIONE
“Ottanta contro tre è un brutto scontro”, osservò allora l’uomo dagli Occhi Rossi, “Vero, ma Ottanta contro cinque è già una battaglia più equilibrata”, aggiunse poi Iarrun, con un gran sorriso.


Bel capitolo, vedo che l'azione non tarda a venire, e, conoscendoti, so che sarà abilmente rappresentata
 
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Ifigenia
view post Posted on 24/3/2005, 23:34     +1   -1




eheh il cavallo mi fa venire in mente Re Nero!

Sono proprio curiosa come faranno 80 contro 5

bravissimo come al solito
 
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KainTheGoldShark
view post Posted on 25/3/2005, 13:34     +1   -1




Grazie ad entrambi

Per la parte con lo scontro, spero per domani di scriverla. Comunque Ifigenia, sei molto vicina alla verità su Myo-Oh, in parte mi sono ispirato a Re Nero ed in parte al cavallone di Keiji.
 
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KainTheGoldShark
view post Posted on 27/3/2005, 14:27     +1   -1




Capitoletto nuovo per Pasqua

Capitolo 4: Il Piano

L’alba era ormai giunta sulla città di Kurniar, la gente era più numerosa del solito per le strade, tutti intenti ad osservare il folto numero di soldati che, disposti su due file, si dirigevano verso una pedana costruita al centro della piazza.
Le due file di soldati si aprirono, disponendosi a cerchio intorno a quello che si rivelò non una semplice pedana, bensì un patibolo con già due corde pronte per farvi pendere i corpi senza vita delle loro vittime e ben presto queste due vittime apparvero: uno era alto, con corti capelli biondi che appena adornavano il capo fino alle orecchie, camminava con fare disinvolto, per nulla preoccupato, come se dalla vita avesse chiesto già tutto il necessario, almeno questo si poteva capire dal suo quieto sguardo azzurro; aveva indosso un abito scuro, nero ed integrale, che ne copriva il corpo, adornandolo con uno strano simbolo rosso, quasi un ideogramma, ma poco chiaro.
Vicino a quest’uomo biondo, un secondo, più giovane, uomo, dai lunghi capelli verdi che coprivano per intero il lato sinistro del volto, barcollava questo secondo giovane, mentre il lungo abito chiaro andava oscillando ad ogni suo passo, ripeté più volte la parola “Tokage”, che, però, a coloro che lo guardavano, sembrava una parola priva di senso alcuno.
Quando i due furono portati sul patibolo, arrivò un maestoso uomo dai rossi capelli e dal volto irregolare, segnato da più e più cicatrici, che subito, fattosi largo fra i diversi soldati, guardò con disprezzo le due vittime.
“Voi, Kiosho, che hai osato rifiutare gli ordini di Ginnar, e Kabuki, ultimo simbolo dell’antico ordine dei Oniwaban, siete stati condannati a morte per impiccagione, condanna che verrà eseguita qui, adesso, dinanzi a me, il Tenente d’armata Rusha”, esclamò con tono irrequieto il maestoso uomo, prima che qualcuno iniziasse ad urlare alle sue spalle.
Subito tutti i presenti si voltarono per vedere del fumo che prorompeva dalla foresta nella zona occidentale della città.
“Ci attaccano”, tuonò a quel punto un’altra voce, proveniente dal portone settentrionale, mentre il cerchio di soldati andava rompendosi, per accorrere al punto dell’attacco.

Nel momento in cui il fumo aveva iniziato ad alzarsi nella zona occidentale, infatti, un nitrito si era udito maestoso dinanzi al portone settentrionale.

La guardia di turno al portone, appena sentito il nitrito, si voltò verso il luogo da cui proveniva quel rumore e, con sua somma sorpresa, vide un bagliore dorato e nero assieme, correre verso le ampie porte di pietra del muro.
“Straniero”, tuonò la guardia, “chiunque tu sia, indietreggia, questo luogo è sotto il controllo di Ginnar”, continuò, mentre vedeva che la figura a cavallo stava sollevando qualcosa, un’arma, portandola vicino a ciò che già aveva in mano e tendendo quest’ultima, così da far capire che, ciò che aveva in mano costui era di certo un arco: infatti, pochi attimi dopo, un sordo schiocco si udì in aria, mentre una freccia, simile quasi ad una saetta divina per la sua velocità, volava dritta verso la postazione di guardia, perforando il petto del soldato e conficcandolo nella dura roccia.

“Aspettami qui, Myo-Oh”, esordì nel frattempo Iarrun, che, dopo aver preso l’arco, ed una freccia con una corda legata ad un’estremità, aveva centrato con superba precisione la prima delle guardie che fu destinata a cadere in quel giorno.
Il gigante scuro si sollevò in piedi sul dorso del proprio cavallo, mentre stringeva con determinazione la corda fra le mani, poi, d’improvviso, Myo-Oh si irrigidì sulle zampe anteriori, sollevandosi sulle stesse così da sbalzare il proprio padrone, o almeno così sarebbe parso ad un occhio disattento, poiché il destriero non lanciò via chi lo domava, bensì lo aiutò a saltare verso il muro della città, che il maestoso uomo di colore poté così scalare con incredibile facilità, raggiungendo in fretta il torrione dove si trovava il cadavere della guardia.
Con un veloce sguardo, Kuro-Oh cercò la leva che apriva le porte della città e con facilità la trovò, spalancando le stesse, “Forza, Myo-Oh”, esclamò al proprio destriero che subito varcò quelle porte, permettendo all’uomo maestoso di saltare di nuovo in groppa al suo nero corpo brillante con un agile balzo, ma, quando i due furono riuniti, si ritrovarono circondati da ben cinque soldati.

“Da questa distanza non avrai la possibilità di tendere l’arco”, esordì uno dei cinque, che si trovava dinanzi ai due, “Né, noi ti lasceremo scendere da cavallo”, aggiunse un secondo alle loro spalle.
“Non ne ho bisogno”, fu l’unica frase che il gigante offrì loro, prima che il maestoso destriero scaraventasse a terra il nemico alle loro spalle con un colpo di zoccoli, frantumandogli il capo, poi, con altrettanta velocità si mosse anche Iarrun che sollevò il proprio arco, roteandolo con la mano destra e con una sola spazzata investì tre dei soldati restanti, lasciandoli a terra, con il capo frantumato.
L’ultimo sopravvissuto indietreggiò stupito, l’arco del gigante era fatto di duro acciaio, tanto resistente da spaccare persino un cranio e, data la grandezza di quell’arma, doveva pesare ben più dei normali archi da tiro che usavano i soldati, in più, quel maestoso uomo aveva con sé un cavallo altrettanto grande e pericoloso. Intimorito da tutto ciò, il soldato, che prima aveva minacciato Kuro-Oh, scappò via.
“Aiuto, ci attaccano”, urlò, mentre, con tutta calma, il guerriero di colore prendeva una freccia, prendendo poi la mira, “Hai detto ciò che volevo, può bastare così”, sussurrò fra se il gigante, scoccando il dardo, che si conficcò nel petto del nemico, lasciandolo cadere al suolo.

Ben presto quelle urla portarono al sopraggiungere di una decina di soldati, “Bene, Myo-Oh, sembra che il nostro dovere ci si presenti davanti in massa”, affermò con un sorriso soddisfatto il guerriero, lanciandosi in carica contro i nemici, mentre già fra le mani si muovevano il possente arco e le veloci frecce che, saettando, colpirono mortalmente cinque soldati prima ancora che questi avessero modo di rendersene conto.

Quest’agitazione portò tutti i presenti nella pazzia a distrarsi, così da permettere a due ombre nere di passare sinuosamente fra i soldati, senza farsi notare più di tanto.

La prima di queste ombre apparve sul patibolo, dove il biondo Kabuki si guardava intorno, cercando un modo per sopraffare i due soldati che stavano di guardia a lui ed al suo compagno di sventura.
“Voltati”, urlò, notando i movimenti del prigioniero biondo, uno dei soldati, prima che un’ombra apparisse accanto a lui e lo colpisse con un velocissimo calcio a spazzare al volto, gettandolo a terra.
Subito l’altro soldato di si voltò, appena in tempo per vedere un secondo calcio, sferrato dopo aver sistemato con precisione il piede destro a terra, arrivargli dritto in faccia, facendolo barcollare contro uno dei pali che si trovavano sul patibolo.
Questo secondo soldato, però, non si arrese, anzi sollevò la propria spada, preparandosi a combattere quell’ombra, che si rivelò come l’esile figura di un demone dal volto azzurro che, silenzioso ed impassibile, raggiunse con un veloce attacco il nemico, conficcando indice, medio e pollice destro nella gola dello sfortunato, mentre con la sinistra penetrava la carne all’altezza del fegato.
L’ultima cosa che il soldato vide prima di morire dissanguato fu la figura che ritraeva le esili mani, rivelando dei guanti artigliati che ricoprivano le sue dita, poi, senza proferir parola, quel guerriero dalla maschera blu si voltò verso il primo avversario, rialzatosi, e conficcò una mano nel suo cranio, prima ancora che questi parlasse; con queste immagini morì lo sfortunato soldato.

Kabuki aveva osservato in silenzio la violenta scena di lotta, mentre l’uomo dai verdi capelli aveva iniziato a ripetere: “Tokage, Tokage; Zero, sono lontano da Tokage!”.
L’ombra dalla maschera blu avvicinò le mani ai polsi legati dei due e con un secco movimento recise le corde che li bloccavano, “Lo so, Akagan se ne sta occupando”, sentenziò senza inflessione alcuna la gelida voce del giovane, mentre le urla di alcuni soldati indicavano che, oltre alla battaglia alle porte, anche un secondo nemico si era rivelato loro.

Quelle urla provenivano dalla prigione, dove tre soldati si erano disposti dinanzi alla porta, per impedire a chiunque di attraversarla, ma, quando una nera figura, coperta da un cappello dorato gli si parò davanti, i tre non poterono fare altro che sollevare le loro spade, puntandole contro il misterioso nemico.
“Poveri sciocchi”, sussurrò appena la figura, sollevando un filo legato al polso sinistro e mostrando la maestosa lancia che teneva appoggiata alla schiena, mentre i suoi occhi rossi si rivelavano ai tre.
Roian subito impugnò la propria arma con la mano, roteandola intorno a se con un secco movimento che recise all’altezza del petto i guardiani della prigione.
Un piccolo rumore sibilò dalle labbra divertite del guerriero in nero, prima che questi entrasse nella prigione.

Per alcuni minuti Kabuki rimase ad osservare il maestoso uomo in nero che cavalcava uccidendo soldati con arco, frecce e con l’aiuto del proprio cavallo, mentre la figura mascherata di blu colpiva con secchi e mortali attacchi chiunque si avvicinasse a loro, poi, d’un tratto, una voce li richiamò: “Midori ed anche tu, Aizukaze, ecco le vostre armi”, urlò una figura dagli occhi rossi, uscendo dalla prigione con due lunghissimi involucri, alti quanto la sua stessa persona, che subito lanciò verso i due combattenti.
Ora lo scontro sarebbe stato veramente cinque contro i soldati di Ginnar.
 
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GFSan
view post Posted on 28/3/2005, 14:16     +1   -1




Bel capitolo, ben strutturata la lotta
Un solo passaggio non mi è del tutto chiaro:
CITAZIONE
“Voltati”, urlò, notando i movimenti del prigioniero biondo, uno dei soldati, prima che un’ombra apparisse accanto a lui e lo colpisse con un velocissimo calcio a spazzare al volto, gettandolo a terra.

I calci a spazzare di solito sono bassi e diretti verso le ginocchia; con "calcio a spazzare" intendi quindi un "semplice" calcio volante circolare?

Senpai, l'ambientazione è di tipo fantasy (medievale), giusto?
 
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KainTheGoldShark
view post Posted on 28/3/2005, 18:21     +1   -1




Sì, un calcio a spazzare a mezz'aria, non alle gambe, vero

Per l'ambientazione, non so, mi ispiro molto ad una via di mezzo fra Naruto e Rave
 
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Ifigenia
view post Posted on 29/3/2005, 12:49     +1   -1




Infatti anche a me non era chiaro il tipo di calcio...

I nomi in giappo non son scritti bene. Ma non contesto in quanto non sarebbe giusto.

Per il resto ricostruzione e stili impeccabili come al solito!
 
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KainTheGoldShark
view post Posted on 29/3/2005, 21:11     +1   -1




Grazie Ifigenia, per gli errori, mi dispiace, ma non conosco benissimo il giapponese, come già detto.

A proposito, per tenermi sulla mia falsa riga, se mi serve qualche parola, posso chiedertela, Ifigenia?
 
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Ifigenia
view post Posted on 29/3/2005, 21:34     +1   -1




va bene
 
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KainTheGoldShark
view post Posted on 4/4/2005, 14:28     +1   -1




Grazie Ifigenia

Intanto eccovi un altro capitolo (un pò violento, seppur non crudo come quello di ieri di Lady )

Capitolo 5: Battaglia sanguinosa

I soldati dell’esercito di Ginnar ben poco avevano compreso degli ultimi avvenimenti: l’esecuzione che vi sarebbe dovuta essere era stata fermata, sì, ma non da un’armata nemica, né da centinaia di guerrieri, bensì da tre figure, un gigante a cavallo, un ragazzino con una maschera azzurra ed un terzo individuo che aveva recuperato le armi dei loro prigionieri per poi passarle proprio a questi ultimi.
E le due armi arrivarono ai loro padroni; a prima vista sembravano semplicemente due voluminosi panni in cui vi era avvolto qualcosa, ma ben presto tutti quei soldati avrebbero scoperto a loro spese le terribili armi dei loro nemici.

Quando il più voluminoso dei due panni passò sopra il capo di Kabuki, questi sorrise allungando le mani verso la custodia, che parve, ad un occhio disattento, scivolargli di mano, ma niente di più falso è l’apparenza, poiché, nello stesso momento in cui vi appoggiò i palmi, il biondo guerriero lasciò cadere al suolo il panno, mentre già dei sottili guanti avevano avvolto le sue mani, rivelando cosa vi era collegato: una marionetta gigantesca.
Questa bambola era alta quanto lo stesso Kabuki, ma completamente metallica, nel materiale e nel colore, sembrava rappresentare un uomo, forse una donna, era poco chiaro, poiché la marionetta era stilizzata con un abito addosso, un kimono e sorrideva beffarda a chiunque la osservasse.
“Ma quello è solo un giocattolo”, esordì allora uno dei soldati, divertito, “Fai molto male a sottovalutare il superbo marionettista degli Oniwaban, Kabuki, il Vento Giallo”, avvisò subito il biondo guerriero, mentre apriva le mani, allargando le braccia e subito, a questo semplice movimento, la marionetta si alzò in piedi ergendosi maestosa.
“Attaccateli!”, tuonò subito un soldato, prima che altri quattro si gettassero verso il marionettista ed il suo strumento.

Il primo soldato cercò di affondare la spada nella creatura metallica, che, però, ad un semplice movimento dei pollici di Kabuki, chinò il capo; poi, il biondo guerriero mosse indice e medio sinistri e subito dopo si mossero il braccio destro della marionetta e la lama che da questa fuoriuscì, affondando nel petto del povero nemico, che subito ne morì.
Furono poi altri due soldati a muoversi, ma AizuKaze piegò in avanti gli anulari ed i mignoli, così da far indietreggiare di pochi passi la marionetta, per poi, con un secondo movimento delle stesse dita, farle compiere un salto, così da colpire con due calci volanti al volto gli sfortunati soldati, che caddero a terra, con il cranio frantumato.
“Signore”, balbettò l’ultimo soldato sopravvissuto, indietreggiando, “questi ha ucciso i miei compagni con un giocattolo”, continuava spaventato.
Una risata proruppe dalle labbra di Kabuki, “Reputi ancora Kami un giocattolo? Ebbene, questa creatura è completamente fatta di puro acciaio, ha un peso di circa 100 kg ed arti rinforzati con coltelli e mazze. È molto più di un giocattolo”, affermò soddisfatto il marionettista, voltando lievemente il capo verso sorridente.

“Davvero?”, domandò beffardo il soldato che aveva dato gli ordini, “Allora ti taglieremo quei fastidiosi fili”, ringhiò poi, lanciandosi con il compagno contro i fili della marionetta.
Kabuki indietreggiò di due passi, portando i fili in bella vista per i due soldati e, con inaspettata velocità, legò le spade dei nemici nei fili, poi, con un secco movimento, spezzò le lame, sbalordendoli, “Kami è d’acciaio, ma i fili lo sono altrettanto, per di più, sono coperti da polvere di diamante, possono spezzare tutto”, spiegò soddisfatto, quindi, affondando i piedi al suolo, AizuKaze voltò il proprio corpo, investendo con la marionetta il capo di un soldato, rompendoglielo, poi, il marionettista stesso si gettò sull’ultimo dei cinque; con una serie di diretti al volto, Kabuki sfigurò il soldato, che poco dopo cadde al suolo, senza sensi. “Per sostenere questo corpo d’acciaio pensavi che avessi una forza comune?”, concluse con ironica calma il Vento Biondo.

Mentre i cinque soldati venivano eliminati dal Marionettista, Iarrun continuava la sua maestosa avanzata, colpendo con frecce funeste tutti i nemici che si paravano lungo il suo percorso, finché, non appena finirono anche i letali dardi, il maestoso guerriero nero continuò a dar la morte con l’arco stesso, roteandolo fra le mani ed investendo in volto i soldati che lo attaccavano.
Anche Roian e Zero, d’altronde, combattevano con determinazione: il guerriero dagli occhi rossi mieteva tre o quattro soldati ogni volta che spazzava l’aria con la propria lancia, poiché, come il grano falciato da un contadino, così le teste dei meno svelti fra i nemici cadevano con rapidità quando la maestosa arma di Akagan roteava a mezz’aria; il giovane dalla maschera blu, intanto, continuava a colpire con forza con le esili mani ed i piedi, tirando calci volanti ed affondando le mani artigliate nelle zone vitali dei nemici, uccidendoli spesso sul colpo.

Dieci dei soldati di Ginnar, però, erano rimasti ad osservare l’altro prigioniero, Kiosho, che, con velocità aveva preso al volo l’altro panno, chinandosi poi in ginocchio sopra lo stesso.
Per alcuni minuti i soldati si erano fermati ad osservarlo, finché una voce dura proruppe dal corpo chino: “Taci adesso, idiota! Tokage è arrivato, mi permetterà di aiutarti, piccolo, inutile essere”, ringhiò la voce.
Dopo quelle parole, le braccia di Kiosho si sollevarono, mostrando un’elsa ed un’impugnatura verdi, incastonate con forme di squame, rappresentanti, nell’impugnatura, il corpo di una lucertola, mentre, l’elsa, lunghissima, più del normale, ne era invece la coda.
Fu proprio l’elsa che, d’improvviso, cadde al suolo, mostrando una lunghissima e brillante lama, che le due mani di Kiosho sostenevano verso l’alto, mentre il guerriero si rialzava.
I soldati, già stupiti dall’arma, furono ancora più stupiti quando videro i capelli verdi scendere non verso sinistra, bensì verso destra, rivelando l’occhio ancora celato, adesso ben visibile, assieme ad un tatuaggio: una pelle squamata che circondava l’orbita, rappresentando una lucertola.
Il tatuaggio, però, non era poi così minaccioso, ma lo sguardo di Kiosho, prima spento e disperato, era adesso furibondo e sadico nel guardare tutti i presenti.
“Non spaventatevi di questo tipo”, di certo starete pensando questo, sussurrò divertito il guerriero, “già, spaventarsi di Kiosho è inutile, ma io non sono lui, io sono Midori, il verde portatore di Morte”, ringhiò poi, osservando con occhi furiosi tutti i presenti, poi, con un secco movimento delle braccia, lo spadaccino spazzò l’aria fra se ed il soldati, tagliandone i corpi di netto, l’uno dopo l’altro e lasciando le loro membra sparse al suolo.

Ben presto degli ottanta soldati di Kurniar, non rimasero che poco più di quindici soldati, poiché la maggioranza di loro cadde sotto i furiosi colpi di Zero, o la poderosa avanzata a cavallo di Iarrun, o per mano della lancia di Roian o della spada di Kiosho, che, come anche la marionetta di Kabuki, portarono la morte fra i loro nemici.
Fra questi quindici, risaltava la maestosa figura che poco prima aveva iniziato l’esecuzione, l’uomo chiamato Rusha, che, guardando i propri soldati, li esortò: “Forza, attaccateli! Li temete forse? Pensate a cosa ci farà il nostro Colonnello Ginnar se non li vinceremo”, minacciò infuriato il Tenente d’armata, spingendo i due soldati a lui più vicini in avanti.
Subito quattro fra quei soldati si lanciarono contro Akagan, ma questi gli sorrise, “Non avete speranze se vi lanciate contro di me sicuri di perdere”, affermò semplicemente.
I quattro furono poi stupiti nel vedere l’uomo dagli occhi rossi sollevare con ambo le mani la propria lancia e rotearla con estrema semplicità, passandola di mano in mano, per colpire con la stessa i loro corpi, dandogli la morte con incredibile eleganza.
Altrettanti si lanciarono contro Zero, sperando di sopraffarlo per numero, ma l’esile figura dalla maschera azzurra conficcò prontamente indice e medio nel volto di uno di loro, per poi scaraventarne il cadavere su chi stava per attaccarlo alle spalle. Gli altri due, spaventati da tale scena, tentarono la fuga, ma fu inutile, poiché il giovane gli saltò subito addosso, conficcando le sue dita nelle loro gole.
In tre poi circondarono Kabuki, che nemmeno gli degnò di una parola, semplicemente mosse con le svelte mani la propria marionetta, colpendo con dei rapidi calci i due alle sue spalle, per poi roteare su se stesso ed investire con la metallica testa di Kami il terzo, che cadde morto come i due compagni prima di lui.
Il soldato che Zero aveva involontariamente risparmiato, intanto, si rialzò in piedi, ma subito una grandissima ombra fu su di lui, “Per te è tardi”, sentenziò semplicemente Iarrun, prima che lo zoccolo sinistro di Myo-Oh calpestasse quel soldato, dandogli la morte.
Gli ultimi quattro si trovarono dinanzi a Midori, il cui occhio sinistro brillava di sadico divertimento ed il corpo era scosso da malefiche risa.
I quattro furono spaventati da quella figura e scapparono rapidi verso Rusha, “Dove andate?”, domandò subito l’uomo con il tatuaggio sull’occhio sinistro, movendo la lunga spada e recidendo i corpi di due di loro.

Gli altri, trovatisi dinanzi al loro Tenente, tremarono di paura: “La supplico, ci salvi”, urlarono, mentre il guerriero dal volto ricco di cicatrici, sorseggiava da una bottiglia.
Quando ebbe finito di bere, Rusha li squadrò e poi aprì la bocca, ma non parole uscirono, bensì fiamme, che arsero i volti dei due sopravvissuti, facendoli morire fra atroci sofferenze.
“Uccidi persino i tuoi compagni?”, domandò Akagan, sollevando dinanzi a se la propria lancia, “Chi non è utile al Colonnello Ginnar deve morire”, affermò il nemico, ispirando copiosamente, “come quei falliti, voi che siete suoi nemici, o lui, che è un traditore”, concluse, indicando Midori, che subito avanzò verso il Tenente con l’ira nell’occhio.
Una fiamma si alzò dalle labbra di Rusha, ma non fu veloce e lunga quanto la lama di Tokage che, con un secco movimento recise il capo del Tenente, lasciando che fiamme e sangue fuoriuscissero dal corpo divelto, ardendone la testa.

Lo scontro a Kurniar era finito e solo sangue e membra restavano dei soldati di Ginnar.
 
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Ifigenia
view post Posted on 4/4/2005, 19:57     +1   -1




Bello bello!!!

Mi piace soprattutto l'idea della marionetta...

Ma come mai proprio Midori come portatore di morte? Lo sai che di solito midori è un nome da donna?

Ho postato per quelle domande che mi avevi fatto...meglio tardi che mai insomma

Ciao e continua così!
 
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KainTheGoldShark
view post Posted on 4/4/2005, 20:00     +1   -1




In effetti, Midori è un nome che in qualche cartone avevo visto dare a delle ragazze, ma è stata una coincidenza, volevo che quello della Lucertola fosse lo schizzofrenico portatore di morte (ergo Midori)

Lieto che la marionetta ti sia piaciuta, è stata un pò un azzardo quando ne ho descritto le azioni (mai fatto uno così di personaggio)
 
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Ifigenia
view post Posted on 4/4/2005, 20:07     +1   -1




CITAZIONE (KainTheGoldShark @ 4/4/2005, 21:00)
volevo che quello della Lucertola fosse lo schizzofrenico portatore di morte (ergo Midori)


Lucertola (se ti serve) è tokage...o l'avevi già scritto?

Poi cosa intendi per aizukaze?
 
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KainTheGoldShark
view post Posted on 4/4/2005, 20:18     +1   -1




Aizukage dovrebbe essere vento giallo, penso (spero )

Per Tokage è la parola che ripete di continuo Kiosho, il nome della spada
 
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Ifigenia
view post Posted on 4/4/2005, 20:25     +1   -1




Aizu...uhm non credo
Giallo è Kiiro(i) + kaze
 
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40 replies since 19/3/2005, 19:01   1785 views
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