Grazie Ifigenia
Intanto eccovi un altro capitolo (un pò violento, seppur non crudo come quello di ieri di Lady )
Capitolo 5: Battaglia sanguinosaI soldati dell’esercito di Ginnar ben poco avevano compreso degli ultimi avvenimenti: l’esecuzione che vi sarebbe dovuta essere era stata fermata, sì, ma non da un’armata nemica, né da centinaia di guerrieri, bensì da tre figure, un gigante a cavallo, un ragazzino con una maschera azzurra ed un terzo individuo che aveva recuperato le armi dei loro prigionieri per poi passarle proprio a questi ultimi.
E le due armi arrivarono ai loro padroni; a prima vista sembravano semplicemente due voluminosi panni in cui vi era avvolto qualcosa, ma ben presto tutti quei soldati avrebbero scoperto a loro spese le terribili armi dei loro nemici.
Quando il più voluminoso dei due panni passò sopra il capo di Kabuki, questi sorrise allungando le mani verso la custodia, che parve, ad un occhio disattento, scivolargli di mano, ma niente di più falso è l’apparenza, poiché, nello stesso momento in cui vi appoggiò i palmi, il biondo guerriero lasciò cadere al suolo il panno, mentre già dei sottili guanti avevano avvolto le sue mani, rivelando cosa vi era collegato: una marionetta gigantesca.
Questa bambola era alta quanto lo stesso Kabuki, ma completamente metallica, nel materiale e nel colore, sembrava rappresentare un uomo, forse una donna, era poco chiaro, poiché la marionetta era stilizzata con un abito addosso, un kimono e sorrideva beffarda a chiunque la osservasse.
“Ma quello è solo un giocattolo”, esordì allora uno dei soldati, divertito, “Fai molto male a sottovalutare il superbo marionettista degli Oniwaban, Kabuki, il Vento Giallo”, avvisò subito il biondo guerriero, mentre apriva le mani, allargando le braccia e subito, a questo semplice movimento, la marionetta si alzò in piedi ergendosi maestosa.
“Attaccateli!”, tuonò subito un soldato, prima che altri quattro si gettassero verso il marionettista ed il suo strumento.
Il primo soldato cercò di affondare la spada nella creatura metallica, che, però, ad un semplice movimento dei pollici di Kabuki, chinò il capo; poi, il biondo guerriero mosse indice e medio sinistri e subito dopo si mossero il braccio destro della marionetta e la lama che da questa fuoriuscì, affondando nel petto del povero nemico, che subito ne morì.
Furono poi altri due soldati a muoversi, ma AizuKaze piegò in avanti gli anulari ed i mignoli, così da far indietreggiare di pochi passi la marionetta, per poi, con un secondo movimento delle stesse dita, farle compiere un salto, così da colpire con due calci volanti al volto gli sfortunati soldati, che caddero a terra, con il cranio frantumato.
“Signore”, balbettò l’ultimo soldato sopravvissuto, indietreggiando, “questi ha ucciso i miei compagni con un giocattolo”, continuava spaventato.
Una risata proruppe dalle labbra di Kabuki, “Reputi ancora Kami un giocattolo? Ebbene, questa creatura è completamente fatta di puro acciaio, ha un peso di circa 100 kg ed arti rinforzati con coltelli e mazze. È molto più di un giocattolo”, affermò soddisfatto il marionettista, voltando lievemente il capo verso sorridente.
“Davvero?”, domandò beffardo il soldato che aveva dato gli ordini, “Allora ti taglieremo quei fastidiosi fili”, ringhiò poi, lanciandosi con il compagno contro i fili della marionetta.
Kabuki indietreggiò di due passi, portando i fili in bella vista per i due soldati e, con inaspettata velocità, legò le spade dei nemici nei fili, poi, con un secco movimento, spezzò le lame, sbalordendoli, “Kami è d’acciaio, ma i fili lo sono altrettanto, per di più, sono coperti da polvere di diamante, possono spezzare tutto”, spiegò soddisfatto, quindi, affondando i piedi al suolo, AizuKaze voltò il proprio corpo, investendo con la marionetta il capo di un soldato, rompendoglielo, poi, il marionettista stesso si gettò sull’ultimo dei cinque; con una serie di diretti al volto, Kabuki sfigurò il soldato, che poco dopo cadde al suolo, senza sensi. “Per sostenere questo corpo d’acciaio pensavi che avessi una forza comune?”, concluse con ironica calma il Vento Biondo.
Mentre i cinque soldati venivano eliminati dal Marionettista, Iarrun continuava la sua maestosa avanzata, colpendo con frecce funeste tutti i nemici che si paravano lungo il suo percorso, finché, non appena finirono anche i letali dardi, il maestoso guerriero nero continuò a dar la morte con l’arco stesso, roteandolo fra le mani ed investendo in volto i soldati che lo attaccavano.
Anche Roian e Zero, d’altronde, combattevano con determinazione: il guerriero dagli occhi rossi mieteva tre o quattro soldati ogni volta che spazzava l’aria con la propria lancia, poiché, come il grano falciato da un contadino, così le teste dei meno svelti fra i nemici cadevano con rapidità quando la maestosa arma di Akagan roteava a mezz’aria; il giovane dalla maschera blu, intanto, continuava a colpire con forza con le esili mani ed i piedi, tirando calci volanti ed affondando le mani artigliate nelle zone vitali dei nemici, uccidendoli spesso sul colpo.
Dieci dei soldati di Ginnar, però, erano rimasti ad osservare l’altro prigioniero, Kiosho, che, con velocità aveva preso al volo l’altro panno, chinandosi poi in ginocchio sopra lo stesso.
Per alcuni minuti i soldati si erano fermati ad osservarlo, finché una voce dura proruppe dal corpo chino: “Taci adesso, idiota! Tokage è arrivato, mi permetterà di aiutarti, piccolo, inutile essere”, ringhiò la voce.
Dopo quelle parole, le braccia di Kiosho si sollevarono, mostrando un’elsa ed un’impugnatura verdi, incastonate con forme di squame, rappresentanti, nell’impugnatura, il corpo di una lucertola, mentre, l’elsa, lunghissima, più del normale, ne era invece la coda.
Fu proprio l’elsa che, d’improvviso, cadde al suolo, mostrando una lunghissima e brillante lama, che le due mani di Kiosho sostenevano verso l’alto, mentre il guerriero si rialzava.
I soldati, già stupiti dall’arma, furono ancora più stupiti quando videro i capelli verdi scendere non verso sinistra, bensì verso destra, rivelando l’occhio ancora celato, adesso ben visibile, assieme ad un tatuaggio: una pelle squamata che circondava l’orbita, rappresentando una lucertola.
Il tatuaggio, però, non era poi così minaccioso, ma lo sguardo di Kiosho, prima spento e disperato, era adesso furibondo e sadico nel guardare tutti i presenti.
“Non spaventatevi di questo tipo”, di certo starete pensando questo, sussurrò divertito il guerriero, “già, spaventarsi di Kiosho è inutile, ma io non sono lui, io sono Midori, il verde portatore di Morte”, ringhiò poi, osservando con occhi furiosi tutti i presenti, poi, con un secco movimento delle braccia, lo spadaccino spazzò l’aria fra se ed il soldati, tagliandone i corpi di netto, l’uno dopo l’altro e lasciando le loro membra sparse al suolo.
Ben presto degli ottanta soldati di Kurniar, non rimasero che poco più di quindici soldati, poiché la maggioranza di loro cadde sotto i furiosi colpi di Zero, o la poderosa avanzata a cavallo di Iarrun, o per mano della lancia di Roian o della spada di Kiosho, che, come anche la marionetta di Kabuki, portarono la morte fra i loro nemici.
Fra questi quindici, risaltava la maestosa figura che poco prima aveva iniziato l’esecuzione, l’uomo chiamato Rusha, che, guardando i propri soldati, li esortò: “Forza, attaccateli! Li temete forse? Pensate a cosa ci farà il nostro Colonnello Ginnar se non li vinceremo”, minacciò infuriato il Tenente d’armata, spingendo i due soldati a lui più vicini in avanti.
Subito quattro fra quei soldati si lanciarono contro Akagan, ma questi gli sorrise, “Non avete speranze se vi lanciate contro di me sicuri di perdere”, affermò semplicemente.
I quattro furono poi stupiti nel vedere l’uomo dagli occhi rossi sollevare con ambo le mani la propria lancia e rotearla con estrema semplicità, passandola di mano in mano, per colpire con la stessa i loro corpi, dandogli la morte con incredibile eleganza.
Altrettanti si lanciarono contro Zero, sperando di sopraffarlo per numero, ma l’esile figura dalla maschera azzurra conficcò prontamente indice e medio nel volto di uno di loro, per poi scaraventarne il cadavere su chi stava per attaccarlo alle spalle. Gli altri due, spaventati da tale scena, tentarono la fuga, ma fu inutile, poiché il giovane gli saltò subito addosso, conficcando le sue dita nelle loro gole.
In tre poi circondarono Kabuki, che nemmeno gli degnò di una parola, semplicemente mosse con le svelte mani la propria marionetta, colpendo con dei rapidi calci i due alle sue spalle, per poi roteare su se stesso ed investire con la metallica testa di Kami il terzo, che cadde morto come i due compagni prima di lui.
Il soldato che Zero aveva involontariamente risparmiato, intanto, si rialzò in piedi, ma subito una grandissima ombra fu su di lui, “Per te è tardi”, sentenziò semplicemente Iarrun, prima che lo zoccolo sinistro di Myo-Oh calpestasse quel soldato, dandogli la morte.
Gli ultimi quattro si trovarono dinanzi a Midori, il cui occhio sinistro brillava di sadico divertimento ed il corpo era scosso da malefiche risa.
I quattro furono spaventati da quella figura e scapparono rapidi verso Rusha, “Dove andate?”, domandò subito l’uomo con il tatuaggio sull’occhio sinistro, movendo la lunga spada e recidendo i corpi di due di loro.
Gli altri, trovatisi dinanzi al loro Tenente, tremarono di paura: “La supplico, ci salvi”, urlarono, mentre il guerriero dal volto ricco di cicatrici, sorseggiava da una bottiglia.
Quando ebbe finito di bere, Rusha li squadrò e poi aprì la bocca, ma non parole uscirono, bensì fiamme, che arsero i volti dei due sopravvissuti, facendoli morire fra atroci sofferenze.
“Uccidi persino i tuoi compagni?”, domandò Akagan, sollevando dinanzi a se la propria lancia, “Chi non è utile al Colonnello Ginnar deve morire”, affermò il nemico, ispirando copiosamente, “come quei falliti, voi che siete suoi nemici, o lui, che è un traditore”, concluse, indicando Midori, che subito avanzò verso il Tenente con l’ira nell’occhio.
Una fiamma si alzò dalle labbra di Rusha, ma non fu veloce e lunga quanto la lama di Tokage che, con un secco movimento recise il capo del Tenente, lasciando che fiamme e sangue fuoriuscissero dal corpo divelto, ardendone la testa.
Lo scontro a Kurniar era finito e solo sangue e membra restavano dei soldati di Ginnar.